Programma della seconda serata. Sempre temi interessanti e di attualità in una incantevole locazione

 


- venerdì 4 settembre
Europa Oggi - Cambiamento climatico, sfida comune  
Relatori: 
Prof. Stefano Verzè, giornalista specializzato in politica internazionale
Ing. Marco Giusti, direttore Progettazione&Ricerca di AGSM  

- sabato 12 settembre
Fuori dall'angoscia - Paure da superare, un percorso possibile!  
Relatori: 
Dott. Raffaele Ceravolo,  psicoterapeuta e psichiatra, già direttore del Dipartimento Dipendenze ULSS di Verona
Dott.sa Tina Benaglio, psicologa e scrittrice.

A margine delle serate verrà illustrato il Progetto FAB (Fondo Alto Borago) di difesa della biodiversità boschiva.

Ingresso con tessera di € 10, valida per l’intero ciclo. Ingresso Gratuito per i minorenni
CON IL CONTRIBUTO DEL TESSERAMENTO TERRA VIVA SOSTIENE IMPORTANTI PROGETTI FORMATIVI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE 
SUL NOSTRO TERRITORIO QUALI GLI ORTI DIDATTICI DELLE SCUOLE DELLA VALPOLICELLA E L’ORTO TERAPIA

INFORMAZIONI:  gruppoterravivaverona@gmail.com / 340 552 1643 /  www.terravivaverona.org - è gradita la prenotazione al 340 552 1643

Gli incontri si svolgeranno nel pieno rispetto della normativa e delle indicazioni regionali e nazionali per il contrasto alla diffusione del covid-19. Ingresso con obbligo di mascherina.



- VILLA BETTELONI
- MFE movimento Federale Europeo
- Valpolicella. Benaco Banca
- FAB
- Biodistretto Valpolicella
- Ca' del Gallo
- Terre di Gnirega
- Novaia
- Comune di San Pietro
- Plant for the Planet
- Azalea Home

CON IL PATROCINIO 
DEL COMUNE DI
San Pietro in Cariano


Qualche immagine della meravigliosa prima serata organizzata da TERRAVIVA





 

6 Settembre: "Il divino Cammino" con il FAB

 


A San Massimo verdure fresche condite con la SOLIDARIETA’

 


"Premio Lombrico d'oro" 2020



Sulla pagina di Facebook del "Premio Lombrico d'oro" trovi tutto il programma

Fiera del miele a Molina


 

Concorso fotografico per salvare la Val Borago

Un concorso fotografico per salvare la Val Borago e il suo Vajo che, 
da luogo di pregio naturalistico, rischia di diventare privato. 
L’area, di oltre 38 ettari situati a nord ovest del Sito di interesse comunitario - Sic Borago-Galina 
è di proprietà del Comune di Negrar.
Oggetto di diversi tentativi di trasformazione in vigneto, i terreni saranno 
presto sottoposti ad un’asta giudiziaria a causa di problemi legati alla proprietà. 
In sua difesa si è schierata da subito l’associazione Il Carpino, 
fondata nel 2007 proprio per valorizzare il patrimonio dell’area collinare ai margini 
della città. Ed ora, con la realizzazione del contest fotografico per sensibilizzare 
sul tema, scende in campo anche il gruppo ARtécniche.
L’obiettivo è dare l’opportunità ai cittadini di conoscere la valle, 
fotografandola sul posto con il cellulare, e partecipare alla raccolta 
fondi promossa dall'associazione Il Carpino, che ambisce ad acquisire l'area 
per preservane il valore naturalistico.
Partecipare all’iniziativa è facile. Dal 1° al 30 settembre basterà inviare 
ad Artécniche (alla pagina social Facebook o instagram) un scatto 
della Val Borago e del suo Vajo, fatto con il cellulare.
Le immagini saranno sottoposte al giudizio di una giuria composta 
da quattro fotografi professionisti ed una componente di ARtécniche. 
Le migliori cinque foto selezionate verranno stampate ed esposte per la vendita. 
Il ricavato andrà a sostegno della campagna Fondo Alto Borago.
Per il valore che porta con se', il progetto non poteva che trovare 
l'appoggio dell'amministrazione, sensibile alla questione 
e in prima linea sui temi ambientali. Patrocinato quindi dal Comune, 
il contest è stato presentato questa mattina dall’assessore 
all’Ambiente insieme all’architetto Daniela Cavallo e all’ingegnere 
Monica Bertoldi del gruppo ARtécniche e al presidente del Carpino Mario Spezia.
“Una campagna di sensibilizzazione diversa – spiega l’assessore Segala –, 
che darà modo ai cittadini, attraverso la fotografia, di conoscere questi 
splendidi luoghi e, con la raccolta fondi, di aiutare a preservarli 
da una possibile vendita a privati. Alla val Borago, un patrimonio verde 
di straordinario valore, che garantisce la sopravvivenza di alcune 
specie animali tipiche del nostro territorio, serve ora l’interesse ed il sostegno di tutti”.
Per chi volesse sostenere la raccolta fondi dell’Associazione 
il Carpino è possibile farlo attraverso il conto corrente Banca Etica, 
intestato all’associazione – IBAN: IT 45 H 05018117000000 16954679.




Giovedì 27 agosto prima serata del ciclo "Armonia e Caos" a Villa Betteloni


TERRAVIVA E LIBERA UNIIVERSITA' POPOLARE
ORGANIZZANO:
Armonia e Caos
ore 20,45 / giardino di Villa Betteloni in via Betteloni, 7
Corrubbio di San Pietro in Cariano

giovedì 27 agosto
Armonia e Caos in Musica - Un affascinante percorso tra note e storia della musica
Relatore: 
M° Andrea Testa, musicista e insegnante. Direttore artistico della Scuola Civica Musicale di Cavaion. 

- venerdì 4 settembre
Europa Oggi - Cambiamento climatico, sfida comune 
Relatori: 
Prof. Stefano Verzè, giornalista specializzato in politica internazionale
Ing. Marco Giusti, direttore Progettazione&Ricerca di AGSM 

- sabato 12 settembre
Fuori dall'angoscia - Paure da superare, un percorso possibile! 
Relatori: 
Dott. Raffaele Ceravolo, psicoterapeuta e psichiatra, già direttore del Dipartimento Dipendenze ULSS di Verona
Dott.sa Tina Benaglio, psicologa e scrittrice.
A margine delle serate verrà illustrato il Progetto FAB (Fondo Alto Borago) di difesa della biodiversità boschiva.

Ingresso con tessera di € 10, valida per l’intero ciclo. Ingresso Gratuito per i minorenni
CON IL CONTRIBUTO DEL TESSERAMENTO TERRA VIVA SOSTIENE IMPORTANTI PROGETTI FORMATIVI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE 
SUL NOSTRO TERRITORIO QUALI GLI ORTI DIDATTICI DELLE SCUOLE DELLA VALPOLICELLA E L’ORTO TERAPIA

INFORMAZIONI: gruppoterravivaverona@gmail.com / 340 552 1643 / www.terravivaverona.org -
è gradita la prenotazione al 340 552 1643

Gli incontri si svolgeranno nel pieno rispetto della normativa e delle indicazioni regionali e nazionali per il contrasto alla diffusione del covid-19. Ingresso con obbligo di mascherina.


- VILLA BETTELONI
- MFE movimento Federale Europeo
- Valpolicella. Benaco Banca
- FAB
- Biodistretto Valpolicella
- Ca' del Gallo
- Terre di Gnirega
- Novaia
- Comune di San Pietro
- Plant for the Planet
- Azalea Home
CON IL PATROCINIO 
DEL COMUNE DI
San Pietro in Cariano

 

Fiera del MIELE NUOVO e PRODOTTI LOCALI

 

Nuova iniziativa del FAB, Fondo Alto Borago, con offerta a favore del progetto

 

Perché i pomodori diventano neri sotto? Cause e rimedi

Un problema piuttosto comune in agricoltura è quello per cui i pomodori diventano neri sotto. Questa problematica viene volgarmente chiamata in diversi modi: botta neraculo nero o, ancora, puntaneradei pomodori. Ma di cosa si tratta nello specifico? Perchè questo avviene?

In tecnica agraria questa fisiopatia è chiamata marciume apicale del pomodoro. Ed è importante capirne le cause, giacché il danno non è solo estetico, ma pregiudica le qualità organolettiche dei frutti. Vediamo quindi come intervenire per affrontare questo delicato problema che affligge gli appassionati contadini.

Una delle pratiche più diffuse dell’agricoltura italiana è coltivare pomodori. Questo frutto rosso, morbido e succoso è considerato dai più il re degli ortaggi ed è di sicuro quello più usato nella tradizione della cucina mediterranea. Coltivare questa pianta in modo biologico è una sfida senz’altro possibile. Con le giuste accortezze, infatti, il pomodoro è in grado di darci grosse soddisfazioni. E poi, parliamoci chiaro, il gusto di un pomodoro biologico coltivato nel nostro orto non ha paragoni con quello di uno trovato al supermercato, magari pagato anche a caro prezzo e prodotto usando i dannosi fitofarmaci.

In questo articolo indagheremo tutti gli aspetti tecnici che ci consentiranno di coltivare pomodori in modo biologico. Parleremo inoltre delle caratteristiche della pianta, della giusta scelta della varietà e del miglior periodo per dare inizio alla coltivazione. Infine, vedremo le cure necessarie e le tecniche per ladifesa biologica da parassiti e malattie.

I motivi per cui i pomodori diventano neri sotto

I pomodori diventano neri sotto a causa di temporanee deficienze idriche. Queste provocano una reazione della pianta che sottrae velocemente acqua ai frutti, interferendo con il trasporto del calcio. I pomodori non hanno stomi e quindi attività traspiratoria, per cui hanno la peggio rispetto alla concorrenza degli altri organi vegetativi della pianta in cui avviene il ricambio idrico.

 pomodori che diventano neri nella parte inferiore, inizialmente hanno un aspetto più opaco nella zona apicale. Con l’avanzare della fisiopatia, la zona colpita diventa bruna, per poi assumere il tipico colore nero scuro. Al tatto la parte inferiore del pomodoro è depressa e di consistenza coriacea. Il frutto, alla fine rinsecchisce e spesso marcisce all’interno, per cui è immangiabile.

Quando i pomodori diventano neri sulla parte posteriore?

La problematica del pomodoro nero nella parte posteriore, si presenta sui frutti che si trovano nella fase di accrescimento. Si tratta dunque del periodo di maggiore sviluppo vegetativo del pomodoro. Non è detto che tutti i pomodori della pianta vengano colpiti, ma quelli che lo sono maturano prima e in modo anomalo.

Varietà più sensibili

Ci sono alcune varietà di pomodori più suscettibili a diventare nere sotto. Si tratta di quelle di forma allungata, come ad esempio il classico pomodoro San Marzano da conserva.

Per fortuna non in tutti gli orti si verifica il problema del marciume apicale del pomodoro. Ci sono però condizioni di pratiche agronomiche e ambientali che rendono più probabile il verificarsi di questa fisiopatia. La parte inferiore del pomodoro può diventare nera per le seguentiragioni:

  • sbalzi idrici;
  • terreni poveri di calcio;
  • alta salinità del suolo;
  • eccesso di concimazioni ricche di azoto;
  • presenza di malattie fungine;
  • nematodi del terreno;
  • ferite accidentali sui frutti (grandine, tagli sbagliati, ecc).

Come evitare che i pomodori diventino neri sotto

Una corretta gestione agronomica può tranquillamente evitare che i pomodori coltivati nel nostro orto diventino neri sotto. Innanzitutto è fondamentale irrigare i pomodori nel modo giusto, dando acqua in modo regolare, evitando quindi eccessi e carenze. In fase di preparazione del terreno è poi importante una buona concimazione di fondo, usando possibilmente del letame maturo. Bisogna inoltre rispettare le rotazioni colturali, quindi evitare di piantare i pomodori sempre nello stesso punto. Se in annate precedenti si è verificato questo problema, probabilmente il nostro terreno è povero di calcio. È dunque buona norma sopperire a questa carenza. In agricoltura biologica un ottimo prodotto è il litotamnio. Si tratta di un prodotto che risolve il problema in modo naturale, e che vi consigliamo. È in sostanza una semplice e naturale polvere di alghe (che potete trovare qui).

tratto da: https://www.coltivazionebiologica.it/perche-i-pomodori-diventano-neri-sotto/






Educare nel bosco

 

17 agosto Una filiera bio al femminile, contro il caporalato

“Donne braccianti contro il caporalato”, questo il nome di un nuovo progetto appena avviato tra Puglia e Basilicata. Un’iniziativa che, oltre a promuovere la legalità, valorizza l’agricoltura biologica. Dal 28 luglio scorso, infatti, cinquanta braccianti pugliesi e lucane, già vittime di sfruttamento, saranno coinvolte nella prima filiera bio-etica contro il caporalato tutta al femminile. Il progetto è nato grazie ad un accordo tra l’associazione anti-caporalato NoCap, impegnata nel promuovere e valorizzare le aziende agricole che rispettano legalità e diritti dei lavoratori, il Gruppo Megamark di Trani e Rete Perlaterra, associazione e rete tra imprese che promuovono pratiche agroecologiche di lavoro della terra. Le lavoratrici raccoglieranno uva da tavola biologica nei campi di Ginosa, in provincia di Taranto. Il raccolto sarà successivamente confezionato nell’impianto di Aba Bio Mediterranea di Policoro, in provincia di Matera, e distribuito dal Gruppo Megamark con il bollino Nocap e il marchio etico e di qualità Iamme. Si stima una produzione di circa 950 mila confezioni da mezzo chilo di uva, per un fatturato atteso di circa un milione di euro. La raccolta avverrà fino al prossimo mese di novembre. Alle braccianti sarà tuttavia garantito un lavoro anche nei sei mesi successivi, con la raccolta degli agrumi.

Le lavoratrici saranno impiegate con un contratto di lavoro dignitoso, che prevede 6,5 ore al giorno nei campi e una paga giornaliera di 70 euro lordi. Non solo, perchè avranno a disposizione un alloggio e il trasporto gratuito verso il luogo di lavoro. Maggiori diritti per le persone e un’agricoltura sempre più rispettosa dell’ambiente e del territorio, biologica ed etica dunque, vanno di pari passo.

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2020/08/una-filiera-bio-al-femminile-contro-il-caporalato/


Orti urbani biologici, accordo tra Anci e Italia Nostra

Un nuovo impegno per gli orti urbani biologici. È stato recentemente siglato, o meglio confermato, un accordo tra l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani, l’ANCI e Italia Nostra, onlus che si occupa di tutela del patrimonio artistico, storico e naturale del Paese. Obiettivo dell’iniziativa favorire la diffusione di un’ agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Per fare ciò, le due realtà diffonderanno tra i cittadini e le associazioni affidatarie delle aree verdi la conoscenza delle tecniche di agricoltura biologica. Dal 2008 ad oggi, anno del primo protocollo firmato dai due enti, sono state promosse decine di orti urbani in tutta Italia, da Agrigento a Perugia, da Verona ad Assisi. Tante sono state anche le adesioni di Comuni che, pur non avendo individuato aree specifiche, hanno promosso la pratica degli orti tra i cittadini. La mission del progetto è la promozione della cultura del verde e dell’agricoltura tra i cittadini, sia nelle città che nelle aree periurbane. L’obiettivo: limitare il consumo del territorio, specie agricolo; riqualificare gli stili di vita; valorizzare il paesaggio e i beni culturali; migliorare la qualità dell’ambiente. “Promuovere l’agricoltura urbana, soprattutto quella prodotta dal basso, direttamente dall’azione dei cittadini – ha dichiarato Antonio Decaro, presidente Anci e sindaco di Bari – significa valorizzare in maniera integrata un rinnovato civismo urbano, che consiste nel prendersi cura del proprio paesaggio quotidiano imparando a cooperare con la comunità. Inoltre aiuta a sviluppare una più forte sensibilità all’ambiente e al benessere fisico, strettamente collegato a stili di vita fondati sulla buona alimentazione e sul movimento”. “Mi auguro – ha aggiunto Ebe Giacometti, presidente di Italia Nostra – che questo accordo possa comprendere presto anche la conservazione e promozione delle vigne urbane, una nicchia agricola di grande pregio e valore simbolico presente in alcune città”.

Le nuove proposte TERRAVIVA a Villa Betteloni

 

MERCATO DELLA TERRA SLOW FOOD

I mercati della Terra Slow Food di Sommacampagna e Verona fanno parte di una rete internazionale di mercati, di produttori e di contadini, coerenti con la filosofia Slow Food. Luoghi dove fare la spesa, incontrarsi, conoscersi, mangiare in compagnia. Si vendono solo prodotti locali e di stagione, presentati solo da chi produce quello che vende a prezzi equi, per chi compra e chi produce. 

l Mercato della Terra si tiene 2 volte al mese in due differenti Location. La prima domenica del mese a Sommacampagna, piazza della Repubblica, dalle 09.00 alle 13.00. La seconda domenica del mese a Verona, al Parco Ottocento, dalle 10.00 alle 14.00. Alcuni produttori effettuano il ritiro in azienda.



Proposta Azalea a Pescantina

 

Una specie che si autodistrugge in nome di una "scienza" distorta non è intelligente

Il libro “Cibo e salute”, che vede tra gli autori anche Vandana Shiva e Franco Berrino, edito dalla casa editrice Terra Nuova, è un libro completo per quello che riguarda da

ti e possibili soluzioni circa l’impatto che ha l’agricoltura industriale sul pianeta e sulla salute delle persone.

Con documentazioni precise, studi e esperienze pratiche si dimostra l’assoluta insostenibilità e pericolosità di un sistema come quello dell’agrobusiness che non ha altro scopo che fare soldi attraverso il cibo, scopo da raggiungere con ogni mezzo. Da un simile obiettivo  la qualità dello stesso cibo e le conseguenze sulla terra non possono che essere devastanti per persone e 

ambiente. Ed in tempi di pandemie vere o presunte, è interessante notare come la stessa OMS definisce le malattie non trasmissibili come la nuova epidemia globale

Ma diamo alcuni dati ed esempi tratti dal libro che rendono bene la situazione.

Cibo, malattie e agroindustria

«Come dicevano gli antichi Veda: “In questa manciata di terra c’è il tuo futuro. Prenditene cura ed essa ti sosterrà e ti darà cibo, vesti, riparo e bellezza. Distruggila ed essa ti distruggerà”».

«L’industria agrochimica e l’agrobusiness, l’industria del cibo spazzatura e quella farmaceutica ottengono grandi profitti, mentre la natura, le nazioni e le popolazioni diventano sempre più deboli e malate».

«Quando tutto il sistema dell’agroindustria assume una posizione di dominio, cominciano a diffondersi su larga scala malattie croniche  legate all’alimentazione. I nativi americani chiamano questo fenomeno powaqqatsi “un essere, uno stile di vita, che consuma le forze viventi a proprio vantaggio esclusivo”».

«Il cibo che si ottiene usando sostanze chimiche rovina la salute in tre modi. Prima di tutto, contribuisce alla fame e alla malnutrizione perché si concentra su poche materie prime, gran parte delle quali è destinata a diventare biocarburante e mangime per animali. E’ ciò che accade al 90% del mais e della soia, che non va ad alimentare gli esseri umani. Solo il 30% del cibo che mangiamo proviene  dalle grandi aziende agricole industriali. Il 70% proviene da piccole fattorie che usano solo il 20% della terra agricola. In secondo luogo, poiché l’agricoltura industriale produce monoculture uniformi e omogenee, contribuisce alla diffusione delle malattie correlate alla carenza di nutrienti vitali e variati nella nostra dieta».

«Il terzo punto riguarda le sostanze chimiche usate in agricoltura, che penetrano nel nostro cibo e contribuiscono all’insorgere di malattie come il cancro. Sono state create per uccidere e continuano ad uccidere».

«Le malattie non trasmissibili causano il 70% dei decessi a livello mondiale, per un totale di 40 milioni di morti all’anno, di cui circa 15 milioni di età inferiore ai 70 anni. Le principali malattie non trasmissibili  comprendono le malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori e le malattie respiratorie croniche . Gran parte delle malattie non trasmissibili  sono legate alla dieta e causate da fattori biologici di rischio quali:pressione sanguigna, zucchero nel sangue, lipidi nel sangue e grasso corporeo, ateroscleorosi dei vasi sanguigni, trombosi».

«In Italia ci sono 365 mila diagnosi di tumori in Italia in anno, esclusi quelli della pelle. 1000 al giorno».

«La stessa manciata di multinazionali vende sia le sostanze agrochimiche tossiche per l’agricoltura industriale, che compromettono la salute, sia i prodotti farmaceutici pensati con lo stesso paradigma per somministrarli alle persone che si ammalano».

Pesticidi

«Un cittadino medio ha in corpo dalle 300 alle 500 sostanze chimiche in più rispetto a 50 anni fa».

«In particolare, il cervello in via di sviluppo è estremamente sensibile e i pesticidi sono tra le cause più importanti di quella che si può definire una “pandemia silenziosa”».

«L’ammasso di animali, spesso provenienti da varie parti del mondo per ricostruire la scorta delle stalle, può creare una bomba ecologica considerando che i virus  di cui sono portatori, modificati dalle molecole chimiche presenti nei vari medicinali, possono dar vita, attraverso ignote ricombinazioni, a imprevedibili e devastanti epidemie».

«Il paradigma industriale agricolo, ancora oggi dominante e radicato nell’ideologia meccanicistica e riduzionista, non è in grado di affrontare l’attuale crisi sanitaria che ha contribuito a creare, poiché occuparsi dei legami fra cibo e salute è inconciliabile con i suoi principi essenziali».

Agroindustria e ambiente

«Quasi il 50% dei gas di serra è prodotto dall’agricoltura industriale e globalizzata».

«Globalmente l’agricoltura industriale è responsabile per il 75% della distruzione ecologica della biodiversità, terra e acqua, e contribuisce al 50% delle emissioni di gas di serra che causano inquinamento atmosferico e caos climatico. Quasi il 75% delle malattie croniche non trasmissibili è correlato al cibo».

Distruzione di cultura e biodiversità

«La sostituzione e lo sterminio delle cultura va a braccetto con lo sterminio e l’estinzione della biodiversità delle piante. Le specie sono spinte all’estinzione una velocità 100 – 1000 volte superiore al normale».

«In agricoltura il 93% della biodiversità vegetale è scomparsa. Le piante come gli esserei umani, sono manipolate violentemente per il profitto dell’1% degli uomini».

«Il 75% della diversità genetica è scomparso in soli cento anni. Dalle diecimila specie originarie, oggi si è arrivati a coltivarne poco più di 150 e la stragrande maggioranza del genere umano si ciba di non più di dodici specie di piante».

«Nel 2016 il mercato mondiale di semi, con un giro di affari di miliardi di dollari, risultava per il 55% nelle mani di cinque grandi multinazionali, in confronto al 10% del 1985, alcune delle quali controllano contemporaneamente una altro mercato multimiliardario, cioè quello dei pesticidi (erbicidi, insetticidi e anticrittogamici)».

«A causa del sistema produttivo industriale, le colture dal dopoguerra ad oggi, hanno perso il 25/70% delle loro sostanze nutritive».

Chi sono i veri scienziati

«Un agricoltore conosce si suoi semi, la sua terra, i suoi prodotti, gli aniamli, gli alberi, le stagioni, la comunità.  E’ quindi uno scienziato».

«In realtà, tutta l’agricoltura  tradizionale e la selezione delle sementi poggiano sul sapere dei contadini. Il sistema industriale ha da offrire solo veleni all’agricoltura».

«Una nonna, una madre, una ragazza che sanno come trasformare il cibo proveniente dai nostri campi in un pasto delizioso e nutriente sono scienziate dell’alimentazione. Un medico ayurvedico è uno scienziato, così come lo sono i popoli indigeni  e le donne. Incarnano il sapere interattivo e dinamico. Il loro sapere è la capacità di vivere nell’unità, sapendo che siamo uno. Gli insegnamenti di un universo interconnesso, vibrante  e abbondante, si ritrovano nelle culture indigene, oltre che in tutti gli insegnamenti spirituali».

L'agricoltura biologica conviene a tutti

«I redditi netti degli agricoltori che praticano l’agricoltura biologica aumentano ulteriormente perché è eliminato, evitato e risparmiato l’uso di apporti esterni costosi, come semi , fertilizzanti, pesticidi e irrigazione intensiva. Se consideriamo il beneficio netto per la società, oltre al reddito degli agricoltori, l’agricoltura biologica si dimostra ancora di molto superiore all’agricoltura convenzionale».

Chi sfama davvero il mondo

«L’agricoltura industriale, nonostante l’ingente consumo di risorse, non è in grado di garantire la sicurezza alimentare dei popoli. Al contrario la maggior parte del cibo che mangiamo è ancora prodotta da piccoli e medi agricoltori, mentre la stragrande maggioranza delle colture provenienti dal settore industriale, come mais e soia, è utilizzata principalmente come mangime per gli animali o per produrre biocarburanti».

«La pretesa che l’agricoltura industriale sia necessaria a risolvere il problema della fame nel mondo è totalmente priva di fondamento, oltre che smentita nei fatti».

«I piccoli agricoltori sono in proporzione più produttivi delle grandi aziende industriali: pur avendo a disposizione solo il 25% della terra arabile, riescono a fornire il 70% del cibo a livello mondiale».

«La presunta  maggiore produttività dell’agricoltura industriale richiede una quantità di input dieci volte superiori in termini di energia rispetto a quanto produca successivamente in termini di alimenti. Il sistema agricolo industriale ha dunque una produttività negativa, e non potrebbe sostenersi senza le enormi sovvenzioni pubbliche».

Il cibo chimico non conviene

«Si sostiene spesso che i prodotti alimentari abbiano il vantaggio di essere “economici”. I costi di produzione, trasformazione e distribuzione sono in realtà molto elevati e la convenienza è solo apparente. Questa impressione di convenienza è ottenuta artificialmente sopratutto grazie a ingenti sussidi pubblici, all’esternalizzazione dei costi sociali, ambientali e sanitari, e attraverso la manipolazione dei mercati».

«L’industria rifiuta sistematicamente di assumersi le responsabilità dei danni causati dalla malnutrizione, dai pesticidi e dalle malattie croniche».

Chi paga i danni

«I cittadini di tutto il mondo stanno pagando di tasca loro miliardi di sovvenzioni che si trasformano in profitti per le stesse società che causano l’aumento delle malattie attraverso la produzione di cibo tossico e vuoto dal punto di vista nutrizionale. Con questo sistema i redditi delle piccole e medie aziende agricole crollano, i profitti dell’industria aumentano e la qualità del cibo crolla. Lo scopo del sistema attuale non è quindi quello di garantire una adeguata nutrizione e il benessere umano, ma quello di massimizzare i profitti di Big Food».

La transizione necessaria

«Una transizione verso un sistema alimentare sano richiede un cambiamento di paradigma, da una scienza riduzionista a una scienza dei sistemi. Richiede un cambiamento dell’agricoltura industriale ad alta intensità chimica all’agricoltura biologica ad alta intensità ecologica. Necessitiamo tutti di un passaggio dalle economie estrattive  a quelle circolari e di solidarietà, da un’economia riduzionista basata sui prezzi a una vera contabilità dei costi. Occorre abbandonare le regole inique del libero scambio, basate su rivendicazioni non scientifiche, per passare ad un commercio equo, basato su di una economia democratica. E’ necessario fermare e regolare la macchina del potere delle multinazionali dell’agroindustria che realizza i suoi straordinari profitti speculando sul bisogno essenziale dell’alimentazione per affermare invece il diritto ad un cibo per tutti gli abitanti del pianeta, che sia sano per le persone e la natura».
( fonte: www.ilcambiamento.it )

12 agosto Arriva “beewild”, la App per censire le api da miele selvatiche

Sviluppata dalla Fondazione Edmund Mach, servirà a mettere in piedi una grande operazione di citizen science a tutela degli insetti impollinatoriUna App che si mette dalla parte delle api. Da qualche settimana una realtà. Anzi, la prima realtà europea. La Fondazione Edmund Mach ha sviluppato una applicazione per cellulari per censire la distribuzione e la sopravvivenza delle api da miele selvatiche in Europa. L’App beewild è gratuita. Contiene una guida semplice e chiara per riconoscere queste api. E consente ai cittadini, attraverso una tipica azione di citizen science, di segnalarne la posizione e di inviare anche alcune fotografie al fine di una conferma da parte di un team di esperti.

I dati che verranno raccolti dalla app beewild, scaricabile da play store o app store, serviranno per capire l’attuale distribuzione di questa fondamentale specie allo stato selvatico, dal momento che da alcuni decenni si riteneva fosse quasi estinta e che le uniche api da miele in Europa fossero quelle allevate dagli apicoltori.

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2020/08/arriva-beewild-la-app-per-censire-le-api-da-miele-selvatiche/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

Dalla decrescita al benvivere





Non so se l’idea che mi sono fatto della decrescita sia la stessa dei suoi teorici, ma vi scorgo tre messaggi importanti. 
Una società che dispone di meno deve decidere cosa privilegiare: la priorità va data ai bisogni fondamentali: acqua, cibo, alloggio, energia, sanità, scuola, comunicazione, trasporti. Vanno garantiti in maniera gratuita, perché appartenenti alla fascia dei diritti e dunque di esclusiva competenza dell’economia pubblica, che – funzionando sul principio della solidarietà collettiva – è l’unica forma organizzativa che può praticare la gratuità. Per questo un serio progetto di ridimensionamento deve depotenziare il mercato e rafforzare l’economia pubblica, smettendo di concepirla come una struttura parassitaria che succhia ricchezza. Bisogna saper ripensare il lavoro, il ruolo del mercato, la funzione dell’economia pubblica, le forme di contribuzione all’economia collettiva, l’intreccio fra economia locale e economia globale, il ruolo e il governo della moneta.
1. Non si può perseguire la crescita infinita in un pianeta dalle risorse limitate. 
2. La corsa dietro ai consumi compromette la qualità della vita per strangolamento delle relazioni.  
3. Se vogliamo garantirci un futuro dobbiamo ridurre consumo di materia e produzione di rifiuti. 

Ma enunciati i principi spuntano i nodi. Ad esempio in un mondo squilibrato come quello in cui viviamo, l’invito a ridurre non può valere per tutti, ma solo per gli opulenti, quelli che consumano 100 chili di carne all’anno, che possiedono più di un’auto ogni due persone, che producono più di 500 chili di rifiuti all’anno. 
Quanto ai tre miliardi di miseri, hanno diritto a mangiare di più, vestirsi di più, studiare di più, curarsi di più, viaggiare di più, ma potranno farlo solo se gli opulenti accettano di sottoporsi a cura dimagrante perché c’è competizione per le risorse scarse. Dunque tutto bene con lo sviluppo avviato in Cina, India o Sudafrica? Non proprio considerato che agli impoveriti arrivano solo le briciole sotto forma di consumismo spazzatura. 
La verità è che sia il Nord che il Sud hanno bisogno di un nuovo modello economico più orientato all’equità, con il Nord in posizione di maggiore difficoltà perché deve fare due operazioni in una: ridurre e riequilibrare. 
Premesso che l’efficienza tecnologica non è sufficiente a realizzare il miracolo, la domanda che si pone per chi si occupa non solo di ambiente, ma anche di sopravvivenza delle persone, è come operare la trasformazione senza mietere vittime. 
Non a caso fra gli oppositori alla decrescita ci sono i sindacati preoccupati per i posti di lavoro in un sistema dove la forma prevalente di lavoro è quella salariata fortemente ancorata alla crescita dei consumi. 
In fin dei conti il grande punto interrogativo è se sia possibile coniugare sobrietà con piena occupazione e sicurezza sociale, concetti che sarebbe meglio ribattezzare piena partecipazione lavorativa e vita sicura per tutti. 
La risposta è sì, che si può, precisando che la battaglia vera non è per la riduzione tout court del Pil, ma per una ristrutturazione di produzione e consumo ben sapendo che il sistema in cui viviamo ha sovraprodotto per il consumo privato e sottoprodotto per il consumo pubblico.
Forse la parola giusta è spostamento a significare che dovremo ridurre certi settori e ampliarne altri: meno automobili più treni e autobus, meno strade più ferrovie, meno acqua in bottiglia più acquedotti, meno centrali a carbone più pannelli solari, meno case di nuova costruzione più ristrutturazione di quelle esistenti, meno pubblicità più scuola, minor uso di materie prime più recupero di rifiuti, meno importazione di .cibo più agricoltura locale. 
Di sicuro una società che dispone di meno deve decidere cosa privilegiare e personalmente non ho dubbi che la priorità va data ai bisogni fondamentali: acqua, cibo, alloggio, energia, sanità, scuola, comunicazione, trasporti. 
Bisogni da garantire in maniera gratuita perché appartenenti alla fascia dei diritti e proprio per questo di esclusiva competenza dell’economia pubblica, che funzionando sul principio della solidarietà collettiva è l’unica forma organizzativa che può praticare la gratuità. 
Per questo credo che un serio progetto di ridimensionamento deve depotenziare il mercato e rafforzare l’economia pubblica, smettendo di concepirla come una struttura parassitaria che succhia ricchezza.
Al contrario deve viverla come uno spazio produttivo comune che oltre a garantire i bisogni fondamentali, garantisce un’occupazione minima per tutti. 
Certo, per raggiungere un obiettivo tanto ambizioso, in un contesto di economia rallentata, bisogna inventarsi altri modi di fare funzionare l’economia pubblica, che non sia più quello fiscale. 
Potrebbe essere il servizio civile obbligatorio, la tassazione del tempo in alternativa alla tassazione del reddito, il lavoro comunitario in cambio di un reddito di cittadinanza.
Le soluzioni tecniche alla fine si trovano, il problema è culturale. Bisogna saper ripensare il lavoro, il ruolo del mercato, la funzione dell’economia pubblica, le forme di contribuzione all’economia collettiva, l’intreccio fra economia locale e economia globale, il ruolo e il governo della moneta.
Questi sono i nodi da affrontare per una società del benvivere, termine più appropriato per una società che dopo avere superato la fase di dimagrimento, cerca la giusta dieta per mantenere il peso forma. Dunque politica alta per la decrescita, tenendo a mente l’avvertimento di Langer: “la conversione ecologica avverrà solo se sarà socialmente desiderabile”.

Tratto da: https://comune-info.net/dalla-decrescita-al-benvivere/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=Caro+professor+Draghi


A Castel del Giudice nasce museo-giardino dei meli antichi

 


L'arca di Noè di tutte le mele tipiche dell'Abruzzo e del Molise trova sede a Castel del Giudice, piccolo borgo montano della provincia di Isernia. 

Circa settanta varietà di mele vintage dell'Alto Sangro molisano e abruzzese, perlopiù dimenticate o prodotte in pochissimi esemplari e quindi destinate all'autoconsumo e ai mercati locali, restano in dote al "Giardino dei meli antichi" per volontà di Ermanno D'Andrea, molisano Doc e uno dei maestri italiani della componentistica meccanica di alta precisione, che, insieme al pluripremiato sindaco di Castel del Giudice Lino Gentile, ha fatto di questo angolo dell'Alto Molise un modello di successo della Green economy e dell'agricoltura biologica.

Dopo il minuzioso recupero architettonico di edifici rurali che ha dato vita all'albergo diffuso di Borgotufi, che sta registrando il tutto esaurito fino a metà settembre, e l'apertura di un secondo stabilimento dell'azienda meccanica di famiglia, D'Andrea ha messo anche le vesti di imprenditore agricolo costituendo la Melise Bio che produce quattro varietà tipiche di mele destinate al mercato locale per poi creare il giardino-museo con tutto il patrimonio di biodiversità in questi terreni ai piedi del Parco della Majella. "La diversità biologica e genetica - sottolinea - costituisce una riserva di geni da utlizzare nei programmi di miglioramento e di adattamento colturale ai cambiamenti climatici in atto. L'Alto Molise, per l'integrità di buona parte del suo territorio, è provvisto di un inestimabile patrimonio arboreo, sia spontaneo che coltivato da tempi remoti. Oggi questi "monumenti naturali", spesso sopraffatti dalla moda consumistica che omologa le scelte di acquisto, sono ignorati nella dieta umana e rischiano l'estinzione. Il Giardino dei Meli, realizzato dal Comune di Castel del Giudice e dalla società Melise con la consulenza dell'associazione Arca Sannita, ha come obiettivo - precisa - la conservazione del materiale genetico e la divulgazione e valorizzazione di ogni uso del frutto, per renderlo al passo con le esigenze di impresa e dei moderni stili alimentari".

Divulgative sono anche una dozzina di arnie didattiche, limitrofe al museo-giardino dei meli, dove, come raccontato dal sindaco Gentile, sono stati formati una trentina di giovani aspiranti apicoltori che ora riceveranno sostegno e consigli per l'accesso al credito, così come nella logistica e assistenza tecnica per la produzione di miele. 

Inoltre, è imminente il debutto di "Malto Lento ", birra agricola dell'Alto Molise con parte del luppolo autoprodotto e utilizzo di malto esclusivamente Made In Molise. Una varietà selezionata diventerà la "Birra del Borgotufi". (ANSA).


LOMBRICO D’ORO un premio per buoni sindaci... il 5 settembre 2020


in collegamento video
con Aula T1 del Polo Didattico “G. Zanotto”

Aderiscono al Lombrico d’Oro:
ARI Associazione Rurale Italiana - A.VE.PRO.BI Associazione Veneta Produttori Biologici -
COMITATO ARSENALE - COMITATO FUMANE FUTURA - FrOnda Verde VERONA
INALBERATA - COSPE VENETO Cooperazione Sviluppo Paese Emergenti - EL MORAR -
FIAB AMICI DELLA BICICLETTA VERONA - FRIDAYS FOR FUTURE - IL CARPINO -
INTERGAS Coordinamento Gruppi Acquisto Solidale - ISDE VERONA International Society
of Doctors for the Environment - LEGAMBIENTE VERONA - MAG Società Mutua per
l’Autogestione - MAMME STOP PESTICIDI - MONASTERO DEL BENE COMUNE DI
SEZANO - MDF VERONA Movimento per la Decrescita Felice - MOVIMENTO
NONVIOLENTO - PAN ITALIA - SLOW FOOD -SOMMAGAS Gruppo Acquisto Solidale
Sommacampagna - TERRA VIVA VERONA -VALPOLICELLA 2000 - VERONA POLIS - WBA
World Biodiversity Association - WWF World Wild Foundation for Nature, sez. di Verona
In collaborazione con:
Associazione Memoria Immagine; Filo di Arianna; Fuori Aula Network; Isolina e…; Istituto
veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea; IVRES, Associazione
Veronese Ricerche Economiche Sociali; Libre! Società Cooperativa; One Bridge to
Idomeni; Progettomondo.mlal; rEsistenze-associazione per la memoria e la storia delle
donne in Veneto; Segretariato Italiano Studenti in Medicina di Verona; Vivi in Europa

LOMBRICO D’ORO
un premio per buoni sindaci...
5 settembre 2020 - ore 9.00
in collegamento video
con Aula T1 del Polo Didattico “G. Zanotto”
Coordinamento Lombrico d’Oro
GRUPPO RADICI DEI DIRITTI
PROGRAMMA
9.00 Saluti Autorità e presentazione Convegno
Pier Francesco Nocini, Magnico Rettore dell’Università di Verona
Flavio Coato, Coordinamento Lombrico d’Oro
Roberto Leone, Gruppo Radici dei Diritti
9.30 Agricoltura oggi: manodopera, diritti, ambiente e salute
Marco Peruzzi e Giorgio Gosetti, Università Verona
10.00 L’approccio agroecologico per la sostenibilità dei territori
Paolo Barberi, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
10.30 Le buone pratiche dei Comuni premiati nelle precedenti edizioni
Sabrina Tramonte, sindaca di Cavaion Veronese
11,00 Discussione generale
11,30 Consegna dei premi e interventi dei premiati
Fabio Roncella, sindaco di Montegabbione (Terni),
premiato da Lelia Melotti, coordinamento Lombrico d’Oro
Andrea Tagliasacchi, presidente dell’Unione Comuni Garfagnana,
premiato da Massimo Valsecchi segretario dell’Accademia Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona
Massimo Faccioli, vicesindaco di Pastrengo (Verona)
premiato da Donata Gottardi, Prorettrice dell’Università di Verona
I premi sono realizzati da “Un’interpretazione del Lombrico”
dello scultore Gabriele Gottoli
L’evento è stato organizzato anche grazie al contributo economico o di servizi di:
Area Comunicazione, Comitato Unico di Garanzia, Dipartimento di Culture e Civiltà, Dipartimento di
Diagnostica e Sanità Pubblica, Dipartimento di Scienze Chirurgiche Odontostomatologiche e
Materno-Infantili, Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Verona
PER INFORMAZIONI/CONTATTI/PRENOTAZIONI:
Tel.: 045-8027612; Cell.: 3405780291; Fax: 045-8124876
E-mail: leliamelotti@fastwebnet.it; roberto.leone@univr.it
Il Gruppo Radici dei Diritti aderisce
al Cartello delle Associazioni:

 

Sabato 22 agosto, workshop ad Arbizzano