Domenica 6 febbraio: Giornata Mondiale delle Zone umide

In occasione della giornata mondiale per le zone umide, Legambiente Valpolicella in collaborazione con Associazione Culturale e Ambientalista "Nour" organizza un evento di pulizia della sponda sinistra Adige.



La Giornata Mondiale delle Zone umide è un’occasione per ricordare il ruolo fondamentale che svolgono questi ambienti i quali, pur ospitando tra i maggiori patrimoni di biodiversità del Pianeta, sono anche ecosistemi particolarmente fragili e sensibili all’impatto dei cambiamenti climatici, all’inquinamento, ai pesticidi, e, più in generale, all’impatto antropico. 🌳 Ed è anche un importante momento per valorizzare le esperienze di partecipazione dei cittadini sul tema della conservazione e valorizzazione dei sistemi acquatici. 🌎
 
📌Ritrovi a scelta:
1) Ponton di Sant’Ambrogio, presso la chiesa parrocchiale in via Ponte;
2) Santa Lucia di Pescantina, rotonda via Don Morandin - via Pompea - via Valpolicella.
 
Procederemo lungo la riva sinistra del fiume Adige per raccogliere più rifiuti possibili, da Ponton e da Santa Lucia per congiungerci a metà percorso.
 
📝Come partecipare:📝
inviando una mail di iscrizione, con nome, cognome e telefono dei partecipanti,  𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝟒/𝟎𝟐/𝟐𝟐   all’indirizzo: legambiente.valpolicella@gmail.com (numero di partecipanti limitato)
 

🧰 Cosa portare 🧰 :
mascherine / guanti 
e se avete la possibilità > secchi per raccolta vetro / carriole / picconi e badili.
Del materiale sarà messo a disposizione da Nour e Legambiente. 

📦 Dove depositare i rifiuti raccolti 📦:
- Ponton, slargo Oasi Ponton, accesso di via Ponte 138;
- Santa Lucia, piazzale a lato rotonda via Don Morandin - via Pompea - via Valpolicella

In caso di maltempo l’evento sarà  rimandato. 🌧
Obbligo di seguire le norme anti-Covid per tutta la durata dell'evento. 

Maggiori informazioni sull'Oasi di Ponton al seguente link:
https://www.ambientenour.it/l-oasi-ponton

Qui trovate l'evento di Facebook: https://fb.me/e/1J1LsnRnk 

6 FEBBRAIO. CHIESETTE AFFRESCATE E ULTIMI PRESEPI


Passeggiata su antichi sentieri in vista lago fino ai presepi disseminati nel borgo di Campo di Brenzone, scoprendo sulla via tre chiesette stupendamente affrescate, con la guida esperta di Valerio Sartori.

Programma

9.00 Ritrovo e visita alla chiesa di San Zen de l’Oselet (attigua al cimitero, 2km prima di Castelletto)
10.00 Trasferimento in auto a Castelletto (park Garda Family House g.c.) e partenza della camminata
10.30 Arrivo nella frazione di Biaza; visita guidata alla chiesetta di Sant’Antonio Abate
12.00 Arrivo a Campo di Brenzone: visita guidata a San Pietro in Vincoli con il suo straordinario ciclo
di affreschi
13.00 Sosta per il pranzo (al sacco) e visita libera ai presepi
14.30 Ritorno guidato a Castelletto su percorso diverso

Durata della camminata 3h, escluse le soste per le visite guidate.

Difficoltà facile, breve tratto in salita.

Rispetto delle regole anti Covid in vigore.

Sarà chiesto un contributo di 5€ a partecipante.
Bambini fino a 10 anni anni - gratuito.

Contatti: 3496086590 – 3484050052

Iscrizione richiesta al link seguente:
https://www.baldofestival.org/index.php/event/chiesette-affrescate-e-ultimi-presepi/#rsvp-now

Fieragricola - VERONA DAL 2 AL 5 MARZO 2022


 programma completo su:

https://www.fieragricola.it/it/programma-fieragricola-2022

Mercato della Terra Slow Food di Sommacampagna, domenica 6 febbraio

Domenica 6 febbraio, dalle ore 9 alle 13, il Mercato della Terra di Slow Food porta in piazza a Sommacampagna una cinquantina di piccoli produttori provenienti dalla provincia di Verona e dalle province limitrofe. Tornano il broccoletto di Custoza, la verza moretta di Veronella e dalla Sicilia le arance di Ribera. 

Fra le novità la pasta Palladio prodotta con la semola di grano duro Senatore Cappelli dall’azienda agricola vicentina La Rondine e un banchetto dove sarà possibile acquistare una nuova versione della guida “Il broccoletto di Custoza, ortaggio francescano”, il cui ricavato andrà a finanziare un importante progetto all’interno della Basilica di Assisi. 


THIENE-VI, UN CORSO PER TECNICI CASARI FINANZIATO DALLA REGIONE DEL VENETO

Da marzo a dicembre 2022 (iscrizioni entro il 10 febbraio) si terrà un corso gratuito (800 ore complessive) per diventare tecnico casaro, un mestiere ricercatissimo dal mercato. L’iniziativa voluta dalla Regione del Veneto è organizzata da Cesar con la collaborazione di Veneto Agricoltura e l’Istituto Tecnico Economico Aulo Ceccato di Thiene.

Un’imperdibile opportunità per fare esperienza apprendendo nozioni teoriche e pratiche di un mestiere antico oggi molto ricercato dalle aziende del settore: il tecnico casaro. Da marzo a dicembre 2022 si terrà a Thiene (Vi) un percorso gratuito teorico e pratico voluto e finanziato dalla Regione del Veneto (DGR 1428/2021 “Specialisti per il domani”), organizzato da Cesar in collaborazione con Veneto Agricoltura, tramite il suo Istituto per la Qualità e le Tecnologie Agroalimentari e l’Istituto Tecnico Economico Aulo Ceccato di Thiene, città che in passato ha accolto decine di corsi che hanno formato generazioni di casari (si calcola oltre un migliaio dall’inizio degli anni ‘90).

“La formazione nel campo delle professioni legate al grande mondo dell’agricoltura – dichiara Elena Donazzan – Assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro – è una leva di crescita e sviluppo sempre più strategica. La Regione del Veneto ha investito e continuerà ad investire nei progetti formativi, in particolare quelli che mirano alla valorizzazione degli antichi mestieri, aggiornati con le competenze che chiede il mondo contemporaneo. Il corso per tecnici caseari in avvio  a Thiene ne è un esempio significativo, per dare maggiore impulso ad un settore in crescita. Oggi siamo chiamati a dare ulteriore valore alle professioni che, in questo momento di rinascita del Veneto, vanno riviste e corrette attraverso un sano ritorno alla manualità in risposta ai tanti nuovi disagi emersi con la pandemia”.

Validato dal Polo Tecnico Professionale Agroalimentare, il percorso di studio e formazione per tecnici casari fornirà ai partecipanti competenze su un’ampia gamma di argomenti che vanno dalla conoscenza approfondita della materia prima, il latte, alle tecnologie di produzione casearia; dalla stagionatura, l’affinamento e il confezionamento alla conservazione, la vendita e la valorizzazione dei prodotti caseari. Il corso tratterà anche argomenti quali l’organizzazione aziendale, l’analisi del mercato, il marketing del prodotto, le modalità di commercializzazione, le normative relative alla gestione dell’azienda, ecc.

Per partecipare al corso occorre il titolo di scuola superiore o il 4° anno di formazione professionale e un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Inoltre si deve risultare inoccupati o disoccupati

La durata del corso è di 800 ore complessive, di cui 400 di teoria e 400 di stage. E’ possibile iscriversi fino al il 10 febbraio e le selezioni avverranno entro il 15 febbraio. Tutte le informazioni su: https://www.auloceccato.edu.it/home/index.php/ifts-2/ oppure ai numeri 0444 168576, 0445 361554 o 329 2348554.

Francia, obbligo di indicare l’origine della carne nei menu dei ristoranti

In Francia scatterà a marzo l’obbligo per ristoranti e mense di indicare nei menu il paese di origine della carne di maiale, pollame e agnello o montone.

Nel dettaglio dovranno essere indicati nei menu il paese di allevamento e il paese di macellazione, sia che si tratti di carne frescarefrigerata o congelata, per garantire maggiori informazioni sugli alimenti consumati anche fuori casa. La nuova norma sarà applicabile dal 1° marzo 2022 per 2 anni, fino al 29 febbraio 2024 dopo essere stata autorizzata dall’Unione europea.

“Si tratta di una misura di trasparenza importante per consumatori e per imprese italiane che va adottata al più presto anche in Italia dove circa 1/3 della spesa alimentare avviene fuori casa per un importo che nonostante la pandemia ha raggiunto lo scorso anno i 60 miliardi di euro” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Italia che è leader nella qualità alimentare deve essere all’avanguardia nelle normative per la tracciabilità a tavola, come è accaduto sull’obbligo di indicazione di origine per gli alimenti venduti in negozi e supermercati”.

tratto da: https://ilsalvagente.it/2022/01/30/francia-obbligo-di-indicare-lorigine-della-carne-nei-menu-dei-ristoranti/

Corso gratuito online sulla vitivinicoltura biologica

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Processo sui pesticidi sulle mele in Alto Adige: rimane un solo querelante contro Karl Bär

Forse ricorderete la vicenda di Karl Bär, attivista austriaco che era stato trascinato in tribunale dall’assessore all’agricoltura della Provincia Autonoma di Bolzano e da 1376 agricoltori altoatesini per aver denunciato l’uso dei pesticidi sulle mele. Dopo il ritiro di quasi tutti gli agricoltori, il processo a Bär continua (ma si appresta a finire) con un solo querelante.

Delle 1376 querele iniziali, ad oggi ne rimane una sola, e Karl Bär in questi giorni dovrà tornare davanti al tribunale di Bolzano per affrontare l’ultima persona, convocata come testimone, che non si era presentata nell’udienza di ottobre 2021. Leggi anche: Era stato denunciato per aver lanciato una campagna contro l’uso di pesticidi nella produzione di mele in Alto Adige, ritirate 1374 querele 

Si dovrebbe dunque finalmente concludere, il 28 gennaio, questa vicenda che è iniziata nel 2017 quando l’Umweltinstitut München, l’Istituto per l’Ambiente di Monaco di Baviera, realizzò una campagna informativa (di cui Bär era portavoce) dal titolo “Pestizidtirol”.

A finire a processo dopo poco tempo fu anche Alexander Schiebel l’autore del libro Das Wunder von Mals (Il miracolo di Malles), in cui protagonista è la cittadina dell’Alto Adige/Südtirol che nel 2014 indisse un referendum per mettere al bando una serie di pesticidi.

Leggi anche: Lanciano campagna contro l’uso di pesticidi nella produzione di mele in Alto Adige, trascinati in tribunale per diffamazione due attivisti

A pochi giorni dall’ultimo processo che lo coinvolge, Karl Bär ha dichiarato: "Nemmeno una volta, in oltre un anno e quattro udienze, è stata affrontata in tribunale la questione dell’uso dei pesticidi in Alto Adige. Per questo sono impaziente di veder apparire il testimone querelante nella prossima udienza. Per la prima volta in questo processo si tratterà il vero punto in questione: i pesticidi impiegati nei meleti altoatesini. Dimostreremo che la nostra critica si limita a descrivere i fatti nella loro realtà."

Umweltinstitut ha sempre ricordato invece un particolare molto importante: "Dire la verità non è un crimine! È quindi evidente che in Alto Adige/Südtirol i pesticidi avvelenano non soltanto la salute umana e l’ambiente ma anche la libertà di espressione. Ma dire la verità non è un reato, è un diritto umano. E proprio per affermare questo diritto abbiamo intenzione di lottare in tribunale: lo faremo per noi stessi, per i nostri sostenitori e sostenitrici e per tutti quelli che sono stati messi a tacere dall’agroindustria e dai governi, a causa del loro pubblico impegno per la protezione della natura e dell’ambiente."

Ma di certo Bär non si è lasciato spaventare da questo processo e nel corso di questi anni ha continuato a combattere per far conoscere a tutti la pericolosità dei vari pesticidi rilasciati in tutto il mondo, sostanze che stanno distruggendo la biodiversità e danneggiando la salute dei consumatori e dei lavoratori agricoli.

Fonte: GreenMe

Alberi: i nostri compagni di viaggio conoscerli, guarire, incontrarli

Un viaggio nella conoscenza di questi "speciali Maestri" che con saggezza e amore ci donano la vita e facilitano la nostra evoluzione spirituale.


Lo scopo è di aprire la mente e il cuore per recuperare il sapere smarrito e ripristinare l'intima e nutriente connessione con la Natura e gli Spiriti che la animano.

Il corso teorico di 4 lezioni è online (google meet), dalle ore 20.30 alle 22.30

mercoledì 2 febbraio: Conoscere gli alberi - I parte

Chi sono “realmente” le piante - similitudine con l'uomo- alberi Maestri, guardiani..., sacralità - relazione con i pianeti....

mercoledì 9 febbraio: Conoscere gli alberi - II parte

Esseri intelligenti, sensibili e saggi con i quali possiamo comunicare e ricevere insegnamenti.

mercoledì 16 febbraio: Guarire con gli alberi

I benefici delle terapie quali lo Shinrin-Yoku o "bagno di foresta", la Dendroterapia o albero terapia (abbracciare), la “Bioenergetic Landscapes”, acque e oli vibrazionali.

mercoledì 23 febbraio: Incontrare lo Spirito degli alberi

Il bosco come entità vivente – Esseri elementari e "Spiriti di Natura". 

Verrà data una dispensa; A questi 4 incontri teorici faranno seguito delle esperienze pratiche nelle varie stagioni e con specie diverse di alberi.

Conduce: Maria Grazia Lonardi ecologa ed erborista.

Da diversi anni conduce gruppi di consapevolezza personale, apertura e benessere con la Natura, in particolare con gli Alberi, oltre che di conoscenza delle erbe selvatiche ad uso officinale, alimentare e tintorio. Cell. 329 7008924 – mgrazialonardi@libero.it

Costo 50 € - per chi ripete 25 €; per chi è sospeso dal lavoro, prezzo da concordare.

Ricordo di Thich Nhat Hanh - da Retecontadina

“Sono una continuazione, come la pioggia è una continuazione della nuvola”


Il 21 gennaio 2022, il Maestro Zen, poeta e attivista per la pace Thich Nhat Hanh si è spento pacificamente al Tempio di Tu Hieu in Vietnam, all’età di 95 anni.

Ordinato monaco all’età di 16 anni in Vietnam, durante la guerra ha rinunciato all’isolamento monastico per aiutare il suo popolo e da allora ha sempre affiancato alla pratica religiosa un impegno sociale e politico.

In occidente ha avuto un ruolo chiave nel divulgare gli insegnamenti sull’arte di vivere consapevolmente nel momento presente.

Gli insegnamenti del monaco buddhista Thich Nhat Hanh ci parlano anche della nostra relazione con l’ambiente, in quanto “non è possibile separare gli esseri umani dall’ambiente. L’ambiente è negli esseri umani e gli esseri umani sono parte dell’ambiente”.

Nell’insegnamento contenuto nel video “Noi e la madre terra siamo una cosa sola” il monaco buddhista ci spiega il profondo legame che ci lega alla Terra. Il Maestro, infatti, sostiene che “solo quando saremo in
grado di provare vero amore per la Terra, avremo l’energia necessaria per operare i necessari cambiamenti radicali”.

Durante la sua lunga vita Thich Nhat Hanh ha pubblicato moltissimi libri che vanno dai manuali classici sulla meditazione, la consapevolezza e il buddhismo a poesie, racconti per bambini e commentari su antichi testi
Buddhisti.

Nel 2014, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si è rivolta a Thich Nhat Hanh in qualità di leader religioso internazionale chiedendo una breve dichiarazione sul cambiamento
climatico e sul nostro rapporto reciproco e con la Terra.

“Domani,
continuerò ad essere.
Ma dovrai essere molto attento per vedermi.
Sarò un fiore o una foglia.
Sarò in quelle forme e ti manderò un saluto.
Se sarai abbastanza consapevole,
mi riconoscerai,
e potrai sorridermi.
Ne sarò molto felice."

Thich Nhat Hanh

Peste suina. Le scelte urgenti

da: Associazione Rurale Italiana

Lo scorso 7 gennaio un cinghiale trovato morto tra i boschi di Ovada è risultato positivo alla peste suina africana (PSA), malattia virale che colpisce suini domestici e cinghiali selvatici, altamente contagiosa e spesso letale per gli animali ma non trasmissibile agli esseri umani.

Il 13 gennaio i ministri Speranza (Sanità) e Patuanelli (Agricoltura) hanno firmato un'ordinanza per cercare di frenare l'epidemia: in 114 comuni del Piemonte e della Liguria per i prossimi sei mesi non si potrà fare trekking, andare in mountain bike, raccogliere funghi e tartufi, pescare, cacciare. Disposizioni relative agli allevamenti di suini non confinati, agli spostamenti degli animali sono abituali in questi casi.

La zona interdetta comprende l’ovadese, l'acquese, Sassello, Albisola e Varazze, Gavi e Busalla - tanto per citare qualche comune - ed è evidente e intuitiva la portata di una "mazzata" per luoghi che vivono di accoglienza e turismo e che ora, improvvisamente, si trovano a dover impedire ai loro ospiti di muoversi liberamente tra sentieri e boschi. Ma evidenti e intuitive sono anche le privazioni per gli abitanti di un vasto territorio a cui viene vietato di godersi qualche sana "sorsata" di natura.

Ma quale sarà il destino dei piccoli allevamenti contadini dell’appenino Ligure e Piemontese che fanno della qualità e dell’allevamento allo stato semibrado un fiore all’occhiello? Sono allevamenti fondamentali nella costruzione del reddito familiare in aziende collocate in condizioni difficili.

La mancanza di armonizzazione fra le normative che si stanno abbattendo sulle aziende che ricadono su un territorio a cavallo fra 2 regioni (tocca 78 comuni nella provincia di Alessandria e 36 in Liguria) è impressionante e intollerabile.

Mentre nella zona rossa genovese gli allevatori hanno già ricevuto l’ordinanza di abbattere i capi di maiali allevati (assolutamente sani), ma non sanno come fare perché i macelli sono tutti in Piemonte, nell’alessandrino le notizie provenienti dagli organi competenti sono contraddittorie e si fa fatica a capire quale sia la strategia di contenimento del virus.

Per poter permettere di continuare ad esistere agli allevamenti del territorio interessato serve sia una valutazione seria del valore dei suini se dovessero essere costretti a macellare anzitempo o abbattere, che vista la qualità e la tipicità del modello zootecnico applicato non può essere quella indicata dai prezzi del mercato di carne suina all’ingrosso, ma va calibrata sul valore medio che negli anni gli allevatori hanno spuntato per il prodotto finito o trasformato in loco. La proliferazione fuori controllo degli ungulati che negli anni ha causato delle ingentissime perdite a una già fragile economia contadina, deve essere fermata con gli strumenti idonei frutto dell’esperienza scientifica maturata in migliaia di situazioni analoghe sparse per l’Italia e per il mondo. Date le caratteristiche biologiche del cinghiale, la predazione del lupo non è ritenuta un fattore di regolazione (ovvero in grado di mantenere la densità del cinghiale a valori inferiori rispetto a quelli che si osserverebbero in assenza di predazione) e il suo effetto è considerato essenzialmente compensatorio per la crescita della società civile, un'agricoltura contadina socialmente giusta ed un corretto utilizzo di tutte le risorse naturali rispettoso della biodiversità, attento ad una produzione ecologicamente durevole per la Sovranità Alimentare.

 La caccia non accuratamente gestita e programmata ha un effetto drammatico: l’abbattimento delle prede più grandi (maschi) provoca l’aumentata mobilità degli individui e la destrutturazione delle popolazioni può influenzare la dinamica di trasmissione delle infezioni, favorendone il mantenimento nelle popolazioni di cinghiale o incrementandone diffusione (anche ai domestici e all’uomo).

Al momento non esiste un vaccino o una cura per la peste suina africana e, dunque, l'unica arma individuata per contenere il contagio è la prevenzione, MA AD OGGI NESSUN SUINO DOMESTICO E’ STATO COLPITO DALLA MALATTIA quindi non c’è nessun allarme sul cibo che consumiamo se non quello di non sprecarlo e di gestire gli scarti in modo che anche essi non diventino attraenti per i selvatici.

Così come non c’è nessun motivo per cui le carni provenienti dai territori interessati o dall’Italia siano rigettate o deprezzate.

Ci appelliamo ai consumatori perché contattino gli allevatori del territorio e acquistino queste carni super controllate e evitino cosi che contadini e i piccoli allevatori siano fra l’incudine delle conseguenze dello spopolamento dei territori marginali (proliferazione di ungulati) e il martello del danno economico derivato dalla cattiva gestione del territorio.

Chiediamo ai responsabili istituzionali di porre fine allo stillicidio di ordinanze incomprensibili e contrastanti fra loro e che le due regioni (Piemonte e Liguria) stabiliscano dei parametri identici volti alla difesa della salute pubblica e alla salvaguardia delle aziende agricole.

Chiediamo una ricerca approfondita sulla catena di diffusione del virus e la condivisione dei risultati con chiunque li chieda, allevatori in primis.

Poiché i danni della diffusione del virus sono già effettivi, per consentire una possibile ripresa degli allevamenti, chiediamo che alcune misure del PSR ancora in vigore, ad esempio la 21 per i ristori agli allevatori e alle imprese forestali e la 8 per gli interventi forestali, prevedano esplicite priorità per il  inanziamento agli Enti Locali e alle imprese localizzati nella zona infetta, di iniziative finalizzate al miglioramento del livello qualitativo dei piccoli allevamenti zootecnici sia da latte che di carne (già alto), fornendo loro le strutture a livello comprensoriale adeguate alle loro esigenze.

Per dare sollievo immediato ai disagi provocati alle aziende coinvolte è indispensabile prevedere, oltre ai ristori, anche agevolazioni fiscali e stanziamenti con mutui agevolati.

Associazione Rurale Italiana:

• Elisabeth Paul 379 196 71 92

• Fabrizio Garbarino 331 90 92 823

Corte Palù della Pesenata, 5 Colà di Lazise 37017 (VR)

www.assorurale.it info@assorurale.it


da MAG VERONA: Un Accordo di Sussidiarietà per lo sviluppo locale sul Baldo

Verona, 22 gennaio 2022 – È stato firmato stamane a Palazzo Malaspina Nichesola a Caprino l’Accordo di sussidiarietà tra Unione Montana del Baldo-Garda, Associazione Marchio del Baldo, Mag Verona e Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino. Il documento stabilisce una nuova collaborazione tra pubblico e privato per la promozione dei territori dei nove Comuni che fanno parte dell’Unione Montana.

Si tratta di una innovazione importante per lo sviluppo del territorio: di fatto, l’Accordo di sussidiarietà è tra i primi sottoscritti da Unioni montane e aggregazioni di Comuni a livello nazionale. Da oggi sarà quindi possibile non solo promuovere i prodotti tipici, ma anche coordinare e progettare attività che valorizzino i territori di Brentino Belluno, Brenzone sul Garda, Caprino Veronese, Costermano sul Garda, Ferrara di Monte Baldo, Malcesine, Rivoli Veronese, San Zeno di Montagna e Torri del Benaco, in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale.

L’Unione Montana il 18 novembre 2021, con la deliberazione n.31, aveva approvato l’accordo per la promozione del territorio del Monte Baldo, attraverso il marchio “Baldo”, quindi tramite l’attività dell’Associazione cui afferisce. «Questo progetto territoriale è frutto del lavoro di tante figure e realtà, d’altronde bisogna collaborare per far conoscere questo bellissimo territorio – ha affermato il presidente dell’Unione Montana del Baldo-Garda Maurizio Castellani -. La sussidiarietà orizzontale è un valore importante per la pubblica amministrazione, che però da sola può procedere fino a un certo punto nel rispondere ai bisogni dei territori che amministra. Siamo all’inizio di un nuovo percorso che promette di fare un buon lavoro per il paesaggio, l’ambiente, la sostenibilità, temi centrali non solo per questo territorio ma anche per i nostri giovani».

Natascia Lorenzipresidente dell’Associazione Marchio del Baldo, realtà che conta ad oggi 40 tra produttori e attività dell’ospitalità e della promozione sportiva e culturale, ha evidenziato che «qualche anno fa questo tipo di collaborazione sarebbe stato impensabile. Ora questo documento ci rafforza nella relazione tra pubblica amministrazione e realtà d’impresa del Baldo. Questo è un territorio che ha una propria autenticità, che va difesa e promossa in chiave sostenibile. E ora abbiamo uno strumento importante per dare voce ai nostri associati, che lavorano da anni in questa direzione».

Alla realizzazione dell’Accordo di sussidiarietà ha concorso, nell’ambito del progetto “Storie dal Baldo” (POR FESR 14-20 della Regione Veneto), anche Mag Verona, che opera dal 1978 a sostegno dell’economia sociale, la finanza etica e l’innovazione nel Terzo Settore. Il presidente Antonio Tesini ha quindi sottolineato che «l’accordo abbraccia il mondo economico, sociale ed ambientale e può dar vita a un laboratorio capace di portare avanti insieme tutte queste istanze. Dobbiamo avere a cuore un’economia che sia amica dell’ambiente e lavori in ottica di responsabilità sociale».

La continuità tra territorio e mondo del vino è stata quindi esaltata da Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino, che il 14 aprile 2021 ha ottenuto dal ministero della Politiche agricole il riconoscimento del disciplinare di produzione della sottozona Montebaldo Bardolino DOC. Una novità che ridà vita alla storica denominazione del “distretto” vinicolo del Monte Baldo, individuato già nel 1825 all’interno dell’area di produzione del Bardolino. «Aver sottoscritto questo accordo è per noi molto importante e porteremo avanti questo impegno, con attenzione al rispetto della responsabilità sociale dei nostri produttori. Ora uniamo le forze verso un’unica direzione».


 

26 gennaio in Valpolicella

 


Dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella

AnteprimaAmarone inizialmente prevista a Verona il 4 e 5 febbraio prossimi, slitta a giugno. Una riprogrammazione dovuta, e decisa all’unanimità dal ConsorzioValpolicella, per garantire un adeguato svolgimento della manifestazione con la consueta presenza di esperti e stakeholder di livello internazionale. Le nuove date dell’evento scaligero saranno comunicate a breve, mentre rimane confermato il programma originariamente previsto – e impossibile da rispettare a febbraio - a cui si aggiungeranno eventi speciali dedicati al re della Valpolicella. “Vogliamo tornare in presenza e vogliamo farlo nel migliore dei modi – ha detto il presidente del Consorzio, Christian Marchesini -, lo dobbiamo ai nostri produttori e a una denominazione che nel 2021 ha registrato una stagione importante sul fronte delle vendite. Per questo a febbraio, assieme a Nomisma Wine-Monitor, presenteremo un focus di mercato sulle performance di AmaroneRipasso e Valpolicella in Italia e nel mondo”.

Epidemie e allevamenti intensivi: l’aviaria torna a diffondersi in Italia

Il rischio di nuove pandemie

Gli abbattimenti degli animali, oltre al fattore etico, hanno un grande impatto economico, ma si tratta di una misura necessaria a limitare la diffusione dell’epidemia e ridurre il rischio di infezione umana. Nei giorni scorsi, nel Regno Unito, si è purtroppo già registrato il primo contagio di una persona in questa nuova ondata europea di influenza aviaria. Si tratta per fortuna di un evento raro, poiché le varianti in circolazione possono trasmettersi agli esseri umani solo tramite stretto contatto con volatili infetti, come è avvenuto nel caso del signore inglese contagiato.

Ma a preoccupare le autorità sanitarie di tutto il mondo è l’alta frequenza di mutazione di questi tipi di virus, con la “concreta possibilità che da un serbatoio animale possa originare un nuovo virus per il quale la popolazione umana risulta suscettibile dando modo alla malattia di estendersi a livello globale, provocando quindi una pandemia.”, come si legge sul sito dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’ente nazionale di riferimento sull’aviaria.

Perché gli allevamenti intensivi sono un ambiente ideale per i virus? 

Quando numerosi individui geneticamente molto simili sono costretti a vivere a stretto contatto tra loro si crea una condizione ideale per la diffusione delle epidemie, ed è proprio la situazione che troviamo negli allevamenti intensividi tutto il mondo. Se a questo si aggiunge che spesso gli animali allevativengono spostati anche su lunghe distanze, abbiamo una seconda condizione che facilita la diffusione dei virus. E non perché le misure di biosicurezza nei nostri allevamenti siano carenti, ma semplicemente perché questi ambienti creano, di fatto, un habitat ideale per gli agenti patogeni.

Non a caso, l’ultimo rapporto dell’EFSA indica tra le misure consigliate per contrastare i virus dell’aviaria la riduzione della densità degli allevamenticommerciali, soprattutto nelle zone in cui queste attività sono maggiormente concentrate, come avviene nelle regioni della Pianura Padana maggiormente colpite dal virus

Come possiamo affrontare le cause dell’epidemia? 

Per adesso il governo italiano ha stanziato 30 milioni di euro in finanziaria per aiutare le attività messe in ginocchio dall’epidemia di aviaria, ma è chiaro che senza cambiamenti strutturali ci sarà una (o più di una) “prossima volta”. Senza affrontare le cause delle epidemie assisteremo a un circolo vizioso che divora fondi pubblici.Oltre 14 milioni di polli e altri volatili domestici abbattuti in più di 300 focolai, migliaia di aziende coinvolte e danni per milioni di euro (più di mezzo miliardo, secondo le stime di categoria). Sono i numeri dell’epidemia di influenza aviariache negli ultimi tre mesi ha colpito anche l’Italia, in particolare il Veneto e la Lombardia, dove si trova la maggior parte dei grandi allevamenti di volatili. L’Italia è il primo Paese europeo per numero di volatili domestici infetti, secondo solo alla Germania se si considerano anche le specie selvatiche.L’Italia, come gli altri Paesi europei, dovrebbe invece cogliere la grande occasione dei fondi messi a disposizione dalla nuova Politica Agricola Comune (PAC), votata a fine 2021 dal Parlamento Europeo, per investire su una vera transizione del sistema degli allevamenti intensivi, che imbocchi l’unica strada possibile per ridurre impatti ambientali e rischi per la salute: diminuire la densità e il numero degli animali allevati, parallelamente alla promozione di diete sane e a base vegetale. È quanto abbiamo chiesto al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli in occasione degli incontri svolti in dicembre sulla redazione del Piano Nazionale Strategico italiano sulla PAC. Solo poche settimane prima, le attiviste e gli attivisti di Greenpeace erano entrati in azione nel  porto di Ravenna, dove avevano scalato alcuni silos e bloccato l’ingresso di uno dei principali stabilimenti italiani destinati all’importazione di soia sudamericana per alimentare i nostri allevamenti intensivi

Cambiamo questo sistema malato

È l’intero sistema della zootecnia intensiva che deve essere cambiato. La filiera mangimistica divora infatti grandi quantità di terreni e risorse, spesso a scapito di preziosi ecosistemi naturali, con impatti ambientali e sanitari insostenibili: quando gli equilibri naturali vendono compromessi, aumenta il rischio di nuoveepidemie. Secondo l’IPBES, l’organismo scientifico delle Nazioni Unite sulla biodiversità, sono circa 850.000 i virus che potrebbero avere la capacità di trasferirsi agli esseri umani, come avvenuto con Sars-CoV-2.  Il problema degli allevamenti intensivi sta emergendo con sempre maggiore chiarezza anche nelle sedi politiche: occorre promuovere un cambiamento che certamente va affrontato in modo graduale, ma che è urgente e necessario, se non vogliamo trovarci a fare i conti sempre e solo con le devastanti conseguenze di un sistema malato.

Cardi, preziosi per la nostra salute

Parenti stretti dei carciofi, sono una verdura tipica dell'inverno. Ricchi di fibre e sali minerali, aiutano l'organismo a smaltire le tossine

Ricchi d’acqua, fibre e sali minerali, i cardi uniscono un alto potere saziante a un bassissimo apporto calorico, che li rende ideali anche a dieta. Hanno modeste quantità di zuccheri (1,7 %), di proteine (0,6%) e di grassi (0,1 %). Buono, invece, l’apporto di fibre (1,5%).

Contengono molti i minerali:

  • potassio
  • ferro
  • rame
  • sodio
  • magnesio
  • zinco
  • manganese
  • calcio
  • fosforo.


Tra le vitamine troviamo quelle del gruppo B (B1, B2, B5, B6), ma soprattutto un importante contenuto di folati e una discreta quantità di vitamina C.  I cardi sono un alimento molto prezioso per la salute, aiutano il fegato, perché come i carciofi, i cardi sono epatoprotettivi grazie alle loro proprietà depurative e anticirrotiche. Tra le sostanze ritenute responsabili di questa proprietà c’è la silimarina. Si tratta di una miscela di tre principi attivi (silibina, silicristina e silidianina), di cui è ricco il cardo mariano, o cardo latteo. La silimarina viene impiegata in caso di intossicazioni causate da alcool, epatite, droghe o addirittura funghi velenosi, in particolare l’Amanita Phalloides. Ma la silimarina è conosciuta e adoperata anche nell’ambiente sportivo. Grazie alle sue proprietà è infatti in grado di ridurre gli effetti tossici a carico del fegato dovuti all’assunzione di steroidi anabolizzanti orali. Alcuni studi riportano, tra le doti dellasilimarina, anche quella di stimolare la produzione di latte materno. Gli effetti epatoprotettivi, diuretici e antiossidanti dei cardi sono legati anche alla presenza di cinarina. Questa sostanza protegge le cellule del fegato, stimola la produzione della bile, favorisce lo svuotamento della colecisti e stimola il deflusso della bile nel duodeno. È infatti utilizzata per il trattamento di diverse patologie legate al fegato e per il trattamento del colesterolo alto. Sotto forma di tintura madre la cinarina si mostra utile anche nella cura di calcoli alla cistifellea.

I cardi sono una ricca fonte di flavonoidi e polifenoli antiossidanti, infatti, i polifenoli hanno mostrato un ampio spettro di effetti fisiologici: possiedono attività antiallergiche, antiaterogeniche, antinfiammatorie, antimicrobiche, antiossidanti, anti-trombotiche, cardioprotettive e vasodilatorie.  La fonte principale di antiossidanti è rappresentata dai semi del fiore di cardo, utilizzati come nutraceutici ad effetto positivo sulla salute umana. Tra le proprietà medicinali che la letteratura scientifica affida al cardo, accanto a quelle epatoprotettive, diuretiche, antifungine e antiHIV, ci sono anche quelle antitumorali. Tutte queste proprietà sono riconducibili agli alti contenuti di polifenoli e inulina. I cardi sono utili per la prevenzione del tumore al seno, infatti, l’acido caffeico ed altri glucosidi cianidinici sono i composti polifenolici sui quali si concentra la maggior parte della letteratura scientifica. Ad essi si deve la capacità di di inibire un particolare sottotipo di tumore al seno, denominato Triple-negative breast cancer (TNBC). Le uniche controindicazioni per i cardi sono l’ipertensione arteriosa a causa del rilascio della tiramina stimola infatti  la secrezione di catecolamine, come dopamina, adrenalina e noradrenalina, che potrebbero favorire l’aumento della pressione arteriosa.

tratto da: https://www.campagnamica.it/il-cibo-giusto/il-nutrizionista/cardi-preziosi-per-la-nostra-salute/

Bambini, esposizione a pesticidi e sistema immunitario

Purtroppo attraverso il cibo, possiamo essere esposti ad una discreta quantità di pesticidi e contaminanti, che, raggiunto l’intestino, possono creare alterazioni delle specie batteriche presenti, modificando la permeabilità della barriera intestinale e creando una disbiosi. 

É infatti il microbiota intestinale a svolgere un ruolo chiave nel modulare la tossicità dei pesticidi, in quanto è qui che gran parte dei pesticidi vengono metabolizzati.

Ad esempio, alcuni esperimenti sul modello animale, hanno dimostrato che il clorpirifos, un insetticida molto tossico ampiamente utilizzato nelle colture, pertanto presente come residuo in frutta e verdura, può favorire l’obesità e la resistenza all’insulina modificando la composizione del microbiota, ed in particolare, diminuendo il numero di bifido batteri e lattobacilli, che inizialmente sono le specie maggiormente rappresentate nel microbiota del bambino in crescita, aumentando invece il numero di clostridi.

Queste alterazioni, determinano una disbiosi, che a sua volta influenza il rischio di malattie allergiche nel bambino e nell’adulto, principalmente eczema atopico e asma: alcuni studi hanno infatti dimostrato che l’aumento dei clostridi e la riduzione dei bifidobatteri, nel microbiota intestinale dei lattanti ha poi portato, all’età di 2 anni, alla manifestazione di malattie atopiche. 

Alla luce di questo, è molto importante prevenire riducendo il rischio di contaminanti nella dieta del bambino, scegliendo alimenti che sono stati coltivati senza l’uso di pesticidi: diversi studi condotti su bambini hanno evidenziato come il passaggio da una dieta basata su alimenti convenzionali ad una composta esclusivamente da alimenti biologici, fosse efficiente nel ridurre i pesticidi, tra cui il clorpirifos, nelle urine, dimostrando che la modalità di produzione ha un ruolo chiave nella esposizione a pesticidi attraverso il cibo. 

Alimentare in modo sano il nostro sistema immunitario significa prestare attenzione agli inquinanti che respiriamo e che introduciamo con il cibo.

tratto da: https://www.retecontadina.it

Orto in casa: come fare il semenzaio

Siamo a gennaio e i lavori nell’orto, sia esso su balcone o in giardino, languono, ma da bravi ortolani, ci prepariamo per la nuova stagione. Segui i consigli del tutor del verde

Siamo a gennaio e i lavori nell’orto, sia esso su balcone o in giardino, languono, ma da bravi ortolani, ci prepariamo per la nuova stagione.
Possiamo cominciare con il costruire un semenzaio domestico, questo ci serve a far crescere le piantine in ambiente caldo e protetto dai rigori ambientali, così che al momento opportuno potranno essere trapiantate in piccoli vasetti o alveoli per la crescita e successivamente, con il travaso, nell’orto o nei vasi all’aperto.
Come costruire il semenzaio domestico? Per prima cosa procuriamoci il materiale:
• una cassetta di plastica non troppo profonda e forata sul fondo
• del tessuto non tessuto
• terriccio
• sabbia
• compost
• semi.
Come seconda azione prepariamo il substrato riempiendo la cassetta con la miscela costituita da:
• 1/3 di compost
• 1/3 di terriccio
• 1/3 di sabbia.
La cassetta del semenzaio domestico deve avere come rivestimento interno il tessuto non tessuto, che serve a garantire protezione e traspirazione al nostro semenzaio. Possiamo infine a piantare le nostre sementi: se i semi sono piccoli basta spargerli il più uniformemente possibile nel semenzaio domestico, mentre se i semi sono grandi (ad esempio, legumi) si possono mettere a dimora distanziandoli l’uno dall’altro in modo uniforme.
Il semenzaio va quindi tenuto in casa lontano da fonti di calore ad una temperatura che non deve mai scendere sotto i 15°c.
Procedendo così per tutto il mese di febbraio possiamo accudire le pianticelle delicate, come anguria, indivia, lattuga, melanzane, pomodoro, porro, sedano, cetriolo, melone, peperone, queste piante una volta germinate e cresciute dovranno essere trapiantate (nel mese di marzo) in coltura protetta (serra) o se il clima lo consente (nella seconda parte del mese) in piena terra senza protezioni.

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Glifosato nelle urine di tutti i francesi: la scoperta shock

Quasi la totalità dei circa 7mila campioni di urine analizzati in Francia sono risultati contaminati da glifosato. È quanto emerge da uno studio pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Environmental Science and Pollution Research.

I candidati ai test, svolti tra il 2018 e il 2020, sono stati reclutati dall’associazione “Glyphosate Campaign“, che si batte contro questo diserbante classificato come “probabile cancerogeno” nel 2015 dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, organizzazione dipendente da l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Agenzia nazionale per la salute e la sicurezza alimentare, ambientale e sul lavoro (Anses), l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e le loro controparti in tutto il mondo classificano il glifosato come non cancerogeno.

99,8% delle urine contaminate

Il diserbante è stato rilevato nel 99,8% dei 6.795 campioni sfruttabili, a “un livello medio di 1,19 µg/L”. Un risultato da confrontare con le raccomandazioni dell’Anses secondo cui una quantità di glifosato dell’ordine di 1 µg/L nelle urine corrisponde ad un’esposizione inferiore all’1% dell’assunzione giornaliera accettabile. Ciò non toglie che la contaminazione quasi sistematica dell’urina francese rimane di per sé problematica tanto che 5800 partecipanti allo studio hanno deciso di denunciare alle autorità la loro positività.

Analizzate nel laboratorio tedesco Biocheck, le urine sono state raccolte sotto il controllo di un ufficiale giudiziario per una campagna di denunce legali contro l’erbicida. Il controverso metodo utilizzato da Biocheck, ELISA (per il test di immunoassorbimento enzimatico, in francese) è stato criticato per via di un limite di rilevabilità risultato inferiore rispetto alla cromatografia, l’altra tecnica per rilevare il glifosato nelle urine, ma non consente di affermare la pericolosità dell’esposizione al pesticida.

Tra i più esposti secondo lo studio ci sono gli uomini e partecipanti più giovani, persone che consumano regolarmente acqua del rubinetto o di sorgente, fumatori, consumatori di birra o succhi di frutta. Al contrario, coloro che affermano di mangiare “più dell’85% di alimenti biologici” hanno livelli inferiori.

Di Valentina Corvino-14 Gennaio 2022

Fonte: Il Salvagente