Nascono i
distretti del cibo in Emilia-Romagna, nuove strutture radicate nel territorio per promuoverne lo sviluppo, garantire la sicurezza alimentare, la coesione e l’inclusione sociale,
ridurre l’impatto ambientale e lo spreco alimentare. Tra gli obiettivi anche quello di
salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale, oltre a valorizzare le produzioni agroalimentari di qualità favorendo l’integrazione di filiera.
È un ulteriore riconoscimento per i Consorzi di tutela delle Dop e Igp e una opportunità in più per le imprese da Piacenza a Rimini di ottenere finanziamenti attraverso la partecipazione al bando nazionale dedicato ai ‘progetti di distretto’ del Ministero delle Politiche agricole di prossima emanazione.
La Giunta regionale, in considerazione del forte livello organizzativo del territorio, ha deciso così di rendere operativa una norma nazionale che potrà aumentare ancora di più i meccanismi di valorizzazione e promozione.
“Le nostre imprese hanno un forte dinamismo e una grande capacità di innovare lavorando insieme- afferma l’
assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli (nella foto)-. Con questo provvedimento vogliamo dare un’ulteriore leva di crescita e di aggregazione su scala territoriale con il massimo di semplificazione possibile. Partendo proprio dalle specificità produttive locali gli operatori saranno in grado di definire regole comuni di valorizzazione di ciò che fanno senza schemi troppo rigidi. Per coloro che sono già attori di un percorso aggregativo su una specifica produzione, come ad esempio quelle DOP o IGP, basterà semplice istanza”.
Cosa sono i Distretti del cibo
I nuovi Distretti, in base alla legge nazionale, sono realtà strettamente legate al territorio con un’identità storica omogenea frutto dell’integrazione fra attività agricole e attività locali, nonché della produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e locali.
Inoltre, sono classificati Distretti del cibo i distretti agroalimentari di qualità, anche a carattere interregionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa europea o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche.
E poi i sistemi produttivi locali caratterizzati da una elevata concentrazione di piccole e medie imprese agricole e agroalimentari anche a carattere interregionale, localizzati in aree urbane o periurbane e caratterizzati dalla significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree, caratterizzati dall’interrelazione e dall’integrazione fra attività agricole, in particolare quella di vendita diretta dei prodotti agricoli, e le attività di prossimità di commercializzazione e ristorazione esercitate sullo stesso territorio, delle reti di economia solidale e dei gruppi di acquisto solidale.
Infine, rientrano tra i Distretti, anche i sistemi produttivi locali caratterizzati dalla presenza di attività di coltivazione, allevamento, trasformazione, preparazione alimentare e agroindustriale svolte con il metodo biologico o nel rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale, i biodistretti e i distretti biologici.
Chi può richiedere di diventare Distretto del cibo
Possono richiedere il riconoscimento di Distretto: le forme d’impresa societarie o consortili, le associazioni riconosciute dotate di personalità giuridica e le reti d’imprese soggetto, oltre a enti pubblici, Camere di commercio, enti di ricerca, il mondo delle Università e gli altri soggetti pubblici legati ad attività funzionalmente inerenti alle finalità del Distretto. Possono inoltre far parte dei distretti le Organizzazioni professionali agricole, le Associazioni di categoria e altri soggetti privati in forma associativa che perseguono gli obiettivi del Distretto
Requisiti e condizioni per il riconoscimento
Chi si candida a diventare Distretto deve rappresentare uno o più prodotti e operare in un territorio ben definito. Deve dimostrare di essere rappresentativo della produzione agroalimentare realizzata nel territorio del Distretto e di avere regole di relazione e funzionamento vincolanti per coloro che partecipano al distretto.
È obbligatoria la sede legale od operativa nel territorio della Regione Emilia-Romagna o, nel caso di distretto interregionale, di avere la parte prevalente di attività in Emilia-Romagna.
I Consorzi di tutela per le produzioni DOCG, DOC e IGT o per le produzioni DOP e IGP e le Organizzazioni Interprofessionali che possiedono già riconoscimenti da parte di Enti pubblici, soddisfano già i requisiti e le condizioni sopraesposti.
Come presentare domanda
La domanda, in bollo e sottoscritta dal legale rappresentante del soggetto richiedente, deve essere presentata al Responsabile del Servizio Organizzazioni di mercato e sinergie di filiera, Regione Emilia-Romagna – Direzione Generale Agricoltura, Caccia e Pesca, Viale della Fiera n. 8 – 40127 Bologna o via PEC:
agrapa@postacert.regione.emilia-romagna.it.
Deve contenere l’indicazione della ragione sociale, del legale rappresentante, della sede legale e della sede operativa, del recapito telefonico, dell’indirizzo di posta elettronica certificata, della tipologia di Distretto per cui si chiede il riconoscimento, dell’ambito produttivo e della delimitazione del territorio.