AUGURI TERRAVIVA 2015. Arrivederci a dopo le feste

La Commissione europea condannata per inerzia sugli interferenti endocrini

La Commissione europea sarà condannata dalla Corte di Giustizia europea (CJUE) poiché non ha rispettato la normativa europea che imponeva di regolamentare gli interferenti endocrini entro il dicembre del 2013 così come era stato chiesto dal Parlamento europeo e dal Consiglio. E’ la prima volta che la Commissione viene condannata per inazione. 
La condanna giunge dal Tribunale dell’Unione europea, uno degli organi della Corte di Giustizia dell’Unione europea, allertata dalla Svezia nel luglio del 2014 attraverso un ricorso contro la Commissione.
La questione è di fondamentale importanza e riguarda la salute pubblica e riguarda l’esposizione delle persone agli interferenti endocrini, sospettati di essere la causa di diverse malattie quali,cancro, infertilità, problemi al metabolismo e problemi neuro-comportamentali. La Francia, la Danimarca, la Finlandia e i Paesi Bassi si sono associati alla richiesta della Svezia. 
Per spiegare il ritardo la Commissione ha spiegati ai giudici del Tribunale che era prima necessario reperire tutti gli studi d’impatto prima di esprimere i criteri globali per regolamentare gli interferenti endocrini.
Questa motivazione non è stata ritenuta valida dai giudici europei che hanno contestato la mancanza di disposizioni che non necessitavano di alcuna analisi d’impatto. 
Secondo l’inchiesta pubblicata da Stéphane Horel, Intoxication (La Découverte, 2015) rivelano che gli studi d’impatto, preambolo alla definizione dei criteri sugli interferenti endocrini, erano stati espreassamente richiesti al segretario generale della Commissione dalla lobby delle industrie chimiche.

tratto da:
http://iljournal.today/blogeko/2015/12/16/la-commissione-europea-condannata-per-inerzia-sugli-interferenti-endocrini/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork

Nel dubbio meglio essere prudenti col Glifosate. Tratto da: www.veramente.org

Chissà se l'erbicida Glifosate, il più venduto al mondo, è davvero cancerogeno. In attesa di averne la certezza è meglio non usarlo. E poi, conti alla mano, non è neppure conveniente. 
.L’OMS, tramite la sua Agenzia di ricerca sul cancro, lo colloca nel gruppo 2A “probabile cancerogeno per l’uomo” da marzo 2015 ; fino ad allora era inserito nel gruppo 2B “possibile cancerogeno per l’uomo”. La differenza è la seguente: 
  • probabile cancerogeno è usato quando c’è una limitata evidenza di cancerogenicità negli umani ed una sufficiente evidenza di cancerogenicità negli animali – 2A
  • possibile cancerogeno è usato quando c’è una limitata evidenza di cancerogenicità negli umani ed una non sufficiente evidenza di cancerogenicità negli animali – 2B
Più severo del gruppo 2A c’è solo il gruppo 1 in cui sono inseriti gli agenti con sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo. Per chi vuole approfondire l’rgomento: Glyphosate-pathways-modern-diseases (1)
Immediatamente la ditta che lo produce, la multinazionale Monsanto, è intervenuta mettendo in dubbio gli studi dell’OMS chiedendo che il prodotto non sia messo al bando. L’Unione Europea ha dato una proroga per l’uso e chissà come la vicenda andrà a finire.............
............ IL RESTO DELL'ARTICOLO LO TROVI SU:
 http://www.veramente.org/wp/?p=18249
dott. Flavio Coato, 16 dicembre 2015

COMUNICATO-RICHIESTA DELL’ASSOCIAZIONE MEDICI PER L’AMBIENTE - ISDE ITALIA

Il Report EFSA Conclusion on the peer review of the pesticide risk assessment of the active substance glyphosate, pubblicato sul periodico della stessa Agenzia (EFSA Journal 2015;13(11):4302), ritiene inverosimile che il glifosate possa rappresentare un rischio di cancerogenicità per l’uomo. Inoltre aumenta l’ADI (Acceptable Daily Intake) da 0,03 mg/kg a 0,05 mg/kg. 
ISDE Italia ritiene che il Report sia espressione di una valutazione viziata da numerose forzature di metodo e di contenuto. Colpiscono in particolare l’opacità, il dogmatismo e l’approssimazione con cui vengono proposte alcune affermazioni tendenti a svilire in modo gratuito (cioè, senza fornire motivazioni di merito), e perfino a negare il valore scientifico di indagini pubblicate nella letteratura specialistica più autorevole; indagini che, al contrario, sono state considerate da IARC prove evidenti e sufficienti per inserire l’erbicida glifosate in classe 2A (probabile cancerogeno per l’uomo). 
In buona sostanza, per giungere alla conclusione di non cancerogenicità del glifosate, EFSA rifiuta a priori di considerare gli studi caso-controllo sull’uomo, attentamente esaminati da IARC e considerati dalla stessa Agenzia di Lione conformi agli standard di qualità e solidità metodologica. 
Anche gli studi tossicologici su animali vengono interpretati da EFSA con il medesimo approccio pregiudiziale. Mentre da una parte si fa appello alle guidelines per ignorare in maniera del tutto arbitraria risultati di letteratura metodologicamente rilevanti, dall’altra si evita di riconoscere i bias metodologici che emergono dagli studi più aderenti alle conclusioni del Report. 
Nel migliore dei casi, dunque, le conclusioni del Report EFSA configurano l’incapacità di esaminare con la dovuta obiettività e serenità la letteratura scientifica disponibile che, fra l’altro, documenta ormai non solo l’effetto cancerogeno di questa sostanza, ma anche la sua azione di interferente endocrino e di perturbatore di molteplici e delicate funzioni cellulari. 
Va anche sottolineato che EFSA, contrariamente a IARC, si limita a valutare la tossicità del principio attivo, il glifosate, mentre IARC considera la tossicità del formulato commerciale nel suo complesso. Qui è www.isde.it 

L'Agenzia ambientale statunitense vieta la nuova generazione di pesticidi

Finalmente un segnale positivo nello scenario internazionale: l'Agenzia di Protezione Ambientale americana (EPA), ha annunciato che sta revocando la registrazione del prodotto della Dow "Enlist Duo".
La mossa a sorpresa è arrivata in risposta al contenzioso legale aperto da una coalizione di gruppi ambientalisti che cercano di revocare l'approvazione della miscela di erbicidi pericolosi.
Approvato dall'agenzia poco più di un anno fa, "Enlist Duo" è una combinazione tossica di glifosato e 2,4-D che Dow AgroSciences ha creato per l'utilizzo sulla prossima generazione di colture geneticamente modificate, concepiti per sopportare di essere intrisa di questo cocktail diserbante potente.
Nei documenti depositati alla corte, l'EPA ha dichiarato che sta prendendo questo provvedimento dopo aver capito che la combinazione di queste sostanze chimiche è probabilmente molto più dannoso di quello che aveva inizialmente creduto.
"Con questa azione, l'EPA conferma la natura tossica del cocktail letale di sostanze chimiche, e ha fatto un passo indietro dal baratro", ha detto il procuratore dell' Earthjustice Managing ,Paolo Achitoff, che ha parlato a nome anche del Centro per la sicurezza alimentare , di Beyond Pesticide, Center for Biological Diversity, Environmental Working Group, il National Family Farm Coalition, e Pesticide Action Network del Nord America.

Invasione di Prosecco e pesticidi nel Bellunese

Il gruppo Coltivare Condividendo denuncia quella che definisce «un situazione insostenibile» nel Bellunese. E’ stato dato il via libera all’accaparramento delle terre per vigne da Prosecco e si teme una invasione di pesticidi.

«In provincia di Belluno, da quando la Regione Veneto ha deciso di estendere la zona doc del prosecco anche a questa provincia, c'è una corsa all'acquisto/accapparramento (una sorta di land grabbing) di terreni da parte di coltivatori o cantine del prosecco” spiega Tiziano Fantinel del gruppo Coltivare Condividendo. «Sono già stati realizzati vigneti di grosse proporzioni in comune di Limana, Belluno, Cesiomaggiore, ma la corsa non si ferma, anzi. Dall’1 gennaio 2016 ci sarà una sorta di liberalizzazione per l'impianto di nuovi vigneti e quindi, dato che per piantare nuovi vigneti non serve più intraprendere una procedura articolata, l'espansione delle vigne a Prosecco sembra inarrestabile. Questi coltivatori cercano per lo piu' terreni di vaste dimensioni e sono disposti a pagare anche cifre molto alte, da 6 a 10 euro per terreni che sul mercato ora valgono 1-2 euro. Va detto che la Regione Veneto elargisce parecchi soldi per la viticoltura, 13,5 milioni di euro in aiuti».
Ciò che temete è dunque una estensione di coltivazione intensiva a vigneto per prosecco? Cosa implica questo tipo di coltivazione a livello di utilizzo di prodotti chimici?
«Sì, temiamo proprio questa invasione, favorita anche da una serie di problemi che riguardano la zootecnia (su cui è basata gran parte dell'agricoltura bellunese) e delle difficoltà a espandere le coltivazioni tipiche, locali e biologiche dato che non sono in alcun modo sostenute e incentivate (nonostante ci sia una enorme richiesta di queste produzioni).
La coltivazione del prosecco comporta un massiccio apporto di chimica (registrati 20-25 e più trattamenti l'anno) con prodotti che hanno deroghe per essere utilizzati. I timori sono giustificati anche dai recenti dati dell’Arpav che parlano di un aumento del 305% nell’uso di pesticidi dovuto ai nuovi vigneti e meleti».
Quali caratteristiche della realtà agricola bellunese verrebbero snaturate se arrivassero in massa coltivazioni a vigneto per prosecco?
«Innanzitutto tale invasione ha già comportato un aumento dei prezzi della terra che è sempre meno accessibile a giovani (e non giovani) agricoltori che vogliono aumentare le loro coltivazioni tipiche e tradizionali. Inoltre l'effetto deriva dei pesticidi usati nel prosecco inquina altre coltivazioni e sta gia' creando problemi all'apicoltura. Una presenza così invasiva come il prosecco, sia per le possibilità economiche che ha che per l'impatto ambientale che provoca, fa danno ad altre coltivazioni più legate al territorio. Siamo consapevoli poi del fatto che qui si produrrebbe uva che come ben si sa diviene vino solo se trasformata nelle cantine del trevigiano; quindi qui rimangono pesticidi e danni mentre la ricchezza va altrove».
Ci sono situazioni già critiche con esperienze negative da segnalare?

«Le situazioni più critiche sono ovviamente nella zona Valdobiadene-Conegliano dove da anni si coltiva il prosecco e dove ci sono molti problemi sia di inquinamento, che di irrorazione in case private e ristoranti. Ma creano problemi anche per il turismo, dato che sono stati posti dei cartelli che vietano le passeggiate lungo zone coltivate a vite da aprile ad agosto». 

di Beatrice Salvemini

tratto da:
http://www.terranuova.it/Ambiente/Invasione-di-Prosecco-e-pesticidi-nel-Bellunese

Note pratiche di potatura. Le lezioni di TERRAVIVA


Note pratiche di potatura: la pergola, il guyot, il GDC. Come evitare che la  potatura diventi fonte di inoculo e propagazione delle malattie del legno.

Claudio Oliboni, Enrico Maria Casarotti

Mercoledì 16 Dicembre (ore 9,00-17,00)
ore 9,00 ritrovo presso Az. Agr. Vittorio Betteloni Via Betteloni 7 37029 Corrubbio di San Pietro in Cariano (VR)
ore 9,30 lezione teorica + pratica su guyot
ore 12,30 pranzo a buffet offerto da terra viva presso Villa Betteloni
ore 13,30 pratica su pergola presso vigneti Az. Agr. Speri in Via Pasetto a Corrubio di San Pietro in Cariano (nel brolo di Villa Giona).
In caso di pioggia la lezione verrà rinviata.


L’impatto degli alimenti biologici sulla salute umana: chiuso il seminario del PE a Bruxelles

Organizzato dal Parlamento Europeo, si è svolto il 18 novembre a Bruxelles un incontro fra esperti e deputati del Comitato per la Valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche (STOA) per discutere dei benefici nutrizionali degli alimenti biologici. 
Mentre l'idea che l'agricoltura biologica sia meno aggressiva nei confronti della natura e dell'ambiente non ha trovato l'unanimità, anche se il presidente del seminario, il bulgaro Momchil Nekov, ha sottolineato che l'agricoltura biologica dovrebbe ricevere maggiore attenzione nel dibattito pubblico perché rappresenta un investimento per la salute dei cittadini,  gli esperti hanno convenuto che i consumatori di alimenti biologici sono generalmente più in salute anche se mancherebbero le prove per stabilire che le colture bio abbiano un valore nutrizionale più significativo di quelle tradizionali ( Bernhard Watzl del Max Rubner-Institut, Germania).
E’ stato poi sottolineato che il consumo di prodotti biologici ha comunque un impatto positivo sulla salute: chi li compra i tende a consumare più frutta, verdura, cereali integrali o frutta secca rispetto ai consumatori non biologici, (Axel Mie, Università svedese di scienze agricole,  Johannes Kahl, Associazione per un cibo di qualità e salutare, Paesi Bassi).  Inoltre, il cibo biologico è potenzialmente più vantaggioso per la salute animale e umana rispetto a quello convenzionale, perché presenta "differenze significative" nell'impatto sul sistema ormonale e immunitario (Ewa Rembiałkowska, University of Life Sciences di Varsavia). Secondo l’esperta, gli studi sugli animali nutriti con mangimi biologici dimostrano migliori livelli di fertilità, una minore mortalità alla nascita e una migliore risposta immunitaria. E i topi, quando è possibile scegliere,  optano per mangimi biologici piuttosto che per quelli convenzionali.
In conclusione, quasi tutti si sono detti d’accordo che uno stile di vita biologico faccia bene. E in un sondaggio lanciato su Twitter per l’occasione i due terzi dei partecipanti hanno dichiarato di preferire cibi biologici.
Fonte: Parlamento Europeo

tratto da:

Lo schiaffo di Aboca: "Troppi pesticidi nelle terre toscane, ce ne andiamo"

Troppi pesticidi nei campi intorno, Aboca lascia la Valtiberina e trasferisce in Marocco le coltivazioni che alimentano la sua produzione farmaceutica naturale, di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici. È un annuncio shock quello di Valentino Mercati, fondatore del gruppo leader nel settore, 120 milioni di fatturato previsto quest'anno e addirittura 180 nel 2016, 830 dipendenti (età media poco oltre i 40 anni) di cui 230 assunti tra 2014 e 2015, quartier generale a Sansepolcro. Mercati è intervenuto sabato ad un convegno a Città di Castello su tabacco e territori biologici. E ha gelato la platea. «Siamo circondati da coltivazioni come quella del tabacco ad alto tasso di uso di pesticidi e chimica, incompatibili con le nostre produzioni rigorosamente biologiche», spiega il fondatore di Aboca, che ad agosto aveva diffidato 40 agricoltori della Valtiberina responsabili di aver sparso veleni chimici in aria. «Le regole ci sono, ma in agricoltura spesso non vengono rispettate, Comuni e Asl non intervengono», accusa il patron. E così Mercati si arrende. «Abbiamo dovuto rinunciare a rimanere in Valtiberina», dove l'azienda aveva finora concentratola gran parte delle sue coltivazioni in 700 ettari su un totale di 1.100 (gli altri sono in Valdichiana) e dove 60 operatori agricoli crescono 70 specie diverse di piante officinali che si traducono in oltre 2 mila tonnellate all'anno di prodotto fresco. «Tutti gli oltre 1.000 ettari - spiega l'azienda - vengono coltivati seguendo il Regolamento europeo sull'agricoltura biologica che comporta preservare la struttura e gli equilibri micro organici del terreno, l'utilizzo di varietà vegetali adatte all'ambiente specifico, l'esclusione di fertilizzanti e antiparassitari chimici e il divieto di utilizzo di Ogm». Tutte attenzioni che l'impiego scriteriato di chimica nelle coltivazioni intorno minaccia di mettere in crisi. E allora Aboca lascia la Valtiberina.
«Ci stiamo spostando - dice Mercati -. Abbiamo già abbandonato 100 ettari tra Trestina e Anghiari, lasciamo alcune zone marginali dove abbiamo pochi ettari e che non riusciamo a difendere. Abbiamo occupato altre due aziende agricole in Valdichiana dove recuperiamo i 300 ettari in più che ci servono per il prossimo anno. Poi spero di chiudere velocemente l'acquisto di una grande azienda agricola in Marocco dove l'Ogm è bandito. La trasformazione del prodotto rimarrà in Valtiberina, ma stiamo riflettendo sul centro agricolo che dovrebbe sorgere a Lucignano. Peccato, ma nemmeno uno dei 22 sindaci della vallata a cui tre mesi fa abbiamo scritto ci ha risposto. Si vede che non siamo importanti per il territorio».

tratto da:
http://m.repubblica.it/mobile/r/locali/firenze/cronaca/2015/11/29/news/lo_schiaffo_di_aboca_troppi_pesticidi_ce_ne_andiamo_-128453078/?ref=fbpr

GREEN CINEMA IN VALPOLICELLA



16 DICEMBRE seconda puntata

Pesticidi, ecco l'alternativa naturale boicottata dalle lobby

L'alternativa naturale all'uso dei pesticidi in agricoltura esiste ma non viene diffusa. Si tratta di sostanze naturali in grado di rafforzare le difese delle piante, come propolis, bicarbonato di sodio, oli vegetali alimentari e aceto di vino e frutta. Ci sono poi quelle derivate da microrganismi, come le alghe o gli amminoacidi, capaci di stimolare il metabolismo delle piante e l'attività dei 'microbi buoni' presenti nel suolo. Insomma, dei veri e propri 'integratori naturali' attualmente confinati all'agricoltura biologica ma che, se estesi a tutto il settore, in sostituzione di pesticidi e fertilizzanti chimici, potrebbero determinare il decollo dell'agricoltura sostenibile in Italia, vera e propria alleata dell'ambiente e della salute.
Perché allora il ministro delle Politiche Agricole, Martina, non ne garantisce la diffusione? Glielo abbiamo chiesto in una nostra interrogazione ricordandogli che in un decreto del suo ministero questi 'integratori naturali' sono declassati a 'sostanze utili' ma non sono riconosciuti ufficialmente all'interno della categoria dei prodotti fitosanitari. Eppure le attuali indicazioni dell'Unione Europea ci dicono di fare proprio questo: privilegiare l'utilizzo di prodotti naturali, sicuri per la salute, l'ambiente e la conservazione della biodiversità. Il ministro Martina farebbe bene a ricordarsi che il tanto abusato slogan "Ce lo chiede l'Europa" vale anche per interventi come questo, non solo per i tagli alla Sanità o ai Servizi Sociali in ragione del diktat dell'Austerity. Anche perché a Martina basterebbe davvero poco per immettere sul mercato questi "integratori naturali": farli semplicemente approvare dalla Commissione tecnica del ministero guidato da lui. 
Qual è quindi l'ostacolo ad una soluzione così semplice ma fondamentale? Basta ricordare questo dato: oltre il 60% del mercato mondiale dei pesticidi è in mano a solo quattro multinazionali, le stesse che detengono il business dei semi. Martina dimostri di non temere le lobby dei pesticidi e adotti le misure necessarie ad una svolta sostenibile dell'agricoltura in Italia. Anzi il M5S con le proprie proposte si è spinto ancora oltre: un'Iva agevolata per le sostanze alternative ai pesticidi. È infatti così che la politica può indirizzare il mercato, incentivando le buone pratiche con una tassazione inferiore rispetto a quelle dannose. È questo quello che fa la buona politica: compiere azioni concrete e coraggiose per imprimere davvero il cambiamento anziché limitarsi alle vuote e semplici dichiarazioni d'intenti.

tratto da:
http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/agricoltura/2015/11/pesticidi-ecco-lalternativa-naturale-boicottata-dalle-lobby.html

Inchiesta: Il mercato nero dei pesticidi

Secondo quanto si evince dal sito dell'ADAS*, si stima che fino al 25% di tutti i pesticidi commercializzati a livello globale è contraffatto o illegale e che il commercio connesso risulta essere tra i primi dieci più redditizi per le imprese della criminalità organizzata.Si tratta di prodotti chimici non testati e non soggetti alla regolamentazione vigente commercializzati dai criminali in tutto il mondo, di solito per motivi finanziari, che possono comportare notevoli rischi per la salute degli agricoltori, direttamente coinvolti nella manipolazione di queste sostanze con possibilità di avvelenamento e dei consumatori, attraverso l'ingestione di alimenti contaminati; perdite economiche, in termini di ridotta resa agricola,di interruzione della fornitura e di danni all'immagine; danni ambientali, a causa degli effetti tossici sulla flora e sulla fauna e della contaminazione del suolo.
L'elevato margine di profitto, combinato unitamente alla mancanza di armonizzazione nella legislazione, rendono i pesticidi contraffatti e illegali un'area in rapida crescita della criminalità organizzata che sta adottando strategie sempre più complesse come il riconfezionamento e la sostituzione per potenziarne la redditività. Tuttavia, nonostante i pericoli connessi e la crescente natura del problema, la consapevolezza dell'industria alimentare è relativamente bassa.
I pesticidi contraffatti sono generalmente prodotti nei paesi asiatici e spediti in tutto il mondo.Risale proprio a un mese fa la notizia del sequestro a La Spezia di fertilizzanti provenienti dalla Cina e dall'India destinati all'agricoltura biologica e su cui l'AIAB si è pronunciata con un comunicato stampa.

PESTICIDI: SIAMO TUTTI TOSSICODIPENDENTI

L'ultimo rapporto di Greenpeace getta un grido di allarme sull'abuso di pesticidi in agricoltura. Un quarto dei pesticidi approvati in Europa supera le soglie critiche per la persistenza nelle acque




“Tossicodipendenza da pesticidi. Come l’agricoltura industriale danneggia il nostro ambiente” si chiama così il nuovo rapporto di Greenpeace, che ha preso in rassegna tutta la letteratura scientifica disponibile sull’uso dei pesticidi chimici di sintesi in agricoltura.
Secondo l’associazione ambientalista “la dipendenza dell’Europa dai pesticidi chimici è ormai più che altro una tossicodipendenza. Le colture sono infatti regolarmente irrorate con diverse sostanze chimiche, di solito applicate più volte su ogni coltura durante l’intera stagione di crescita, nonostante gli agricoltori dispongano già di alternative non chimiche per contrastare le specie nocive. E' necessario un sostegno politico e finanziario agli agricoltori per passare da un’agricoltura intensiva dipendente da sostanze chimiche dannose, a pratiche agricole ecologiche”.
Secondo la stessa Unione europea, scrive Greenpeace, “un quarto dei 471 principi attivi approvati in Europa supera le soglie critiche per la persistenza nel suolo o nelle acque, e 79 di questi oltrepassano i valori critici di tossicità per gli organismi acquatici”.
Anche se spesso sono i “cocktail” di pesticidi a contaminare l'ambiente, di norma gli effetti di questi mix chimici non sono valutati nei processi di autorizzazione effettuati dall’Ue, che, peraltro, non riescono a valutare correttamente gli effetti a lungo termine dell'esposizione a basse dosi dei pesticidi, perché si concentrano principalmente sulla loro tossicità acuta. Pochi giorni fa anche Legambiente aveva presentato il rapporto Stop ai Pesticidi, con i dati provenienti dai test realizzati dalle Asl in tutte le regioni italiane. Su 7 mila prodotti analizzati, sono state rinvenute tracce di pesticidi nel 42% dei casi. Anche stavolta la maggior parte dei prodotti rientra nei parametri di legge, ma il multiresiduo, ovvero la presenza concomitante di più sostanze chimiche di sintesi in uno stesso campione alimentare, in soli due anni è passato dal 17,1% al 22,4%.


di Dario Scacciavento

Syngenta condannata per l’omicidio dei contadini in Brasile

  • Il produttore svizzero di OGM e pesticidi, SYnegenta, è stato riconusciuto legalmente responsabile dell’assassinio del contadino Valmir de Oliveira(meglio conosciuto come Keno) e il tentativo di omicidio di Isabel de Nascimiento de Souza. I due erano membri della Via Campesina e sono state vittime nel 2007 degli attentati da parte di guardie armate private.
  • Tutto iniziò nel marzo 2006, nei campi sperimentali in Paranà, che furono occupati da 70 famiglie di agricoltori per protestare contro la riproduzione di semi transgenici nello stato del Paranà dove è illegale coltivare soia OGM. Dopo sei mesi di resistenza, gli occupanti hanno dovuto lasciare le terre per poi tornarci al fine di sollecitare l'esproprio da parte delle autorità dei terreni dove le aziende coltivano illegalmente semi transgenici, tra cui quello della Syngenta, e ridistribuirli ai contadini per la riproduzione dei semi locali.
  • In un primo momento, i contadini sono riusciti a fermare le quattro guardie che pattugliavano la proprietà dell'azienda e a consegnare le armi alla polizia. Tuttavia, dopo alcune ore, è sopraggiunto un furgone con circa 40 pistoleros che hanno attaccato l'accampamento con l'intento di recuperare le armi illegali ed uccidere i leaders del movimento. La polizia federale ha arrestato, con l'accusa di omicidio, un membro del servizio di sicurezza ingaggiato da Syngenta Seeds a difesa delle sue proprietà.
  • La risoluzione, emessa dal giudice Pedro Ivo Moreira è stata pubblicata pochi giorni fa sulla gazzetta Ufficiale: la Sentenza ha stabilito che la società deve corrispondere una compensazione ai parenti delle vittime dell’aggressione per avere causato danni morali e materiali. Il giudice ha riconosciuto che l’incidente nel campo sperimentale di Syngenta è stata una vera e propria strage. Nella suo parere finale, ha precisato che “ sostenere che ciò che è accaduto sia stato solo un confronto è chiudere gli occhi alla realtà, dal momento che (..) non c’è dubbio che si trattava di una strage”. Con questo, la versione presentata dalla Syngenta è stata respinta dalla magistratura. La società ha sostenuto che l’attacco nel 2007 si tradurrebbe in un confronto tra guardie di sicurezza private e membri di Via Campesina.
  • In sua difesa, Syngenta ha riconosciuto l’illegittimità dell’azione delle guardie private e il timbro ideologico della lotta di Via Campesina e il Movimento Sem Terra. La società ha dichiarato che “più che difendere la proprietà, le guardie private avevano lo scopo di difendere una posizione ideologica che è contraria a quella dei movimenti, così da far capire che ad ogni azione corrisponde una reazione”. Con questa posizione la compagnia ha cercato di eludere la propria responsabilità, dicendo che l’attacco non è stato fatto dalla società, dicendo che l’attacco non è stato fatto dalla società a cui la Syngenta ha delegato la sicurezza, ma da una milizia comandata dai proprietari terrieri di quegli appezzamenti.
  • Tuttavia, nella sua decisione, la Corte ha riconosciuto che è stata “una pessima scelta la fornitura di servizi di sicurezza in outsourcing, nonché il finanziamento indiretto ad attività illecite sono tutte ragioni di responsabilità”. Inoltre, afferma che “per quanto sia stata riprovevole e illeggittima l’invasione di campo dei contadini, non si sarebbe dovuto agire per conto proprio ma cercare i mezzi legali per risolvere il conflitto, dopo tutto la legge criminalizza l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni”.
  • La sentenza non è ancora definitva. Syngenta, attraverso il suo avvocato, Renne Ariel Dotti, ha presentato ricorso al tribunale dello Stato di Paranà. Per l’avvocato della parte lesa, Fernando Prioste, “ ci sono prove schiaccianti contro la società. L’assoluzione di Syngenta significherebbe complicità del sistema giudiziario con le stragi e con l’accaduto specifico”.
  • Eccezione alla regola
  • L’attivista aggredita, Isabel dos Santos si è detta felice per la compensazione economica. La donna fu gravemente ferita durante l’attacco del 2007 ed ha sottolineato che è un importante riconoscimento da parte della giustizia della responsabilità dell’impresa.
  • “ È ora di alzare la testa, cercando di dimenticare le sofferenza che abbiamo subito! La lotta non è conclusa”, ha affermato la donna.
  • Il rappresentate del MST della regione, Eduardo Rodrigues, ha sottolineato l’importanza della decisione. Secondo Rodrigues,  è comune l’impunità delle grandi aziende che violano i diritti umani, mentre i membri del movimento contadino sono criminalizzati per la lotta all’opposizione al modello dell’agrobusiness. “l’attacco non è avvenuto al segreto della multinazionale”, si lamenta il contadino. “loro non hanno solo il sostegno istituzionale ma anche un sostegno finanziario e logistico”. “spero che questa decisione della Corte dia visibilità al nostro impegno”.
  • Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite che si occupa di diritti umani si recherà in Brasile nel mese di dicembre per la creazione di un trattato, utilizzando il caso di condanna contro Syngenta in riferimento alla responsabilità di grandi imprese che commettono violazioni dei diritti umani attraverso società di outsourcing.
  • La Syngenta è in possesso del 19% del mercato degli agrochimici e la terza compagnia con il profitto più grande del mondo nella commercializzazione dei semi, dopo Monsanto e Dupont. Insieme impongono un modello agricolo basato sulla monocultura, nell’ipersfruttamento dei lavoratori, nel degrado ambientale, l’uso dei pesticidi e l’appropriazione indebita delle risorse naturali e genetiche.
  • Nella zona in cui è avvenuto l’incidente, opera attualmente il Centro di Ricerca in Agroecologia chiamato in onore del contadino morto, “Keno”.

tratto da:
http://aiab.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3283:syngenta-condannata-per-lomicidio-dei-contadini-in-brasile&catid=252:biogricolturanotizie27novembre2015&Itemid=163

CONTAMINANTI NELLA CATENA ALIMENTARE VENETA

 I risultati del monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nella catena alimentare veneta confermano il sospetto dei medici dell'ISDE di qualche tempo fa: anche gli alimenti di consumo quotidiano, oltre all'acqua potabile, sono contaminati.
I risultati del monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nella catena alimentare veneta confermano il sospetto dei medici dell'ISDE di qualche tempo fa: anche gli alimenti di consumo quotidiano, oltre all'acqua potabile, sono contaminati. Il 10% circa di campioni di pesci e insalata prelevati nell'ambito del monitoraggio dei PFAS nella catena alimentare veneta, come riportato dagli organi di stampa, ma non nel comunicato dell'Assessore alla Sanità della Regione Veneto, risulterebbero pesantemente contaminate da PFAS. Soprattutto da PFOS (acido perfluoroottansulfonico), bandito dal commercio nei primi anni 2002 a causa della sua pericolosità. La sua persistenza a distanza di tanto tempo significa che ormai le falde, i suoli e la catena alimentare sono state contaminate in modo forse irreversibile. Come diceva Lorenzo Tomatis, uno dei padri nobili dell'ISDE e direttore dello IARC di Lione, l'agenzia dell'OMS che si occupa, tra l'altro, di definire la cancerogenicità delle sostanze chimiche "le generazioni future non ci perdoneranno il danno che gli stiamo facendo"..............

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L’AGRICOLTURA BIOLOGICA PER IL CLIMA

Convertire l’agricoltura convenzionale al biologico significa ridurre del 36% le emissioni negli Usa e del 23% in Europa. In occasione della Conferenza di Parigi Aiab e Federbio insistono sull'importanza dei metodi agricoli nella lotta ai cambiamenti climatici

L’agricoltura biologica per il clima
L’agricoltura convenzionale inquina troppo, mentre l'agricoltura biologica garantisce una migliore risposta dei terreni nell'assorbimento della CO2. Se tutte le superfici agricole fossero coltivate con metodi biologici, le emissioni di CO2 causate dall'agricoltura potrebbero ridursi del 23% in Europa e del 36% negli Usa". È l'appello che le associazioni del biologico Aiab e FederBio lanciano in concomitanza con l’inizio della COP21 di Parigi, per informare sul forte impatto che l’agricoltura intensiva ha giocato nei decenni passati, evidenziando la necessità di promuovere e adottare sempre più un metodo di produzione innovativo e al tempo stesso rispettoso dell’ambiente, in tutte le sue declinazioni.
Il dato a cui fanno riferimento le associazioni è di uno studio pubblicato nel 2013, diretto da Andreas Gattinger (FiBL – Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica) e portato avanti da un gruppo di ricercatori internazionali che ha esaminato i risultati di 74 studi internazionali che hanno paragonato gli effetti sul terreno delle coltivazioni biologiche e di quelle convenzionali il quale ha dimostrato che l'agricoltura biologica permette di fissare nel terreno quantità di carbonio significativamente superiori, con ciò offrendo un importante contributo per frenare il riscaldamento globale.
Gli autori hanno inoltre calcolato che ciò corrisponderebbe a circa il 13% della riduzione complessiva necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030.
A ciò si aggiungono i risultati dello studio 'Enviromental Impact of different agricultural management practices: conventional versus organic agriculture', apparso sulla rivista Critical reviews in plant sciences, realizzato dai ricercatori guidati da Maurizio Paoletti del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova in collaborazione con l'Università di Cornell, Usa secondo cui "i terreni gestiti con il metodo bio hanno una maggiore capacità di sequestrare CO2 e di trattenere acqua, con conseguente miglior rendimento in condizioni climatiche di scarsità di precipitazioni".
Aiab e Federbio evidenziano quindi la necessità di promuovere e adottare sempre più un metodo di produzione innovativo e al tempo stesso rispettoso dell’ambiente, in tutte le sue declinazioni. "Come abbiamo dimostrato con la Carta del Bio in EXPO, il modello agricolo e alimentare biologico – sottolinea Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio - è la risposta più efficace alle sfide del futuro in quanto capace di conciliare la tutela dell’ambiente, la salute e la nutrizione adeguata della popolazione con un’economia rurale equa e migliore. Questo anche perché le tecniche di agricoltura e allevamento biologico possono concretamente contribuire alla lotta al cambiamento climatico".
"Non si scappa – aggiunge Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab – il modello biologico è l’unico modello agricolo in grado di salvare questo pianeta dai cambiamenti climatici. E’ la biodiversità, cuore dell’agricoltura biologica, l’elemento di vero contrasto ai cambiamenti climatici. Non possiamo più aspettare, dunque. E’ giunta l’ora di cambiare passo. L’Italia, Paese leader del settore, deve avere il coraggio di spingere il cuore oltre l’ostacolo e assicurare al bio il giusto sostegno in termini economici e di sicurezza. C’è bisogno di aiuti economici, ma anche di una normativa seria e rigorosa che non dia più voce a nessuna ambiguità. Il cambiamento planetario può partire dal nostro Paese e Parigi è un'occasione imperdibile".
di Dario Scacciavento
tratto da:

Petizione

Uno dei più importanti scienziati al mondo ha dichiarato da poco che se il riscaldamento globale causerà il rilascio delle gigantesche riserve di gas metano dell’artico, saremo tutti - scusate il termine - “f*ttuti”. E questa non è che una delle molte minacce di catastrofi climatiche che dobbiamo affrontare: l’ONU l’ha capito, e sta cercando di riunire i paesi di tutto il mondo per affrontare questa emergenza globale. 

Lo scorso settembre, siamo scesi in piazza in centinaia di migliaia per la Marcia Globale per il Clima e per rimettere il clima al centro dell'attenzione mondiale. Continuiamo su questa strada e rendiamo questa la più grande petizione di sempre di Avaaz. Con una richiesta semplice e diretta: portare l’intero pianeta verso il 100% di energia pulita. Firma subito la petizione e condividila con tutti:

https://secure.avaaz.org/it/100_clean_ob/?bWjGXjb&v=49280&cl=9059856727

Dal rischio della ‘bomba al metano dell’Artico’, alla rapida acidificazione degli oceani, fino all’inondazione apocalittica delle coste, il cambiamento climatico è la più grande minaccia per l’umanità, e dobbiamo affrontarla con la campagna più grande di sempre. Se ce la faremo, manterremo alta la pressione su qualsiasi incontro in cui si parli di clima, a livello locale, nazionale e internazionale.

Il 100% di energia pulita è un obiettivo realistico. Già adesso il 20% dell’energia mondiale viene da fonti rinnovabili, e il solare è più economico del carbone in molti Paesi! Dobbiamo solo convincere i nostri leader ad accellerare questo processo già in corso.

In questo momento i nostri paesi stanno scegliendo le politiche che determineranno il nostro futuro energetico. Questo può essere il più grande appello di sempre ad agire per salvare il pianeta. Firma qui: 

https://secure.avaaz.org/it/100_clean_ob/?bWjGXjb&v=49280&cl=9059856727

Siamo tutti diversi, meravigliosamente diversi. Ma chiunque noi siamo, in qualunque posto del mondo, il cambiamento climatico minaccia tutto quello che abbiamo di più caro, e ci unisce gli uni agli altri. Ora è il momento di agire tutti assieme.

Con speranza,

Ricken, Danny, Lisa, Judy, Alex, Iain, e tutto il team di Avaaz
MAGGIORI INFORMAZIONI: 

L’Artico emette più metano del previsto (Le scienze)
http://pasini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/03/05/lartico-emette-piu-metano-del-previsto/

Scienziato del clima sgancia la bomba-F (Salon - IN INGLESE)
http://www.salon.com/2014/08/06/climate_scientist_drops_the_f_bomb_after_startling_arctic_discovery/

Clima, Ue punta a taglio emissioni del 40% per 2030 (La Stampa)
http://www.lastampa.it/2014/01/23/multimedia/scienza/ambiente/clima-ue-punta-a-taglio-emissioni-del-per-FHBbnhr4b3yWZQXUoEdxPN/pagina.html

L’UE raggiungerà gli obiettivi per il clima del 2020, ma è divisa su quelli del 2030 (Reuters - IN INGLESE)
http://uk.reuters.com/article/2014/05/14/eu-carbon-idUKL6N0O06BG20140514 

Il rapporto scientifico sul clima attualmente più influente è sconosciuto ai più (Inside Climate News - IN INGLESE)
http://insideclimatenews.org/news/20140213/climate-change-science-carbon-budget-nature-global-warming-2-degrees-bill-mckibben-fossil-fuels-keystone-xl-oil?page=show

Onu: finte previsioni meteo del 2050 per sensibilizzare (Corriere della Sera)
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Ambiente/Onu-finte-previsioni-meteo-2050-sensibilizzare/02-09-2014/1-A_014477477.shtml

Alluvioni, tempeste e caldo violento nelle previsioni del tempo immaginate per il 2050 (Reuters - IN INGLESE)
http://www.reuters.com/article/2014/09/01/us-climatechange-idUSKBN0GW2OT20140901

Riscaldamento globale, l'Ipcc: "Solo 17 anni di tempo per invertire la tendenza" (Repubblica)
http://www.repubblica.it/ambiente/2014/04/13/news/riscaldamento_globale_l_ipcc_dobbiamo_tagliare_emissioni_e_invece_continuano_ad_aumentare-83475966/ 

Rapporto IPCC sul cambiamento climatico: scongiurare la catastrofe è perfettamente fattibile (The Guardian - IN INGLESE)
http://www.theguardian.com/environment/2014/apr/13/averting-climate-change-catastrophe-is-affordable-says-ipcc-report-un 

In aumento del 45% la produzione elettrica da rinnovabili nei prossimi 5 anni (ADNkronos)
http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2014/08/29/aumento-del-produzione-elettrica-rinnovabili-nei-prossimi-anni_EUiWRQtmNhPiNQX1MNtuiL.html 

Le rinnovabili crescono più velocemente che mai (The Guardian - IN INGLESE)
http://www.theguardian.com/environment/2014/aug/28/renewable-energy-capacity-grows-fastest-ever-pace 

Il costo reale del cibo

Sapete quanto il vostro cibo costa davvero? Come Sustainable Food Trust, anche FoodTank, un' organizzazione statunitense, sente forte il bisogno di comunicare in maniera onesta quale sia il vero costo del cibo, considerato il prerequisito fondamentale per rendere la produzione alimentare più sostenibile. Quest'associazione ha pubblicato un rapporto sul costo reale del cibo (The Real Cost of Food) che esamina gli impatti ambientali e socio-sanitari della produzione alimentare. 
FoodTank ha lavorato instancabilmente per mostrare alla gente come il cibo possa esercitare degli effetti di ampia portata e lunga durata, i cui costi non sono a carico del contadino, né direttamente del consumatore, ma della società intera. Questo potrebbe essere difficile da comprendere, perchè questi impatti non sono sempre ovvi ed evidenti e può essere difficile immaginare le connessioni che esistono tra produzione alimentere e impatti ambientali e socio-sanitari. Molti consumatori, per esempio, fanno fatica a riconoscere il legame che c'è tra l'acquisto di un pollo arrosto a buon mercato per la loro cena e le condizioni dei lavoratori nelle fabbriche di trasformazione di quello stesso pollo (recentemente descritte in un rapporto di Oxfam), o ad intuire l'impatto che la produzione dei mangimi per ovini ha sull'ambiente, o  ad immaginare una connsessione tra il massiccio utilizzo di antibiotici nei capannoni dei polli e la sempre più crescente diffusione della resistenza agli antibiotici. Comprendere i costi economici di questi aspetti è ancora più difficile. 
Il rapporto di FoodTank mette insieme alcuni elementi davvero scioccanti, tra cui:
- Il peso eccessivo di molte persone e l' obesità costano circa 2 mila miliardi di dollari alla sanità globale;
- I sussidi e le assicurazioni agli agricoltori negli Stati Uniti costano ai contribuenti circa 20 miliardi di dollari l'anno;
- Le sovvenzioni dell'Unione europea costano 58 miliardi di dollari;
- La resistenza agli antibiotici costa 10 miliardi di sterline all'anno al Regno Unito e 55 miliardi di dollari ogni anno agli Stati Uniti;
- Gli interferenti endocrini presenti nei pesticidi costano all'UE 157 miliardi di euro;
- I bassi salari pagati dalle aziende come McDonald costano ai contribuenti americani circa 153 miliardi di dollari all'anno  nei programmi di assistenza governativi.
La verità è che il mercato è distorto a favore di chi produce cibo in modo non sostenibile, mentre coloro che coltivano in modo ecologicamente sostenibile e socialmente responsabile in genere si ritrovano a dover affrontare costi aggiuntivi. Gli agricoltori che coltivano su larga scala, d'altra parte, sono sostenuti da sussidi e non sono tenuti a rispondere della maggior parte dei danni che provocano nel produrre il cosiddetto "cibo a buon mercato".
Mentre il danno non si riflette sul prezzo del nostro cibo, questo non significa che non stiamo pagando per questo. La società paga le conseguenze di questi danni attraverso il denaro dei contribuenti, che viene speso per sussidi, per operazioni di bonifica ambientale e per l'aumento dei costi sanitari associati alla dieta povera, alle condizioni dei lavoratori, e all'inquinamento industriale. Esistono anche alcune tipologie di danno a lungo termine potenzialmente irreversibili che avranno inevitabilmente enormi impatti economici, tra cui lo sviluppo di superbatteri resistenti agli antibiotici, il cambiamento climatico e la perdita di risorse naturali.
Ma come può questo sistema essere rettificato? FoodTank spiega come il modello del Calcolo del Costo Reale "possa ridurre il costo del cibo prodotto in modo sostenibile, incorporando le esternalità negative nel prezzo del "cibo a buon mercato'." In che modo? Prima di tutto, abbiamo bisogno di capire dove e come il danno si è verificato e poi trovare un modo per quantificarlo. Una volta fatto questo è molto più facile inserirlo nei costi di produzione.
Abbiamo quindi bisogno di diffondere il modello del Calcolo del Costo Reale, sviluppato dettagliatamente nel rapporto di FoodTank, spiegando perché è essenziale che questo modello sia integrato all'interno di tutto il sistema alimentare. Non si tratta di un compito facile, soprattutto a causa delle lacune nella ricerca, per cui non conosciamo ancora quali siano tutti i costi effettivi, della mancanza di consenso su ciò che Sostenibilità e Calcolo del Costo Reale significhino, e delle svariate opinioni sull'idea di assegnare un valore monetario alle risorse naturali.
Ma questo rapporto, in realtà, è anche un invito all'azione, che sfida le imprese, la società civile, i consumatori, gli agricoltori ad assumersi la responsabilità di cambiare il proprio sistema alimentare. In realtà, il rapporto è molto incoraggiante, perchè contiene studi inerenti le organizzazioni che stanno già seguendo i principi del Calcolo del Costo Reale.
Il Costo Reale di Cibo oltre ad essere un rapporto che deve necessariamente leggere chi vuole capire come le sue scelte alimentari possano impattare sul mondo e sul suo portafolgio, è uno strumento utile per far capire ai governi e alle agenzie internazionali la necessità di una vera contabilità dei costi della produzione alimentare in modo che il denaro dei futuri contribuenti venga utilizzato per risolvere gli enormi problemi che affliggono il sistema alimentare e non per peggiorarli. 

[Fonte:SustainableFoodTrust]

tratto da:
http://aiab.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3289:il-costo-reale-del-cibo&catid=253:biogricolturanotizie4dicembre2015&Itemid=163