Il Report EFSA Conclusion on the peer review of the pesticide risk assessment of the active substance glyphosate, pubblicato sul periodico della stessa Agenzia (EFSA Journal 2015;13(11):4302), ritiene inverosimile che il glifosate possa rappresentare un rischio di cancerogenicità per l’uomo. Inoltre aumenta l’ADI (Acceptable Daily Intake) da 0,03 mg/kg a 0,05 mg/kg.
ISDE Italia ritiene che il Report sia espressione di una valutazione viziata da numerose forzature di metodo e di contenuto. Colpiscono in particolare l’opacità, il dogmatismo e l’approssimazione con cui vengono proposte alcune affermazioni tendenti a svilire in modo gratuito (cioè, senza fornire motivazioni di merito), e perfino a negare il valore scientifico di indagini pubblicate nella letteratura specialistica più autorevole; indagini che, al contrario, sono state considerate da IARC prove evidenti e sufficienti per inserire l’erbicida glifosate in classe 2A (probabile cancerogeno per l’uomo).
In buona sostanza, per giungere alla conclusione di non cancerogenicità del glifosate, EFSA rifiuta a priori di considerare gli studi caso-controllo sull’uomo, attentamente esaminati da IARC e considerati dalla stessa Agenzia di Lione conformi agli standard di qualità e solidità metodologica.
Anche gli studi tossicologici su animali vengono interpretati da EFSA con il medesimo approccio pregiudiziale. Mentre da una parte si fa appello alle guidelines per ignorare in maniera del tutto arbitraria risultati di letteratura metodologicamente rilevanti, dall’altra si evita di riconoscere i bias metodologici che emergono dagli studi più aderenti alle conclusioni del Report.
Nel migliore dei casi, dunque, le conclusioni del Report EFSA configurano l’incapacità di esaminare con la dovuta obiettività e serenità la letteratura scientifica disponibile che, fra l’altro, documenta ormai non solo l’effetto cancerogeno di questa sostanza, ma anche la sua azione di interferente endocrino e di perturbatore di molteplici e delicate funzioni cellulari.
Va anche sottolineato che EFSA, contrariamente a IARC, si limita a valutare la tossicità del principio attivo, il glifosate, mentre IARC considera la tossicità del formulato commerciale nel suo complesso. Qui è www.isde.it
evidente la distorsione dell'approccio adottato da EFSA, in quanto lo studio del rischio di salute pubblica e ambientale dovrebbe fondarsi sull’impatto reale del prodotto commercializzato, e non solo su quello (virtuale) della sola molecola attiva.
Il Report, oltretutto, evidenzia una grave carenza di letteratura scientifica a supporto delle valutazioni espresse, e nella bibliografia di riferimento si limita a citare fonti interne a EFSA o ad altre Agenzie. Un approccio scientifico corretto deve basarsi sul sostegno fornito da dati di letteratura facilmente accessibili e verificabili, nonché su una loro rigorosa interpretazione. Inoltre, da un’istituzione di profilo comunitario come EFSA, ci si aspetta la descrizione di un percorso di valutazione contraddistinto dalla trasparenza. Degno di nota è anche il fatto che le conclusioni di EFSA vengono formulate tenendo conto unicamente dei pareri dello staff interno all’Agenzia e della documentazione tecnica prodotta dallo Stato Membro relatore (nella fattispecie, la Germania: BfR Bundesinstitut für Risikobewertung), evitando ogni previa consultazione con i panel di altre istituzioni scientifiche, anzitutto quello di IARC (dalle informazioni presentate nel Report, questa consultazione non risulta).
Tale linea di condotta non è giustificata ed è in contraddizione con le scelte operate in altri frangenti, nel corso dei quali la stessa EFSA ha ritenuto di adottare procedure più aperte ai pareri espressi dagli esperti esterni all’Agenzia, come per esempio nel caso dei neonicotinoidi.
Un’ulteriore importante criticità evidenziata dal Report, risiede nel fatto che EFSA si sottrae al confronto con il mondo sociale. Una consultazione pubblica con i portatori di interesse, e più in generale con i rappresentanti dell’associazionismo e dei gruppi sociali preoccupati per la ‘questione glifosate’ sembra la strada giusta per produrre una valutazione equilibrata.
Una tale iniziativa è non solo necessaria ma anche più aderente al ruolo e alle funzioni istituzionali di EFSA, vista la forte apprensione dell’opinione pubblica nei confronti della diffusione dell’erbicida nelle matrici ambientali e negli alimenti.
A tale riguardo, va rilevata l’ambiguità che caratterizza l’iniziativa di EFSA. L’Authority, infatti, a parole promuove e promette una maggiore trasparenza nei rapporti con la cittadinanza del territorio comunitario − si veda il documento Transformation to an open EFSA (Public Consultation, scaricabile: http://www.efsa.europa.eu/sites/default/files/corporate_publications/files/openefsadiscussionpaper14.pdf) − e nei fatti disattende tale impegno proprio in una circostanza di rara delicatezza; una circostanza che attualmente è oggetto di attenzione in tutto il mondo.
Nel documento citato poco sopra si legge: “Transparency (access to data, information and documents) and openness (engagement) have been key values for EFSA since its creation in 2003. Adherence to these values helps to legitimise EFSA’s work and ensure accountability to society. The Open EFSA initiative aims to explore how EFSA can better meet society’s expectations now in EFSA’s second decade as the EU food safety system’s scientific risk assessor. It also aims to understand the implications that increased openness and transparency could have for the Authority’s organisational set up. (…) Openness and Transparency have been systematically identified as key elements in bringing citizens closer to the European Union, and the Union closer to its citizens. In this context, Openness is meant as an enabler for citizens to participate more closely in the decision-making process, and transparency as the quality of being clear, obvious and understandable without doubt or ambiguity, thereby contributing to increased understanding of the actions of Union administrations. Together these values help to legitimise decisions taken in the public interest and enhance accountability of the concerned actors”.
Il glifosate è l’erbicida più utilizzato sul pianeta e viene spesso rilevato nei prodotti alimentari; prova ne sia che è presente nel 10,9% dei campioni alimentari controllati a livello europeo. Inoltre, nelle rare www.isde.it
situazioni in cui il principio attivo viene ricercato, risulta essere il più frequente contaminante (con concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientale) delle acque superficiali del nostro paese. L’impiego del glifosate non riguarda solo il contesto agricolo ma anche molti ambiti industriali, urbani, domestici e civili. Non sorprende, dunque, che i suoi impatti negativi siano documentati, oltre che per la salute umana, anche per l’ambiente e per l’economia.
Tale erbicida avrebbe meritato, da parte di EFSA, una valutazione del rischio cancerogeno particolarmente rigorosa e attenta, nonché fondata sull’applicazione dei principi di precauzione e di prevenzione.
Per le ragioni descritte sopra, ISDE Italia
CHIEDE
al Ministro delle Politiche agricole e forestali Maurizio Martina e ai Ministri tutti del Governo italiano:
1) di voler considerare la valutazione di cancerogenicità formulata da IARC la base oggettiva su cui costruire una proposta di pubblica consultazione da portare all’attenzione della Commissione e del Parlamento europei.
Una tale iniziativa può fornire indirizzi più adeguati e socialmente condivisi per innescare un confronto che, al momento, non sembra essere nei programmi delle Istituzioni europee.
L’imminente processo decisionale in materia di rinnovo dell’autorizzazione comunitaria all’uso dell’erbicida glifosate potrebbe in questo modo trasformarsi in un vero strumento di governance trasparente e partecipata, a vantaggio della credibilità delle Istituzioni europee e nel rispetto di un autentico rapporto di trasparenza con la cittadinanza.
2) di avviare, in accordo con le Regioni, un capillare monitoraggio per la ricerca del glifosate nelle acque superficiali e profonde del nostro paese, al fine di una più adeguata valutazione dei livelli di contaminazione esistenti.
Arezzo, 4 Dicembre 2015
Roberto Romizi
Presidente ISDE ITALIA