Dopo il sequestro, le analisi di laboratorio hanno verificato che in 6 ettari era stato piantato il Mon810 della Monsanto ed è scattata la trebbiatura forzata. Per Legambiente il tutto è “veramente assurdo” ed uno schiaffo a Polesine. L'agricoltore rischia una multa fino a 50mila euro, oltre alla perdita del raccolto, avviato al biodigestore di Crespino
GUARDA VENETA – Mais geneticamente modificato, il Mon810 della Monsanto, è stato scoperto e distrutto dal Corpo Forestale a Guarda Veneta, in via Zanon
Il rinvenimento, sulla base di un’attività investigativa che ha portato ad un primo test con l’apposito kit, è stato confermato dai risultati delle analisi dei laboratori dell’Istituto zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, accreditato per le analisi agrogenetiche. Il Mon810 è esplititamente vietato, perché l’Italia ne ha bandito la coltivazione. La violazione e’ punita con una multa da 25 a 50 mila euro. Il terreno di 6 ettari è stato, quindi, sottoposto a sequestro preventivo ed il mais trebbiato ed inviato ad un biodigestore a Crespino. Le piante erano ormai in fase di fioritura e la Forestale non esclude che attraverso il olline possa essere avvenuta la contaminazione delle confinanti colture. Saranno, comunque, effettuate delle analisi e, se la “contaminazione” dovesse essere verificate, anche il prodotto di quei campi dovrà essere avviato a distruzione.
L’idnagine che ha portato al sequestro della piantagione di mais in provincia di Rovigo, coordinata dalla Procura di Rovigo, rientra nell’ambito di un programma di controlli da parte del Corpo per verificare l’utilizzo di organismi geneticamente modificati in agricoltura, su tutto il territorio nazionale, anche mediante l’uso di test che rilevano la presenza dell’endotossina specifica per il Mon810, modificato per risultare resistente all’attacco della piralide. Dopo un lungo dibattito a livello nazionale e comunitario, l’Unione Europea ha introdotto la possibilità per ogni Stato membro, di vietare la coltivazione del Mon810 e l’Italia ha, pertanto, richiesto e ottenuto che fosse bandita sul proprio territorio come già previsto in due precedenti decreti interministeriali. Oggi in Italia la violazione del divieto di coltivazione di Ogm nel nostro Paese è punita con una multa da 25 a 50 mila euro.
Dopo il caso friulano e dell’agricoltore Fidenato che aveva piantato mais Ogm, la questione del mais transgenico arriva quindi anche nel vicino Veneto. “Quello che è accaduto – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – è veramente assurdo, dato che l’Italia ha richiesto e ottenuto che fosse bandita sul proprio territorio la coltivazione del Mon810. La coesistenza tra produzioni transgeniche e convenzionali è rischiosa perché non si può escludere il rischio di inquinamento genetico e, quindi, il danno economico per i produttori non ogm e la perdita di biodiversità. Casi di contaminazione sono stati rintracciati anche nell’ultima indagine del Corpo Forestale dello Stato, in Friuli Venezia Giulia, dove è stato coltivato mais Ogm in barba ai divieti della legislazione. Una coltivazione ogm che fa male all’ambiente, all’agricoltura, alla legalità e alla salute dei cittadini e che rappresenta uno schiaffo al territorio Polesine dalla vocazione agricola che, negli ultimi anni, ha fatto sforzi ingenti per la conversione del proprio modello agricolo da intensivo a produzioni di alta qualità. Oggi, più che mai, l’agricoltura di qualità e sostenibile può essere il più importante alleato per le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo dell’economia verde, che l’Italia non può e non deve perdere”.
Per l’associazione ambientalista è ora urgente e fondamentale che si facciano tutti i possibili accertamenti e controlli, per verificare che si tratti di un caso isolato e non il “nodo” di una rete di illegalità tra agricoltori e distributori di sementi. Il ruolo del Corpo Forestale dello Stato, con le sue enormi competenze, è indispensabile al contrasto dell’illegalità ambientale. Per questo Legambiente torna a ribadire che vengano forniti mezzi e risorse per svolgere al meglio il proprio compito.
“Il caso dell’imprenditore di Frassinelle Polesine che ha piantato mais geneticamente modificato in un campo di sei ettari nel comune di Guarda Veneta – aggiunge Giorgia Businaro, Direttore Regionale di Legambiente Veneto – è un esempio di quella mentalità italiana che porta a dire: io ci provo, in barba alle leggi, senza considerare le conseguenze che si avranno sulla biodiversità e sulla qualità delle produzioni locali, ci provo per avere guadagni facili con investimenti limitati. Alla Regione Veneto chiediamo di convocare il prima possibile un tavolo di lavoro con le forze dell’ordine e le associazioni interessate per affrontare subito la questione evitando il ripetersi di quanto già accaduto in Friuli Venezia Giulia. Infine un plauso e un sentito ringraziamento vanno agli uomini del Corpo Forestale dello Stato, senza il loro tempestivo intervento questa vicenda avrebbe potuto avere conseguenze gravissime”.
tratto da:
http://www.rovigoindiretta.it/rovigo-e-dintorni/2016/07/11/piantagione-di-mais-ogm-scoperta-e-distrutta-dalla-fortestale-a-guarda-veneta/