24 marzo I distretti del cibo per rilanciare l’agroalimentare

Agroalimentare, diciotto milioni di euro per finanziare i distretti del cibo e garantire così risorse per il rilancio di filiere e territori. Con questi obiettivi lo scorso febbraio è stato pubblicato il bando del ministero delle Politiche agricole che definisce i criteri perla creazione e il consolidamento dei distretti del cibo. Si tratta di realtà diffuse in tutto il territorio italiano. I termini per la presentazione delle , originariamente in scadenza il 17 aprile, sono stati prorogati, alla luce dell’emergenza Covid 19, al 18 maggio. Le finalità di questi distretti sono varie: promuovere lo sviluppo, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.
“Investiamo nella progettazione territoriale”, ha dichiarato in un’intervista la ministra Teresa Bellanova, “per favorire la crescita dell’Italia. Dobbiamo sbloccare energie e investimenti. L’agricoltura e l’agroalimentare sono un motore di idee, progetti, nuovi posti di lavoro. Di futuro. Abbiamo lavorato con le Regioni per mettere a punto un bando, il primo, che dia stimolo a una nuova stagione dei distretti del cibo. C’è molto interesse e fermento in tutti i territori, già questa è una scommessa vinta. L’Italia può essere un laboratorio di buone pratiche, investendo sull’economia circolare, sulla ricerca e su formule più forti di collaborazione tra agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione e istituzioni. Noi ci siamo e vogliamo accompagnare questo sviluppo”.
Proprio in questi giorni anche l’Umbria ha iniziato i lavori per la presentazione del progetto dei distretti del cibo da presentare al Mipaff. Un incontro che ha visto riunite le organizzazioni agricole, le associazioni dell’agroindustria e dei produttori biologici, l’università, gli agronomi e i tecnici del Parco tecnologico agroalimentare 3A.

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Gli antiossidanti contro Covid-19

Alla luce delle preoccupazioni a livello mondiale per la pandemia da coronavirus, due recenti scoperte pubblicate su Progress and Cardiovascoular Diseases il 12 Febbraio u.s. dai riceratori Mac Cartey e Di Nicolantonio del St. Luke’s Hospital indicano la strada a efficaci misure nutraceutiche per potenziare la risposta dell’interferone di tipo 1 ai virus dell’Rna.
L’interferone di tipo1, prodotto dalle cellule del sistema immunitario, ha le funzioni di inibire la replicazione di virus all’interno delle cellule infette, inibire il contagio, rafforzare le difese immunitarie. All’interno degli endosomi dei macrofagi alveolari polmonari, i virus a Rna determinano la produzione di perossidi a seguito dell’attivazione di un sistema di ossidasi NOX2-dipendente. La formazione di perossidi di idrogeno all’interno degli endosomi, tuttavia, determina uno stato di ossidazione che blocca la produzione di interferone di tipo 1.
I nutraceutici in grado di inibire la produzione del perossido di idrogeno possono attivare la funzione dell’interferone di tipo 1. Sono anche in grado di promuovere le funzioni di enzimi antiossidanti come la glutatione perossidasi e la sintesi di glultatione. Tra questi ossidanti si annovera la N-acetil cisteina, che, alla dose di 1200-1800 mg al giorno,  oltre alla funzione mucolitica, è in grado di proteggerci dai virus influenzali e da infezioni batteriche.
Poiché il selenio è un cofattore essenziale per alcune perossidasi e la carenza di selenio è risultata endemica in alcune regioni della Cina e in altre parti del mondo, un’adeguata quantità di selenio (50-100 mcg al giorno) assunto con l’alimentazione, potrebbe essere indicata in caso di infezioni virali.
Anche la supplementazione di alte dosi di glucosamina (3gr al giorno) potrebbe aiutare a prevenire e controllare l’infezioni da virus a Rna. La somministrazione di spirulina (o un estratto di spirulina), un induttore di fase 2, come l’acido ferulico (500-1000 mg al giorno), l’acido lipoico (1200-1800 mg al giorno) o il sulforafano presente nei broccoli ,  oltre la N-acetilcisteina e il selenio, potrebbero aiutare a prevenire e controllare le infezioni da virus a Rna amplificando produzione di interferone di tipo 1. Assicurare un’adeguata assunzione di zinco, in particolare nei giovani e negli anziani, sembrerebbe altrettanto prudente, poiché lo zinco (30-50 mg al giorno) sostiene la funzione di proliferazione delle cellule immunitarie.
I preparati nutraceutici in grado di fornire una protezione potrebbero ragionevolmente includere anche i beta-glucani da lievito di birra, per i loro documentati effetti immunostimolanti e contro l’influenza. La bacca di sambuco è una fonte molto ricca di antocianine, e si è dimostrata avere un effetto antivirale; il suo impatto sui virus potrebbe essere mediato, almeno in parte, dall’acido ferulico, un importante metabolita che appare nel plasma dopo l’assunzione dell’antocianine.
Un’attenta valutazione clinica del più promettente di questi preparati potrebbe permettere di individuare  specifici fitochimici che possono influenzare la patogenicità di virus, non ancora studiati. Siccome gli antiossidanti possono proteggerci reprimendo l’infiammazione polmonare eccessiva, ci si potrebbe aspettare che i nutraceutici calmino l’eccessiva reazione infiammatoria all’interno del parenchima polmonare evocata da infezioni virali la cui letalità è mediata da una sindrome da distress respiratorio acuto, tipica del Covid-19.

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27 marzo Ue: niente deroghe a sostanze vietate, salvo emergenze

Gli Stati membri hanno la facoltà di chiedere deroghe per l’immissione sul mercato di prodotti fitosanitari. Può accadere – entro certi limiti – anche quando i prodotti contengono sostanze non approvate. Si chiama autorizzazione di emergenza. A riassumere le facoltà di ogni Stato membro è la commissaria europea alla Salute e sicurezza alimentare Stella Kyriakides che nei giorni scorsi ha risposto ad un’interrogazione degli europarlamentari M5s Eleonora Evi, Mario Furore, Dino Giarrusso, Daniela Rondinelli e Fabio Massimo Castaldo.
Il regolamento (Ce) n. 1107/2009 relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, spiega Kyriakides, “non prevede la possibilità, per gli Stati membri, di chiedere una deroga per i prodotti contenenti sostanze non approvate”. Permette tuttavia, in circostanze particolari, di “autorizzare, per non oltre centoventi giorni, l’immissione sul mercato di prodotti fitosanitari contenenti sostanze non approvate (cosiddette ‘autorizzazioni di emergenza’) per un uso limitato e controllato, ove tale provvedimento appaia necessario a causa di un pericolo che non può essere contenuto in alcun altro modo ragionevole. Purché le condizioni citate siano soddisfatte e i benefici dell’autorizzazione di emergenza siano superiori ai rischi individuati, gli Stati membri hanno il diritto di rilasciare tali autorizzazioni di emergenza, adottando nel contempo tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei consumatori”.
Nel rilasciare questo tipo di autorizzazioni, gli Stati membri però devono informare immediatamente la Commissione e gli altri Stati membri. L’Italia, spiega ancora la commissaria europea alla Salute, “non ha finora comunicato alcun provvedimento, a norma dell’articolo 53, relativo a prodotti contenenti clorpirifos metile”.
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La cenere di legna. Come utilizzarla per concimare l’orto

Cenere di legna

La cenere di legna è un ottimo concime organico da usare nell’orto biologico. Chi vive in campagna, o più semplicemente ha una stufa a legna o un camino, ne ha spesso a disposizione grandi quantità. Usarla nell’orto come concime rende facile lo smaltimento e, al tempo stesso, consente di nutrire il terreno e le coltivazioni. Tuttavia, è importante sapere con precisione quali sono gli effetti della cenere di legna su terreno e piante. Conoscere questi dettagli, infatti, ci permetterà di poterla usare in maniera corretta. Una domanda che ci si pone spesso tra gli appassionati di orto, infatti, è se sia sicuro usarla nell’orto e nel giardino.
Come per la maggior parte delle domande in ambito agricolo, la risposta è “dipende”. Prima di usarla, è importante conoscere le caratteristiche del nostro terreno. Inoltre, bisogna capire quali sono le piante che vi coltiviamo e qual è il contenuto della cenere stessa.
Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza. a cenere che ci interessa usare nell’orto altro non è che il residuo solido della combustione del legno. Ha la consistenza di una polvere molto fine, e il colore ha le tonalità di una scala di grigio.
La cenere di legna migliore deriva dagli scarti di potatura di alberi e siepi e dai residui di stufe e camini.
Per il riscaldamento domestico, di solito si usa legno tagliato da alberi quali: quercia, faggio, abete, pino, pioppo, castagno, acacia.
Nella potatura, tra gli alberi che primeggiano per la produzione degli scarti, ricordiamo l’ulivo e l’alloro.  Usare nell’orto la cenere di legna prodotta in questo modo ha due vantaggi. Risolve il problema dello smaltimento e permette di concimare la terra con gli elementi naturali presenti nei vegetali stessi. In questo modo si chiude un ciclo eco-compatibile.
Un po’ lo stesso principio valido per il compost: ciò che consumiamo ritorna in natura sotto una diversa forma.

Quali elementi contiene la cenere di legna

La cenere di legna contiene quattro elementi principali che sono:
  • Calcio, in percentuali variabili dal 25 al 40%
  • Potassio, dal 5 al 30%
  • Fosforo, dal 1,3 al 20%
  • Magnesio, dal 1,3 al 16%
Si tratta di sostanze gradite alla maggior parte delle piante, questo poiché ne garantiscono uno sviluppo sano ed equilibrato.
Ad esempio, il fosforo serve nei periodi di fioritura, mentre il potassio aiuta molto nella maturazione dei frutti.
Il nutrimento che la cenere di legna dà al terreno non è completo, infatti manca l’azoto. Ad ogni modo è presente una gran quantità di calcio.
Gli altri elementi (potassio, fosforo e magnesio) sono sali minerali che la cenere rende disponibili in modo graduale. Questo grazie al suo lento periodo di degradazione. In questo modo le radici delle piante assorbono il nutrimento adatto nel momento giusto.
Nell’orto di un bravo coltivatore biologico, la mancanza di azoto nella cenere di legna è compensata da compost domestico, letame maturo o humus di lombrico .
L’azoto è un elemento indispensabile per la crescita vegetativa. Gli ortaggi comuni come pomodorimelanzanepeperonizucchine, ne risentono parecchio la carenza.

Gli effetti delle cenere su terreno e piante

In precedenza vi abbiamo parlato dei diversi tipi di terreno e della loro struttura. Un altro importante elemento da considerare, nella valutazione del nostro campo è la reazione chimica. In sostanza dobbiamo misurarne il ph per capire se ci troviamo davanti a un suolo acido, neutro o alcalino.
La maggior parte delle specie orticole e fruttifere cresce bene in terreni neutri o sub-alcalini (ph tra 6,6 e 7,8).
La cenere di legna come primo elemento apporta il calcio, il quale ha un’azione basica nel terreno. Questo ne fa aumentare l’alcalinità.
Quindi, se avete un terreno un po’ acido, usare cenere in concimazione è vantaggioso e potete usare dosaggi più elevati.
Se, invece, il vostro terreno è calcareo, alcalino e compatto, usare la cenere può creare condizioni sfavorevoli per le piante.
La cenere è da evitare, però, soprattutto se coltiviamo specie acidofile, che amano terreni acidi (con ph inferiore a 5,5).
Questo un elenco delle principali piante e degli alberi acidofili:
  • Azalea
  • Camelia
  • Corbezzolo
  • Erica
  • Gardenia
  • Magnolia
  • Mimosa
  • Mirtillo
  • Ortensie
  • Rododendri
  • Abete bianco
  • Abete rosso
  • Acero giapponese
  • Betulla
  • Castagno
  • Faggio

Come distribuire la cenere di legna sul terreno

Cenere di legna su un orto
Cenere di legna su un orto
La cenere di legna viene prodotta e usata nell’orto in inverno. E’ ottima per preparare i terreni a riposo, prima delle colture primaverili ed estive.
Si può distribuire in modo uniforme sul suolo man mano che viene raccolta, lasciandola poi riposare e disciogliersi. Durante la lavorazione del terrenoprimaverile verrà poi ammendata, in modo da poter nutrire le radici delle piante. Nella pratica, se c’è molto materiale di potatura da smaltire, facciamone dei cumuli e bruciamoli dove sappiamo di dover concimare. Osservate la legislazione sull’abbruciamento e fate sempre attenzione a lavorare in sicurezza per non arrecare danno a persone o cose. Se avete alberi da frutto, siepi o rose, potete usare la cenere cospargendola vicino il tronco principale e tutt’intorno. In questo caso conviene subito unire la cenere al terreno praticando leggere zappature.
I dosaggi che si consiglia di non superare sono di 25 kg per 100 mq di terreno, circa 200/300 g a mq. Per concimare il terreno delle coltivazioni invernali è utile cospargere un po’ di cenere prima di effettuare la rincalzatura. Questa si effettua su colture quali il cavolfiore, il cavolo broccolo, la verza, il cappuccio.
Secondo la direttiva comunitaria, l’uso della cenere come fertilizzante è ammesso in agricoltura biologica (Reg. Cee 2092/91). Il limite che viene posto però è che la cenere derivi da “legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento”. Vediamo questo cosa comporta.

Quali ceneri non utilizzare

Non solo la direttiva europea, ma anche la logica ci suggerisce di non usare cenere di legno trattato. Vernici, collanti, materiale plastico ecc, sono, infatti, sostanze tossiche per il nostro terreno e quindi bisogna evitarle.
Di sicuro, poi, non si usa la cenere del carbon-fossile, in quanto contiene metalli pesanti che possono danneggiare le piante. Questi, inoltre, possono permanere a lungo nel substrato.
Alcuni sostengono che si possano usare i residui di carbonella, ad esempio dopo un barbecue. Noi lo sconsigliamo.
Molti, inoltre, si domandano se è possibile usare le ceneri delle stufe a pellet. Queste stufe sono molto diffuse in ambito domestico e stanno man mano sostituendo il classico camino. Il pellet è un prodotto commerciale che deriva dalla segatura del legno. Subisce diverse lavorazioni industriali che non prevedono almeno in teoria, l’uso di sostanze chimiche. Ad ogni modo, a noi non piace utilizzarlo nell’orto.
Dall’osservazione sul campo, la cenere del pellet è quasi nera e molto fine e non dà la stessa sensazione di pulizia della cenere di legna. Il grigio quasi candido di quest’ultima è a nostro avviso da preferire alla colorazione quasi nera della cenere di pellet.

Altri utilizzi della cenere di legna

Nella vita di campagna la cenere ha sempre accompagnato contadini e massaie. Molto famosa, ad esempio, è la lisciva, un sapone detergente naturale, che si ricava con facilità dalla cenere di legna. Questo sapone, in passato, veniva usato per il bucato e non solo. La cenere può anche svolgere nel terreno una funzione antiparassitaria, come abbiamo visto nella difesa biologica contro le limacce.
Può essere utilizzata nel compost domestico, aiutando ad eliminare i cattivi odori delle compostiere.
Spesso viene usata nel letamaio, poiché assorbe l’umidità del letame, favorisce l’arieggiamento della massa organica e migliora la fermentazione.
Il mix di cenere e letame è perfetto per la concimazione naturale, essendo completo in tutti gli elementi nutritivi principali.

SOS MANODOPERA, BELLANOVA ACCELERA: “SUBITO MAPPATURA DEI FABBISOGNI”

Dare attuazione, già dalle prossime ore, alla mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo, prevista come azione prioritaria nel Piano triennale di prevenzione e contrasto al caporalato. Per fronteggiare l’assenza di manodopera già registrata nelle campagne, incrociando in modo trasparente e legale domanda e offerta di lavoro e, urgenza indifferibile, prevenire “l’emergenza umanitaria che rischia di determinarsi negli insediamenti informali affollati di persone che oggi non lavorano e sono a rischio fame”.
Così stamattina dai microfoni di Radio24 la Ministra Teresa Bellanova che nei giorni scorsi ha coinvolto nel merito Luciana Lamorgese e Nunzia Catalfo, con una lettera già sui tavoli delle Ministre degli Interni e del Lavoro, verso obiettivi precisi: fare di tutto “per mantenere il tessuto produttivo vivo, sicuro, stabile” e perché negli insediamenti informali non si determini una “gravissima emergenza sanitaria”.
Nel sottolineare che la “filiera agroalimentare sta assolvendo ad un compito per nulla semplice, assicurando anche in questi giorni la continuità degli approvvigionamenti, mettendo in campo le misure di sicurezza necessaria”, Bellanova rileva la necessità di un intervento urgente e congiunto per “fare i conti con un significativo problema di assenza di manodopera nei campi. Tema che assumerà dimensioni ancora maggiori tra poche settimane, quando molti prodotti ortofrutticoli andranno a maturazione”.
“Il lavoro condiviso sul Piano triennale di prevenzione e contrasto al caporalato”, dice la Ministra Teresa Bellanova, “può consentire di avanzare al meglio, ma serve uno sforzo e un coraggio che siano all’altezza della sfida che abbiamo davanti”. Per questo “già nelle prossime ore”, scrive, “vorrei iniziare a dare attuazione alla mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo”.
Il fine è evidente: fronteggiare la diminuzione delle presenze attuali per “compensare il probabile calo degli arrivi di lavoratori stagionali stranieri dall’estero”, impedire l’emergenza sanitaria ed umanitaria che rischia di determinarsi in “insediamenti informali pieni di persone che oggi non lavorano e sono a rischio fame”. Sconfiggere il caporalato: “dobbiamo lavorare contro i caporali e per gli agricoltori”.
Chi “non esce dal ghetto oggi per paura”, riflette Bellanova, “uscirà domani per cercare cibo. Lo farà senza alcuna forma di protezione per la propria salute. Si tratterà quindi di un problema umanitario, sanitario e di ordine pubblico”.
“Non possiamo aspettare ancora”, prosegue la Ministra Bellanova, “per risolvere questa emergenza. E’ necessario procedere speditamente per incrociare l’offerta e la domanda di lavoro, e dare dignità ai più deboli. È un fatto di umanità, di giustizia. C’è offerta di lavoro, ci sono le strutture di accoglienza lasciate vuote, ma non c’è manodopera. Dobbiamo pensare insieme un meccanismo di regolarizzazione, magari a fronte della sottoscrizione di contratti regolari che oggi sarebbero disponibili in agricoltura”.
Un meccanismo trasparente che potrebbe estendersi anche ai lavoratori stagionali a rischio nel settore turistico e in altri comparti, perché “possano valutare l’opportunità di lavorare nel settore agricolo e agroalimentare”, segnalando anche la necessità di un approfondimento su quanto le organizzazioni dei datori di lavoro agricoli affermano in merito alla complessità nell’utilizzo dei voucher così come regolamentati oggi.

tratto da: http://www.corriereortofrutticolo.it/2020/03/24/sos-manodopera-bellanova-accelera-subito-mappatura-dei-fabbisogni/

LE GELATE FANNO STRAGE DI ALBERI DA FRUTTA IN FIORE

L’improvviso abbassamento delle temperature che sono scese anche di molti gradi sotto lo zero per oltre 10 ore ha provocato gelate estese nei campi coltivati da Nord a Sud della Paese con pesanti danni a frutta e verdura, in grande anticipo per effetto di un inverno bollente. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia una situazione di difficoltà a macchia di leopardo lungo la Penisola con i danni più gravi dalla Lombardia all’Emilia Romagna dal Veneto alla Puglia per l’arrivo della perturbazione dall’Europa sud orientale con il ritorno della neve dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento. Alcuni alberi di pesco, albicocco e mandorlo hanno addirittura già i frutticini, ciliegi e susini sono in fiore e tra i filari di pere, mele e kiwi ci sono le gemme pronte che sono state intrappolate dal ghiaccio e bruciate dal freddo mentre – sottolinea la Coldiretti – nei campi gravi danni si contano per le primizie di stagione dai carciofi agli asparagi, dalle bietole alle cicorie fino ai piselli. Ma è allarme anche per 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale che sono state ingannate dal caldo e sono uscite dagli alveari ed ora rischiano di subire pesanti perdite. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

Federbio, necessario sostenere le imprese bio che vivono di vendita diretta


In questa situazione di emergenza, FederBio esprimendo vicinanza a medici, infermieri e operatori sanitari per lo sforzo che stanno mettendo in campo e apprezzando l’attività straordinaria che stanno svolgendo le Amministrazioni locali, fa comunque appello ai Sindaci che hanno adottato provvedimenti particolarmente restrittivi impedendo la vendita diretta dei prodotti agricoli sulle aree pubbliche, seppur garantita dai recenti Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. La Federazione chiede il sostegno a queste Amministrazioni affinché vengano riaperti i mercati agricoli territoriali, applicando tutte le misure di massima sicurezza idonee al contrasto dei contagi e alla tutela di operatori e clienti. “L’emergenza globale che ci troviamo ad affrontare mostra in maniera ancora più evidente come sia fondamentale garantire l’approvvigionamento locale del cibo per i cittadini e quanto ci sia bisogno di consentire l’apertura dei mercati degli agricoltori per garantire cibo sano per la comunità locale. Siamo solidali con l’attività delle Amministrazioni locali che hanno messo in campo tutte le misure per arginare il Coronavirus, ci appelliamo però ai Sindaci affinché operino per superare il divieto allo svolgimento dei mercati agricoli locali. Una misura che penalizza in modo particolare le aziende agricole biologiche, privando i consumatori della possibilità di scelta di frutta e verdura biologiche appena raccolte, che se non vendute deperiscono. Siamo molto preoccupati per questa situazione che potrebbe portare al fallimento di molte realtà biologiche che da sempre vendono, in maniera esclusiva, direttamente al pubblico nei vari mercati agricoli locali”, ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBioLa federazione dei produttori di bio specifica infine che il decreto Cura Italia rappresenta un provvedimento d’urgenza che consente un intervento immediato e al quale occorre dare tempestiva applicazione. Come annunciato dal Presidente del Consiglio Conte, saranno comunque necessari altri provvedimenti per limitare i contraccolpi di una crisi pesantissima e per affrontare le specificità dei diversi settori compreso quello del biologico.

Risposte della Commissione europea a un'interrogazione sulla cimice asiatica

Per intervento dell'europarlamentare On. Mara Bizzotto, è stata presentata alla Commissione europea un'interrogazione scritta sul tema "Lotta alla cimice asiatica per salvaguardare la produzione ortofrutticola italiana e richiesta di autorizzazione della molecola chlorpyrifos-methyl da parte della Commissione".
Il 6 dicembre 2019 il comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi della Commissione ha negato il rinnovo dell'autorizzazione all'utilizzo del principio attivo chlorpyrifos-methyl nell'UE. Questa molecola è largamente utilizzata in agricoltura per proteggere le produzioni ortofrutticole dagli attacchi di organismi nocivi, come la dannosissima cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys).
Il rapidissimo proliferare di quest'insetto ha provocato negli ultimi anni danni per centinaia di milioni di euro a numerose produzioni ortofrutticole nel nord Italia, in particolare in Veneto e in Emilia-Romagna. Di conseguenza, il recente divieto della Commissione all'uso del chlorpyrifos-methyl ha messo in allarme gli agricoltori e le associazioni di categoria in Italia, che ora temono per la sopravvivenza della produzione di ortofrutta e dell'intera filiera "made in Italy".
In considerazione del fatto che l'invasione della cimice ha provocato perdite fino al 100 % dei raccolti, mettendo in ginocchio moltissime aziende italiane, che la molecola chlorpyrifos-methyl è l'unico strumento di difesa disponibile per limitare i danni della cimice e che attualmente non esistono misure alternative che possano essere rapidamente introdotte in agricoltura, può la Commissione riferire, stante quest'emergenza fitosanitaria:
1 - se intende rivedere la decisione dello scorso dicembre, rinnovando l'autorizzazione all'utilizzo del chlorpyrifos-methyl, così da assicurare agli agricoltori italiani un mezzo di difesa per le proprie produzioni ortofrutticole dalla cimice asiatica;
2 - se garantirà una deroga all'Italia ove questo non fosse possibile?
Qui di seguito, le risposte di Stella Kyriakides, a nome della Commissione europea:
L'obiettivo fondamentale della normativa dell'UE relativa all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari[Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 1).] è assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e animale e dell'ambiente
Questo aspetto è prioritario sull'obiettivo di incrementare la produzione di vegetali [ Articolo 1, in combinato disposto con il considerando 24, del regolamento (CE) n. 1107/2009.].
La Commissione non ha rinnovato l'approvazione della sostanza attiva clorpirifos metile[ Regolamento di esecuzione (UE) 2020/17 della Commissione, del 10 gennaio 2020, concernente il mancato rinnovo dell'approvazione della sostanza attiva clorpirifos metile, in conformità al regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, e la modifica dell'allegato del regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 della Commissione (GU L 7 del 13.1.2020, pag. 11).] a causa di preoccupazioni relative ai suoi effetti sulla salute umana, come indicato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA)[ EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), 2019. Statement on the available outcomes of the human health assessment in the context of the pesticides peer review of the active substance chlorpyrifos (Dichiarazione sui risultati disponibili della valutazione per la salute umana nel quadro della revisione inter pares della sostanza attiva clorpirifos). EFSA Journal 2019;17(5):5809. 
https://doi.org/10.2903/j.efsa.2019.5809
In particolare in riferimento a un potenziale danneggiamento del DNA e a un impatto negativo sullo sviluppo cerebrale (neurotossicità nella fase di sviluppo). Tali elementi hanno impedito di determinare un livello sicuro di esposizione per gli esseri umani.

Conformemente alla normativa dell'UE in materia di pesticidi, la Commissione non ha la facoltà di concedere deroghe agli Stati membri. L'articolo 53 del regolamento (CE) n. 1107/2009 permette tuttavia a uno Stato membro di autorizzare, per non oltre centoventi giorni, l'immissione sul mercato di un prodotto fitosanitario per un uso limitato e controllato, ove si presenti una situazione di emergenza che non può essere contenuta in alcun altro modo ragionevole. Spetta agli Stati membri la responsabilità di prendere tale decisione e il dovere di informare immediatamente gli altri Stati membri e la Commissione del provvedimento adottato, fornendo informazioni dettagliate sulla situazione e sulle misure prese per garantire la sicurezza dei consumatori. La Commissione può chiedere all'EFSA di emettere un parere o di fornire assistenza scientifica o tecnica.

APPELLO PER LA SOPRAVVIVENZA DELLE AZIENDE AGRICOLE DI PRODUZIONE BIOLOGICA

da Aveprobi

Il socio Antonio Tesini, presidente della Cooperativa Cà Magre di Isola della Scala (Vr), ci ha gentilmente fornito la lettera che ha inviato ad alcuni Sindaci dei comuni che da alcuni giorni hanno sospeso i Mercati locali a causa del Decreto di sicurezza per combattere la diffusione del CODIV-19.
Questa decisione di sospensione dei mercati sta causando gravissimi danni alle aziende agricole biologiche (e non solo) che vivono esclusivamente o prevalentemente di vendita diretta.
Invitiamo tutti gli associati che fanno vendita diretta ad utilizzare la lettera, contestualizzandola in base alle proprie esigenze aziendali e locali.
Naturalmente dovrete assicurare che eviterete gli assembramenti, il rispetto delle distanze di sicurezza, la richiesta dell'uso della mascherina e dei guanti da parte dei clienti (e vostra, naturalmente) e tutte le altre misure che riterrete opportune per mantenere distanziate le persone.

Fatevi sentire, chiedete aiuto e solidarietà da parte delle autorità locali, sforzatevi di continuare a fornire un servizio ai consumatori. 
Più aziende agricole si mobilitano sui propri territori più riusciamo a fare massa critica.
A coloro che che si attiveranno nei propri territori chiediamo di tenerci informati, anche noi abbiamo bisogno di capire come si evolve la situazione in tutto il territorio veneto.

Grazie e buon lavoro a tutti

Aveprobi





APPELLO PER LA SOPRAVVIVENZA DELLE AZIENDE AGRICOLE DI PRODUZIONE BIOLOGICA
In questo periodo infausto, molti Sindaci di Comuni appartenenti alla Provincia di _______________,  hanno adottato provvedimenti particolarmente restrittivi in materia di contrasto al coronavirus, arrivando al divieto di  vendita dei prodotti alimentari all’interno dei mercati e delle zone dedicate ai produttori agricoli.
Pur comprendendo le motivazioni  di tali scelte, derivanti evidentemente dal lavoro straordinario richiesto alle Amministrazioni locali e al personale che deve garantire i controlli, in qualità di legale rappresentante/titolare di  ___________________________ con metodi biologici e lavoro agricolo, che opera prevalentemente con la vendita diretta, rilevo con preoccupazione che la mancata possibilità di poter svolgere tale attività, sebbene garantita dai recenti Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, sta provocando conseguenze pesanti in termini economici.
Faccio presente che l’azienda che rappresento, durante lo svolgimento degli ultimi mercati a cui ha partecipato, ha adottato tutte le precauzioni utili ad evitare gli assembramenti e che i clienti, pazientemente, hanno aspettato in fila il proprio turno.
Nonostante ciò non è più possibile, a causa del divieto di vendita anche in zone marginali, poter offrire ai clienti dell’azienda le primizie appena raccolte, particolarmente attese dopo la stagione invernale, che potrebbero portare un po’ di consolazione e nutrimento essenziale alla funzionalità dell’organismo, durante l’isolamento forzato che tutti dobbiamo sopportare.
Sembra che i nostri clienti debbano accontentarsi di cibo prevalentemente a lunga scadenza proveniente esclusivamente da supermercati, ma immagino che riducendo il numero di punti vendita, il pericolo di assembramento aumenti, concentrando gli acquirenti nei pochi esercizi rimasti in attività e forse il rischio di contagio non è minore in ambienti chiusi, piuttosto che all’aperto. 
Oltre al dispiacere enorme che provo nel vedere prodotti agricoli che deperiscono in quanto, già confezionati, non possono essere venduti perché arrivano progressivamente, talvolta in maniera ufficiosa e all’ultimo minuto, comunicati di sospensione dei mercati, voglio esprimere la mia preoccupazione per non poter garantire ai miei collaboratori, magari assunti da poco, la continuità nel rapporto di lavoro e per dover sostenere interamente i costi dell’attività con incassi notevolmente ridotti o quasi inesistenti. In questa situazione, mentre la Grande Distribuzione aumenta il fatturato del 50% le aziende agricole che effettuano la vendita diretta rischiano il fallimento.


Considerando i tentativi di trovare soluzioni da parte di rappresentanti delle Amministrazioni Pubbliche per ridurre i danni economici derivanti dalla situazione di emergenza, esprimo apprezzamento per le intenzioni, ma faccio  presente che, ad esempio, l’eventuale utilizzo dei voucher per i lavoratori addetti alle raccolte servirebbe a poco se i prodotti non si possono vendere e che gli operai stagionali già presenti, soprattutto se provenienti da altri paesi europei, con la limitazione dei viaggi non possono tornare nei luoghi di provenienza e durante la permanenza in Italia devono pagare le spese di affitto anche se la  possibilità di lavoro viene ridotta. 
Comprendendo che nei momenti di emergenza non è possibile tenere conto, nelle scelte strategiche, di tutte le esigenze, invito a una riflessione sulle considerazioni espresse e mi auguro che la vendita diretta dei prodotti agricoli su aree pubbliche sia nuovamente possibile in quanto tale attività, per noi agricoltori che operiamo nel biologico da molti anni e abbiamo finalizzato la nostra produzione alla vendita diretta, non rappresenta una situazione folcloristica, ma una vera necessità di sopravvivenza economica.
Se e quando questa situazione problematica avrà fine, non saranno le “immissioni di liquidità” a determinare la ripresa, ma la capacità, la volontà, la resistenza e l’autonomia imprenditoriale di contadini, artigiani, piccole e medie aziende che operano a livello locale; ma solo se nel frattempo non saranno annientate definitivamente.  
Da ultimo, non posso non far notare che l’unico soggetto in circolazione che non teme alcun virus è la mostruosa burocrazia che ci opprime da molto prima del pericolo contagio e ogni anno aumenta con le sue scadenze, obblighi, percorsi tortuosi, parametri da rispettare obbligatoriamente nonostante tutto e tutti e non ha mai fine. 
Ringrazio molto per l’attenzione e spero nell’interessamento di coloro che hanno il compito di assumere decisioni per la cittadinanza, per poter trovare insieme delle soluzioni.
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Le tipologie di uso del suolo agricolo aggrava i rischi di malattie infettive

Mentre gli impatti delle attività agricole sull'uso del suolo sono relativamente ben caratterizzati in alcuni settori (ad esempio, la contabilità delle emissioni di carbonio e la perdita di biodiversità), meno consolidati sono i potenziali impatti sulla salute umana, dove la maggior parte della ricerca riguarda gli effetti dell'esposizione a pesticidi, prodotti chimici e metalli pesanti . Le prove che collegano i cambiamenti nell'uso del suolo e il rischio di malattie infettive nell'uomo, molti dei quali sono legati all'agricoltura, non sono state sistematicamente valutate o quantificate.
Questa meta-analisi fornisce ampie prove del fatto che l'esposizione professionale o residenziale a diversi tipi di agricoltura può costantemente esacerbare i rischi di malattie infettive nell'uomo nell'Asia meridionale. Un'ulteriore espansione o intensificazione dell'uso del suolo a fini agricoli può provocare la comparsa di nuovi agenti patogeni o una maggiore trasmissione di zoonosii, parassiti o malattie trasmesse da vettori 
Considerata una serie di altre esternalità negative dell'agricoltura identificate in altri settori (ad esempio, emissioni di carbonio, inquinamento atmosferico, perdita di biodiversità), il potenziale di migliori decisioni sull'uso del suolo può ridurre anche le malattie infettive. Il miglioramento della sostenibilità dell'agricoltura è già stato identificato come una questione fondamentale per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo e ambientali.

AIAB, AssoBiodinamica e FederBio: A rischio la legge sul Bio in Senato

La legge sul biologico approvata quasi all’unanimità alla Camera con la sola astensione di Forza Italia è in attesa da oltre un anno di essere approvata al Senato e adesso rischia di venire stravolta. Questo è il rischio paventato da AIAB, AssoBiodinamica e FederBio in una nota del 4 marzo scorso. Numerosi emendamenti – sostengono infatti e tre associazioni di settore – la equiparano ad altre forme di agricoltura “sostenibile” prive di qualsiasi riferimento normativo e di fatto incompatibili con una legge che riguarda invece un metodo di produzione regolamentato dall’Unione Europea.  Se venissero accolti gli emendamenti al testo della Camera, in buona parte provenienti dalle forze di maggioranza, anche queste forme di agricoltura senza precise norme di riferimento potrebbero accedere alle risorse per lo sviluppo e la ricerca relative al Fondo previsto nella legge sul bio. Inoltre, sarebbe eliminato il riconoscimento del biologico quale attività di importanza strategica per l’agricoltura italiana e per la tutela dell’ambiente insieme all’obiettivo dell’incremento delle superfici condotte con questo metodo, che rappresenta un’importante opportunità per l’agricoltura nel nostro Paese.
Per tali ragioni Aiab, Associazione per l’agricoltura biodinamica e FederBio, le tre associazioni che riuniscono tutto il mondo del biologico, hanno inviato una lettera ai capigruppo dei partiti di governo, con la denuncia del tentativo di depotenziare il testo approvato alla Camera e la richiesta di un incontro urgente, che si è tenuto in data 3 marzo alla presenza dei capigruppo del PD Marcucci e del Gruppo Misto De Petris. “Possiamo dire che si è trattato di un incontro positivo. I capigruppo Pd e Gruppo Misto hanno ribadito che la legge e lo sviluppo dell’agricoltura biologica rientrano nel programma del governo e hanno assicurato che il testo della legge non subirà modifiche sostanziali, a conferma di quanto già dichiarato dai senatori del M5S nel comunicato di un paio di giorni fa”, hanno affermano in seguito all’incontro Maria Grazia Mammuccini (FederBio) e Antonio Corbari (Aiab) e Carlo Triarico (AssoBiodinamica). “Già in occasione del passaggio dei lavori e della discussione al Senato le pressioni di alcuni gruppi d’interesse hanno tentato di ostacolare l’approvazione del DDL” , denunciano le associazioni. “Serve ora una rapida approvazione del testo”. “Del resto, non si può invocare un generico impegno per il clima e per la salvaguardia dell’ambiente e della salute senza poi promuovere nei fatti le iniziative a sostegno di questi obiettivi. La nuova Commissione UE ha lanciato il Green New Deal e sta adeguando anche le politiche di settore a obiettivi ambiziosi che prevedono finalmente indicatori precisi di crescita per il settore biologico certificato, ad oggi il modello di agricoltura sostenibile più avanzato, normato e promosso a livello europeo”, hanno concluso le associazioni nella lettera indirizzata alle forze di maggioranza.

E-commerce impazzito: +456% per Yakkyofy e c’è chi non tiene il ritmo delle consegne

Vola l’e-commerce dei freschi e freschissimi come conseguenza della politica dello “stay home”. La gente preferisce ordinare i suoi cibi freschi e freschissimi da casa e quindi “in sicurezza” generando non solo un trend di incrementi del giro d’affari di settimana in settimana ma anche facendo proliferare gli operatori dell’e-commerce che fino a ieri fatturavano circa l’1% del totale della distribuzione dei prodotti ortofrutticoli. Secondo i dati Nielsen, rilevati nella prima fase dell’emergenza Covid-19, ossia tra lunedì 24 febbraio e domenica 1 marzo, le vendite della GDO italiana hanno fatto registrare un picco di crescita del 12,2% rispetto alla stessa settimana del 2019 e il tasso delle vendite on-line è stato superiore del 15% nella media nazionale con un picco del +20% in Veneto. Questo andamento eccezionale crea qualche problema. Le piattaforme della GDO, abituate a gestire in questo periodo una mole relativamente limitata di ordini, si trovano in difficoltà davanti ad un’impennata fuori misura delle consegne a domicilio al punto che, soprattutto per alcuni big retailer e in determinate aree, si arriva anche a 20 giorni di ritardo. Afferma Marco Porcaro, Ceo e fondatore di Cortilia, società specializzata nell’e-commerce di freschi e freschissimi: “Abbiamo deciso di mettere un tetto agli ordini, oltre il quale non ne accettiamo più. Attualmente la nostra crescita oscilla, in base alle aree del Paese, tra il 50 e l’80%”. Intanto FIPE e Assodelivery (quest’ultima è la prima e unica associazione dell’industria del food delivery italiana alla quale aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, SocialFood e  Uber Eats) hanno sviluppato delle linee guida per garantire che le consegne vengano effettuate nella totale sicurezza sanitaria di operatori e clienti. “Abbiamo attivato la modalità di consegna contactless – fa sapere un portavoce di Just Eat – nel rispetto delle misure precauzionali e della distanza interpersonale di almeno un metro, cioè senza contatti diretti. Abbiamo disabilitato la possibilità di pagare in contanti, consentendo solo pagamenti elettronici. L’ordine non deve essere consegnato direttamente in mano ma appoggiato fuori dalla porta del cliente, previa comunicazione dell’avvenuta consegna. Tramite l’app, inoltre, abbiamo comunicato ai clienti anche agevolazioni sugli ordini, come ad esempio sconti sulle consegne di modo da far lavorare i ristoranti che sono in difficoltà in questo momento, ma anche i rider che stanno avendo maggiori opportunità di consegna”. Una soluzione inedita al problema della carenza di rider e anche di organizzazione logistica è stata sperimentata, a suo tempo, da Alibaba’s Fresh in Cina, quando l’epidemia era ancora nel suo pieno. Secondo quanto riportato dall’ANSA il colosso asiatico dell’e-commerce ha addirittura deciso di condividere i propri dipendenti con i ristoranti e le aziende che gestiscono le consegne a domicilio per cercare di rispondere all’impennata di acquisti online nel periodo dell’epidemia. Uno scambio che ha riguardato circa 1.800 lavoratori che sono stati assegnati a Fresh Hema con contratti a breve termine. Il fenomeno e-commerce del momento, in Italia, si chiama Yakkyofy, ed è una start up che sta rivoluzionando il settore con la tecnica del drop shipping. Solo nei primi 15 giorni di marzo, ha visto sestuplicare il proprio fatturato (+456%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’azienda ha chiuso il 2019 con un giro d’affari di 2,2 milioni di euro ma già nel primo trimestre 2020, non ancora terminato, il trend di crescita viaggia su una media di +125% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso costituendo la premessa per un grosso balzo in avanti del fatturato a fine anno.

La lista degli agricoltori che offrono questo servizio a Verona e in provincia

Coronavirus | Consegna a domicilio | Coldiretti | Campagna Amica

Spesa a domicilio per i veronesi da parte dei produttori di Campagna Amica e Coldiretti Verona che non possono vendere i loro prodotti nei mercati a chilometro zero perché chiusi. Nella provincia veronese è possibile ordinare la spesa direttamente alle aziende agricole per averle recapitate a casa, nell’assoluto rispetto delle prescrizioni igienico sanitarie previste dalla normativa in vigore per garantire la sicurezza sia degli operatori che dei consumatori.
Le aziende agricole sono: Castagna che produce funghi e consegna nel Comune di Verona (Tel. 347 9872060); Menegatti Remigio che produce carne bovina e suina e consegna in Borgo Trento, Borgo Venezia e Calmasino (349 6084311); Tre Ponti di Ambrosi Morris che produce ortofrutta biologica e consegna in Piazza Isolo e ad Avesa (329 1888831); La Fattoria di Nonna Tonina che produce formaggi freschi e stagionati, yogurt e riso e consegna a Calmasino e San Pietro in Cariano (alimartini@libero.it - 338 8160087); Le Fontanelle che produce conserve di pomodoro, nettari di frutta, sotto’olio, orticole e confetture, consegna nell'Est veronese (347 8487002); Apicoltura Falasco che produce miele e derivati e consegna nel Comune di Verona (347 9963305); Ruffo Ornella che produce conserve, succhi di frutta, confetture e giardiniere, consegna nel Comune di Verona (ilparadisodiornella@alice.it – 334 1685284); Paola Albertini che produce e consegna uova nel Comune di Verona (333 4359615); Malga Fagioli che produce formaggi freschi e stagionati di capra e yogurt di capra, consegna nel Comune di Verona (335 1624401 – 329 1550800); Malgavazzo che produce insaccati, carne, formaggi, latte e yogurt di malga, consegna nel Comune di Verona (malgavazzo@libero.it – 347 4759757 – 349 5398752); La Corte che produce formaggi freschi, latte pastorizzato e yogurt, consegna in Borgo Trento, Borgo Venezia, Borgo Roma e Golosine (349 3915227); Mela d'Oro che produce ortofrutta e trasformati, consegna a San Massimo, Pescantina, Bussolengo, San Michele, Montorio e Negrar (347 6849992).
Un servizio opportuno visto che da un'indagine Ixè per Coldiretti si evince che quasi 4 italiani su 10 (38%) hanno fatto scorte di prodotti alimentari e bevande per il timore ingiustificato di non trovali più disponibili sugli scaffali di negozi, supermercati e discount. La grande maggioranza degli italiani (61%) in questo periodo va a fare la spesa circa una volta alla settimana preoccupandosi di mettere nel carrello prima di tutto nell’ordine: pasta, riso e cereali (26%), poi latte, formaggi, frutta e verdura (17%), quindi prodotti in scatola (15%), carne e pesce (14%), salumi e insaccati (7%) e vino e birra (5%).
Nelle ultime tre settimane dell'emergenza coronavirus gli acquisti di pasta sono cresciuti del 61% e quelli di farina addirittura dell’82% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno secondo un'analisi di Coldiretti su dati Nielsen che segnala anche un raddoppio per cibo in scatola e conserve e un balzo di oltre il 24% dei surgelati, quasi si temesse una lunga durata della pandemia. Quasi 1 italiano su 3 (30%), spiega Coldiretti, si aspetta che l'emergenza duri almeno fino a Pasqua mentre il 46% pensa che dovremo fare i conti con il virus almeno fino all'estate, un 7% fino al prossimo autunno e infine i più pessimisti (5%) pensano che durerà per tutto l’anno mentre non si pronuncia il 12% della popolazione.
Una situazione che, conclude Coldiretti, ha cambiato in parte anche le modalità della spesa con l’11% che ha aumentato l’online mentre il 7% si è rivolto con maggiore frequenza ai servizi di consegna a casa.
L'iniziativa della consegna a domicilia si inserisce nella campagna di Coldiretti #MangiaItaliano per salvare il Made in Italy. Un obiettivo sostenuto dalla grande maggioranza dei consumatori (82%) che è d’accordo sul fatto che in questa fase è importante acquistare prodotti italiani per tutelare una filiera agroalimentare che dal campo alla tavola garantisce il lavoro a 3,8 milioni di persone.