L'appuntamento di venerdì 29 novembre


MOBILITA’ SOSTENIBILE - NUOVE TECNOLOGIE 
PER RIDURRE L’EMISSIONE DI GAS CLIMA-ALTERANTI: 
L’ELETTRICO E IL SISTEMA AD IDROGENO. PARLIAMONE
Alessio Cristini, promotore del brevetto HYDROMAVERICH ITALY
Luca Guarino, ingegnere Ambientale

ore 20,45/Teatro Noi/via Chiesa, 19/San Pietro in Cariano

Ingresso con tessera di € 10, 
valida per l’intero ciclo. 

Ingresso Gratuito per i minorenni

CON IL CONTRIBUTO DEL TESSERAMENTO TERRA VIVA SOSTIENE IMPORTANTI PROGETTI FORMATIVI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE SUL NOSTRO TERRITORIO QUALI GLI ORTI DIDATTICI DELLE SCUOLE DELLA VALPOLICELLA E L’ORTO TERAPIA


ANCHE IL LAMBRUSCO CERCA IL SUO BIODISTRETTO

Un progetto che coinvolge la denominazione Grasparossa di Castelvetro.
Continua il percorso dei viticoltori italiani che vogliono dare una chiara identità bio ai disciplinari dei vini con una denominazione di origine. Anche il lambrusco vuole l’agricoltrura biologica e per questo è già pronto un nuovo marchio collettivo registrato, , che accompagna un disciplinare che vuole ridisegnare il Grasparossa.
“Se un vestito non calza a pennello allora bisogna cucirselo addosso su misura per valorizzare al meglio la propria identità”. Usa questa immagine il presidente del Consorzio di Castelvetro Modena, Mirko Gianaroli per illustrare i requisiti del progetto. Il monte Barello geograficamente si trova tra Castelvetro e Solignano alto ed un luogo storico, dove sono state trovate le prime tracce di insediamento umano locale, risalenti a prima dell’Età del Bronzo. Il numero “155” indica la quota media per i vitigni, dall’altezza del Barello.
Il disciplinare vuole valorizzare e rendere riconoscibile le caratteristiche del territorio collinare modenese, culla del più blasonato Grasparossa. Principalmente i 3 requisiti sono ‘sostenibilità’, ‘agricoltura biologica’ e ‘rese vitivinicole più basse’. Il disciplinare definisce l’altitudine per la coltivazione, all’interno di un’area collinare che abbraccia 9 comuni e la vendemmia a mano. Ad oggi, al consorzio sviluppato insieme al Comune di Castelvetro hanno già aderito 12 aziende e la speranza è di arrivare, in questa vendemmia, a 20 cantine.
“E’ il momento giusto per crescere”, ha spiegato al quotidiano Carlino di Modena Mirko Gianaroli. “L’enoturismo è esploso e dobbiamo evitare che le nostre colline si spoglino dei vitigni Grasparossa: c’è chi sta affittando terreni per spostarsi o li sta convertendo in altre coltivazioni per questioni economiche, e non deve accadere”.

In merito al convegno "Cambiamenti climatici e conoscenza scientifica" di sabato 16 Novembre 2019 a Verona

Sabato 16 Novembre a Verona è stato organizzato il convegno “Cambiamenti climatici e conoscenza scientifica”, organizzato da “21mo secolo”, casa editrice di testi negazionisti, e patrocinato da SERIT srl, controllata di AMIA spa, a sua volta controllata di AGSM spa, società multiservizi che gestisce l’erogazione di energia a Verona in appalto comunale. Di fatto, quindi, un evento patrocinato e promosso dal Comune di Verona. E’ davvero inconcepibile che si possa ancora dar voce (in Italia come all’estero), quando si parla di clima, a convegni di stampo negazionista, a maggior ragione quando questo viene patrocinato dal comune stesso.

Non potremmo essere più d’accordo con Vito Comencini (organizzatore e promotore dell’evento) che dice: “Quando si parla di clima bisogna basarsi su teorie scientifiche e non su credenze comuni”. Lo stesso Comencini che si riferisce alle teorie scientifiche sul clima (e quindi a tutti gli studi dell’IPCC, organismo ufficiale dell’ONU che monitora l’emergenza climatica) come “un castello di sabbia facilmente confutabile”. Vogliamo nuovamente ricordare che la libertà d’opinione non dovrebbe essere confusa con la libertà di disinformare! E allora andiamo a vedere quanta disinformazione è stata fatta a questo convegno! Condividiamo quindi con voi l’articolo scritto da Emiliano Merlin, ricercatore presso l'Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, con cui noi di Fridays for Future Verona siamo andati alla conferenza. Qui di seguito un estratto, a cui alleghiamo il link per leggere l’articolo intero:

“In breve, la tesi principale di tutti i relatori, ripetuta più e più volte nel corso dei loro interventi, è quella della “non scientificità” degli studi mainstream sul surriscaldamento globale – quelli cioè “catastrofisti”, e che individuano cause antropiche per il cambiamento climatico in atto, ammesso e non concesso che tale cambiamento climatico ci sia. Peccato che saranno proprio i relatori a dare prova di assoluta non scientificità. Nelle loro slides non c’è un solo riferimento bibliografico chiaro, i grafici sono spesso datati e spesso illeggibili con labels minuscole, e vengono discussi in tutta fretta. C’è un accumulo di asserzioni senza evidenze, fallacie logiche, riproposizioni di noti hoax già da tempo confutati. Vorrei provare a riassumere alcune (chiedo perdono, non le ho annotate tutte) tra le domande e le obiezioni che avrei voluto muovere dopo ciascuna presentazione, se mi fosse stata data la possibilità di farlo, cosa che purtroppo non è avvenuta – come spiegherò – nonostante i proclami di Comencini che aveva dichiarato di aver invitato gli attivisti di FFF “per dar loro la possibilità di conoscere un punto di vista differente” (di fatto assumendo quindi che nessuno si informi, nessuno conosca le tesi negazioniste, e che i “gretini” – come qualcuno durante il convegno ci ha non troppo bonariamente e con grande originalità apostrofati – siano solo ragazzini ingenui e disinformati).”

https://orsomerlin.wordpress.com/2019/11/19/sono-stato-a-un-convegno-di-negazionisti-climatici/

Alcune delle frasi dette al convegno:
- “Massimo rispetto per i ragazzi scesi in piazza, ma devono sapere che manifestano per una cosa che non conoscono e per questo possono venire strumentalizzati."
- “Se Trump è uscito dal Trattato di Parigi è doveroso fare una riflessione."
- “Si dice che si vuole arrivare ad "emissioni zero”, ma le emissioni zero le avevamo 200 anni fa. E 200 anni fa avevamo la schiavitù.”]

da AVEPROBI: Agricoltura industriale ed economia circolare a confronto


Lectio magistralis con il prof. Gianni Tamino

Venerdì 6 dicembre dalle ore 14.30 alle ore 16.30
presso l'Aula Magna dell'I.I.S. "Stefani-Bentegodi"
viale dell'Agricoltura, 1 - Buttapietra (Vr)

La lezione rientra tra le attività di formazione dei Docenti dell'I.I.S. Stefani-Bentegodi e degli Allievi del corso biennale "Agricoltura biologica e biodinamica" ITS Academy della sede di Buttapietra.
 
Vista l'attualità e l'importanza dell'argomento
la lezione è aperta a tutti!

 

Quale futuro vogliamo per il cibo

tratto da: https://comune-info.net/quale-futuro-vogliamo-per-il-cibo/

Qual è il futuro del cibo?” Gli autori del rapporto “Il Futuro del cibo – Biodiversità e agroecologia per un’alimentazione sana e sostenibile”, curato da Navdanya International e scaricabile on line gratuitamente, analizzano l’andamento del sistema produttivo globale, illustrando i disastrosi effetti che gli investimenti delle grandi società agroindustriali hanno sulla terra, i suoli, la biodiversità, la salute umana e sui piccoli e medi produttori agricoli. Il cambiamento necessario è, però, già iniziato. Il rapporto analizza, attraverso casestudies globali, le alternative che nascono sul territorio, dal “basso all’alto”, e che attendono solo di essere valorizzate e promosse a livello sistemico.
Fra gli autori del rapporto Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, che esamina i due percorsi che i sistemi agricoli si trovano di fronte: da un lato il percorso della vita che include il principio della diversità, la legge del ritorno alla terra e la condivisione dei frutti; dall’altro il percorso della morte, intrapreso dal Cartello dei Veleni e basato sull’uso estensivo di fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi, ogm, monocolture e grandi banche dati, che conduce alla creazione di cibo artificiale (Fake Food) e conoscenza artificiale non in grado di autosostenersi. L’autrice invoca la decolonizzazione delle culture alimentari e la fine dell’era dell’imperialismo alimentare: “Vogliamo lavorare – ha sottolineato l’ambientalista indiana –  in armonia con le leggi della natura o continuare ancora con la violenza contro la terra per mangiare cibo prodotto in laboratorio e da un’agricoltura sempre più artificiale? Noi vogliamo un cibo proveniente da un’agricoltura che si prende cura della terra, che porta con sé la soluzione alla crisi ecologica, climatica e sanitaria”.
Un’analisi suffragata dalla ricerca di Nadia El-Hage Scialabba, esperta di ecologia alimentare con 30 anni di esperienza alla Fao e membro della Commissione sul futuro del cibo e dell’agricoltura, che delinea le delusioni, le false promesse e gli attacchi dell’agricoltura industriale, dalla prima rivoluzione verde fino ai rinnovati tentativi di imporre il modello industriale in diverse forme. L’autrice fa riferimento al reale stato dell’agricoltura biologica, di come essa si collochi nel panorama socio-politico attuale, del sostegno di cui gode da parte di importanti istituzioni internazionali. Sull’altro versante, quello dell’agribusiness, troviamo invece le tattiche di cui si serve l’industria per togliere credibilità alla scienza indipendente e disincentivare il cambiamento verso un modello agro-alimentare ecologico e sostenibile. Un vero attacco nei confronti della piccola e media produzione sostenibile che vede la lobby industriale al lavoro anche in Italia come dimostrano i recenti attacchi alle iniziative del ministro Fioramonti, che intende disincentivare la presenza di cibo spazzatura nelle scuole e promuovere l’educazione ambientale. L’educazione e la promozione di un’alimentazione sana è, d’altra parte, essenziale sia per la nostra salute sia per ridurre le emissioni climalteranti di cui l’agricoltura industriale è fra i principali responsabili, come rileva il genetista Salvatore Ceccarelli che enfatizza il valore delle sementi tradizionali, le quali, attraverso l’incrocio naturale e una selezione oculata e partecipata da parte di agronomi e contadini, sono capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici e geografici nel corso del tempo e di evolvere adattabilità e resilienza.
Il rapporto presenta vari case studies da cui si evincono le difficoltà dei piccoli produttori biologici nei territori dominati dalle monocolture intensive. E’ il caso delle aziende biologiche del Trentino Alto Adige, dove i coltivatori biologici sono quotidianamente minacciati dai fenomeni di deriva provocati dai trattamenti chimici a cui sono regolarmente sottoposte le adiacenti monocolture intensive di mele. Un focus particolare riguarda il caso di Malles, il primo comune ad avere indetto un referendum contro i pesticidi.  La situazione è drammatica, ma non si può perdere la speranza per una trasformazione radicale, verso un futuro del cibo e dell’agricoltura sostenibili. Sono numerosi gli esempi virtuosi. Primo fra tutti lo Stato indiano del Sikkim, che è riuscito a convertire al biologico il 100% della propria produzione agricola, incontrando diverse resistenze da parte dell’opposizione e dagli stessi agricoltori, ma proseguendo con determinazione un progetto politico durato 25 anni.
Poi ci sono le numerose piccole realtà e amministrazioni locali che, attraverso scelte sostenibili e azioni di resistenza, promuovono e attuano un sistema produttivo resiliente e salutare. In Italia 70 comuni hanno già implementato misure per limitare o bandire l’uso di pesticidi; in Francia 56 comuni hanno ispirato anche le aree metropolitane a bandire l’uso dei pesticidi contenenti glifosato; nelle Filippine 200 comuni hanno firmato accordi per preservare i suoli e vietare l’uso di prodotti agrochimici tossici e, dal 2017, la Lega dei comuni e delle città Biologiche nelle Filippine ha una decisiva influenza nei processi decisionali istituzionali. In Argentina i movimenti della società civile hanno messo in atto numerose proteste per osteggiare i brevetti della Monsanto sulle sementi, mentre, in Brasile, i produttori biologici che praticano l’agroecologia resistono quotidianamente alle minacce e violenze del settore agricolo industriale che fa uso estensivo di sementi transgeniche e pesticidi (solo nel 2017 sono stati usati più di 539,9 mila tonnellate di principi attivi di pesticidi). In Costa Rica, gli agricoltori biologici lavorano in armonia con la biodiversità tropicale che però è continuamente sottoposta a rischio di scomparsa a causa dell’estensione dei deserti verdi delle monocolture. In Nigeria, i movimenti della società civile denunciano le carenze delle istituzioni locali e nazionali nel contrastare l’espansione del modello agricolo industriale e l’approvazione degli Ogm.
Nel rapporto vengono descritti altri esempi di piccole realtà virtuose che lavorano con Navdanya International, come “Bread of Freedom” nelle Filippine volto a fornire educazione sulle pratiche ecologiche e sostenibili che hanno un impatto positivo sulla salute delle persone; “Yayasan Emas Hitam Indonesia”, un’organizzazione che pratica permacultura in Indonesia e che mira a promuovere, sostenere e sviluppare soluzioni rigenerative alla povertà e allo sviluppo in tutto il territorio; “GMO & Poison Free Zones” l’iniziativa avviata da attivisti e agricoltori preoccupati per l’alto livello di contaminazione da Ogm e agrochimici in Sudafrica per creare “zone libere da ogm e veleni” e fare pressioni perché le norme che regolano il Limite Massimo di Residuo (LMR) in Sudafrica diventino più rigorose; “Círculos de Sementes” in Portogallo che ha risposto nel 2012 al primo appello globale per la libertà dei semi lanciato da Navdanya e da lì ha creato una rete nazionale di “Circoli dei Semi”, oltre a un programma educativo di agroecologia; “Peliti”, un’organizzazione non governativa greca che si occupa della protezione e diffusione dei semi tradizionali che vanta una grande rete nazionale di banche dei semi e, dal 2011, ogni anno, insieme a Navdanya, organizza uno tra i più grandi e conosciuti Festival Internazionali dei semi.
Dal locale al globale, ci sono numerosissime declinazioni di soluzioni creative possibili, che però hanno anche bisogno di sostenersi a vicenda, di fare rete, oltre che di un supporto concreto da parte delle istituzioni, delle amministrazioni locali, dei cittadini/consumatori e delle aziende produttrici. Ne sono un esempio: la rete dei movimenti e agricoltori del nord est degli Stati Uniti radunata dallo Sterling College (USA) in occasione del tour di Navdanya International del maggio 2019, e gli studenti delle Università della California che hanno raggiunto l’obiettivo di far bandire l’uso degli erbicidi chimici in tutte le aree verdi dei campus dello Stato.

NEGRAR A LUME DI CANDELA

Sabato 30 novembre e domenica 01 dicembre 2019 la Piazza del paese sarà animata ed illuminata da centinaia di #candele.

Due giorni di musica e spettacoli per grandi e piccini.

Durante tutta la manifestazione le attività commerciali rimarranno aperte, con la possibilità di degustare specialità gastronomiche tipiche del nostro territorio nei vari punti ristoro.

Mercatino di artigianato, hobbistica e  #handmade.

Saranno presenti con i loro stands varie Associazioni di volontariato che operano sul territorio della Valpolicella.

SABATO 30 NOVEMBRE 2019

Ore 14.00 – Apertura stand e manifestazione con mercatino, banchetti
Ore 15.00 – Giochi in piazza per grandi e bambini in compagnia del Ludobus
Ore 15.30 – Spettacolo “ I Saltimbanchi” con la compagnia Ordallegri
Ore 15.45- Festa delle Associazioni: menzione speciale e consegna riconoscimenti
Ore 16.00 – Palio dell’Olio di oliva: apertura stand con degustazione e votazione
Ore 16.00 – Spettacolo di ballo Country con la palestra New Oblò di Negrar
Ore 16.30 - Arrivo in piazza di Santa Lucia accompagnata dai Castaldi e Babbo Natale
Ore 17.00 - Musica con “Scarlet Roses Gospel Singers”
Ore 19.00 – Spettacolo “ Steam Punk Fire” con la compagnia Ordallegri
Ore 20.00 – Musica Live con il gruppo Creeptonite
Ore 23.00 – DJ set musica 360°-Vero Vinile con DJ Margiani

DOMENICA 1 DICEMBRE 2019

Ore 09.00 – Raduno in piazza Fiat 500 e auto storiche
Ore 09.30 – Ritrovo e Partenza giro cicloturistico con gli amici del Valpo Bike
Ore 10.00 - Apertura stand con mercatino e banchetti
Ore 11.30 - Aperitivo in musica con Andrea Bertani acoustic duo
Ore 13.00 - Arrivo in piazza delle Fiat 500 e auto storiche
Ore 14.30 – Giochi in piazza per grandi e bambini in compagnia dei ragazzi dei I For Game
Ore 14.30 - Banda comunale di Negrar
Ore 15.00 - Spettacolo “Gli Scheletrini” con la compagnia Ordallegri
Ore 15.30 - Spettacolo scuola danza palestra NEW Oblò di Negrar
Ore 16.00 - Premiazione del “Palio dell’Olio di Oliva della Valpolicella”
Ore 18.00 – Fine Manifestazione

Il ricavato della manifestazione sarà devoluto in beneficenza sul territorio.

Organizzazione a cura del Gruppo La Vigna Negrar.
mail: gruppolavigna@gmail.com

da ARI: OGM nascosti. Il falso dibattito e le vere ragioni di una nuova alleanza - Chi ci guadagna?

Qualcosa si nuovo si muove in Coldiretti: dopo anni di sacrosanta opposizione agli OGM arriva un dietrofront operato dal nuovo presidente Ettore Prandini, che comunica a mezzo stampa e nei talk show il più grande cambio di politiche dell’organizzazione degli ultimi decenni, senza però che ve ne sia traccia sul sito ufficiale dell’organizzazione. La posizione di Coldiretti in appoggio ai nuovi OGM (i prodotti ottenuti con le NBT, New Breeding Techniques) si allinea a quella di CIA e Confagricoltura. 
Ma quali sono le argomentazioni addotte? Se fino ad ora la tutela della specificità agroalimentare italiana era alla base dell’opposizione alla coltivazione di OGM, da oggi in avanti secondo Prandini non solo accettare, ma anche investire nelle NBT sarebbe l’unico modo per far sopravvivere il settore agricolo nazionale. 
È noto e documentato, dopo 20 anni di studi, che gli OGM non sono in grado di determinare un maggior reddito al produttore agricolo perché influiscono poco o nulla sulle rese operative e su quelle intrinseche delle colture1, ma che anzi portano con sé un pesante aggravio dei costi e ulteriori strumenti di controllo dei fattori produttivi che diminuiscono l’autonomia contadina2. Anche le promesse di una diminuzione dell’uso di pesticidi e di una maggior sostenibilità ambientale delle colture OGM sono state ampiamente smentite dall’insorgere di resistenze, rappresentate da patogeni e erbe infestanti sempre più aggressivi. Nulla lascia presupporre che queste criticità verranno superate con l’arrivo delle nuove tecnologie NBT, la cui continua evoluzione e i cui risultati sono dominati da effetti indesiderati (“off target”) sistematicamente ignorati e minimizzati dalla ricerca. 
La vera specificità italiana è quella di aver sviluppato un’agricoltura libera da OGM. Le conseguenze economiche e sociali delle contaminazioni da prodotti ottenuti da NBT sarebbero enormi non solo per l’agricoltura biologica, ma anche per quella convenzionale. In un contesto come quello italiano -dove il rifiuto delle manipolazioni genetiche da parte dei consumatori rimane estremamente alto - le responsabilità che la ministra Bellanova e le organizzazioni agricole maggioritarie vorrebbero assumersi sono molto gravi: rischiare di vedere l’intera produzione agricola nazionale contrassegnata dall’etichetta “potrebbe contenere OGM” oppure nascondere ai consumatori questa eventualità. Quale sarebbe il danno economico per le nostre esportazioni, ad esempio, di vino? 
È questa una valida strategia per dare impulso all’agroalimentare italiano, al contrario da sempre contraddistinto dalla grande ricchezza e biodiversità di produzioni tipiche e locali, custodite dalle piccole aziende contadine? 
Con l’invio della lettera in allegato abbiamo invitato la ministra Bellanova, il sottosegretario L’Abbate e le autorità del Governo a tenere conto e a rispettare la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 25 luglio 
2018 che sancisce l’obbligo di applicare la legislazione vigente in materia di OGM a tutti gli organismi ottenuti con le NBT3
Ci sembrano futili i tentativi fatti fin qui per spiegare la bontà dei prodotti NBT attraverso i proclami di scienziati che vivono di queste tecniche e dei brevetti industriali che ne derivano. La questione in fondo è semplice: se questi prodotti garantiscono effettivamente risultati positivi, perché continuare a tentare di nasconderne la vera natura all’opinione pubblica rifiutando di classificarli come OGM secondo la normativa vigente, a livello nazionale ed europeo? 
Riteniamo inaccettabile che i rappresentanti del Governo italiano siano tra i promotori a livello europeo di una deregolamentazione degli OGM che mira ad aggirare la normativa vigente senza ricorrere alla discussione parlamentare. Invitiamo non solo a tenere conto della legislazione superiore e dei trattati internazionali come il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, ma anche a dare piena attuazione alla legge sementiera nazionale e alle sue prescrizioni per la valutazione del rischio per l’agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agroalimentare relativamente al rilascio nell’ambiente di OGM e alla circolazione di sementi o altro materiale di moltiplicazione. 
ARI, indirizzando questa comunicazione ai rappresentanti del Governo insieme al Centro Internazionale Crocevia, lancia un appello di mobilitazione urgente alle organizzazioni contadine, alle associazioni ambientaliste, alle reti per il consumo consapevole e all’intera società civile. La battaglia contro la deregolamentazione degli OGM necessita che un ampio fronte sociale si attivi fin da subito sul piano politico e dell’informazione: l’Associazione Rurale Italiana raccoglie adesioni e manifestazioni di interesse per rinforzare lo stato di mobilitazione permanente contro le NBT. 

Per informazioni e adesioni: 
info@assorurale.it 
ARI 
Antonio Onorati - 340 8219456 
Pier Francesco Pandolfi de Rinaldis - 349 6282963 
Crocevia 
Stefano Mori - s.mori@croceviaterra.it 

Mauro Conti - m.conti@croceviaterra.it 


Gurian-Sherman D. (2009). Failure to yield. Evaluating the Per-formance of Genetically Enginee-red Crops. Union of Concerned Scientists (US) 
https://www.eurovia.org/wp-content/uploads/2017/09/2017-09-EN-ECVC-STOP-new-GMOs.pdf 
https://www.croceviaterra.it/ogm/comunicato-stampa-cic-e-ari-la-decisione-della-corte-di-giustizia-dellunione-europea-sui-nuovi-ogm-riconosce-le-ragioni-dei-contadini-e-dei-consumatori/ 

L'appuntamento di venerdì 29 novembre




MOBILITA’ SOSTENIBILE - NUOVE TECNOLOGIE 
PER RIDURRE L’EMISSIONE DI GAS CLIMA-ALTERANTI: 
L’ELETTRICO E IL SISTEMA AD IDROGENO. PARLIAMONE
Alessio Cristini, promotore del brevetto HYDROMAVERICH ITALY
Luca Guarino, ingegnere Ambientale

ore 20,45/Teatro Noi/via Chiesa, 19/San Pietro in Cariano



Ingresso con tessera di € 10, 
valida per l’intero ciclo. 
Ingresso Gratuito per i minorenni

CON IL CONTRIBUTO DEL TESSERAMENTO TERRA VIVA SOSTIENE IMPORTANTI PROGETTI FORMATIVI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE SUL NOSTRO TERRITORIO QUALI GLI ORTI DIDATTICI DELLE SCUOLE DELLA VALPOLICELLA E L’ORTO TERAPIA

Cena a base di cibi fermentati




cari Amici dei Batteri (da Riccardo Barba)
come preannunciato vi mandiamo il volantino con le prime informazioni sulla cena di "cucina batterica" che faremo il 30 novembre a Verona.
sarà il primo appuntamento di ...speriamo...una serie di incontri in cui cercheremo di trasmettervi la nostra passione per i cibi fermentati e piu in generale per la diffusione della CUltura della COltura della vita che non può che passare attraverso la comunicazione ,anche in cucina,delle nostre esperienze,
 unico vero modo per  rimettere nelle nostre mani gli strumenti per poter avere realmente cura della nostra e altrui vita, facendo, delle differenze,della multiformità e biodiversità i nostri principali strumenti di sopravvivenza.
la nostra cultura della coltura, che  ha formato noi e la natura, per migliaia di anni, e ci ha permesso  di arrivare fin qui ;
 opposta alla cultura della delega, della monocultura , ai "protocolli ", e a fantomatiche norme igieniche che garantirebbero la nostra "evoluzione".
quello che faremo sarà di proporvi qualche piatto e abbinamento in cui inserire i cibi fermentati non solo nella forma di vasetti da consumare, ma provare a darvi qualche strumento in più;
tutto ciò sfatando il falso e commerciale mito che la buona cucina non sia una prerogativa anche del mangiar sano;
... a farvi indossare un paio di " occhiali nuovi" per leggere la differenza tra cibo/cultura vitale e cibo/cultura pastorizzata.
lo faremo insieme con l'amico Simone Carone cuoco "multiforme" di Lucca.
la cena sarà ,questa volta vegetariana,
berremo del buon vino naturale di Filippo Filippi da Castelcerino, bravissimo e molto appassionato fermentista  di uva...

Il luogo dell'evento sarà un vecchio e storico circolo sportivo di verona, il circolo sportivo veterani,in via albere che mi piace molto perchè ricco di quel carico storico e culturale ( e quindi anche "batterico" ) con cui abbiamo bisogno di confrontarci per riconnetterci con le parti più ricche e nascoste della nostra vita.

La cena potrà essere occasione di scambi di esperienze ,sull'argomento, anche materialmente di scambio di madri e starter vari.
speriamo di incontrarci in tanti
questo è il menù di massima:
_bicchiere di brodo di miso
_crudità di stagione con insalata di verdure fermentate
_gnocchi di patate e riso, al pesto di bietole fermentato, granella di mandorle e cipolle al miso
 _crema di legume con tortino di cous cous di granoturco fermentato aromatizzato alle erbe spontanee,  kimchi di rape rosse e brunoise di coste di bietole al forno
_amazakè di castagne con ricotta o crema di mandorle
_vini di soave 

..come vedete non c'è glutine e il menù è praticamente vegano eccetto che per il dolce con ricotta che può però essere sostituita dalla crema di mandorle.


Master Biodinamica per il Vino

Segnaliamo l’edizione 2020 del Master Biodinamica per il vino. Una settimana intensiva di alta formazione che si terrà presso il Castello del Trebbio (Firenze) dal 2 al 7 marzo 2020.
 
ll Master Cambium è formazione, ricerca e aggiornamento in Biodinamica applicata alla vigna e al vino ed è rivolto a professionisti, aziende vitivinicole, tecnici, responsabili commerciali e di marketing, ristoratori, enotecari, studenti universitari e ricercatori.
 
Direttore del master e coordinatore della didattica è Adriano Zago, agronomo ed enologo, consulente e formatore specializzato in agricoltura biodinamica di prestigiose aziende, ricercatore e conferenziere presso istituti di ricerca, enti e università a livello internazionale.

Per info e iscrizioni scrivere a : info@cambium.bio


 

B/OPEN, Bio Foods and Natural self-care trade show



VERONA, 01/03 APRILE 2020

   

B/OPEN, Bio Foods and Natural self-care trade show

 
E' in programma a Verona dall’1 al 3 aprile 2020 B/Open, manifestazione che si propone come la prima fiera in Italia esclusivamente b2b, rivolta agli operatori italiani e stranieri delfood certificato biologico e delnatural self-care.
 
Dalle materie prime al prodotto finito al packaging, la nuova manifestazione di Veronafiere presenta tutta la filiera, frutto di un’analisi di tendenze ed esigenze di un consumatore sempre più attento e consapevole, e di un’accurata selezione delle aziende espositrici studiata sulle esigenze dei compratori professionali più qualificati di GDO, Horeca, negozi specializzati, erboristerie, profumerie, farmacie, parafarmacie, industria farmaceutica, medici, cliniche specializzate, SPA ed istituti di bellezza.
 
L'evento che si rivolge ad un target di operatori professionali, si presenta attraverso un format interattivo, con momenti di networking, formazione e un'attività di incoming di visitatori internazionali.
 
Per ulteriori informazioni www.b-opentrade.com

“Le Colline del Prosecco” e il paradosso Unesco



al 19 luglio 2019 “Le Colline del Prosecco” di Conegliano e Valdobbiadene, sono incluse nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’inclusione è stata ritenuta non opportuna dalle associazioni ambientaliste e dai comitati locali, e ha dato adito ad una nuova serie di proteste da parte della cittadinanza locale, la quale teme che la recente nomina Unesco possa esacerbare i già critici problemi ambientali dell’area. 
Lo scorso ottobre, è stata pubblicata una relazione in merito alla questione, redatta da alcuni rappresentanti di associazioni ambientaliste, dal titolo “Considerazioni in merito all’approvazione del Sito Unesco Le Colline del Prosecco. La relazione riassume i termini del dibattito, le criticità poste da questa decisione, e le proposte fatte dai comitati e dalle associazioni locali per attivare un percorso di sostenibilità ambientale e sociale della produzione vitivinicola locale. Un percorso che possa davvero valorizzare il territorio, e le sue storiche attività produttive, e al contempo salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente.
Nell’area, da mesi, si susseguono sbancamenti per far posto a nuovi vignetia volte autorizzati a volte no. In ogni caso, lavori che alternano l’assetto del territorio e la sua idrogeologia, e che non seguono le pratiche tradizionali per le quali l’area è stata insignita del titolo di patrimonio dell’umanità (i nuovi impianti di prosecco tendono ad essere a ritocchino, cioè con i filari perpendicolari all’inclinazione della collina, per facilitare l’uso delle macchine agricole, una tecnica che non è quella tradizionale, a girapoggio, cioè con i filari che seguono le linee di quota della collina e che mira a minimizzare i processi erosivi).
Come promesso dal governatore Luca Zaia, hanno preso il via le attività di ristrutturazione dei casolari, ruderi, fattorie e allevamenti, per creare strutture ricettive (B&B, alberghi) per lo sviluppo di un turismo diffuso nell’area Unesco e dintorni, che dovrebbe portare turisti di tutto il mondo a visitare le Colline del Prosecco. A breve dovrebbero prendere il via anche i lavori di Assoindustria per la costruzione di un nuovo polo industriale, sempre nell’area Unesco.

Verona - sabato 23 novembre presentazione del nuovo volume de LA SAGA DI DIANA E WOLFGANG - GABRIELLI EDITORI

LA SAGA DI DIANA E WOLFGANG

IL ROMANZO DEI LUPI DELLA LESSINIA 

volume 3. ESTATE

Ancora una volta Alberto Franchi celebra la bellezza della Natura in Lessinia in un canto corale in cui ogni suo abitante merita attenzione, come il cervo, l’aquila, la rondine, il rondone, la faina… 
Ma il vero protagonista è il Lupo la cui sopravvivenza viene costantemente messa in discussione.
Si sente parlare del poco conosciuto fenomeno del bracconaggio con l’uso di cani da combattimento, il cui scellerato scopo è quello di guadagnare cospicue taglie. Pratica chiaramente illegale, perché il Lupo è una specie protetta ed in Lessinia poi, essendo parco, la caccia è vietata tutto l’anno.
La figura del bracconiere emerge nella sua assoluta malvagità... (dalla presentazione di 
Chiara Tosi, Coordinatrice Veneto di LIPU Birdlife Italia)



PARTORIRE A CASA SI PUÒ! - INCONTRO INFORMATIVO GRATUITO

Venerdì 13 dicembre 2019 ore 19.00

Una serata di gruppo in compagnia delle ostetriche di Mamaninfea per accompagnarvi nella scoperta 

e nell'approfondimento di tutte le tematiche legate alla scelta del parto in casa.

Prenotazione obbligatoria.




GRUPPO OSTETRICO  e ASSOCIAZIONE CULTURALE MAMANINFEA®
per informazioni o prenotazioni contattateci al 328 60 65 380

www.nascitanaturale.com
mamaninfea@gmail.com



Via Crocetta n° 2, Sommacampagna (VR)

Quarto appuntamento a San Pietro in Cariano



NON CHIAMIAMOLO AMORE       
Lorella Don e Alessia Franzoso
del Centro Antiviolenza TELEFONO ROSA
Monologo di Franca Rame “Lo Stupro” recitato dall’attrice Rachele Pesce

ore 20,45/Teatro Noi/via Chiesa, 19/San Pietro in Cariano


Ingresso con tessera di € 10, valida per l’intero ciclo. 
Ingresso Gratuito per i minorenni



CON IL CONTRIBUTO DEL TESSERAMENTO TERRA VIVA SOSTIENE IMPORTANTI PROGETTI FORMATIVI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE SUL NOSTRO TERRITORIO QUALI GLI ORTI DIDATTICI DELLE SCUOLE DELLA VALPOLICELLA E L’ORTO TERAPIA


INFO gruppoterravivaverona@gmail.com / 333 5213792 / www.terravivaverona.org 



“NEL 2020 VERONA AVRÀ BISOGNO DI 1.200 LAVORATORI STAGIONALI PER RACCOGLIERE LA FRUTTA”

Nel 2020 Verona avrà bisogno di 1.200 lavoratori stagionali per far fronte alla raccolta della frutta. Lo hanno chiesto Confagricoltura Verona e Cia insieme a Coldiretti in una lettera indirizzata all’Ispettorato territoriale del lavoro di Verona e in incontro con il prefetto Donato Giovanni Cafagna, in vista della prossima emanazione del Decreto flussi stagionali per l’anno 2020.
Confagricoltura e Cia hanno spiegato come si sia accentuata nella provincia di Verona, nel 2019, la difficoltà a reperire lavoratori disponibili per brevi periodi e in particolare per la fase della raccolta dei prodotti agricoli. I lavoratori provenienti da Paesi comunitari come la Polonia e la Romania, che nell’ultimo decennio hanno rappresentato la maggiore forza lavoro stagionale disponibile, hanno iniziato infatti a non essere più interessati al lavoro stagionale in ambito agricolo. Proprio per questo, hanno spiegato le associazioni agricole, è necessario reperire lavoratori provenienti da Paesi quali la Moldavia, la Serbia e l’Albania. Essendo vicini e con facilità di accesso alla nostra provincia, potranno infatti usufruire delle quote “pluriennali”, che possono essere utilizzate solo quando un lavoratore è al secondo ingresso per lavoro stagionale in territorio italiano.
Nella lettera all’Ispettorato del lavoro le associazioni agricole hanno fatto presente anche come le quote 2019 assegnate a Verona, a più di sette mesi dalla presentazione, siano state rilasciate solo in piccola parte, mentre altre non hanno trovato accoglimento per carenza di “numeri”. Anche per questo il sistema di attribuzione deve essere rivisto e non assegnato a un invio informatizzato che tiene solo conto del fattore “tempo”, senza prendere in considerazione ad esempio il regolare svolgimento di contratti di lavoro gli anni precedenti.
Quest’anno alla provincia di Verona il ministero dell’Interno ha assegnato, con il Decreto flussi, 300 quote per il lavoro stagionale e 200 per il lavoro stagionale pluriennale (cioè stagionali che tornano ogni anno a fare le raccolte) a fronte di un migliaio di domande. Un numero che si è rivelato insufficiente per coprire le necessità di braccianti nei campi della provincia di Verona per la raccolta degli ortaggi e soprattutto di fragole, ciliegie, frutti di bosco, pesche, albicocche, meloni, uva, mele, pere e kiwi.

tratto da:

IN EMILIA ROMAGNA NASCONO I DISTRETTI DEL CIBO

Nascono i distretti del cibo in Emilia-Romagna, nuove strutture radicate nel territorio per promuoverne lo sviluppo, garantire la sicurezza alimentare, la coesione e l’inclusione sociale, ridurre l’impatto ambientale e lo spreco alimentare. Tra gli obiettivi anche quello di salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale, oltre a valorizzare le produzioni agroalimentari di qualità favorendo l’integrazione di filiera.
È un ulteriore riconoscimento per i Consorzi di tutela delle Dop e Igp e una opportunità in più per le imprese da Piacenza a Rimini di ottenere finanziamenti attraverso la partecipazione al bando nazionale dedicato ai ‘progetti di distretto’ del Ministero delle Politiche agricole di prossima emanazione.
La Giunta regionale, in considerazione del forte livello organizzativo del territorio, ha deciso così di rendere operativa una norma nazionale che potrà aumentare ancora di più i meccanismi di valorizzazione e promozione.
“Le nostre imprese hanno un forte dinamismo e una grande capacità di innovare lavorando insieme- afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli (nella foto)-. Con questo provvedimento vogliamo dare un’ulteriore leva di crescita e di aggregazione su scala territoriale con il massimo di semplificazione possibile. Partendo proprio dalle specificità produttive locali gli operatori saranno in grado di definire regole comuni di valorizzazione di ciò che fanno senza schemi troppo rigidi. Per coloro che sono già attori di un percorso aggregativo su una specifica produzione, come ad esempio quelle DOP o IGP, basterà semplice istanza”.

Cosa sono i Distretti del cibo

I nuovi Distretti, in base alla legge nazionale, sono realtà strettamente legate al territorio con un’identità storica omogenea frutto dell’integrazione fra attività agricole e attività locali, nonché della produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e locali.
Inoltre, sono classificati Distretti del cibo i distretti agroalimentari di qualità, anche a carattere interregionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa europea o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche.
E poi i sistemi produttivi locali caratterizzati da una elevata concentrazione di piccole e medie imprese agricole e agroalimentari anche a carattere interregionale, localizzati in aree urbane o periurbane e caratterizzati dalla significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree, caratterizzati dall’interrelazione e dall’integrazione fra attività agricole, in particolare quella di vendita diretta dei prodotti agricoli, e le attività di prossimità di commercializzazione e ristorazione esercitate sullo stesso territorio, delle reti di economia solidale e dei gruppi di acquisto solidale.
Infine, rientrano tra i Distretti, anche i sistemi produttivi locali caratterizzati dalla presenza di attività di coltivazione, allevamento, trasformazione, preparazione alimentare e agroindustriale svolte con il metodo biologico o nel rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale, i biodistretti e i distretti biologici.

Chi può richiedere di diventare Distretto del cibo

Possono richiedere il riconoscimento di Distretto: le forme d’impresa societarie o consortili, le associazioni riconosciute dotate di personalità giuridica e le reti d’imprese soggetto, oltre a enti pubblici, Camere di commercio, enti di ricerca, il mondo delle Università e gli altri soggetti pubblici legati ad attività funzionalmente inerenti alle finalità del Distretto.  Possono inoltre far parte dei distretti le Organizzazioni professionali agricole, le Associazioni di categoria e altri soggetti privati in forma associativa che perseguono gli obiettivi del Distretto

Requisiti e condizioni per il riconoscimento

Chi si candida a diventare Distretto deve rappresentare uno o più prodotti e operare in un territorio ben definito. Deve dimostrare di essere rappresentativo della produzione agroalimentare realizzata nel territorio del Distretto e di avere regole di relazione e funzionamento vincolanti per coloro che partecipano al distretto.
È obbligatoria la sede legale od operativa nel territorio della Regione Emilia-Romagna o, nel caso di distretto interregionale, di avere la parte prevalente di attività in Emilia-Romagna.
I Consorzi di tutela per le produzioni DOCG, DOC e IGT o per le produzioni DOP e IGP e le Organizzazioni Interprofessionali che possiedono già riconoscimenti da parte di Enti pubblici, soddisfano già i requisiti e le condizioni sopraesposti.

Come presentare domanda

La domanda, in bollo e sottoscritta dal legale rappresentante del soggetto richiedente, deve essere presentata al Responsabile del Servizio Organizzazioni di mercato e sinergie di filiera, Regione Emilia-Romagna – Direzione Generale Agricoltura, Caccia e Pesca, Viale della Fiera n. 8 – 40127 Bologna o via PEC: agrapa@postacert.regione.emilia-romagna.it.
Deve contenere l’indicazione della ragione sociale, del legale rappresentante, della sede legale e della sede operativa, del recapito telefonico, dell’indirizzo di posta elettronica certificata, della tipologia di Distretto per cui si chiede il riconoscimento, dell’ambito produttivo e della delimitazione del territorio.

NASCE IL CONSORZIO DELLO ZENZERO ITALIANO. PRODOTTO SUL MERCATO ENTRO FINE ANNO

Gli italiani lo apprezzano sempre di più, l’Istat lo ha inserito nel suo paniere per fotografare i consumi delle famiglie, le aziende agroalimentari lo aggiungono nei loro prodotti per innovare ricette e gusti. E adesso, per la prima volta, lo zenzero sarà al 100% made in Italy, con le prime quote di prodotto a marchio tricolore sugli scaffali della Distribuzione già entro la fine dell’anno.
Tutto questo è reso possibile grazie al Consorzio Zenzero Italiano, la prima realtà che riunisce produttori italiani di zenzero con tanto di marchio registrato sinonimo di garanzia, qualità e italianità. A promuovere questa iniziativa davvero unica e inedita nel panorama dell’agricoltura nazionale sono quattro soci fondatori, tutti punti di riferimento nel settore ortofrutticolo: Valfrutta Fresco (business unit di Apo Conerpo), la multinazionale della frutta Del Monte, la cooperativa ortofrutticola Agrintesa di Faenza (Ravenna), e  Agritechno Srl. “Dopo aver selezionato le migliori varietà di zenzero al mondo – spiega Massimo Longo, fondatore della società Agritechno e ideatore del progetto zenzero italiano -, grazie all’attività di ricerca e adattamento varietale avviate in collaborazione con Luciano Trentini e all’attività vivaistica della Cooperativa Giulio Bellini di Ravenna, siamo riusciti ad ottenere dei risultati eccellenti a livello organolettico e nutrizionale, con valori assolutamente al di sopra di ogni aspettativa. Da qui, insieme a Del Monte e con il coinvolgimento di Valfrutta Fresco nel percorso, è partito il progetto di coltivazione, inizialmente in fase test nel corso del 2018 e da oggi su larga scala in contesti di energie rinnovabili ed economie circolari a basso impatto ambientale che verranno meglio rappresentate durante l’evento di presentazione ufficiale del Consorzio”.
“L’obiettivo del Consorzio – spiega Stefano Soli, direttore generale di Valfrutta Fresco – è quello di costruire nuove opportunità per i produttori italiani e garantire ai consumatori un prodotto di ottima qualità, di gran lunga superiore a quello d’importazione asiatica o sudamericana, con una filiera certificata 100% italiana, dal rizoma al prodotto finito, garantita dal Consorzio dello Zenzero Italiano. Le prime quote di zenzero saranno disponibili entro la fine del 2019, per arrivare a garantire una fornitura continua già dall’anno successivo”.
Ai quattro fondatori si andranno ad aggiungere in breve tempo anche le principali realtà produttive, dislocate in tutto il Paese: “La produzione sarà concentrata in un numero limitato di aziende – commenta Massimo Longo – che renderanno disponibile lungo tutto l’anno un prodotto di qualità coltivato secondo i disciplinari del Consorzio Zenzero Italiano. Potremo contare su diversi areali di produzione, in particolare nelle regioni del Centro e del Sud Italia, dove verrà coltivato sia zenzero convenzionale che biologico”. Tutto il raccolto sarà poi conferito in un unico centro di stoccaggio, lavorazione e confezionamento, dal quale partirà per tutte le destinazioni nazionali e internazionali. Protagonista di questa fase sarà la cooperativa Agrintesa, che svolgerà tali operazioni nella struttura all’avanguardia di Gambettola (Forlì-Cesena), mentre la società RLA di Gambettola si occuperà della gestione logistica e trasporto del prodotto finito”.

Una volta pronte per raggiungere il mercato, le referenze del Consorzio Zenzero Italiano saranno infine commercializzate con i brand dei due partner commercialiValfrutta e Del Monte. “Si tratta di un’operazione di grande lungimiranza, che risponde alla vocazione all’innovazione presente nel DNA dei soci fondatori del Consorzio – prosegue Soli -: non appena la produzione sarà a regime garantiremo per la prima volta al consumatore un prodotto eccellente e da filiera certificata e controllata 100% made in Italy, con la certezza della presenza sul mercato per tutti i 12 mesi dell’anno”.
Il Consorzio Zenzero Italiano sarà costituito formalmente entro la fine del 2019 insieme al marchio registrato, mentre la produzione è stata già avviata: il primo zenzero a marchio del Consorzio arriverà sul mercato entro la fine dell’anno.