Fitofarmaci & Salute sul Garda

Il bacino del Lago di Garda ed il suo entroterra ogni anno attrae più di 22 milioni di persone, attestandosi una delle zone più antropizzate d’Italia anche se per un periodo dell’anno limitato. Vale la pena chiedersi qual’è lo stato dei fattori ambientali per capire se l’offerta turistica
e residenziale corrisponde all’ideale di benessere che viene proposta da albergatori e immobiliaristi. Vale la pena considerare oltre allo stato di salute delle sue acque, anche la qualità dell’ambiente nel suo entroterra, che vede fondersi una sempre maggiore urbanizzazione in un territorio a vocazione agricola di qualità straordinaria. Il problema viene posto in sede europea con l’approvazione della direttiva 2009/128/CE che stabilisce un nuovo quadro normativo sull’uso sostenibile dei pesticidi, che comprende fondamentalmente due indirizzi: un regolamento dell’immissione sul mercato di prodotti fitosanitari, e la direttiva su un uso sostenibile dei pesticidi.
In parte si vorrebbe affrontare il problema della riduzione dei pericoli e dei rischi dell’impiego dei pesticidi, tenendo conto del principio di precauzione per la salvaguardia della salute umana, degli animali e dell’ambiente. D’altro canto invece, la normativa non tiene conto che per prevenire l’utilizzo di pesticidi sarebbe logico introdurre l’obbligo di rotazione delle colture, specialmente le orticole e cerealicole, al fine di limitarne l’uso con pratiche agronomiche di buonsenso, poiché di per sé nell’uso dei pesticidi non c’è nulla di sostenibile.
Un esempio sulla rotazione dei seminativi ce lo dà il mais, che da qualche anno subisce attacchi su grande scala di una larva di lepidottero, la piralide, un insetto che sverna nel terreno nutrendosi in primavera delle radici e le foglie delle piantine, che nella 2° generazione completa l’opera sulle pannocchie, e che perpetua la specie svernando nel terreno e così via. A meno che l’anno successivo l’agricoltore non semini frumento o altro, interrompendo il ciclo simbiotico della monocoltura del mais col suo parassita, sarà costretto a combatterlo avvalendosi di pesticidi che inevitabilmente dovrà irrorare nell’ambiente.
Per quel che riguarda le colture storiche del Lago di Garda, anche la vigna subisce attacchi di larve di lepidotteri come la Tignola che colpisce l’uva, ma anche dallo Scaphoideus Titanus che è vettore di una malattia della pianta, la flavescenza dorata.
A colture storiche come il pesco con le sue numerose patologie, si sono aggiunti ettari di meleti. Il melo subisce attacchi dalle Psille del Melo della stessa famiglia di cui fa parte lo Scaphoideus di cui sopra.
Tutte queste colture intensive hanno come comune denominatore nei sistemi di difesa l’uso a tappeto dell’insetticida chlorpyrifos, che come molti erbicidi discendono da quei composti chimici chiamati organofosfati che nacquero a scopo bellico sotto il nome di gas nervino. Per intenderci questi composti non sono ad uso esclusivo degli agricoltori, ma vengono usati abbondantemente nei campi da golf ed in genere nei giardini e nel verde pubblico. Dalle analisi condotte da Arpav sulla presenza di fitosanitari nelle acque superficiali, sono 11 i composti usati in Veneto classificati dall’Agenzia americana per la Prevenzione dell’Ambiente (EPA) come “cancerogeni probabili”. Alcuni prodotti cancerogeni come il mancozeb, il clorphyrifos e l’alachlor si trovano nelle acque di molti dei fiumi veneti e destano preoccupazione per la salute della popolazione in generale.
L’esperienza di valdobbiadene ha fatto da apripista in Veneto ad un protocollo d’intesa tra 14 comuni della docg che hanno elaborato un regolamento intercomunale sull’uso dei fitofarmaci nella celebre zona del prosecco, ben meno antropizzata della nostra.
In Val di Non per produrre le mele si impiegano ogni anno 30 diversi principi attivi, così alcuni genitori di alunni delle scuole d’infanzia, intuendo la pericolosità dell’impiego a distanza ravvicinata dalle strutture che ospitano i loro figli, si sono autotassati per promuovere un’indagine sulla presenza di pesticidi nei loro fluidi biologici, constatandone la positività. Queste famiglie nonesi hanno dato vita al comitato Non-Pesticidi, iniziando una battaglia con le istituzioni: l’Azienda sanitaria non ha mai fatto uno studio tossicologico, limitandosi ad effettuare un’indagine per confermare la contaminazione ambientale e biologica dovuta alla deriva dei pesticidi, e la giunta provinciale ha archiviato l’argomento emanando delle linee guida ad uso dei Comuni per regolamentare i trattamenti fitosanitari in prossimità delle abitazioni. La conclusione è che in Provincia di Trento si è preferito soddisfare il consenso elettorale che risolvere un problema che tuttora costituisce per la Val di Non una grave situazione di rischio sanitario.
In provincia di Verona si profila lo stesso scenario: in Valpolicella una analoga iniziativa ha visto già dal 2009 i cittadini negraresi dell’Ass. “Il Carpino” ingaggiare battaglia per la deriva dei prodotti fitosanitari dai vigneti nelle abitazioni, ed alcuni agricoltori tra cui storiche aziende biologiche si sono poste degli interrogativi dando vita all’Ass. “TerraViva” il cui approccio agronomico alla sostenibilità ha coinvolto numerose cantine di Soave riunitesi nell’Ass. “SoaveCru”.
La stampa ha dato voce non solo alla protesta ma anche alla proposta, costringendo (cronaca di questi giorni) i comuni della doc valpolicella storica, (Negrar, S. Pietro Incariano, Marano, Fumane, S. Ambrogio) ad attivarsi per un regolamento che disciplini i trattamenti con prodotti fitosanitari. Tra i punti del regolamento di polizia urbana: l’avviso con 24 ore d’anticipo ed orari per i trattamenti, l’obbligo di dispositivi per il contenimento delle derive e la creazione di aree sensibili come ospedali, scuole, strutture per anziani. Inoltre saranno stampati migliaia di opuscoli per le famiglie che non essendo soggette alle normative e agli obblighi per l’agricoltura ed il giardinaggio professionale, saranno sensibilizzati sull’uso domestico dei fitofarmaci utilizzati nell’orto, nel giardino, nel filare di frutteto per il consumo domestico, e quali effetti producono sulla loro salute se non usati correttamente.
In attesa del recepimento e l’applicazione delle normative europee da parte degli stati membri, che entro il 14 dicembre 2012 dovranno elaborare dei piani d’azione, questo dibattito pone delle basi per affrontare il problema giocando d’anticipo. In futuro la pianificazione del territorio dovrà rifiutare la cultura urbanocentrica, per la quale fino ad oggi sono le città che decidono come dev’essere il mondo rurale. La riflessione d’ora in poi dev’essere aperta a tutti, nessuno escluso.