Il gruppo Coltivare Condividendo denuncia quella che definisce «un situazione insostenibile» nel Bellunese. E’ stato dato il via libera all’accaparramento delle terre per vigne da Prosecco e si teme una invasione di pesticidi.
«In provincia di Belluno, da quando la Regione Veneto ha deciso di
estendere la zona doc del prosecco anche a questa provincia, c'è una
corsa all'acquisto/accapparramento (una sorta di land grabbing) di
terreni da parte di coltivatori o cantine del prosecco” spiega Tiziano
Fantinel del gruppo Coltivare Condividendo. «Sono già stati realizzati
vigneti di grosse proporzioni in comune di Limana, Belluno,
Cesiomaggiore, ma la corsa non si ferma, anzi. Dall’1 gennaio 2016 ci
sarà una sorta di liberalizzazione
per l'impianto di nuovi vigneti e quindi, dato che per piantare nuovi
vigneti non serve più intraprendere una procedura articolata,
l'espansione delle vigne a Prosecco sembra inarrestabile. Questi
coltivatori cercano per lo piu' terreni di vaste dimensioni e sono
disposti a pagare anche cifre molto alte, da 6 a 10 euro per terreni che
sul mercato ora valgono 1-2 euro. Va detto che la Regione Veneto
elargisce parecchi soldi per la viticoltura, 13,5 milioni di euro in
aiuti».
Ciò che temete è dunque una estensione di coltivazione
intensiva a vigneto per prosecco? Cosa implica questo tipo di
coltivazione a livello di utilizzo di prodotti chimici?
«Sì, temiamo proprio questa invasione, favorita anche da una serie di problemi che riguardano la zootecnia (su cui è basata gran parte dell'agricoltura bellunese) e delle difficoltà a espandere le coltivazioni tipiche, locali e biologiche dato che non sono in alcun modo sostenute e incentivate (nonostante ci sia una enorme richiesta di queste produzioni).
La coltivazione del prosecco comporta un massiccio apporto di chimica (registrati 20-25 e più trattamenti l'anno) con prodotti che hanno deroghe per essere utilizzati. I timori sono giustificati anche dai recenti dati dell’Arpav che parlano di un aumento del 305% nell’uso di pesticidi dovuto ai nuovi vigneti e meleti».
Quali caratteristiche della realtà agricola bellunese verrebbero snaturate se arrivassero in massa coltivazioni a vigneto per prosecco?
«Innanzitutto tale invasione ha già comportato un aumento dei prezzi della terra che è sempre meno accessibile a giovani (e non giovani) agricoltori che vogliono aumentare le loro coltivazioni tipiche e tradizionali. Inoltre l'effetto deriva dei pesticidi usati nel prosecco inquina altre coltivazioni e sta gia' creando problemi all'apicoltura. Una presenza così invasiva come il prosecco, sia per le possibilità economiche che ha che per l'impatto ambientale che provoca, fa danno ad altre coltivazioni più legate al territorio. Siamo consapevoli poi del fatto che qui si produrrebbe uva che come ben si sa diviene vino solo se trasformata nelle cantine del trevigiano; quindi qui rimangono pesticidi e danni mentre la ricchezza va altrove».
Ci sono situazioni già critiche con esperienze negative da segnalare?
«Le situazioni più critiche sono ovviamente nella zona Valdobiadene-Conegliano dove da anni si coltiva il prosecco e dove ci sono molti problemi sia di inquinamento, che di irrorazione in case private e ristoranti. Ma creano problemi anche per il turismo, dato che sono stati posti dei cartelli che vietano le passeggiate lungo zone coltivate a vite da aprile ad agosto».
«Sì, temiamo proprio questa invasione, favorita anche da una serie di problemi che riguardano la zootecnia (su cui è basata gran parte dell'agricoltura bellunese) e delle difficoltà a espandere le coltivazioni tipiche, locali e biologiche dato che non sono in alcun modo sostenute e incentivate (nonostante ci sia una enorme richiesta di queste produzioni).
La coltivazione del prosecco comporta un massiccio apporto di chimica (registrati 20-25 e più trattamenti l'anno) con prodotti che hanno deroghe per essere utilizzati. I timori sono giustificati anche dai recenti dati dell’Arpav che parlano di un aumento del 305% nell’uso di pesticidi dovuto ai nuovi vigneti e meleti».
Quali caratteristiche della realtà agricola bellunese verrebbero snaturate se arrivassero in massa coltivazioni a vigneto per prosecco?
«Innanzitutto tale invasione ha già comportato un aumento dei prezzi della terra che è sempre meno accessibile a giovani (e non giovani) agricoltori che vogliono aumentare le loro coltivazioni tipiche e tradizionali. Inoltre l'effetto deriva dei pesticidi usati nel prosecco inquina altre coltivazioni e sta gia' creando problemi all'apicoltura. Una presenza così invasiva come il prosecco, sia per le possibilità economiche che ha che per l'impatto ambientale che provoca, fa danno ad altre coltivazioni più legate al territorio. Siamo consapevoli poi del fatto che qui si produrrebbe uva che come ben si sa diviene vino solo se trasformata nelle cantine del trevigiano; quindi qui rimangono pesticidi e danni mentre la ricchezza va altrove».
Ci sono situazioni già critiche con esperienze negative da segnalare?
«Le situazioni più critiche sono ovviamente nella zona Valdobiadene-Conegliano dove da anni si coltiva il prosecco e dove ci sono molti problemi sia di inquinamento, che di irrorazione in case private e ristoranti. Ma creano problemi anche per il turismo, dato che sono stati posti dei cartelli che vietano le passeggiate lungo zone coltivate a vite da aprile ad agosto».
di Beatrice Salvemini
tratto da:
http://www.terranuova.it/Ambiente/Invasione-di-Prosecco-e-pesticidi-nel-Bellunese