Nuovo ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali

Il mondo dell’agricoltura accoglie il nuovo ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli.



Il manifesto di Wendell Berry. Suggerimenti di letture ambientaliste




Leggere oggi Wendell Berry è quasi come fare un’iniezione di speranza, perché qualcosa sta cambiando: finisce l’era del silenzio dei governi sul tema della sostenibilità delle produzioni agricole. E si apre un’epoca di coscienza ambientalista concreta, legata ai nostri atti quotidiani: tra questi, mangiare è davvero un atto agricolo, come recita il titolo del libro di Wendell Berry, perché «preoccuparsi soltanto del cibo» che ingeriamo «ma non della sua produzione è una palese assurdità».

Luca Zanini - Corriere della Sera


Wendell Berry
 (5 agosto 1934) è un romanziere, poeta e critico culturale, ma anche agricoltore, attivista ecologista, pacifista.
Autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, ha ricevuto una lunga serie di riconoscimenti e fellowship e ha insegnato in diverse università nordamericane. Critico di quella che chiama l’«economia faustiana» del nostro tempo, Wendell Berry intreccia la riflessione poetica e spirituale sui valori della vita rurale con i temi del rispetto ambientale e dell’agricoltura sostenibile, pronunciando una condanna impietosa dell’American Way of Life. Oggi vive con la moglie in una fattoria del natio Kentucky. Tutti i libri di Wendell Berry sono pubblicati in Italia da Lindau.


IL CONVEGNO SUI BIODISTRETTI: UNA BELLA OCCASIONE DI SCAMBIO



da Fausto Rossignoli

da facebook: Biodistretto della Valpolicella e Dintorni

IL CONVEGNO SUI BIODISTRETTI: UNA BELLA OCCASIONE DI SCAMBIO. FELICE DEL MIO PICCOLO CONTRIBUTO

Nel convegno sul ruolo dei Biodistretti sono arrivate tante buone notizie.
1. Il mercato dei prodotti biologici continua a crescere. In Italia e nel mondo.
2. Con la pandemia le persone si sono scoperte vulnerabili e fragili: cresce ovunque il desiderio di un mondo piu' sostenibile. E i mercati cercano risposte. 
3. La sostenibilità necessaria non riguarda più solo l'ambiente, ma si allarga a tutti gli aspetti della vita.
4. In Valpolicella abbiamo aziende e professionisti di altissimo livello.


Ciclo di conferenze online - Webinar

 23 Febbraio - Ore 18.30 - “Viticoltura biodinamica in Valpolicella: agronomia, strategia e sensibilità” 

dr. Adriano Zago Agronomo, Enologo, Consulente

9 Marzo - Ore 18.30 “Sostenibilità viticola in Valpolicella: il Consorzio e la certificazione RRR” dr. Edoardo Quarella - Consorzio Tutela Vini Valpolicella

23 Marzo - Ore 18.30 “Progettare un vigneto sostenibile,bello da vivere e da comunicare” dr. Valeria Fasoli Agronomo-Presidente Ass. Naz. Donne della Vite

Iscriviti gratuitamente entro il giorno precedente compilando il seguente modulo online: https://forms.gle/9SBmpkjNXumaeVnp7 

Riceverai il link di accesso al collegamento web



Regione, approvati i nuovi Distretti del commercio: uno è Terre di Valpolicella

“Il numero di richieste ed il livello dei progetti presentati dimostrano che l’idea dei distretti del commercio non solo piace ma, oggi, alla luce della situazione che stiamo vivendo con la pandemia, rappresentano un’occasione più unica che rara per fare sinergia e unire le forze per il rilancio. Abbiamo lavorato molto con i Comuni, ANCI e con le associazioni di categoria per arrivare a far sì che i distretti siano indispensabili strumenti per il rilancio dei nostri centri e delle piccole attività commerciali. Sono strumenti già collaudati e apprezzati dagli imprenditori, che ora, grazie alla stretta collaborazione con le amministrazioni comunali possono diventare volano per il rilancio commerciale del nostro tessuto urbano e delle attività che lo rendono vivo”.

Con queste parole, l’Assessore regionale allo sviluppo economico, Roberto Marcato, annuncia l’approvazione da parte della giunta della delibera che iscrive nell’apposito elenco regionale 17 nuovi distretti del commercio con il coinvolgimento di 41 Comuni.

Questa la suddivisione dei distretti che hanno rilevanza comunale o intercomunale:

Provincia di Padova (2 distretti, 4 Comuni interessati)

- “Le barchesse e le ville veneta Limena e Villafranca Padovana” (Villafranca Padovana e Limena)

- “Il Decumano” (San Giorgio delle Pertiche e Borgoricco)

Provincia di Venezia (1 distretto, 4 Comuni interessati)

-         Tra terra e acqua, le città oltre la Brenta” (Campolongo Maggiore, Camponogara, Pianiga e Vigonovo)

Provincia di Treviso (3 distretti, 3 Comuni interessati)

-         Distretto urbano del commercio di Zero Branco

-         Distretto urbano del commercio di Pederobba

-         Distretto urbano Terre d’acqua di Silea

Provincia di Vicenza (5 distretti, 14 Comuni interessati)

-         Distretto urbano del commercio di Camisano Vicentino

-         Distretto territoriale del commercio di San Vito di Leguzzano, Malo, Monte di Malo

-         Distretto territoriale del commercio – Area Berica (Noventa Vicentina, Campiglia dei Berici, Agugliaro, Albettone, Asigliano Veneto, Pojana Maggiore e Sossano)

-         Distretto territoriale del commercio di Arzignano e Chiampo

-         Distretto urbano del commercio di Dueville

Provincia di Verona (6 distretti, 16 Comuni interessati)

-         Distretto del commercio di Povegliano Veronese

-         Distretto delle terre di Valpolicella (San Pietro in Cariano, Dolcè, Fumane, Marano di Valpolicella, Negrar di Valpolicella, Pescantina, Sant’Ambrogio di Valpolicella, Sant’Anna d’Alfedo)

-         Polo commerciale bardolinese (Bardolino)

-         Poli commerciali città di Oppeano

-         Polo commerciale Arilicense (Peschiera del Garda)

-         Distretto della collina veronese (Affi, Cavaion Veronese, Costermano del Garda, Pastrengo)

L’elenco dei distretti del commercio della Regione del Veneto aggiornato comprende, quindi, ora 82 distretti (coinvolgenti complessivamente 161 amministrazioni comunali), sui quali la Regione effettuerà un’azione di monitoraggio sull’attuazione delle iniziative contenute nelle proposte di individuazione.

Pubblicato il regolamento di modifica del Reg. (CE) 889/2008 (EN)

Nella GU serie L 53/99  del 16 febbraio 2021 è stato pubblicato il Reg. (UE) 2021/181 “della Commissione del 15 febbraio 2021 che modifica il regolamento (CE) n. 889/2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli” con il quale si è proceduto a prorogare sino al 31 dicembre 2021 il periodo di applicazione della norma eccezionale di produzione che consente l’uso di pollastrelle destinate alla produzione di uova non allevate con il metodo biologico, di età non superiore a 18 settimane e prevedere, anche per l’anno 2021, la possibilità di utilizzo di una percentuale limitata di mangimi proteici non biologici per l’alimentazione di suini e pollame. Tali norme si sono rese necessarie a causa dello slittamento della data di applicazione del reg. UE 2018/848 del Reg. UE 2020/464. Inoltre sono stati modificati gli allegati V e VIII secondo le determinazioni di EGTOP.

Il presente regolamento si applica a partire dal 1° gennaio 2021.

Reg. (UE) n. 181 del 15 febbraio 2021- ITA

Reg. (UE) n. 181 del 15 febbraio 2021- EN

Fonte: Ue

Da martedì 23.02.2021 – San Pietro in Cariano (Vr) – «Letture luminose» on-line

 


L’ecologia che serve l’economia

Se è vero, come “teleborsa.it”, alla luce di un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca MuP Research e Norstat, che oltre il 31 per cento degli interpellati dichiara di non aver affatto compreso quale sia la funzione di un ministero denominato “della transizione ecologica”, delle ragioni ci saranno. Buona parte di esse si deve, probabilmente, a ciò che consiglia a un governo, pur quasi senza opposizione, di non esplicitare con chiarezza il fatto che quella presunta “transizione” deve essere ancora una volta subordinata alle ragioni inamovibili della presunta crescita economica. La minaccia di catastrofe ambientale ha ormai da tempo una portata tale che non consente più l’utilizzo di specchietti per le allodole. Enzo Scandurra ci ricorda, ancora una volta, che in ecologia non esistono scorciatoie: una lezione severa che ci viene dal Secondo Principio della termodinamica. Più ci muoviamo, più trasformiamo, meno energia utile rimane a nostra disposizione e non c’è tecnologia che possa ingannare questo principio della fisica, che è anche alla base del vivente. Non ci resta che ripensare la crescita a partire dalla condanna del consumismo, del consumo (inutile) di suolo, dell’uso dell’auto, del turismo di massa, della produzione di armi e del loro commercio e dell’alta velocità che ha impoverito ulteriormente i territori che attraversa senza fermarsi.

rovate a confrontare i contenuti ecologici e il messaggio della Laudato sì di Papa Francesco con i proclami del nuovo Ministero della transizione ecologica. Nel documento papale l’ecologia integrale parte dal creato (biosfera) che abbraccia tutto il vivente in una catena di relazioni senza discontinuitàNon ci può essere transizione ecologica lasciando fuori disuguaglianze, povertà e ingiustizia; questo, in sintesi, l’insegnamento.

Nel Ministero nuovo c’è invece il (solito) tentativo tecnologico delle lobbies di sostituire (invano) l’uso dei fossili con invenzioni fantasmagoriche che comunque ad esso infine riconducono.

Che cosa sono l’idrogeno e la “nuova civiltà” ad idrogeno? Non esistono miniere di idrogeno (esso è solo un vettore capace di trasportare energia), dunque bisogna produrlo e per produrlo occorre energia. Ma quale energia? Quella dei fossili? Si dice che potrebbe essere prodotto con l’uso di energia alternativa. E così siamo tornati al punto di partenza, ovvero produrre energia alternativa.

Altra invenzione: la tecnologia Ccs (Carbon Capture and Sequestration), ovvero ri-catturare la CO2 prodotta e pomparla sotto le viscere del pianeta. Questo è ciò che hanno fatto, in via naturale, per milioni di anni le grandi foreste sottraendo carbonio dall’atmosfera e seppellendolo sotto la crosta terrestre (i rifiuti della terra, ovvero i fossili).

Noi lo abbiamo estratto e utilizzato per tutto il secolo passato e presente, cioè abbiamo utilizzato i rifiuti del pianeta disseppellendoli e modificando così il sottile strato di gas serra che serve a mantenere costante la temperatura (e l’equilibrio) del pianeta.

Ora ci siamo accorti che stavamo mettendo a repentaglio l’equilibrio della biosfera e vogliamo rimettere la CO2 al suo posto (cioè sottoterra). Ma occorre energia: per separare la CO2, per pomparla sotto la crosta. E con quale energia? Anche qui si dirà: l’energia rinnovabile. Già, se ce l’avessimo!

Ancora: le auto elettriche. Sappiamo da studi recenti che allo stato attuale sono più inquinanti di quelle tradizionali per via della batteria. Potremmo migliorare i processi, resta il fatto dei metalli utilizzati per le batterie: dove si prendono e dove si smaltiscono? Ci sono Stati e continenti pattumiere, come l’Asia o l’Africa.

Scavare ancora nel sottosuolo per estrarre metalli per le batterie e poi versare quelle usate, altamente inquinanti, negli stessi territori.

La Laudato sì presupponeva un cambiamento di stile nei comportamenti: più sobri, più solidali, più conviviali (ricordiamo Alex Langer: più lento, più profondo, più dolce). 

Ripensare la crescita a partire dalla condanna del consumismo, del consumo (inutile) di suolo, dell’uso dell’auto, del turismo di massa, della produzione di armi e del loro commercio, dell’alta velocità che ha ancora più impoverito i territori che attraversa senza fermarsi.

Fare questo vuol dire rinunciare al progresso? Semmai significa arrestare la folle corsa verso l’instabilità del pianeta e scongiurare la (prossima) fine della specie umana. Quanto al progresso, basta forse rileggere La Ginestra di Leopardi: questo secol superbo e sciocco…, le magnifiche sorte e progressive.

Progresso dovrebbe significare ritrovare l’alleanza con la terra, con le altre specie che, saccheggiate dei loro habitat, hanno trasmesso la grande pandemia che ci sta uccidendo.

Ma questo non è l’obiettivo della transizione ecologia del nuovo Ministero (o Mistero?). Anzi, accanto ad esso c’è quello dello sviluppo del leghista Giorgetti che persegue gli obiettivi opposti.

È chiaro che l’ecologia, per citare un suo grande studioso, non può essere beffata e non esistono scorciatoie per aggirarla. Quello che noi pervicacemente tentiamo di fare inventando parole, espressioni, tecniche (e Ministeri) per esorcizzare l’apocalisse ambientale.

Articolo pubblicato su il manifesto  e https://comune-info.net/lecologia-al-servizio-delleconomia/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=Le+insurrezioni+non+entrano+nelle+urne

Pesticidi illegali on line

Ancora una volta l’Agenzia di protezione ambientale Usa richiama Amazon a fermare la vendita di fitofarmaci non registrati. Ma il problema non è solo degli Usa 

È la terza volta in tre anni che la Environmental Protection Agency (Epa), Agenzia di protezione ambiente statunitense, ordina ad Amazon di fermare la vendita di pesticidi illegali dalla sua piattaforma di e-commerce. 


Già nel 2018 l’Epa aveva inflitto ad Amazon una multa da 1,2 milioni di dollari per aver commesso oltre 4.000 violazioni della legge federale sulla vendita e la distribuzione di pesticidi non autorizzati negli Stati Uniti.  In quella occasione, si è siglato un accordo nel quale Amazon si impegnava a rimuovere dalla piattaforma fitofarmaci importati. E, soprattutto, non autorizzati ad essere commercializzati negli Usa. Evidentemente il problema non è stato risolto. Lo scorso giugno, infatti, Epa aveva nuovamente richiamato Amazon a interrompere la vendita di circa 30 prodotti illegali – tra pesticidi e insetticidi – e ora ne ha aggiunti altri 70 all’elenco. 

“Sulla piattaforma di Amazon si possono acquistare pesticidi e insetticidi non registrati, potenzialmente pericolosi o completamente inefficaci. Pesticidi che evidentemente rappresentano un rischio significativo e immediato per la salute di consumatori, bambini, animali domestici e altri soggetti esposti ai prodotti”, spiegano dall’Epa. 

Infatti, secondo la legislazione Usa – Federal Insecticide Fungicide and Rodenticide Act – per essere venduti negli Stati Uniti pesticidi e insetticidi devono essere valutati in termini di sicurezza ed efficacia dall’Epa. Inoltre, devono avere un’etichetta con un numero di registrazione. Dati del tutto mancanti nel caso dei prodotti illegali. 

Oltre a chiedere di fermare le vendite, l’Epa ha intensificato la collaborazione con US Customs and Border Protection. L’obiettivo è fermare le importazioni di prodotti non conformi e in vendita su Amazon. 

Il problema della vendita on line di pesticidi illegali non riguarda solo gli Usa ma interessa anche l’Europa

Lo scorso anno un’inchiesta realizzata da Greenpeace Uk, Unearthed e  Public Eye denunciava l’esportazione dalla Ue di 41 diversi prodotti fitosanitari vietati in Europa per i loro potenziali rischi per la salute e l’ambiente  ma considerati buoni per essere utilizzati altrove.  Più di 80.000 tonnellate di prodotti finite in 85 Paesi.

Una pratica definita deplorevole dalle Nazioni Unite che lo scorso anno hanno lanciato un appello affinché fosse interrotta. 

Anche perchè nell’utilizzo di questi prodotti sono i Paesi in via di sviluppo a correre i maggiori rischi. In tali contesti infatti non sempre i pesticidi sono gestiti con le necessarie attenzioni. Spesso chi li utilizza non riceve specifica formazione sui rischi e non utilizza dispositivi di protezione. Il risultato è che sono molte le vittime di avvelenamento da pesticidi. Secondo uno studio del Pan, ogni anno ci sono 385 milioni di casi di avvelenamento grave da pesticidi in tutto il mondo, circa 11.000 dei quali mortali.  

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2021/02/pesticidi-illegali-on-line-2/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

WEBINAR di giovedì 18 febbraio - Biodistretti come presidio della qualità degli alimenti del territorio, dell’ambiente, del lavoro

 


WEBINAR giovedì 18 febbraio 18.00

Biodistretti come presidio 

della qualità degli alimenti 

del territorio, dell’ambiente, 

del lavoro

 

programma

ore 18.00 

Saluti alle autorità presenti e non presenti

                

18.05

Christian Marchesini, Presiedente Consorzio Tutela Vini della Valpolicella 

I Consorzi di Tutela e la promozione del biologico

 

18.30

Daniele Accordini, direttore della Cantina Sociale di Negrar, 

Cantina sociale Negrar e il bio, l'esempio, le prospettive

 

18.50

Maurizio Boselli, già professore ordinario di viticoltura all’università di Verona  

Ruolo dell'Università nell'affermazione del biologico in viticoltura

 

19.10

Fausto Rossignoli, vicesindaco di Negrar

Cosa possono fare le amministrazioni per la difesa di ambiente e salute nel nostro territorio

 

19.30

Mattia Giovannini
, Presidente Biodistretto Valpolicella e Dintorni

Le prospettive del biodistretto, una nuova visione dei rapporti territorio-agricoltori

 

Patrocini dei comuni: Negrar, San Pietro in Cariano, Pescantina, Marano, Fumane, Dolcè, Cavaion Veronese

 

Piattaforma: Google Meet – link al webinar: https://meet.google.com/fab-jmdu-inb

Resoconto del primo incontro on line. Federbio fa il punto sulle opportunità legate ai biodistretti


Strategici non solo per il biologico, i biodistretti possono diventare un volano economico importante. In particolare in un momento in cui sia in Europa che in Italia l’agricoltura è al centro del dibattito e occorre raggiungere gli obiettivi climatici. “I biodistretti hanno una funzione strategica per tutto il territorio in termini di integrazione e coinvolgimento di soggetti e organizzazioni rappresentativi di altri settori economici presenti sul territorio”, ha affermato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio intervenendo al webinar organizzato da Federbio “Il ruolo del biologico nella futura politica agricola europea, le opportunità dei biodistretti”.

“Per questo la creazione di un biodistretto può diventare un’opportunità per il territorio nel suo complesso liberando molte potenzialità economiche ma anche sociali e culturali”, ha aggiunto Mammuccini. “Penso al turismo, alle attività artigianali, al commercio, alla ristorazione. E alle mense pubbliche che costituiscono un elemento fondamentale per educare i ragazzi e i cittadini a nuove abitudini alimentari. Ci sono molti aspetti da valorizzare così come molti nodi da sciogliere. Per affrontarli è necessario creare una governance che comprenda i Comuni, gli agricoltori, le altre parti economiche e le associazioni locali presenti sul territorio“.   

Oggi in Italia i bio-distretti sono circa 40: aree vocate al biologico in cui produttori, cittadini, operatori turistici e pubbliche amministrazioni collaborano per una gestione delle risorse in equilibrio tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Un numero in costante aumento. Proprio in questi giorni all’interno del progetto Bio Slow è nato Bio Slow Sardegna. Obiettivo del nuovo biodistretto: promuovere l’agricoltura biologica, lavorare sulla qualità della terra, del paesaggio. Tutto ciò per dar vita a una rete territoriale connessa da percorsi ecologici, culturali e turistici.

I biodistretti inoltre possono diventare un modello di riferimento per l’intero Paese in tema di sicurezza grazie all’articolo 13 sui distretti biologici nella Legge sul bio approvata al Senato dopo due anni di stallo. “Come Federbio abbiamo lavorato perché all’interno di questa legge fosse inserito il principio ‘chi inquina paga’ secondo cui devono essere gli agricoltori convenzionali ad adottare le pratiche necessarie a impedire la contaminazione da pesticidi delle produzioni biologiche”, spiega Maria Grazia Mammuccini. “Purtroppo non siamo riusciti a fare passare questo principio nella Legge sul biologico, ma è stato inserito in riferimento ai distretti biologici.” 

Non solo. La presenza dei biodistretti costituisce anche un elemento sostanziale per raggiungere gli obiettivi indicati dalla Commissione europea. La strategia Farm to Fork fissa una percentuale del 25% di biologico da raggiungere entro il 2030. Livello che molti biodistretti hanno già raggiunto o stanno per raggiungere. 

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2021/02/il-biodistretto-un-volano-per-il-territorio/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

Erbe, storia e saperi femminili. Iniziativa interessante da importare anche in Valpolicella?

Siamo la bellezza di una quarantina di donne. Una rete di donne custodi dei saperi femminili, antica trama di trasmissione delle conoscenze e di condivisione dei valori. Il gruppo nasce per tessere solidarietà tra coloro che ne fanno parte, sostegno a vicenda, e l‘idea comune è di divulgare il sapere che ognuna delle donne coltiva e possiede, come un tempo ormai remoto si faceva da madre in figlia. Insomma, una condivisione mista di buone pratiche e sapere ancestrale, di relazioni umane, di rispetto e attenzione, oltre che amore per Madre Terra, di sorellanza. Un‘unione del femminile che avvicina, in continua evoluzione e che si arricchisca nel tempo, che diventi un bene prezioso.

Libere di essere, ognuna diversa, ognuna unica. 

Il progetto sarebbe dovuto partire a maggio 2020, ma la sua presentazione ufficiale è stata posticipata a causa della pandemia al primo momento possibile nel 2021. Durante il 2020 si è potuto svolgere solo qualche evento, con molte limitazioni: il 5 di luglio “Guarda, che vedi?” tra erbe, arbusti e utilizzi insieme a Daniela Di Bartolo ricercatrice etnobotanica e autoproduttrice; il 19 luglio, “Narrando della Dea”, insieme all’antropologa Adriana Gandolfi alla scoperta della storia del tempio della Madonna di Pietrabona, entrambe organizzate nel comune di Castel Di Ieri (AQ) in collaborazione con la Proloco; l’8 agosto“Alchimie Esperienziali, un laboratorio di erbe selvatiche” e il 9 agosto, “Alchimie Esperienziali, Ascoltiamo le piante”, organizzate rispettivamente nei comuni della Valle Subequana di Castel Di Ieri e di Gagliano Aterno (AQ). Per finire poi “Le Arti di Maja” a Roccacaramanico (PE) sulle pendici della Majella dall‘11 al 13 settembre, con l’obiettivo di affrontare in modo semplice alcuni principi fondamentali per chi vuole iniziare a cimentarsi con le erbe e con diverse pratiche artigianali (lavori a maglia, tinture vegetali e tessitura) un lavoro a tre, due fantastiche artigiane Antonella Marinelli e Valeria Belli e la Donna delle Erbe, Daniela Di Bartolo.


Il luogo, anzi i luoghi, della condivisione della conoscenza, sono stabiliti di volta in volta in base all’attività, a testimonianza del fatto che tutto lo spazio è un luogo vitale, da scoprire.

Officine Sperimentali non è un progetto a scadenza, ma un’entità viva in grado di definirsi e crescere con costanza, rinnovando l’amore e il rispetto per la sacralità della consapevolezza, dei luoghi che ospitano e accolgono le attività e delle donne che si sono fatte custodi di antiche conoscenze. Un luogo ideale e concreto al contempo carico di gentilezza, di rispetto e conoscenza, che ri-pone la donna al centro della vita quotidiana e spirituale.

Ai laboratori potranno partecipare, ovviamente, non solo donne.

Officine Sperimentali, per celebrare la nascita del proprio sito, www.officinesperimentali.com – online da novembre -, propone una ricca serie di incontri tematici i quali, nel pieno rispetto della propria missione, riguarderanno le pratiche del buon vivere, la cura del sé e del Pianeta.

La situazione attuale di malattia, paura e isolamento non ferma la divulgazione e l’Amore per Terra Madre (che proprio in questo periodo si sta rilassando dall’accanimento dell’umanità) e la sobrietà, oltre alla Passione per la manualità, le tradizioni, la cura del corpo e dell’anima. Così grazie alla piattaforma Zoom e altre soluzioni online le Donne di Officine Sperimentali arrivano a casa. Appena co si potrà incontrare fisicamente i corsi si terranno nel periodo estivo – come già è avvenuto, nel pieno rispetto della sicurezza – nell’area del Parco Regionale Sirente Velino.

Così pregustando il momento in cui sarà possibile incontrarsi di persona in Abruzzo in luoghi fatati – per fare insieme un paio di sandali, una tela tessuta a nostra fantasia, un percorso di ipnosi regressiva, una scultura, un saporito e squisito piatto vegano, una sciarpa naturale decorata con eco-printing, approfondire le conoscenze sulla macrobiotica, imparare le arti della pastificazione, della ceramica, un abito di riciclo e tutte le pratiche del vivere in comunione con se stesse/i e con la natura… – ecco le prime proposte online su Officinesperimentali.com/eventi/:

Le cure del sé. Vivere in armonia con il Pianeta”, tenuto da Daniela Di Bartolo, auto-produttrice, ricercatrice etnobotanica e donna delle erbe, riguarderà i rituali, raccolte consapevoli, cure, coccole, meditazioni, restando sempre in profondo contatto e in armonia con Madre Terra, attraverso la semplicità e l’essenzialità che fanno da linee guida nella sua vita. Daniela, grazie alla sua sapienza ed esperienza, guiderà in un cammino ricco e stimolante nel quale verranno illustrate delle buone pratiche, dalla raccolta delle erbe, al saper bilanciare il reale bisogno individuale alla disponibilità delle materie prime presenti sul territorio, all’imparare ad alimentarsi e curarsi con le erbe, riconoscere i ritmi stagionali di ciascun’erba, al prendersi cura dell’ambiente e di sé stesse/i. Ogni giovedì e, seppur ogni incontro sia profondamente legato agli altri, ogni incontro costituisce una lezione a sé. Un primo ciclo volge al termine, ma un altro sarà avviato.

Maharama-rame: l’antica arte del macramè” dal 9 gennaio. Maria Mariella, fantastica artigiana e studiosa delle vecchie arti manuali femminili, ingegnere e tessitrice, ci farà avvicinare a quest’antica arte di confezionare frange e fazzoletti in 8 incontri. Occorre pazienza e concentrazione.

A briglie sciolte, racconti e scambi tra antropologia, etnobotanica e rituali”, 1 incontro al mese, conduce l’antropologa Adriana Gandolfi, che svolge attività di ricerca e documentazione demo-etno-antropologica per il territorio abruzzese e molisano. Ha operato a lungo nel Museo delle Genti d’Abruzzo, partecipando attivamente alla sua realizzazione. Si distingue come studiosa di oreficeria a carattere etnografico e tradizionale; autrice di numerosi saggi ed articoli.

La serie di incontri traccia un percorso antropologico dedicato alla cultura tradizionale dell’Abruzzo ruralepreindustriale, la società agro-pastorale dei/delle nostri/e nonni/e. Rimembrando storie, usanze, saperi anticamente trasmessi oralmente nel passaggio generazionale per riscoprirne gli insegnamenti.

Armonia e consapevolezza corporea” di Rossella Frozza, ideatrice di Armonia in movimento ed operatrice di Biodanza SRT. Con Armonia e Consapevolezza corporea vengono proposti degli esercizi, che derivano da tecniche e discipline differenti ma che sono stati pensati e strutturati in un modello organico coerente, in modo che ognuno possa acquisire maggiore consapevolezza corporea per recuperare la propria Armonia. Dal 23 gennaio per tre sabati consecutivi.

Corso di Comunicazione Efficace. Le basi della Comunicazione Non Violenta” La Comunicazione Nonviolenta, detta anche Comunicazione Empatica, si basa sul principio che sentire empatia fa parte della nostra natura umana e che le strategie violente, siano esse fisiche o verbali, 6 incontri a partire da giovedì 4 febbraio diretti da Maria Teresa Di Francesco, Counselor Trainer Costellazioni Familiari e fondatrice della Scuola di formazione in Counseling Sistemico: “Liberi di Essere”.

Dal 21 gennaio 2021 sono online pure le prime video-pillole di presentazione, narrazione: https://www.officinesperimentali.com/video-pillole/

E questo è solo l’inizio. Officine Sperimentali è una scuola dall’antico significato che si basa su una rete profonda e solidale – tessuta da Daniela Di Bartolo in decenni di attività, incontri, empatie – composta da donne custodiprovenienti da tutta Italia, ma pure da oltre frontiera.


tratto da: https://comune-info.net/erbe-arte-storia-e-saperi-femminili/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=La+sospensione+del+presente

Il killer della biodiversità è l’agricoltura intensiva

 agricoltura intensiva

L’espansione del modello industrializzato di agricoltura e allevamento minaccia l’86% delle specie a rischio di estinzione, 24.000 su 28.000

Negli ultimi 50 anni la conversione di ecosistemi naturali alla produzione alimentare o al pascolo è stata la causa principale di perdita di biodiversità. L’agricoltura da sola minaccia l’86% delle specie a rischio di estinzione, 24.000 su 28.000. E’ uno dei dati drammatici contenuti nel rapporto elaborato dal think tank britannico Chatham House  in collaborazione con Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) e Compassion in World Farming.

La più grande minaccia alla biodiversità deriva dall’uso intensivo del suolo –  la conversione di habitat naturali in terre da coltivare o su cui allevare intensivamente –  e questo è dovuto alla domanda di cibo sempre più ricco di calorie, ma povero dal punto di vista nutrizionale. Questi prodotti sono alla base di un sistema alimentare dispendioso che non riesce a nutrirci, mina la biodiversità e porta al cambiamento climatico”, ha affermato durante il webinar di presentazione del rapporto Tim Benton, direttore della Chatham House.

Negli ultimi decenni è stato seguito il “paradigma del cibo più economico” – si legge nel report – con l’obiettivo di produrre più cibo a costi inferiori attraverso l’aumento di input come fertilizzanti, pesticidi, energia, connotato da forti consumi di acqua ed energia e basato su pratiche come la monocoltura.

“Questo ha portato all’instaurarsi di un circolo vizioso in cui l’agricoltura per tenere il passo va verso una produzione sempre più intensiva che oltre a distruggere i suoli riducendone la capacità produttiva, occupa sempre maggiori superfici distruggendo ecosistemi naturali”, ha affermato Susan Gardner, Director – Ecosystems Division di Unep.

Attualmente, la coltivazione di cereali e l’allevamento occupano complessivamente 51 milioni di chilometri quadrati, quasi il 50% del suolo terrestre non desertico. Di questi circa 40 milioni sono destinati al pascolo o alla produzione di mangimi per animali. Una superficie enorme utilizzata per produrre carne e derivati che però rappresentano solo il 18% delle calorie consumate dalla popolazione del pianeta.

A fare le spese dei milioni di ettari distrutti e convertiti al pascolo o alle coltivazioni sono state migliaia di specie vegetali e animali. Hanno visto, infatti, la distruzione del loro habitat naturale e la fine delle possibilità di sopravvivenza.  Dal 1970, il peso collettivo dei mammiferi selvatici è diminuito dell’82% e solo il 4% dei mammiferi oggi vive in ambienti selvatici.

L’unico modo per fermare la perdita di biodiversità è cambiare radicalmente il modo con cui viene prodotto e consumato il cibo. Così si costruisce un sistema agroalimentare più sostenibile e rispettoso degli ecosistemi naturali.

Alla luce di tutto ciò tre le azioni da intraprendere, secondo il Chatham, per contenere la pressioni sulle risorse naturali sono le seguenti.

Primo. Ridurre il consumo di carne e derivati animali e spostarsi verso diete meno impattanti per l’ambiente. Al tempo stesso è assolutamente necessario ridurre gli sprechi alimentari globali, pari a quasi un terzo della produzione di cibo.

Secondo. Proteggere le aree naturali evitando di convertire altre superfici alla coltivazione. Favorire invece il ripristino degli ecosistemi naturali. La protezione della terra dalla conversione o dallo sfruttamento è il modo più efficace per tutelare la biodiversità.

Terzo. Adottare pratiche agricole più rispettose della natura e che sostengano la biodiversità, limitino  il ricorso a sostanze chimiche e sintetiche, utilizzino tecniche sostenibili per gestire la fertilità del suolo e controllare le malattie.

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2021/02/il-killer-della-biodiversita-e-lagricoltura-intensiva/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT


La riscoperta del miele grazie alla pandemia: crescono le vendite e cambiano i consumatori

Crescono i consumi di miele nel 2020, grazie alle giovani famiglie che, complice la pandemia, hanno riscoperto questo prodotto. Lo rivela il rapporto Tendenze Miele pubblicato all’inizio di dicembre da Ismea, secondo cui è stata proprio l’emergenza sanitaria e la maggiore attenzione alla salute a spingere verso l’alto le vendite di un prodotto percepito da molti come salutistico.

Nei primi nove mesi del 2020, le vendite hanno fatto registrare una crescita del 13% in volume rispetto all’anno precedente. Ma i dati più interessanti riguardano l’identikit dei consumatori che si celano dietro questo trend: nuove famiglie (+56%) e nuclei con figli adolescenti (32%), con un reddito medio-basso (+25%) e residenti nelle Regioni del Sud Italia (+23%). Una netta inversione di tendenza rispetto a quanto si registrava fino al 2019, quando il miele era acquistato soprattutto da famiglie con componenti adulti e coppie di anziani (70% di tutte le vendite) benestanti del Centro-Nord.

Le vendite di miele nel 2020 sono aumentate grazie a una base di nuovi consumatori che hanno riscoperto questo prodotto

Le catene della grande distribuzione costituiscono il canale di vendita principale del miele in Italia, con i supermercati in testa che coprono il 43% del totale. Seguono ipermercati (28%) e discount (21%), con il resto degli acquisti nei negozi (8%) e in minima parte direttamente dal produttore.

Se il netto aumento delle vendite è una notizia decisamente positiva, nel mondo del miele italiano non è tutto rose e fiori. In primis c’è la questione dei prezzi, che negli ultimi anni hanno registrato un costante aumento. A livello mondiale tra il 2013 e il 2019, il prezzo del miele è cresciuto del 25%, mentre quello dello zucchero scendeva del 30%, come conseguenza della maggiore richiesta di dolcificanti naturali alternativi.

Tutto questo, si è tradotto in un progressivo aumento dei prezzi medi del miele italiano al consumo che sono passati dai circa 8 €/kg del 2013, agli 8,99 €/kg del 2020. Cifre che mettono in difficoltà il prodotto nazionale di fronte al miele estero, se consideriamo che quello proveniente dai Paesi dell’Europa orientale si importa a poco più di 3 €/kg, mentre quello cinese addirittura a 1,25 €/kg.

La concorrenza del prodotto straniero non è l’unico problema per il miele italiano. Sebbene la produzione del 2020 – pari a 17 mila tonnellate – fosse in leggero aumento rispetto all’anno precedente, resta comunque al di sotto delle potenzialità. Secondo il rapporto Ismea prosegue la tendenza negativa su gran parte del territorio nazionale, dovuta principalmente agli effetti del cambiamento climatico sulla disponibilità di nettare per le api, ma anche per le morie causate da usi impropri di pesticidi e i danni provocati dai parassiti.

trato da: https://ilfattoalimentare.it/tendenze-miele-ismea-2020.html



LA DIFFERENZA TRA BIOLOGICO E BIODINAMICO. da AgribioNotizie



Una domanda che si sente spesso è  questa: che differenza c’è tra agricoltura biologica ed agricoltura biodinamica? Premesso che ad una domanda del genere è impossibile rispondere sommariamente in  quattro parole, ma occorre fare un  breve presupposto storico  seguito da uno scientifico e spirituale nonché artistico, eccovi la mia personale riflessione, frutto di 30 anni di pratica sia di agricoltura biologica che biodinamica.  

Innanzitutto è d’obbligo una precisazione storica: temporalmente la prima delle due  a nascere è stata l’agricoltura biodinamica  nel  giugno 1924 con un Corso tenuto a Koberwitz da R. Steiner, mentre l’agricoltura biologica o organica nasce successivamente nel 1932 in Inghilterra  con la Soil Association, attraverso gli studi di Albert Howard che aveva fatto in India sui metodi di compostaggio usati dagli agricoltori locali.  

Va tenuto anche presente che già nel 1888 nascevano in Germania i primi negozi  di prodotti “naturali”, le reformhaus,  ovvero non trattati con agenti chimici, allora non esistevano ancora questi due termini,  ma  molti  consumatori di allora  avevano già notato che la frutta e verdura trattata con concimi  minerali e veleni non avevano più il “gusto di una volta”, e di questi negozi ad inizio ‘900, prima della Grande Guerra, ne esistevano già oltre un migliaio solo tra Germania ed Austria!

Entrambe le due agricolture biologica e biodinamica non usano e  proibiscono l’uso dei  prodotti chimici di sintesi, i veleni,  i pesticidi, i diserbanti, conservanti chimici e coloranti artificiali ed altri additivi, gli OGM  ed ogni pratica  che vada a distruggere od inficiare la vita del suolo e delle piante, inoltre le aziende hanno l’obbligo di rotazioni culturali, ovvero per esempio non si possono seminare per più di 2 anni consecutivi gli stessi cereali sullo stesso appezzamento, ma il terzo anno va seminata una coltura diversa, si chiama rotazione, quasi sempre con leguminose, che arricchisca di humus il terreno. 

Avvelenare piante, terreni ed animali per farli crescere velocemente, come fa l’agricoltura chimica, che con un termine inesatto viene chiamata “convenzionale” (avvelenare non è per nulla una convenzione ma un vero e proprio terricidio, pianticidio ed animalicidio oltre che omicidio) non è per nulla un saggio e morale atto di rispetto per la vita e la qualità del cibo e chi se ne nutre diventa complice pilatesco di questo fatto! E’ immorale  ed insano sia per chi produce alimenti avvelenati sia per chi li compra e li consuma: il cibo avvelenato avvelena anche noi e riduce le nostre difese immunitarie, cosa ad oggi molto visibile… Basta ricordare che ogni essere umano oggi assorbe dagli 8 ai 14 kg di veleni all’anno col cibo che mangia e questi veleni col tempo, di generazioni, hanno sicuramente un forte influsso negativo sulla nostra salute, sulle difese immunitarie ed anche sulla nostra capacità riproduttiva, senza dimenticare che questi veleni vanno in circolo col nostro sangue ed arrivano in ogni cellula del nostro corpo.   

Dal punto di vista legislativo l’agricoltura biologica e biodinamica sono entrambe riconosciute insieme oggi dal Regolamento Europeo 834/2007  sull’agricoltura biologica che include anche l’agricoltura biodinamica e che elenca i prodotti che si possono utilizzare per la produzione e per la trasformazione.

Il Corso di Koberwitz del 1924  (allora Austria, oggi Polonia) che diede il via all’agricoltura biodinamica fu richiesto da molti agricoltori  preoccupati che avevano osservato che con l’uso dei concimi chimici (iniziati da J. Liebig dopo il 1840) e dei primi veleni in agricoltura, i terreni si acidificassero, nascevano  nuove e devastanti  malattie nelle piante e negli animali di allevamento, cosa che prima praticamente non esisteva, le sementi non avevano più la forza  riproduttiva di un tempo ed i loro prodotti non avevano più un buon gusto (con l’uso dei nitrati) e soprattutto non si conservavano bene. 

L’agricoltura biodinamica si basa sul fatto che la pianta, il vegetale (annuale o albero che sia), come in misura minore anche l’animale, è un essere vivente che è teso tra due processi o forze: una tensione terrestre o per meglio dire tellurica che si esprime nel calcare, che riguardasoprattutto l’apparato radicale ed una tensione cosmica o solare che riguarda invece tutta la pianta che esce alla luce del Sole e che si esprime con la silice, che si emancipa dal suolo con foglie, fiori e frutti e da un sano equilibrio di queste due forze che si esprime nell’argilla, si regola e si “educa” un sano ed armonico sviluppo della pianta. 

Questo sistema si basa sul fatto che se la pianta è sana non solo non si ammala, ma cresce in maniera armonica e fruttifica bene. Nell’agricoltura biodinamica oltre all’uso del Calendario delle Semine, che guida l’agricoltore attraverso  i ritmi legati ai quattro elementi che si esprimono nei quattro  processi che riguardano le radici (terra), le foglie (acqua), i fiori (aria) ed i frutti (fuoco) basandosi sul movimento annuale della Luna e dei pianeti del  sistema solare nell’arco zodiacale, si usano anche quelli che vengono chiamati “preparati biodinamici”, prodotti nuovi ed ideati da R. Steiner  che attivano, amplificano  ed accompagnano i processi radicali e di crescita fino alla maturazione dei frutti. Oltre  a ciò si possono usare tisane, macerati, rame e zolfo in quantità più limitate che nel biologico ed i dissuasori biodinamici che allontanano gli animali, gli insetti ed i funghi dannosi. Uno dei preparati più potenti e geniali che abbia ideato R. Steiner e che purtroppo usano poco gli stessi biodinamici è il cornosilice o 501: ovvero un preparato che aiuta la pianta ad assimilare la luce. Nello stesso Corso R. Steiner disse che la pianta è “luce condensata”, ovvero che la pianta è costituita essenzialmente di elementi che “catturano” con la sintesi clorofilliana dalla luce nell’aria, ed infatti studi recenti hanno confermato che dal 92 al 98% del peso secco della pianta è costituito da carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto e zolfo che la pianta assorbe e metabolizza dall’aria. Mentre il cornoletame o 500 favorisce una forte e strutturata radicazione, il compost biodinamico con l’uso dei preparati da cumulo (achillea 502, camomilla 503, ortica 504, quercia 505, tarassaco 506 e valeriana 507)  prepara il talamo nuziale, l’humus dove il cielo (foglie, fiore e frutto) e la terra (radici) si sposano.

L’agricoltura biologica si basa sul fatto comune all’agricoltura biodinamica che se il suolo è sano, la pianta cresce bene, ma non ritiene importanti per esempio i ritmi lunari ed il calendario delle semine, usa il letame (che dovrebbe essere maturo e mai fresco) ma anche il concime pellettato che è una vera fonte di malattie per il terreno e la pianta ed usa per la difesa macerati, tisane e decotti, prodotti a base di piante, che aiutano la crescita o sono repellenti per insetti e funghi oltre al menzionato uso limitato di rame e zolfo.

Una cosa importante  da considerare è che l’agricoltura biologica non considera per nulla l’inquinamento elettromagnetico, che è oggi mille volte più grave dell’inquinamento del terreno, che solo l’agricoltura biodinamica contrasta con l’uso del cornosilice e di altri preparati e non considera per nulla l’inquinamento radioattivo, oggi diffusissimo e non rivelato e rilevato, che solo il cornoletame ed il fladen sanno affrontare con successo.  

La differenza tra i due metodi sta nel fatto che l’agricoltura biodinamica è un metodo di agricoltura coevolutivo dove minerale, vegetale, animale ed umano sono sempre interconnessi ed interagenti (vedi l’allestimento dei preparati biodinamici)  e soprattutto oggi vi è una  assoluta carenza di luce (la base costitutiva della pianta come detto prima) che va sostenuta ed amplificata con l’uso dei preparati biodinamici che l’agricoltura biologica non considera ed alla quale non dà soluzioni appropriate.  

Si può tranquillamente dire che l’agricoltura biodinamica è un olistico ed armonico  processo scientifico spirituale guidata da un agricoltore  cosciente e consapevole di agire in un mondo fisico – spirituale che  proprio per questo deve diventare un vero artista nel saper cogliere le esigenze della coltura e del terreno usando sapientemente i preparati biodinamici che danno risposta ad ogni domanda ed esigenza, mentre l’agricoltura biologica è un’agricoltura che definisco “romantica”, nel senso che vorrebbe che “tutto tornasse come prima”, ma così non sarà mai più,  e che proprio per questo non ha tutte le risposte delle quali abbisogna oggi l’agricoltura e per sopperire a queste limitatezze oggi sono consentiti sempre più prodotti nell’agricoltura biologica  che “stridono” fortemente con i suoi stessi fondamenti e che si avvicinano molto ai prodotti dell’agricoltura chimica.

Io dico sempre che l’agricoltura biodinamica è la naturale evoluzione e maturazione o completamento dell’agricoltura biologica. Il problema è che oggi molti agricoltori e molte persone quando si parla di “spirituale” hanno quasi un senso di paura, di repulsione e di ostilità, come se desse loro  fastidio, invece sulla terra non vi è nessun essere vivente senza spirito,  ma la spiritualità che si intende con l’agricoltura biodinamica ha  ben poco a che  fare con la “astratta” spiritualità che oggi ci danno per esempio le religioni, perché lo spirito semplicemente ci viene donato a noi ed a tutti gli esseri viventi, comprese le piante, dalla stessa luce del Sole che ogni giorno ci illumina  e ci riscalda.

Quindi l’agricoltura biodinamica è un vero e proprio processo ritmico amorevole ed armonico di coevoluzione artistica fisico – spirituale che viene guidata e governata dall’agricoltore e che porta luce e calore in colui che se ne ciba, ovvero sia la Terra stessa che l’essere umano, le piante  e gli animali: “ama se vuoi essere amato” potrebbe essere il motto biodinamico! 

tratto da: http://www.agribionotizie.it/biopensieri-gennaio-2021-la-differenza-tra-biologico-e-biodinamico/

UN AIUTO CONCRETO AI PROFUGHI BLOCCATI IN BOSNIA ERZEGOVINA

[Febbraio 2021] Lo scorso 23 dicembre un incendio ha devastato il campo profughi di Lipa, in Bosnia, dove trovavano accoglienza un migliaio di persone respinte da Croazia, Slovenia e Italia. Da quel momento ad oggi centinaia di persone cercano ripari di fortuna sotto la neve, in condizioni davvero precarie. Ad oltre un mese da quell'evento, nonostante l'attenzione pubblica non abbia acceso grandi riflettori, qualcosa si muove. Sono infatti diverse le iniziative solidali che puntano a raccogliere fondi e  beni di prima necessità da destinare ai profughi bloccati in Bosnia. Tra queste, un'iniziativa è attiva anche a Verona.



Profughi a Lipa, la situazione in Bosnia

Il 23 dicembre 2020 l'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ha annunciato la chiusura del campo profughi di Lipa. Anche prima dell'incendio, infatti, il campo non aveva servizi idrici, fognature ed elettricità. Poi è arrivato l'incendio a distruggere tutto, ma le persone che trovavano accoglienza nel campo non sono state trasferite in altre strutture. Le forze dell'ordine, inoltre, hanno impedito alle persone che volevano andarsene di allontanarsi, costringendole a restare ai margini della città di Bihać.

I profughi provengono in prevalenza da Paskistan e Afghanistan e in queste settimane hanno dovuto arrangiarsi per trovare una sistemazione. La neve, non inusuale in Bosnia, ha reso ancora più drammatica la loro condizione. Nella prima settimana di gennaio circa 700 profughi hanno trovato riparo nelle tende riscaldate dell'esercito bosniaco, allestite vicino al vecchio campo, mentre più di 350 persone hanno dovuto cercare ripari di fortuna. A queste persone, se ne aggiungono più di duemila che vivono fuori dal sistema di accoglienza, in case abbandonate o baraccopoli.

La mobilitazione umanitaria

Alcune organizzazioni umanitarie stanno lavorando sul posto, portando pasti caldi ai profughi, ma nelle ultime settimane qualcosa si è mosso anche sul versante della solidarietà internazionale. In Italia la Caritas diocesana di Cagliari ha avviato una raccolta fondi, così come Emmaus Italia, parte del Movimento Internazionale fondato dall'Abbé Pierre. Anche l'associazione «One Bridge to Idomeni» di Verona ha lanciato un appello per la raccolta di beni di prima necessità e donazioni (per finanziare le spese che si dovranno sostenere per portare gli aiuti in loco). A questo appello hanno già risposto alcune piccole realtà associativesparse lungo lo Stivale, che ora stanno costruendo una rete per raccogliere altri fondi e aiuti umanitari.

È possibile sostenere l'azione dell'associazione «One Bridge to Idomeni» di Verona con una donazione:

IBAN (Banca Etica): IT95S0501812101000012405106
Intestato a: One Bridge to Idomeni
Causale: Donazione Progetto Bosnia

PAYPALhttps://www.paypal.me/1bridge2idomeni?locale.x=it_IT

Per informazioni, domande e aggiornamenti questi i contatti:
Facebook: https://www.facebook.com/onebridgetoidomeni/
E-mail: info@onebridgetoidomeni.com




Presentazione dei PAP: prorogato il termine di presentazione

 Con il DM n. 42241 del 28 gennaio 2021, il Mipaaf differisce il termine stabilito dall’art. 2 del Decreto ministeriale n. 18321 del 9 agosto 2012 per la presentazione dei programmi annuali di produzione vegetale, zootecnica, d’acquacoltura, delle preparazioni e delle importazioni con metodo biologico.

Il termine di presentazione dei PAP viene, quindi, prorogato dal 31 gennaio al 15 maggio 2021.

DM n. 42241 del 28 gennaio 2021

Fonte: Mipaaf

WEBINAR giovedì 11 febbraio 2021 - IL RUOLO DEL BIOLOGICO NELLA FUTURA POLITICA AGRICOLA EUROPEA, LE OPPORTUNITÀ DEI BIODISTRETTI

Ricordiamo l'appuntamento webinar di giovedì 11 febbraio dalle ore 18.00 sul 

RUOLO DEL BIOLOGICO NELLA FUTURA POLITICA AGRICOLA EUROPEA, LE OPPORTUNITÀ DEI BIODISTRETTI

per partecipare: diretta facebook FederBio: @FederBioItalia

sarà trasmesso anche su: https://youtube.com/user/FederBioItalia

ORE 18:00
Saluti ai partecipanti ed ai relatori
da parte del presidente A.Ve.Pro.Bi.
Enrico Maria Casarotti

ORE 18:10
Eleonora Evi
europarlamentare, commissione Ambiente
del Parlamento Europeo
Cosa prevede il Green Deal, come si svilupperà
l’agricoltura biologica in Europa

ORE 18:30
Susanna Cenni
vicepresidente commissione Agricoltura della Camera
Cosa prevede il Green Deal, cosa contiene
la legge in discussione in Parlamento

ORE 18:50
Franco Contarin
direttore della Autorità di Gestione del Programma
di Sviluppo Rurale REGIONE del VENETO
Quali tipi di agricolture ci sono nei
programmi regionali

ORE 19:10
Maria Grazia Mammuccini
presidente nazionale FederBio
Le tappe per accelerare i tempi del bio e le nuove
normative in materia di agricoltura biologica

Modera Simonetta Lombardo, giornalista



Associazione «Gli orti di San Giuseppe OdV« - L’orto di San Massimo

L’orto di San Massimo, sede del Progetto «R.Accolti», si regge sull’impegno dei soci-volontari dell’Associazione «Gli orti di San Giuseppe OdV» in perfetta sintonia con persone che, per i più svariati motivi, sono in una fase di vulnerabilità e sono sostenuti dai Servizi Sociali comunali o da ULSS 9. L’obiettivo del progetto è quello di associare l’aspetto produttivo proprio di un’azienda agricola con la ricerca di percorsi nuovi a sostegno di misure di inclusione sociale attiva e partecipata a favore di persone vulnerabili che, sull’orto, sono accolte in coerenza con lo spirito e lo statuto associativi.
Nonostante le giuste precauzioni imposte dal Covid, tutti gli operatori sul campo stanno svolgendo un lavoro encomiabile.

Sul campo vi è minimo uso di macchinari agricoli e, solo quando strettamente necessario, l’impiego unicamente di prodotti di difesa autorizzati per le colture a «difesa integrata», come da Disciplinare Regionale.

Per ogni richiesta di ulteriori informazioni: 348 2473134 (Adriano) – segreteria@gliortidisangiuseppe.org

Per il suolo l’obiettivo è: zero degrado

La Commissione Ue avvia la consultazione pubblica per una nuova strategia a difesa del suolo

Inquinamento, sfruttamento eccessivo, gestione insostenibile e cambiamenti climatici sono le principali cause del degrado che rende un suolo meno fertile e con ridotta capacità produttiva biologica e economica. Per affrontarle e difendere la salute del suolo, la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica. Obiettivo: definire una nuova strategia per il suolo da presentare nel secondo trimestre del 2021 come parte della strategia dell’Ue per la biodiversità per il 2030.

La salute del suolo è essenziale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal come la neutralità’ climatica, il ripristino della biodiversità, zero inquinamento. E ancora, sistemi alimentari sani e sostenibili e un ambiente resiliente. Suoli sani, infatti, producono cibo sano e materie prime, puliscono l’acqua potabile, riducono i rischi di alluvione e immagazzinano enormi quantità di carbonio. La strategia – conclude la Commissione – esaminerà quindi le modalità per proteggere la fertilità del suolo, ridurre l’erosione e aumentare la materia organica del suolo.

Obiettivo della strategia sarà contribuire a raggiungere entro il 2030 la neutralità in termini di degrado del suolo. Ovvero riportare a un buono stato di salute la stessa quantità di suolo che è stato degradato dall’attività umana. La neutralità del suolo è cioè il punto di equilibrio in cui la quantità delle risorse territoriali necessarie a sostenere funzioni e servizi ecosistemici e a rafforzare la sicurezza alimentare rimane stabile o aumenta.

“Un quarto della biodiversità del nostro pianeta si trova nel suolo. Abbiamo letteralmente un tesoro sotto i piedi, e il nostro cibo e il nostro futuro dipendono da questo tesoro. Dobbiamo dotare l’Unione europea di una solida strategia per il suolo che ci consenta di raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi in materia di clima, biodiversità e sicurezza alimentare, e intensificare i sforzi per gestire il suolo in modo tale da rispondere alle esigenze dei cittadini, della natura e del clima”. E’ quanto ha dichiarato Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca.

I cittadini, le organizzazioni e gli attori interessati sono invitati a partecipare alla consultazione pubblica che rimarrà aperta fino al 27 aprile 2021.



CPF per dottori agronomi. Approcci ecosostenibili nel tabacco e nella viticoltura