Continua il percorso dei viticoltori italiani che vogliono dare una chiara identità bio ai disciplinari dei vini con una denominazione di origine. Anche il lambrusco vuole l’agricoltrura biologica e per questo è già pronto un nuovo marchio collettivo registrato, , che accompagna un disciplinare che vuole ridisegnare il Grasparossa.
“Se un vestito non calza a pennello allora bisogna cucirselo addosso su misura per valorizzare al meglio la propria identità”. Usa questa immagine il presidente del Consorzio di Castelvetro Modena, Mirko Gianaroli per illustrare i requisiti del progetto. Il monte Barello geograficamente si trova tra Castelvetro e Solignano alto ed un luogo storico, dove sono state trovate le prime tracce di insediamento umano locale, risalenti a prima dell’Età del Bronzo. Il numero “155” indica la quota media per i vitigni, dall’altezza del Barello.
Il disciplinare vuole valorizzare e rendere riconoscibile le caratteristiche del territorio collinare modenese, culla del più blasonato Grasparossa. Principalmente i 3 requisiti sono ‘sostenibilità’, ‘agricoltura biologica’ e ‘rese vitivinicole più basse’. Il disciplinare definisce l’altitudine per la coltivazione, all’interno di un’area collinare che abbraccia 9 comuni e la vendemmia a mano. Ad oggi, al consorzio sviluppato insieme al Comune di Castelvetro hanno già aderito 12 aziende e la speranza è di arrivare, in questa vendemmia, a 20 cantine.
“E’ il momento giusto per crescere”, ha spiegato al quotidiano Carlino di Modena Mirko Gianaroli. “L’enoturismo è esploso e dobbiamo evitare che le nostre colline si spoglino dei vitigni Grasparossa: c’è chi sta affittando terreni per spostarsi o li sta convertendo in altre coltivazioni per questioni economiche, e non deve accadere”.