Il business dei pesticidi vale 50 miliardi di dollari l’anno, il doppio di 15 anni fa

A circa trent’anni dalla pubblicazione del Codice Internazionale di Condotta sulla Distribuzione e l’Uso dei Pesticidi della Fao, l’agenzia Onu sta esortando i paesi ad assicurarsi che i quadri normativi nazionali che regolano la gestione dei pesticidi siano aggiornati.  «Nonostante il progressi davvero significativi raggiunti dalla promulgazione del Codice, molti quadri normativi nazionali per la gestione dei pesticidi hanno bisogno di essere aggiornati per affrontare le sfide odierne», ha detto Ren Wang, direttore generale aggiunto della Fao per l’Agricoltura e la tutela del consumatore.
Ora si sa molto di più sugli effetti di lungo termine dei pesticidi sulla salute e sull’ambiente, sono stati siglati nuovi accordi internazionali ed è largamente riconosciuto che una cattiva gestione dei pesticidi può avere effetti negativi sul commercio dei prodotti agricoli. La legislazione dei pesticidi formulata tra gli anni ‘80 e ’90 ha bisogno di un controllo di salute per essere sicuri che i paesi stiano proteggendo al meglio le persone e l’ambiente, ha avvertito Wang.
A livello globale, l’uso dei pesticidi ha continuato a crescere negli ultimi tre decenni, ha sottolineato Wang. I dati sull’industria mostrano che la dimensione del mercato mondiale dei pesticidi è duplicata negli ultimi 15 anni ed attualmente supera i 50 miliardi di dollari di vendite annuali.  Per aiutare ad affrontare queste sfide, la Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno pubblicato oggi un set di linee guida aggiornate sulla legislazione dei pesticidi che prende in considerazione i più recenti sviluppi e preoccupazioni. Le nuove linee guida definiscono nel dettaglio gli elementi di un quadro normativo solido, fungendo da punto di riferimento per i governi che stanno rivedendo o aggiornando la legislazione nazionale in materia di pesticidi o che la stanno delineando per la prima volta.

Mercatino di Natale BIOLOC


Convegno dedicato ai semi "semi liberi e vitali"


Ormai ci siamo.. manca davvero poco a CHIAMATA  A RACCOLTO la giornata organizzata dal Gruppo Coltivare Condividendo e dedicata alla biodiversità, al coltivare senza chimica di sintesi, al condividere sementi..conoscenze, saperi, pratiche..al costruire relazioni 

Una giornata che in realtà, in questo 2015 si sdoppia...

sabato 28/11 dalle ore 17.30 convegno dedicato ai semi "semi liberi e vitali"
domanica 29/11...

per informazioni.. e per conoscere il programma e quali sono  le varie realtà che parteciperanno a chiamata a raccolto.. visitare il nostro blog

http://coltivarcondividendo.blogspot.it/2015/11/chiamata-raccolto-2015.html

vi aspettiamo a SEDICO (BL) PRESSO VILLA PATT (VIA VILLA PATT N. 2)

gruppo coltivare condividendo
www.coltivarcondividendo.blogspot.com



Assemblea Ordinaria soci WBA onlus

Venerdì 4 dicembre 2015 alle ore 19.30, a Verona, presso l'Osteria Mattarana in Via Mattarana, 38 (zona Verona Est), si riunirà la Assemblea Ordinaria dei Soci di WBA onlus per deliberare sul seguente ordine del giorno:
1) approvazione del Bilancio preventivo 2016;
2) aggiornamento situazione economica e stato di avanzamento progetti;
3) prossime attività WBA;
4) “XVI Giornata della Biodiversità” e altre iniziative 2016;
5) WBA Project: aggiornamenti su Biodiversity Friend e attività editoriale;
6) varie ed eventuali.
Dopo l’Assemblea, alle 21.00, seguirà cena sociale.
Prima dell'Asseblea potranno essere raccolte adesioni di nuovi soci interessati a far parte dell'Associazione.
Il Presidente di WBA onlus
Paolo Fontana

Quinto appuntamento a Fumane, tema il benessere del bambino. Foto di Chiara Casolai






TUTTI ALL'APPUNTAMENTO DI FUMANE


TerraViva alla marcia per il clima. Verona 29 Novembre





Terraviva - Il benessere del bambino. Il video di Simone Bernabè





https://youtu.be/lVGWWdqLnrA

La scienza obesa della Coca Cola

Soldi a università e centri di ricerca per studi non ostili. La responsabile della divisione scientifica della società si è dimessa dopo un’inchiesta sui tentativi di influenzare studi sugli effetti della bibita

La Coca-Cola torna sotto i riflettori per uno scandalo.
Stavolta, l’accusa riguarda i legami tra la multinazionale e il mondo della ricerca, finanziato per svolgere studi favorevoli per l’immagine dell’azienda.
Travolta dagli elementi emersi in diverse inchieste giornalistiche, il direttore della divisione scientifica della Coca-Cola, Rhona Applebaum, è stata ora costretta alle dimissioni.
Secondo le inchieste condotte soprattutto dal «New York Times», la Coca-Cola ha contributo a creare e finanziare nel 2014 il «Global Energy Balance Network», una rete di studiosi sull’obesità e i problemi ad essa legati.
Il network avrebbe diffuso presso l’opinione pubblica l’idea secondo cui l’obesità epidemica nelle popolazioni occidentali non fosse dovuta all’eccessivo apporto calorico dell’alimentazione, quanto alla mancanza di attività fisica.

Lo scandalo dunque coinvolge anche diversi importanti accademici, a partire dai fondatori del «Global Energy Balance Network» Steven Blair (università del South Carolina), James Hill (Università del Colorado) e Gregory Hand (Università del West Virginia). Dopo le inchieste, iniziate nell’estate di quest’anno, le rispettive università hanno rivelato i notevoli finanziamenti ricevuti dalla Coca-Cola ancor prima di fondare il «Global Energy Balance Network». La Coca-Cola sosteneva le ricerche di Blair e Hand sin dal 2008, con quasi 4 milioni di dollari di finanziamenti. L’Università del Colorado, da parte sua, dopo le inchieste ha deciso di restituire all’azienda il milione di dollari ricevuto. Le inchieste della stampa hanno dimostrato che lo stesso sito internet del «Global Energy Balance Network» era stato registrato e amministrato dalla Coca-Cola.
L’azienda, rivela uno scambio e-mail divulgato dalla Associated Press, offriva ai ricercatori anche un programma di formazione per i rapporti con i media. In seguito all’inchiesta, lo stesso amministratore delegato della Coca Cola aveva ammesso che dal 2010 a oggi la Coca-Cola ha speso 120 milioni di euro per finanziare la ricerca nel campo dell’obesità.
I soldi dell’azienda erano arrivati anche all’«Accademia Americana di Pediatria» (3 milioni di dollari) e a quella di «Nutrizione e Dietetica» (1,7 milioni di dollari).
Dopo le rivelazioni, entrambe le associazioni hanno troncato i rapporto con la Coca-Cola.
Il tema dell’obesità è molto sentito dall’opinione pubblica statunitense e Coca-Cola e alle altre aziende produttrici di bevande gassate e dolci ne stanno facendo le spese.
Il consumo di bevande zuccherate è considerato uno dei principali fattori scatenanti dell’obesità presso i giovani, sopratutto negli Stati Uniti, e le campagne di informazione hanno pesantemente colpito le vendite di Coca-Cola. Negli Stati Uniti, il consumo di Coca-Cola e altre bevande gassate è calato di circa il 25% negli ultimi vent’anni, e da ormai un decennio la crisi riguarda anche le versioni «Diet». Anche se in Asia e America Latina le vendite continuano a crescere, i mercati occidentali forniscono tuttora oltre i due terzi dei ricavi della Coca-Cola.
Negli ultimi anni, per frenare l’introduzione di «soda tax» e altri provvedimenti legislativi volti a ridurre il consumo di calorie degli americani, la lobby statunitense del Food & Beverage finanzia i parlamentari statunitensi con circa 30 milioni di dollari l’anno. 7 di questi provengono dalla sola Coca-Cola, la più impegnata nel settore. Come raccontano le inchieste che hanno portato alle dimissioni di Applebaum, il «supporto» ai ricercatori era ancora più elevato.

I legami tra la lobby dello zucchero e la comunità scientifica non sono un’esclusiva statunitense. Nel febbraio di quest’anno, la rivista scientifica British Medical Journal aveva rivelato la rete di ricercatori inglesi che avevano ricevuto finanziamenti diretti e indiretti da aziende come Coca-Cola, Mars o Nestlé. Tra i ricercatori coinvolti dall’inchiesta figuravano diversi membri del «Scientific Advisory Committee on Nutrition» e il «Medical Research Council», due enti governativi incaricati di vigilare sulla salute e l’alimentazione della popolazione inglese.

Falsi prodotti «bio» Rinviati a giudizio anche dei veronesi

da l'Arena:
http://www.larena.it/falsi-prodotti-bio-br-rinviati-a-giudizio-br-anche-dei-veronesi-br-br-1.4471556

Interessantissima serata lunedì 23 novembre a Fumane


Cena solidale in Valpolicella


Glifosato/associazioni: va fatta chiarezza e intanto vietarne l'uso

"Va fatta chiarezza e intanto ne va vietato l'uso"
Il Tavolo delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica chiede di applicare il principio di precauzione per proteggere la salute dei cittadini.
 Roma, 13 novembre 2015 - “Prima di decidere se mantenere il glifosato nell’elenco UE delle sostanze attive approvate, è necessario che si faccia chiarezza. In mezzo alle due posizioni opposte dell’EFSA e dello IARC c’è infatti la salute dei cittadini”. E’ questa la posizione del Tavolo delle 31 associazioni nazionali ambientaliste e dell’agricoltura biologica che firmano la campagna “STOP Glifosato”, partita da un’iniziativa di AIAB e FIRAB. E di ieri infatti la notizia che l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha decretato la non cancerogenicità per l’uomo del glifosato. Una conclusione che vuole essere utilizzata dalla Commissione europea per decidere se mantenere o meno il pesticida nell’elenco UE delle sostanze approvate, e dagli Stati per valutare ex novo la sicurezza dei prodotti fitosanitari contenenti glifosato. Nel marzo scorso però lo IARC, agenzia per la ricerca sul cancro, che fa capo all’OMS, ne aveva invece decretato, la cancerogenicità. Tanto che il Tavolo delle associazioni, il 12 settembre scorso, aveva inviato una lettera al Governo italiano chiedendo la rimozione del prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e l’esclusione da qualsiasi premio nei PSR per le aziende che ne fanno uso. Il governo però non ha ancora dato nessuna risposta a riguardo.
“La decisione dell’EFSA era già nell’aria come si legge in una lettera inviata alla Commissione europea il 29 ottobre scorso da numerose associazioni a livello europeo – dice Maria Grazia Mammuccini, portavoce del Tavolo – nella quale si mette in evidenza che la relazione dall'Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) a supporto delle decisioni dell’EFSA non tiene in considerazione una vasta gamma di studi scientifici pubblicati da riviste internazionali indipendenti che sono stati invece valutati e considerati rilevanti dallo IARC; minimizza, inoltre, senza adeguata giustificazione, i risultati positivi di cancerogenicità sugli animali; infine, si base in gran parte su studi mai pubblicati forniti dalle multinazionali che producono il glifosato. Un elemento quest’ultimo, molto preoccupante, e che dovrebbe di per sé spingere i governi a prendere le distanze dalla posizione dell’Agenzia.
“Il primo obiettivo è la salute dei cittadini. Per tutelarla – dice Maria Grazia Mammuccini – occorrono strumenti seri, scientifici e indipendenti. I due pareri sono troppo divergenti per non richiedere l’applicazione del principio di precauzione e un approfondimento su più fronti. Nel frattempo, però, rafforziamo la nostra richiesta al Governo italiano di vietare la produzione, l’utilizzo e la commercializzazione di tutti i prodotti a base di glifosato.”

Del Tavolo fanno parte: Aiab, Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, ISDE – Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Navdanya International, PAN Italia, Slowfood, Terra Nuova, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura, UpBio, WWF, AnaBio, MdC, Infanitalia, Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, Asso-Consum, WWOOF Italia, NUPA, il Test, UNA.API, Greenpeace, VAS, l’Associazione Culturale Pediatri (ACP) e il coordinamento Zero OGM.
Articolo tratto da:

Bella iniziativa a Bergamo


SEMAFORO VERDE A 82 PESTICIDI VIETATI IN UE CON IL TTIP

L’accordo di libero scambio che Stati Uniti e Ue stanno negoziando rischia di far arrivare a casa nostra 82 pesticidi oggi vietati sul mercato comunitario. A dirlo é un rapporto del Center for International and Environmental Law, che potete trovare a questo link http://www.ciel.org/wp-content/uploads/2015/06/LCD_TTIP_Jan2015.pdf
CropLife America e European Crop Protection Association (ECPA) hanno avanzato una serie di proposte che puntano ad ammorbidire gli standard più severi in materia di anticrittogamici in vigore nell’Ue e nei singoli Stati americani. Non certo una sorpresa, visto che le due associazioni rappresentano i principali produttori di sostanze chimiche per l’agricoltura, tra cui Monsanto, DuPont Crop Protection, Basf, BayerCrop Science, Dow AgroSciences e Syngenta Crop Protection.
Queste multinazionali, la cui presenza e influenza é ben nota anche nel Vecchio Continente, raccomandano l’adozione del sistema statunitense di valutazione del rischio chimico che, secondo l’analisi di Ciel, permette l’utilizzo di almeno 82 pesticidi attualmente vietati nell’Ue. Alcuni di questi riconosciuti come cancerogeni e interferenti endocrini.
E poi ci chiedono perché siamo contrari al Ttip…
Articolo tratto da:
http://www.marcozullo.it/semaforo-verde-a-82-pesticidi-vietati-in-ue-con-il-ttip/

TUTTI ALLA QUINTA SERATA A FUMANE


LE FOTO DI C. CASOLAI DELLA QUARTA SERATA






















Glifosato: distrugge l’attività dei lombrichi e mette a rischio la salute del suolo

Lo scorso marzo, lo IARC (Agency for Research on Cancer) ha classificato il glifosato, l’erbicidapiù utilizzato in Italia e venduto dalla Monsanto, tra le sostanze probabilmente cancerogene. La notizia ha avuto un’ampia risonanza sulla stampa nazionale ed estera. Ciò che meno si conosce, però, è l’effetto che il glifosato ha sul delicato ecosistema del suolo.
Un’idea la fornisce uno studio pubblicato sulla nota rivista Nature e riguardante gli effetti che l’erbicida ha sull’attività dei lombrichi.
Lo studio ha analizzato l’influenza del glifosato su due specie di lombrichi di terra, concludendo che erbicidi contenenti questa sostanza nei loro ingredienti colpiscono anche alcuni organismi no-target, determinando il quasi annullamento dell’attività del Lumbricus terrestris dopo circa tre settimane di applicazione del prodotto. L’altra specie analizzata, l’Aporrectodea caliginosa, ha invece mostrato una riduzione della propria attività riproduttiva del 56% entro tre mesi dall’utilizzo del glifosato.
Non solo: l’uso dell’erbicida avrebbe portato anche a un aumento delle concentrazioni di nitrati nel suolo del 1.592% e di fosfato del 127%, indicando i rischi potenziali per la lisciviazione dei nutrienti nelle falde acquifere, in ruscelli, laghi o acque sotterranee.
L’impatto dell’erbicida sugli agrosistemi è particolarmente preoccupante, considerato che il prodotto è stato utilizzato a livello globale per decenni, non solo in ambito agronomico, ma anche nella sfera urbana.
I lombrichi sono degli insostituibili chimici e ingegneri del suolo: arricchiscono la terra di microorganismi che ne migliorano la fertilità, scavano gallerie che arieggiano il terreno ed aiutano lo sviluppo radicale della vegetazione.
ARTICOLO TRATTO DA:

Triste ma prevedibile conclusione dell’iter di valutazione della cancerogenicità del glifosate!

EFSA sul glyphosate. La commissione europea ha incaricato una commissione tedesca di valutare le pubblicazioni inerenti il glifosate. Questa le ha passate all’EFSA che ha oggi pubblicato la notizia: è tutto come prima, non vi sono pericoli si cancerogenesi nè di interferenza endocrina. Dice che né il glifosate né le piante contenenti glifosate sono pericolose, la Commissione Europea si incaricherà di dare un secondo mandato per approfondire ulteriormente gli studi. Intanto altri dieci anni di glifosate sono assicurati. Viene ritenuto corretto anche l’uso pre-harvest, 15 giorni prima del raccolto, sui cereali, anche se il tempo di persistenza è 38+/- 300 giorni. Dei 4000 studi annuali sulla sua tossicità sono stati evidentemente valutati validi solo quelli che ne attestano l’innocuità, tutti gli, la stragrande maggioranza, sono valutati come opinioni.
Se qualche volta (nella maggior parte dei paesi europei) si trova un livello superiore a 0,1ng/l non fa niente, continuiamo così e vedremo a quali valori si potrà arrivare. Non viene neanche valutato di ridurre la quantità consentita per ettaro (che comunque nessuno avrebbe controllato), che anzi dai 4 litri/ettaro adesso viene tollerata fino a 4,6 litri/ettaro.
In compenso però vengono definite dettagliatamente le dosi di avvelenamento cronico ed acuto consentite. La dose acuta di riferimento (DAR) per il glifosato viene messa a 0,5 mg per kg di peso corporeo. Oltre a introdurre questa DAR, vengono proposte ulteriori soglie di sicurezza tossicologica come guida per i valutatori del rischio: il livello ammissibile di esposizione dell'operatore (LAEO) è stato fissato a 0,1 mg/kg di peso corporeo al giorno e la dose quotidiana yammissibile (DGA) per i consumatori è stata fissata a 0,5 mg/kg di peso corporeo, in linea con la dose acuta di riferimento. Jose Tarazona, responsabile dell'unità Pesticidi dell'EFSA, spiega quindi: "Con l'introduzione di una dose acuta di riferimento renderemo più severe in futuro le procedure di valutazione dei potenziali rischi da glifosato". Somiglia molto alle disposizioni che i sovrani davano ai torturatori: fate soffrire i vostri “clienti”, fateli confessare, ma non fateli morire. L’unica cosa che si è ottenuto è questa: in futuro ci saranno valutazioni più severe. Gli studi proposti finora sono stati uno scherzo, delle semplici opinioni, sembra non ci siano stati, la IARC non è ritenuta attendibile. Chissà perché un operatore può introdurre 7 mg al di e un consumatore ben 35 mg al giorno. E se l’operatore è anche un consumatore, come inevitabilmente succede ? Le parole del “responsabile” dell’unità pesticidi dell’EFSA ci rassicurano, ora sapremo che esistono delle dosi limite e questa notizia non può che allietare madri, embrioni e bambini, non si sa che succederà se si superano le dosi cosa succederà, una multa, un viaggio di disintossicazione su Marte, l’introduzione di una raccolta punti-tossicità, un rimborso spese sanitarie future, non si capisce. Ma non viene messo in programma una valutazione ambientale, la misurazione della sostanza nelle acque superficiali e profonde, o nel suolo, solo negli umani, chissà come scelti o selezionati.
EFSA con questa presa di posizione sembra essersi  definitivamente schierata a fianco della Monsanto contro a salute degli umani e dei terreni agricoli ed ha dimenticato di prendere in considerazione il più elementare principio di precauzione.  Come faremo a fidarci di essa? Se questo è l’agire dell’agenzia per la sicurezza del cibo chi ci potrà davvero difendere? Sicurezza vorrebbe dire non misurare le sostanze tossiche ma semplicemente evitarle, non sono bastati 40 anni per rendersi conto? Con questo fatto la frattura fra il mondo scientifico e l’EFSA diventa definitivamente incolmabile, la sua credibilità raggiunge lo zero, il mondo scientifico non mette minimamente in discussione l’attendibilità della IARC, essa è un faro, un punto di riferimento indiscutibile nel suo campo e così si coltiva una frattura fino a ieri non così evidente.

TRATTO DA: