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Webinar su piattaforma zoom - venerdì 30 Ottobre

 


WEBINAR di giovedì 29 Ottobre alle ore 18 - Agricoltura e cambiamenti climatici


 

Verona, B/OPEN 2020 - ANNULLATO

Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2020, in vigore fino al 24 novembre 2020, le fiere di qualunque genere sono state vietate.

B/Open pertanto non si potrà svolgere nelle date previste con le modalità tradizionali.

Pesticidi illegali on line

Il 14% dei pesticidi utilizzati in Europa sono illegali o contraffatti, sfuggendo a ogni controllo sanitario. Una filiera criminale altamente remunerativa che ha imparato a usare la rete.

 Quest’anno l’operazione Silver Axe condotta dall’Europol – Ufficio europeo di polizia – si è conclusa con il sequestro di 1.346 tonnellate di pesticidi illegali. Provenienti principalmente da Cina, India, Giappone, ma anche Messico e Usa, erano prodotti  destinati al mercato europeo:  una quantità sufficiente a trattare 207.000 chilometri quadrati, come dire tutti i terreni agricoli della Germania.

Un sequestro record dunque dal valore di circa 94 milioni di euro, ma che purtroppo rappresenta solo la punta di un iceberg. Attualmente in Europa il mercato dei pesticidi vale circa 11 miliardi di euro all’anno.  Secondo la stessa Europol il traffico illegale rappresenta tra il 10 e il 14% di questo mercato, il 13,8% per l’Ocse. In pratica delle 350.000 tonnellate di pesticidi utilizzati ogni anno nei campi europei, ben  48.300 tonnellate sono illegali.

Lo sono per vari motivi. Per esempio perché contengono principi attivi autorizzati in alcuni Paesi ma vietati in Europa. Oppure in quanto sono versioni contraffatte di fitofarmaci regolarmente commercializzati dalle aziende. Oppure perché contengono dosaggi alterati rispetto a quelli previsti dai regolamenti europei. In tutti questi casi si tratta di prodotti pericolosi dei quali non si conoscono gli effetti sull’ambiente e sulla salute. A cominciare da quella degli stessi agricoltori che li andranno a utilizzare.

Dietro il traffico illegale di pesticidi è attiva una vera e propria filiera che, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, può coinvolgere fino a 25 diversi soggetti. Complessa e altamente remunerativa. Per avere un’idea: in genere i prodotti vengono acquistati a un prezzo molto basso e rivenduto a cinque volte tanto.

«Il rischio di essere arrestati e condannati è minimo, mentre i margini di profitto per il prodotto sono enormi», precisa in un’intervista a Irpimedia Rien Van Diesen, poliziotto di Europol esperto nella lotta al traffico dei pesticidi illegali.

Il potere della rete

In questa filiera internet riveste ormai in ruolo di primo piano. Spesso infatti i pesticidi illegali vengono ordinati on line via  Amazon o Alibaba. In Polonia, ad esempio, i sindacati degli agricoltori stimano che metà della vendita di pesticidi illegali sia effettuata sulla rete, sfruttando le differenze nelle normative dei vari Paesi.

Nel 2018 Amazon ha dovuto pagare 1,2 milioni di dollari di multa all’Epa – Environmental Protection Agency, l’agenzia di protezione dell’ambiente statunitense – per aver commesso in 5 anni circa 4.000 infrazioni al Fifra ( Federal Insecticide, Fungicide, and Rodenticide Act). In pratica aver consentito a terzi di vendere e distribuire dai magazzini di Amazon pesticidi importati non consentiti  in Usa, oppure contenenti informazioni fuorvianti nell’etichetta.

Una nuova azione è stata intrapresa lo scorso giugno dall’Epa. Questa volta riguarda Amazon ed eBay ai quali l’Agenzia chiede di fermare la vendita di pesticidi – rimuovendoli dalla piattaforma –  non registrati in Usa e che pertanto non possono essere commercializzati né utilizzati.

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2020/10/pesticidi-illegali-on-line/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

Honeyland: il regno delle api


Il film racconta la vita di un’apicultrice macedone che segue la regola “prendi metà, lascia metà”.

 Prendi metà, lascia metà”: è la regola che viene scrupolosamente rispettata nella raccolta del miele dai favi selvatici da Hatidze Muratova. Per lei – una donna che vive in un piccolo villaggio della Macedonia – le api non sono solo una ragione di vita, ma la vita stessa. Per questo si prende cura delle api e non dimentica mai di lasciar loro metà del miele.

Una storia raccontata da Honeyland – Il Regno delle Api, film vincitore al Sundance Film Festival e candidato agli Oscar 2020 come miglior documentario e miglior film internazionale per la Macedonia del Nord. Il film, le cui riprese sono durate in tutto 3 anni, si basa sulla vita di uno degli ultimi apicoltori selvatici d’Europa che raccoglie il miele utilizzando antichi metodi tramandati di generazione in generazione.

Per lei  – che vive a Bekirlija, un villaggio abbandonato senza elettricità, acqua corrente o strade asfaltate –  raccogliere il miele e rivenderlo al mercato di Skopje è l’unica unica fonte di reddito. Ma non per questo dimentica quanto il suo destino sia legato a quello delle api, nella consapevolezza che la condivisione con le api è la chiave per la sua sopravvivenza e per quella del piccolo ecosistema che lei tutela. Una sopravvivenza – racconta il film – che rischia di essere messa a rischio dall’avidità degli uomini.

“Per poter comunicare con le api è necessario avere forza personale per avvicinarle, pazienza per imparare a domarle: uno stile di vita che non richiede forza ma saggezza”, dice Tamara Kotevska, regista del film insieme a Ljubo Stefanov.

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2020/10/honeyland-il-regno-delle-api/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

MIPAAF, nuovo bando di oltre 4 mln di euro per ricerca nel bio


Oltre 4 milioni di euro per la ricerca in agricoltura biologica. Sono i fondi messi a disposizione nel bando pubblicato nei giorni scorsi dal MIPAAF per i progetti di ricerca in tema di agricoltura biologica, cui viene destinato un massimo di 300mila euro per singolo progetto.

Da bando i finanziamenti verranno concessi per il miglioramento delle produzioni biologiche, progetti di innovazione dei processi produttivi delle imprese biologiche e garanzia del trasferimento tecnologico, di fruizione e diffusione dei risultati raggiunti, di diffusione dei benefici e vantaggi dell’agricoltura bio.

“Negli ultimi dieci anni le superfici coltivate a bio nel nostro Paese, come evidenziano i dati del Sinab, sono aumentate del 79%, superando il 15% dell’incidenza di superficie sul totale coltivato”, ha dichiarato la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. “I produttori che scelgono di coltivare con il metodo biologico le nostre campagne, i nostri paesaggi e il nostro ambiente oggi hanno superato quota 80mila: nessun altro Paese in Europa vanta un numero di agricoltori bio così elevato. E, dato non indifferente, siamo al primo posto anche per gli ettari coltivati a cereali, ortaggi, agrumi e olivo. Facile comprendere dunque come la ricerca assuma un ruolo privilegiato e vada assolutamente sostenuta. Una sfida su eccellenza e qualità produttiva e ambientale che ci vede coinvolti con grande determinazione, anche alla luce della grande solidità dimostrata da questo segmento nei mesi di crisi sanitari ed economica”, ha concluso Bellanova. 

tratto da: https://www.greenplanet.net/mipaaf-bando-oltre-4-mln-ricerca-bio/

Mercato dei Vini FIVI: rinviato al 2021 l’evento di Piacenza, appuntamento nelle cantine

 La decisione presa dopo l’aggravarsi della situazione di emergenza Covid.


Il 29 novembre Una domenica da vignaiolo nelle cantine e tre Mercoledì da Vignaioli nelle cantine 

La decima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti a Piacenza è stata rimandata al 2021 a causa dell’aggravarsi della situazione emergenziale legata al Covid-19. La decisione della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti è stata presa, in accordo con Piacenza Expo, considerando l’attuale aumento dei contagi e il periodo in cui si sarebbe svolto il Mercato.
Domenica 29 novembre tuttavia, data in cui avrebbe dovuto tenersi la manifestazione a Piacenza, la Federazione dei Vignaioli ha indetto l’iniziativa Una domenica dal Vignaiolo: una giornata in cui i Vignaioli Indipendenti aderenti ospiteranno nella propria cantina i colleghi di altre zone d’Italia e apriranno le porte ai visitatori.
“La voglia di non arrendersi – afferma la presidente FIVI Matilde Poggi – e di dare un forte segnale di ripresa ci ha spinto questa estate a confermare le date di novembre 2020 del Mercato dei Vini. Dopo lunghe e sentite riflessioni ha prevalso però la convinzione che in questo momento la sicurezza e il buonsenso debbano avere la priorità. Facciamo la nostra parte evitando gli assembramenti, ma non rinunciamo alla possibilità di creare occasioni alternative di incontro con sostenitori e appassionati più sicure e contenute”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’Amministratore Unico di Piacenza Expo Giuseppe Cavalli che ribadisce l’impegno comune: “Piacenza Expo e FIVI continuano la collaborazione e sono già al lavoro per pianificare l’edizione 2021. In questo particolare periodo, ancora carico di incertezze per i grandi eventi fieristici, si è ritenuto intelligente non prevedere a fine novembre di quest’anno la decima edizione. Un appuntamento solo rimandato per gli oltre 700 vignaioli che avevano già dato la loro adesione come espositori”.
Altri tre appuntamenti, pensati per mantenere vivo il legame tra Vignaioli ed appassionati, si svolgeranno durante il mese di novembre. Il 4, 11 e 18 ci saranno i Mercoledì da Vignaioli, serate d’incontro nei Punti di Affezione FIVI, ovvero le enoteche e i ristoranti che vendono e sostengono i vignaioli FIVI. Un Mercoledì da Vignaioli, è il progetto nato quattro anni fa per poter assaggiare i vini e spiegare ad appassionati, ristoratori e sommelier la realtà dell’associazione, chi sono i Vignaioli Indipendenti, cosa fanno e quali sono le diverse storie che stanno dietro a ogni bottiglia.

Fonte: FIVI

I Sapori del Territorio" di Corrado Benedetti - 2020

 


Sapori e Tradizioni del TERRITORIO 2020 - Pro Loco di Ospedaletto di Pescantina (VR)


 

Zinzole, marandele e strupaculi

I frutti di alcune piante selvatiche, i loro nomi dialettali (veronese), gli usi medicinali e culinari.

Questi termini probabilmente non dicono più niente, ma finchè si è giocato in mezzo alla campagna, hanno avuto un posto importante nel vocabolario dialettale dei fanciulli, soprattutto in autunno, quando questi frutti arrivano a maturazione .

Si tratta infatti dei frutti di piante selvatiche molto comuni in campagna, sia in pianura che in collina. E questi frutti, in tempi in cui si giocava con furore, per molte ore, lontani da casa, prima dell' avvento delle merendine, diventavano molto interessanti per i ragazzi affamati che eravamo.

In realtà non si trattava solo di fame, c' era anche la curiosità di conoscere, di esplorare, di assaggiare. Quanti mal di pancia per aver ingerito di tutto e di più!

Marandela è una parola dialettale antica che indica la forma ovoidale del frutto. E' curioso notare che, mentre da noi indica il frutto del biancospino,  in Trentino indica il frutto della rosa.  In Veneto il frutto della Rosa canina, cioè la bacca rossa che matura in autunno, veniva comunemente chiamata strupacùl, termine che allude al potere astringente ed irritante di questo frutto. Chiunque abbia cercato di succhiare la polpa acida e deliziosa di questo frutto, sa quanto possano essere fastidiosi i peli interni del ricettacolo. I frutti vanno colti dopo le prime gelate e sono la materia prima per ottime marmellate, per infusi ( dopo averli seccati e pestati), per sciroppi (dopo averli cotti con l' aggiunta di acqua e zucchero), per decotti. Questi frutti sono tonici, astringenti, diuretici, digestivi, sono ricchi di vitamina C e quindi efficaci contro lo scorbuto, sono calmanti, e aumentano la resistenza dell' organismo negli stati influenzali e nelle convalescenze.

Il Biancospino è anche una Rosacea, come il pero e il melo, come la rosa appunto, che funge da capostipite. Con lo stesso nome indichiamo due specie diverse: il Crataegus oxyacantha con foglie poco frastagliate e il Crataegus monogyma, con foglie profondamente lobate.

Fiorisce in maggio, ha un legno durissimo, cresce molto lentamente e può vivere centinaia di anni.

Tutti conosciamo le qualità di questo fiore. E' un potente tonico cardiaco, regola sia la pressione sanguigna che la tensione nervosa. L' uso costante dell' infuso di Biancospino e di Tiglio è in grado di riconciliare col sonno persone molto nervose e stressate. I frutti, le marandele appunto, sono astringenti e non particolarmente saporiti. Al sud cresce una specie simile, il Crataegus Azarolus, che ha frutti più grandi e più saporiti.

Il Biancospino è la pianta ideale per alzare siepi fitte e durature, dove facilmente vanno a nidificare i passeracei, i più sicuri alleati dell' agricoltore e del giardiniere. Ma soprattutto queste siepi naturali potrebbero efficacemente sostituire le orrende recinzioni metalliche che sempre più spsso invadono le nostre colline.

Il Zinzolàr, in italiano Giuggiolo, è una pianta spinosa della famiglia delle Rhamnaceae. Il nome scientifico è Zizyphum vulgaris, è originario dell' Asia, è stato importato da noi in epoca romana ed è ormai naturalizzato. Il frutto maturo, una drupa grande come un' oliva di colore rosso/marrone, è saporito e viene usato per fare marmellate, sciroppi e liquori (famoso il Brodo di Giuggiole).

Noi ragazzi, quando incontravamo una di queste piante con i frutti maturi, ci riempivamo le tasche di zinzole e ce le facevamo durare un intero pomeriggio. 

Tratto da: https://www.veramente.org/it/notizie/2009-zinzole-marandele-strupaculi.html

Corso AVEPROBI su "SALVAGUARDIA, RIPRISTINO E MIGLIORAMENTO DELLA BIODIVERSITÀ"

Desideriamo informarvi che AVEPROBI ha aperto le iscrizioni al nuovo corso gratuito sulla programmazione e gestione di siepi, boschetti, boschi collinari e montani, intitolato:

 

"SALVAGUARDIA, RIPRISTINO E MIGLIORAMENTO DELLA BIODIVERSITÀ"


Possono partecipare: imprenditori agricolipartecipi coadiuvanti familiari, dipendenti di aziende e cooperative agricole

Docente: dr. Forestale Alessandro Pasini

La prima lezione sarà martedì 10 novembre alle ore 18 presso il Centro di Salutogenesi Via Adamello 6 – Villafranca di Verona

Qui potete trovare il calendario completo delle lezioni

Il corso (finanziato dal PSR Veneto 2014-2020 Mis. 1.1; ente di formazione Cipat Veneto) prevede 4 lezioni in aula ed una lezione presso un impianto realizzato nell'ambito del progetto LIFE + InBioWood.

La sala utilizzata per il corso è idonea ad ospitare fino a 25 persone rispettando i protocolli di sicurezza anticontagio Covid-19. L'accesso è consentito con l'uso della mascherina e la pulizia delle mani con un disinfettante che sarà posto all'ingresso della sala.

Le iscrizioni chiudono il 26 ottobre, pertanto si prega di inviare la propria richiesta di iscrizione a info@aveprobi.org il prima possibile, compilando tutti i campi richiesti nel file excel che potete trovare al link qui

Al corso posso iscriversi più persone facenti parte della stessa azienda agricola.

Escursione alla raccolta di bacche e frutti selvatici

domenica 25 ottobre e martedì 27 (o altro gg da definire)


Ci troviamo al supermercato Migross di Stallavena (Grezzana di Verona) - ore 14.15

Passeggiando nei boschi della bassa Lessinia e godendoci i colori e l'energia

dolce dell'autunno, raccoglieremo le colorate bacche del prugnolo, biancospino

e della rosa canina, ma spigoleremo anche noci e noccioline che i nostri amici

scoiattoli e uccelli ci hanno lasciato....ma in questo anno di "pasciona" di

abbondanza ce n'è per tutti.

Verranno date le ricette per le varie preparazione così poi a casa potrete

prepararvi marmellate, grappe, liquori come il "brugnolino" e altre preparazioni.


Conduce: Dott.ssa Maria Grazia Lonardi, ecologa, erborista e ricercatrice spirituale.

Per informazioni e prenotazione dei corsi

Maria Grazia Lonardi cell 329 7008924 – mgrazialonardi@libero.it

Portare: vari sacchetti per la raccolta; carta e penna; guanti (facoltativi)

Costo € 20, per le coppie €30

RINVIATA la manifestazione del 24 Ottobre a San Giorgio Ingannapoltron


 

Il Nobel vada ai contadini, la fame non si può tamponare

Raj Patel - L’economista esperto di crisi alimentari 

Ricorderemo il 2020 come l’anno in cui la lotta contro la fame del mondo ha vinto il Nobel? Se chiediamo a Raj Patel, la risposta sembra essere piuttosto negativa. Nella giornata mondiale dell’alimentazione, a una settimana dalla consegna del premio nobel per la pace 2020 al World Food Programme (Wfp), lo scrittore e attivista, autore di I padroni del cibo dice la sua a margine dell’intervento al convegno Bologna Award 2020.


Il Nobel per la Pace al World Food programme è un buon risultato?

Penso sia positivo aver richiamato l’attenzione mondiale sul problema della fame e certamente il World Food Programme fa un lavoro molto importante per aiutare le persone a sopravvivere alla fame. Però non dovrebbe essere compito suo debellare la fame nel mondo. La fame è una combinazione di povertà, di crisi climatica e di effetti del capitalismo predatorio, per questo è necessario andare oltre il modello della gestione dell’emergenza. Anzi, per me il problema è proprio che il World Food Programme sia diventato così necessario oggi per gestire le emergenze, perché è una conseguenza della distruzione sistematica della capacità del pianeta di produrre cibo in modo sostenibile e dell’aumento delle disuguaglianze.

Quindi lei a chi l’avrebbe dato il Nobel per la Pace?

Al movimento internazionale dei contadini della “Via Campesina”. Il movimento raccoglie 200 milioni di membri su scala globale, combattono contro la fame nelle zone rurali, ma contemporaneamente contro l’inquinamento e contro il patriarcato, oltre ad adottare pratiche rispettose della biodiversità. Io vorrei che il comitato per il Nobel smetta di concepire i sistemi alimentari come una cosa cui dare attenzione solo quando sono in crisi, e smetta di concepire i contadini come persone che hanno bisogno di carità, ma li veda invece come portatori di soluzioni nuove. L’obiettivo non deve essere quello di “gestire” la fame o “gestire” il cambiamento climatico, ma di mettere fine a queste cose. E questo si può fare solo con un impegno politico. La domanda da farsi è: come redistribuire la ricchezza?

In questo quadro, quanto ha inciso la pandemia di Covid-19?

Di certo ha peggiorato le cose. Stiamo registrando tassi di fame catastrofici in tutto il mondo. Ma la pandemia ci ha anche mostrato che le comunità che hanno sistemi economici e sociali più attenti alla cura dell’altro hanno fatto molto meglio nel contrasto della pandemia rispetto alle comunità con un’impostazione essenzialmente neoliberista, dove le persone devono cavarsela da sole. Penso, ad esempio, alla più grande baraccopoli del mondo di Mumbai, Dharavi, che è riuscita a contenere il virus molto meglio degli Stati Uniti. Sempre in India, la regione povera del Kerala, che investe molto nella sanità pubblica, ha fatto molto meglio di alcune zone molto ricche del paese. Al contrario in America, come in tutti i posti in cui gli interessi delle multinazionali sono molto forti, i lavoratori essenziali sono stati sacrificati in nome del mantenimento dei profitti. In Texas, dove vivo, i principali focolai di infezione si sono verificati negli stabilimenti di confezionamento della carne o nelle prigioni, che rappresentano entrambi imprese molto redditizie.

Come sta cambiando la geografia della fame con il cambiamento climatico? 

Partiamo dal presupposto che i cambiamenti climatici non giovano a nessuno. Detto questo, è vero che le filiere produttive basate sulle monocolture e su lunghe catene di trasporto dei prodotti da una parte all’altra del mondo hanno subito un impatto molto forte sia dal cambiamento climatico, come anche dal Covid. Nelle aziende agricole più piccole, più sostenibili, con culture più diversificate, uno choc climatico può magari danneggiare una coltura, ma lasciarne intatta un’altra. Esistono nuovi tipi di sistemi e di tecnologie agricole che vanno nella direzione della diversificazione e la distribuzione del rischio, che tutelano il suolo, di cui l’agricoltura neo-liberista moderna ha fatto di tutto per liberarsi, perché li considera inefficienti.

Come si aspetta che evolverà l’agricoltura nel prossimo futuro? La crisi può essere uno stimolo per produrre cambiamenti radicali?

Sicuramente abbiamo bisogno di un’agricoltura del XXI secolo diversa da quella sviluppata nel XX, che è quella che ancora utilizziamo. Dall’altro lato, non credo che ci sia niente di positivo nel milione e più di persone morte finora per Covid. Certo, potremmo sfruttare quello che abbiamo vissuto per ribadire la necessità di un cambiamento radicale. Per affermare che la cura, e non il consumo, deve essere al centro della vita. Ma non ripeterò il ritornello per cui da questa orribile situazione deve per forza emergere qualcosa di positivo. La storia non funziona così, e a volte da situazioni terribili scaturiscono cose ancora peggiori.

tratto da: Il fatto quotidiano  - 17 10 2020 - di Riccardo Antoniucci 

 

ANNULLATA L'EDIZIONE DI "Fa' La Cosa Giusta" a Trento

Alla luce del nuovo DPCM del 18 ottobre 2020 siamo costretti ad annullare Fa' la Cosa Giusta! Trento 2020. 

Ci abbiamo provato, ci abbiamo creduto tanto ma purtroppo non è andata come sperato.

Speriamo di vederci presto... probabilmente online
.



Qualità, sostenibilità, biodiversità: ecco i nodi della battaglia sul cibo

Coltivare, nutrire, preservare. Insieme. Le nostre azioni sono il nostro futuro. È questo lo slogan della Giornata mondiale dell’alimentazione a cui aderiscono oltre 150 Paesi di tutto il mondo. Una ricorrenza molto sentita a livello internazionale che, quest’anno, vuole puntare i riflettori sulla necessità di uno spirito di solidarietà globale e di sistemi agroalimentari resilienti e più solidi.

Le nostre azioni sono il nostro futuro. Soprattutto ora che il mondo combatte con i numeri devastanti della pandemia. E non solo a livello di contagi. L’agroalimentare, durante questo periodo, ha manifestato una fragilità che, se da un lato ha fatto emergere la necessità di maggiore sicurezza alimentare, dall’altro ha evidenziato la volontà di ridiscutere e riorganizzare il settore in maniera intelligente. Non si tratta di produrre più cibo. Bisogna garantire sistemi sostenibili, capaci di fornire diete sane e accessibili a tutti. Tecnologia, ricerca, scienza e aziende – insieme – possono fare molto per le nostre economie, la nostra salute e il nostro pianeta.

“Ciò di cui abbiamo bisogno ora come ora è un’azione intelligente e sistemica per portare il cibo a coloro che ne hanno bisogno e, in generale, per migliorare la qualità del cibo per coloro che ne hanno. Un’azione per impedire che i prodotti della terra marciscano nei campi per mancanza di efficienti catene di approvvigionamento. Un’azione per ottimizzare l’impiego degli strumenti digitali e dell’intelligenza artificiale, così da prevedere le minacce ai raccolti, far scattare automaticamente l’assicurazione sui raccolti e abbattere i rischi climatici. Un’azione per salvare la biodiversità da un’inesorabile erosione. Un’azione per trasformare le città nelle fattorie del futuro. Un’azione di governo per mettere a punto politiche che facilitino l’accesso a regimi alimentari sani”, afferma il direttore generale della Fao, QU Dongyu.

I numeri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura

La panoramica offerta dalla Fao, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, evidenzia un quadro mondiale chiaro. Sono oltre 2 miliardi le persone che non hanno accesso regolare a cibo sano, nutriente e sufficiente. Centotrentacinque milioni, invece, coloro che soffrono di fame acuta (in 55 Paesi). Il 14% degli alimenti prodotti va perso ancor prima di arrivare ai mercati all’ingrosso. Inoltre, entro il 2050 la popolazione mondiale sarà di circa 10 miliardi e ciò comporterà un picco della domanda di cibo. Se non ci sarà una trasformazione dei sistemi alimentari registreremo un aumento della sottoalimentazione e malnutrizione. E la disparità di reddito, la disoccupazione o lo scarso accesso ai servizi peggiorerà la situazione. Tra i protagonisti di questa trasformazione gli agricoltori familiari che rappresentano l’80% della produzione mondiale. Circa 800 milioni in tutto il mondo, gestiscono il 75%dei terreni agricoli. Nell’ottica di miglioramento è fondamentale che proprio loro abbiano un maggiore accesso a mezzi innovativi, a finanziamenti e alla formazione per migliorare i loro mezzi di sussistenza. Produzione alimentare intensiva e cambiamento climatico, poi, stanno causando la perdita della biodiversità. Così come diete scorrette e stili di vita sedentari hanno fatto aumentare notevolmente il tasso di obesità sia nei Paesi sviluppati che nei paesi a basso reddito dove coesiste – strano a pensarlo – con la fame.

Cosa possiamo fare

Ognuno di noi ha un ruolo importante all’interno della filiera alimentare. A tal proposito, la Fao mette a punto una serie di azioni quotidiane per migliorare il nostro stile di vita. Scegliere prodotti diversificati, ad esempio, può favorire la produzione di molti alimenti e, dunque, la biodiversità. Comprare dai produttori locali, invece, aiuterà l’economia locale. No agli sprechi attuando delle semplici pratiche di conservazione del cibo.

Il programma degli eventi in programma per il 16 ottobre 2020

Non sarà una Giornata mondiale dell’Alimentazione come le altre. Nonostante tutti i problemi legati alla pandemia sono già attive una serie di attività ed eventi a cui poter aderire.

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2020/10/qualita-sostenibilita-biodiversita-ecco-i-nodi-della-battaglia-sul-cibo/

15 Ottobre Osservatorio Sana 2020: tutti i numeri del bio

Nell’e-commerce registrato un incremento del 143%. Le vendite bio nel mercato interno italiano hanno superato i 4,3 miliardi di euro

 Continua a rafforzarsi il biologico italiano. Negli ultimi 12 mesi –  fino ad agosto 2020 – le vendite bio nel mercato interno italiano hanno superato i 4,3 miliardi di euro. Ottime anche le performance registrate nell’e-commerce dove le vendite di biologico hanno messo a segno un incremento del 143%. In crescita anche l’export con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente.

Questa la  fotografia scattata dall’Osservatorio Sana 2020 presentato al Sana Restart, la fiera vetrina del mondo biologico tenutasi a Bologna dal 9 all’11 ottobre scorso.

Cresce l’agricoltura bio

Per prima cosa nel 2019 è cresciuta la superficie agricola dedicata al bio: + 35.000 ettari rispetto al 2018. (+1,8%), sfiorando i 2 milioni di ettari. Un dato che conferma un trend ormai consolidato che negli ultimi 10 anni ha visto aumentare del 79% la superficie bio nel nostro Paese. Con questi numeri oggi l’Italia rappresenta il terzo Paese  europeo per superficie bio, davanti a noi in numeri assoluti solo Spagna (2,35 milioni di ettari, +4,8% rispetto al 2018) e Francia (2,241 milioni di ettari, +10,1% rispetto al 2018). Se si considera, però, il dato percentuale della superficie bio sul totale della Sau, l’Italia è in testa con il 15,8%, mentre la Spagna si ferma al 10,1% e la Francia all’8,1%. Significativa anche la crescita del numero degli operatori biologici: 80.643 nel 2019 (+2% rispetto al 2018).

I numeri del mercato biologico

Se le vendite di biologico italiano sul mercato interno hanno superato complessivamente i 4,3 miliardi di euro, di questi 3,9 miliardi sono riferibili ai consumi domestici (+7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e poco meno di 500 milioni di euro all’away from home (-27% rispetto all’anno precedente). Calo da mettere in relazione con il lockdown nei pubblici esercizi e con gli effetti della didattica a distanza e dello smart working per  quanto riguarda il segmento della ristorazione collettiva.

L’andamento del mercato domestico conferma una crescente attenzione dei consumatori italiani verso i prodotti green, local e sostenibili. Ne sono conferma sia l’andamento del carrello di prodotti green nella grande distribuzione  (2,4 milioni di euro nel 2019, +5% rispetto al 2018), sia il progressivo incremento delle famiglie acquirenti. Nel 2020 infatti l’88% delle famiglie ha avuto almeno una occasione di acquisto di un prodotto bio rispetto al  53% del 2012.

Il boom delle vendite on-line

Crescita a 3 cifre invece per l’e-commerce. Qui le vendite di biologico – che rappresentano il 7% del totale e-grocery – hanno registrato un incremento del 143%: decisamente superiore a quello delle vendite online di prodotti alimentari in generale (+125%). Le vendite di bio dell’e-commerce anche a lockdown concluso hanno continuato a mantenere un ritmo di crescita elevato riportando un +182% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente  (contro un +172% dell’e-grocery).

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2020/10/osservatorio-sana-2020-tutti-i-numeri-del-bio/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

Sabato 24 Ottobre incontro a San Giorgio Ingannapoltron in Valpolicella

 


RISULTATI SOPRA LE ATTESE PER SANA RESTART - PER IL BIO LA RIPARTENZA C’È

 Sono state oltre 10.000 le presenze allevento organizzato da BolognaFiere, in collaborazione con FederBio e AssoBio, con il supporto di ITA - Italian Trade Agency e i patrocini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bologna e dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali della Provincia di Bologna.

Primo evento in presenza dopo il lockdown per BolognaFiere, SANA RESTART si conferma punto di riferimento per gli operatori e il pubblico di appassionati del biologico e del naturale che non hanno voluto mancare lappuntamento, a sottolineare la forte spinta alla ripartenza in chiave sostenibile.

Seconda edizione per RIVOLUZIONE BIO, gli Stati Generali del biologico, con enti, istituzioni e aziende a fare il punto sulle prospettive del mercato alla luce degli impegni del Green Deal europeo.

“Era importante fare il primo passo e con SANA RESTART ci siamo riusciti. Scegliere di riaprire ha implicato, per BolognaFiere e per tutti i soggetti coinvolti, un’importante assunzione di responsabilità: nei confronti del mercato che aveva bisogno di un’occasione, non solo simbolica, per dare il via alla ripartenza e nei confronti degli operatori e dei visitatori che ci seguono da oltre 30 anni, ai quali dovevamo garantire le migliori condizioni in termini di sicurezza per poter riprendere le attività in presenza. Possiamo dirci molto soddisfatti dei risultati che SANA RESTART ha consentito alle aziende di realizzare, dando concretezza alla volontà di ripresa della sua business community”, così Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere.

Premiante la decisione di affidare il ruolo di apripista al comparto del biologico e del naturale, strategico per l’economia e decisivo per le politiche di sviluppo sostenibile del sistema Paese. Un settore che, nonostante le conseguenze del lockdown, si presenta all’appuntamento in fiera con significativi dati in crescita. Le superfici agricole coltivate con metodo biologico raggiungono quota 15,8%, le vendite bio sul mercato interno superano nel 2020 (anno terminante ad agosto) i 4,3 miliardi di euro e si registra in costante aumento anche il numero di famiglie che acquistano biologico (sono l’88% quelle che hanno acquistato almeno un prodotto bio nel 2020).

Numeri rilevanti per un settore che sta assumendo dimensioni e visione strategica nel business in coerenza con i trend che lo vedono protagonista e in costante crescita. È per rispondere anche a queste esigenze, alla creazione delle migliori condizioni per la distribuzione dei prodotti bio e a supporto dell’export verso i Paesi con i più alti indici di espansione che BolognaFiere ha finalizzato importanti accordi, in primis quello con Alibaba.com orientato allo sviluppo di forti sinergie commerciali. L’accordo sigla la collaborazione fra due leader di mercato nei rispettivi ambiti: BolognaFiere (organizzatore fieristico in Italia e nel mondo, fra i principali Quartieri fieristici europei, specializzato in eventi trade, che ogni anno registrano la presenza di circa 2 milioni di operatori professionali nazionali-internazionali) e Alibaba.com (piattaforma di e- commerce b2b leader globale e parte del Gruppo Alibaba, con oltre 26 milioni di buyer attivi sul marketplace in oltre 190 Paesi). Si tratta del primo accordo “a tutto campo” che combina le opportunità commerciali offerte dalle manifestazioni fieristiche (tradizionali e digitali) alle potenzialità proprie del canale e-commerce.

SANA RESTART si è aperta con la seconda edizione di RIVOLUZIONE BIO, gli Stati Generali del biologico, promossi da BolognaFiere in collaborazione con FederBio e AssoBio e la segreteria organizzativa di Nomisma. Nel corso dell’evento, che si è aperto con l’intervento di Teresa Bellanova, ministra delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, i rappresentanti di aziende, enti, istituzioni italiane e internazionali si sono confrontati sulle opportunità collegate agli impegni assunti in sede europea nell’ambito del Green Deal. All’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 si antepongono quelli previsti dalFarm to Fork, che entro il 2030 vuole portare al 25% le superfici destinate all’agricoltura biologica e ridurre del 50% l’uso di pesticidi e antibiotici.

Eventi, iniziative & Award a SANA RESTAT

SANA RESTART ha visto anche lo svolgimento degli appuntamenti organizzati in collaborazione con i partner storici della rassegna come FederBioAssoBio, il Gruppo Cosmetici in Erboristeria di Cosmetica ItaliaAssoerbe SISTE, che ha promosso una delle iniziative di maggiore successo di questa edizione. Si tratta del nuovo progetto, La via delle erbe, realizzato da SISTE in collaborazione con l’associazione ALTEA dei tecnici erboristi dell’Università di Torino e con BolognaFierecon l’obiettivo di far scoprire al pubblico, attraverso un percorso illustrato, il mondo delle piante officinali e delle spezie, da sempre usate dall’uomo a scopo nutrizionale e salutistico, e oggi più che mai, anche alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, passibili di molteplici funzionalità e applicazioni. Particolarmente apprezzato il focus tematico scelto per il 2020: le “erbe d’oro” (ginkgo biloba, elicriso, zafferano e curcuma).

Con SANA RESTART ha preso il via anche il percorso Free From Hub, dedicato alla presentazione di trend e novità del segmento free from. Tra le iniziative in programma la premiazione della settima edizione del World Gluten Free Beer Award, l’unico al mondo dedicato esclusivamente alle birre senza glutine, organizzato da Nonsologlutine in collaborazione con Free From Hub. L’iniziativa, con l’introduzione della Best Bio Beer

Altra partnership avviata quest’anno è quella con Slow Food che ha presentato in Fiera un Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto, finalizzato a individuare gli elementi fondamentali per una viticoltura sostenibile e un’enologia rispettosa del terroir, secondo una visione moderna della figura del vignaiolo che non è solo produttore di vino, ma anche motore attivo per un’agricoltura che promuova una crescita culturale, economica e sociale, etica ed armonica sul territorio. A raccontare l’idea del Manifesto si sono alternati interventi di esperti agronomi, architetti e sociologi, oltre a vigneron italiani ed esteri.

Sul fronte enologico, è più che positivo anche il bilancio della prima edizione del Bio Wine Festival, evento organizzato in partnership con SANA RESTART all’interno del Volvo Congress Center di Bologna Congressi: due giornate di degustazioni e incontri per scoprire le migliori tipicità ed eccellenze della produzione italiana di vini biologici, biodinamici, naturali e vegani. Un evento dalla forte impronta ‘didattica’, che ha visto gli espositori distribuiti in base al metodo di lavorazione, di modo da offrire ai numerosi visitatori una un’esperienza sensoriale coinvolgente e un supporto culturale di altissimo livello. E che all’offerta espositiva ha affiancato quattro incontri, guidati da professionisti di fama internazionale, per approfondire la conoscenza di altrettante sfaccettature dei vini biologici: le bollicine bio, i vini biodinamici, i vini biologici e i vini naturali.

I tre giorni di manifestazione hanno gettato le basi per il prossimo evento che si terrà a settembre 2021, con qualche anticipazione sui contenuti, come l’iniziativa SANA Organic Tea (organizzata in collaborazione con l’associazione In-Tè). L’iniziativa consentirà di approfondire la conoscenza sul prodotto, le sue valenze e la cultura millenaria che si esprime anche nelle affascinanti cerimonie che ne esaltano la corretta degustazione.

Appuntamento con SANA 2021: a Bologna da giovedì 9 a domenica 12 settembre.

Press Office SANA


Terra Madre Salone del Gusto 2020 non si ferma. Dall’8 ottobre un evento lungo sei mesi

Terra Madre Salone del Gusto è il più importante evento dedicato al cibo buono, pulito, sano e giusto e all'agricoltura di piccola scala in tutto il mondo, organizzato da Slow Food, Città di Torino e Regione Piemonte. Fin dalla prima edizione del Salone del Gusto, organizzata nel 1996, Torino è stata il palcoscenico ideale per valorizzare i piccoli produttori e i cibi artigianali di qualità. Una visione che, nel 2004, ha portato alla nascita di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo e che vede coinvolti produttori, operatori dell’agroalimentare, cuochi, professori, esperti: uomini, donne e giovani di tutto il mondo impegnati a promuovere una produzione alimentare buona e di qualità, che non impatti sull’ambiente e che rafforzi le piccole economie locali.

Dal 2012, Terra Madre e Salone del Gusto si sono unite in un unico evento, un appuntamento unico e che, con cadenza biennale, celebra il lavoro di migliaia di persone raccontando la straordinaria diversità del cibo di ogni continente, conferendo pari dignità a tutti i piccoli produttori che si ispirano al principio di un cibo buono, pulito e giusto.

 

Quella del 2020, la tredicesima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, è un’edizione unica. Non solo per le norme in vigore per far fronte alla pandemia di Covid-19, ma per la volontà di essere un momento di riflessione ancora più ampio del consueto. Per questa ragione, Terra Madre Salone del Gusto 2020 cambia veste: per sei mesi, dall’8 ottobre 2020 a fine aprile 2021, si trasforma in un evento diffuso – con eventi organizzati in tutto il mondo dalla rete Slow Food – e sbarca online: il sito Terra Madre Salone del Gusto è una vera e propria piattaforma digitale, su cui assistere liberamente a Conferenze, Food Talk e a molti altri format innovativi ideati da Slow Food, che permetterà anche a coloro che sono lontani migliaia di chilometri di partecipare all’evento. L’elenco degli appuntamenti si arricchisce settimana dopo settimana ed è consultabile qui.

 L’obiettivo di Terra Madre Salone del Gusto 2020, il cui tema è Our food, out planet, our future, sarà ragionare su come trasformare le crisi alimentare, ambientale ed economica che stiamo vivendo in un’opportunità per ripartire dalla terra e collegare in modo virtuoso il mondo della produzione con quello del consumo consapevole.



Luglio Onu: Esportare pesticidi tossici è una violazione dei diritti umani

 I Paesi più ricchi devono smettere di esportare i pesticidi più tossici nelle nazioni più povere. Il richiamo viene da Baskut Tuncak, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle sostanze tossiche, ed è stato sottoscritto da 35 esperti del Consiglio dei diritti umani Onu. Si tratta di una pratica deplorevole – così l’ha definita Tuncak –  che va al di là degli aspetti commerciali ed economici: riguarda il rispetto dei diritti umani.

Nella sua dichiarazione Tuncak ha ricordato come lo scorso anno più di 30 nazioni ricche hanno esportato nei Paesi poveri di America Latina, Africa e Asia sostanze altamente tossiche il cui utilizzo era vietato nel proprio territorio. Con il rischio – in realtà la quasi certezza – di esporre le popolazioni più povere a un forte rischio per la salute.

Purtroppo l’Europa non fa eccezione. “L’Unione Europea continua a esportare questi pesticidi e sostanze chimiche industriali tossiche con conseguenti violazioni diffuse dei diritti alla vita, alla dignità e alla libertà da trattamenti crudeli, inumani e degradanti nei Paesi a basso e medio reddito”, ha dichiarato Baskut Tuncak.

Di fatto  le nazioni più ricche hanno creato un sistema basato su due pesi e due misure che consente il commercio e l’uso di sostanze  per loro proibite in parti del mondo in cui le normative sono meno rigorose, esternalizzando sulle persone più vulnerabili dei Paesi poveri  gli impatti sulla salute e sull’ambiente.

“Si tratta di una concessione politica all’industria che produce tali sostanze. Una concessione che consente di trarre profitto dall’avvelenamento di lavoratori e comunità e che porta ad alimentare modelli di consumo e di produzione insostenibili”, ha aggiunto Tuncak. “Gli Stati che esportano sostanze chimiche vietate senza una forte giustificazione di interesse pubblico violano i loro obblighi extraterritoriali ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani, compresi quelli relativi ad assicurare un ambiente salubre e condizioni di lavoro sicure”.

Il tema del doppio standard era stato già sollevato all’inizio di quest’anno da una recente indagine svolta da Unearthed  (una squadra di giornalisti attivi sulle tematiche ambientali) e dalla ong svizzera Public Eye. Secondo questo studio, i cinque maggiori produttori di pesticidi al mondo – Basf, Bayer, Corteva, Fmc and Syngenta tutti con sede in Europa o negli Usa – nel 2018 avevano ricavato il 35% del loro fatturato dalla vendita di pesticidi classificati come altamente pericolosi. In particolare più di un miliardo di dollari si riferiva a prodotti chimici – molti dei quali banditi nei mercati europei – altamente tossici per le api e i due terzi  di queste vendite riguardava Paesi a medio o basso reddito come India e Brasile. Pesticidi che nella gran parte dei casi sono destinati alle coltivazioni di mais e soia destinate all’alimentazione dei bovini da carne.

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2020/07/onu-esportare-pesticidi-tossici-e-una-violazione-dei-diritti-umani/?fbclid=IwAR1hxaOMcWvgAhkZH_AgaRr7R66LcbF_3nep0Hvc_R53ecxCg0xaCPSiLbM


Biologico: cresce la superficie agricola (+2%) e il numero di consumatori. I risultati del “Rapporto Bio 2020”

logo-biologico-unione-europea 

FederBio annuncia che in Italia continua la crescita delle superfici di terreno destinato a colture biologiche: +2% nel 2019 rispetto all’anno precedente, con un incremento significativo del 79% dal 2010. Aumentano anche i cittadini che scelgono bio, con un valore di acquistato pari a 3,3 miliardi di euro nel 2019 (+180% negli ultimi 10 anni). È questo il quadro che emerge dal Rapporto 2020 sul biologico italiano del Sinab (Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica), presentato dal direttore di Ismea, Raffaele Borriello, durante l’evento “Il biologico Made in Italy nelle strategie europee”.

Il rapporto “Bio in cifre 2020” rileva che la superficie agricola coltivata a biologico ha raggiunto 1.993.236 ettari, mentre gli operatori nel 2019 sono 80.643, con un incremento del 2% rispetto al 2018 e del 69% negli ultimi 10 anni. Il dato conferma la leadership italiana in Europa per numero di operatori nel settore.

È continuato nel 2019 lo sviluppo del settore dell’acquacoltura, gli operatori coinvolti hanno raggiunto le 59 unità, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle aziende, le Regioni del Centro-Nord raccolgono circa il 75% delle aziende nazionali, la cui attività è caratterizzata da mitilicoltura e molluschicoltura. Mentre al Centro-Sud, prevalgono allevamenti di spigole ed orate.

Rispetto al 2018, in Italia, il numero di capi allevati al 31 dicembre 2019 risulta contenuto al 4% per i bovini, mentre è in calo con valori percentuali negativi di oltre il 10% per suini, ovini, caprini ed equini. Nello stesso periodo è invece positiva la tendenza per il comparto avicolo in cui il pollame cresce del 14%. I numeri presentati evidenziano che la tendenza dei cittadini è sempre più orientata verso un’alimentazione biologica, anche se l’incidenza complessiva delle vendite sulla spesa per il settore è del 4%.

Per quanto riguarda i prezzi il rapporto analizza l’andamento di alcuni prodotti biologici e degli omologhi non certificati. Il confronto su un paniere di riferimento per un periodo di cinque anni, conferma come i prezzi all’origine dei prodotti bio siano mediamente più alti del 60%, con alcune eccezioni per l’ortofrutta dove le differenze sono meno marcate. Nel periodo del lockdown come è avvenuto per l’agroalimentare convenzionale anche per il settore biologico le transazioni presso la Gdo sono aumentate dell’11% rispetto alle stesse settimane del 2019, con incrementi  molto elevati per farine e carni bovine, miele e latte.

Le stime del settore nel periodo dell’emergenza sanitaria provano come, in questa fase, gli italiani siano ancor più attenti nella scelta di prodotti che si connotano per le caratteristiche di sicurezza alimentare, qualità controllata e certificata e tracciabilità. Il fenomeno è tanto più evidente nelle aree dove il virus si è mostrato più aggressivo.

È importante supportare con iniziative concrete e un quadro legislativo coerente questa conversione. Il rischio è che la forte domanda dei consumatori italiani sia coperta da prodotti biologici di importazione, a scapito del bio made in Italy, che sono cresciuti del 13,1% rispetto al 2018, mentre occorre rafforzare i produttori agricoli nel nostro Paese attraverso lo sviluppo di filiere etiche fondate sul principio del giusto prezzo.

“In questo particolare momento storico – precisa Federbio –  in cui l’Europa, con il Green Deal e le strategie Farm to Fork e biodiversità, sta puntando fortemente sul biologico, l’Italia non può permettersi di perdere l’opportunità per accelerare il percorso di transizione e perdere il proprio ruolo di leader come numero di operatori. Siamo dunque molto soddisfatti – continua FederBio – che la ministra Teresa Bellanova abbia evidenziato il settore come un driver fondamentale per lo sviluppo agroecologico, auspicando che l’approvazione definitiva della legge sul biologico avvenga già nei prossimi mesi”.

Scarica qui il report “Bio in cifre 2020”

tratto da: https://ilfattoalimentare.it/biologico-rapporto-bio-2020.html

Olio extravergine, un consumatore su cinque confuso sull’origine del prodotto. Molti credono di comprare italiano, ma non è così

 olive olio

Nonostante l’etichetta di origine obbligatoria, un italiano su cinque sbaglia ancora a identificare la provenienza dell’olio extravergine che acquista. Gli errori sono più frequenti tra i consumatori convinti di aver comprato un prodotto 100% italiano. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients dai ricercatori dell’Università di Bari, che hanno indagato gli effetti dell’etichettatura di origine dell’olio extravergine sulla consapevolezza dei consumatori.

Allo studio hanno partecipato 982 persone che avevano appena comprato un extravergine, a cui è stato sottoposto un questionario direttamente alla cassa del supermercato. Ai consumatori è stato chiesto di indicare quale fosse l’origine dell’olio acquistato, e la risposta è stata confrontata con i dati presenti sulle bottiglie raccolti dai ricercatoriSi è così scoperto che, nonostante l’etichetta di origine introdotta dal Regolamento UE 29/2012, una quota rilevante di persone fa confusione sulla provenienza.

olio extravergine supermercato

Il 19% dei consumatori non è in grado di identificare correttamente l’origine dell’olio extravergine acquistato

In generale, il 67,8% dei consumatori ha correttamente identificato la provenienza dell’olio acquistato, mentre il 13% non ha saputo dare una risposta. Il 19,1% dei partecipanti ha indicato un’origine errata. Il dato più interessante è che la maggior parte di essi era convinto di aver acquistato un extravergine italiano, quando in realtà era un prodotto di origine europea. Si tratta di circa un terzo delle 576 persone che hanno dichiarato di aver comprato un olio 100% italiano. Per fare un paragone, dei 275 consumatori che hanno affermato di aver acquistato un extravergine di origine europea, solo 20 hanno sbagliato: in realtà avevano scelto un olio italiano.

Se la provenienza deve essere chiaramente indicata in etichetta, perché i consumatori fanno ancora confusione? E soprattutto perché così tante persone sono convinte di acquistare prodotti italiani anche quando non lo sono? Secondo gli autori potrebbero essere diverse le ragioni. Per esempio i consumatori potrebbero erroneamente associare la nazionalità del marchio con l’origine dell’olio, convincendosi che acquistare un brand italiano equivalga a comprare un extravergine italiano. Ma non è così, soprattutto ora che alcuni noti marchi italiani – come Bertolli, Carapelli, Sasso e Filippo Berio – sono di proprietà di grandi gruppi stranieri che commercializzano anche oli di provenienza estera.

Woman reading label on bottle of olive oil in store
Alcuni consumatori potrebbero fare confusione tra l’origine dell’olio extravergine e quella del marchio

Altri errori potrebbero essere causati dal fatto che molte aziende, con l’obiettivo di ampliare la propria offerta, vendono con lo stesso marchio oli di provenienza diversa, che così vengono confusi l’uno con l’altro. Infine è anche possibile che una parte dei consumatori non sia consapevole della presenza dell’origine in etichetta oppure non la utilizzi per scegliere quale olio comprare: una possibilità che tutt’al più può spiegare la quota di partecipanti che ha risposto “non lo so” al questionario, ma solo una minima parte degli errori.

Educazione e genere giocano un ruolo importante nella tendenza a identificare correttamente l’origine del prodotto. Per esempio, i consumatori che non hanno saputo indicare la provenienza dell’extravergine acquistato erano soprattutto uomini e con un basso livello di istruzione. Erano prevalentemente maschi, ma con un livello di istruzione più alto e un maggiore interesse per i marchi, anche i consumatori del gruppo che ha sbagliato provenienza. Al contrario tra i partecipanti che hanno identificato correttamente l’origine ci sono più donne e persone con un più alto livello di istruzione, che esprimono un maggiore interesse per le etichette. E si vede.

tratto da: https://ilfattoalimentare.it/olio-extravergine-origine-errori.html

5 interessanti appuntamenti del CORRIRE ORTOFRUTTICOLO


 

WEBINAR: Le colline terrazzate. Lunedì 12 ottobre ore 18


GLI INTERVENTI DURANTE L’EVENTO SARANNO A CURA
DI PERSONALITÀ ILLUSTRI DEL MONDO ACCADEMICO,
DELL’ARCHITETTURA, DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE
DEI PAESAGGI RURALI STORICI.

Saluti istituzionali e del Presidente di Cantina Valpolicella Negrar
Renzo Bighignoli
Mauro Agnoletti
professore associato, dipartimento Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari,
Ambientali e Forestali, Università di Firenze
“Il registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici”
Viviana Ferrario
geografa, professore associato, Università Iuav di Venezia
Andrea Turato
architetto, Patchworkstudio, Padova
“Riflessioni sull’integrità del paesaggio
rurale storico”
Roberta Capitello
professore associato, Dipartimento di Economia Aziendale,
Università degli Studi di Verona
“Elementi caratteristici di un paesaggio vitivinicolo e
percezioni dell'enoturista”
Diego Tomasi
I° ricercatore presso il Centro di Ricerca per la Viticoltura
e l’Enologia di Conegliano (CREA-VE)
“Storia ed evoluzione del vigneto in
Valpolicella Classica”
Aldo Lorenzoni
direttore del Consorzio Tutela Vini Soave
“L’esperienza del Soave”

A livello comunitario si è presa coscienza di quanto sia opportuno
connettere la conformazione del paesaggio con le attività produttive
agricole e di quanto questa connessione porti a considerare
le nostre campagne non più solo come un settore produttivo,
ma come un ambito molto più complesso di funzioni e valori.
Lo studio, avendo un carattere multidisciplinare, ha permesso di
analizzare il territorio della Valpolicella Classica e il suo paesaggio
sotto diversi punti di vista: agronomico, estetico, economico. Ha
permesso inoltre di valutare il grado di integrità che lo caratterizza
e le sue vulnerabilità.
Nella sua fase conclusiva, questo studio consentirà di produrre un
dossier per la candidatura del paesaggio delle colline terrazzate
della Valpolicella Classica al registro nazionale dei paesaggi rurali
storici, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali”.
Il Registro è stato istituito dal Ministero delle politiche agricole
con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare i paesaggi rurali
storici, le pratiche agricole e le conoscenze tradizionali, contribuendo
al loro sviluppo attraverso attività promozionali e associando
i prodotti agricoli al paesaggio da cui provengono tramite
un marchio di qualità, creando in questo modo nuove sinergie
per la promozione del turismo rurale oltre che delle produzioni
agroalimentari tipiche di un’area.

Durante il convegno saranno presentati i risultati dello
studio di fattibilità per la conservazione e valorizzazione
del paesaggio rurale storico delle colline terrazzate della
Valpolicella Classica.