Nuovo calendario di Terra Viva. Da giovedì 17 ottobre sette appuntamenti imperdibili


Bio e Ogm. Se l’accademia fa disinformazione

tratto da: https://ytali.com/2019/09/28/bio-e-ogm-se-laccademia-fa-disinformazione/

Il 17 settembre, un gruppo di accademici italiani (e non)del settore agronomico e biotecnologico, associati nel Gruppo Seta (Scienze E Tecnologie per l’Agricoltura), un gruppo informale nato lo scorso maggio con l’obiettivo di “sviluppare una riflessione originale e a tutto campo sul tema dell’innovazione in agricoltura”, ha inviatouna lettera aperta ai parlamentarielencando una serie di punti critici del disegno di legge (ddl) 988 sul biologico. Sembra che dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi, di apertura agli organismi geneticamente modificati (Ogm) da parte del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, stiamo assistendo a un’intensa, quanto prevedibile, campagna mediatica a sostegno delle biotecnologie in agricoltura, con il consueto, e poco sensato, attacco al biologico.
Oltre alla lettera del Gruppo Seta, a favore degli Ogm è arrivata subito anche la presa di posizione pro Ogm dell’industria agrochimica e di quella agroalimentare. Il 26 settembre, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), ente di ricerca direttamente dipendente dal ministero delle Politiche agricole, ha organizzato una giornata per educare i giornalisti sui benefici delle biotecnologie. L’evento è organizzato con la collaborazione dell’associazione delle industrie del biotech (EuropaBio – Associazione della bio-industria europea, che a settembre promuove la European Biotech Week, la settimana europea delle biotecnologie). Purtroppo il CREA non ha invitato all’evento la controparte, per informare i giornalisti anche dei possibili problemi derivanti dalla diffusione delle biotecnologie. Ancora al CREA, il 28 settembre, presso la sede del CREA-Alimenti e Nutrizione di Roma, con la Società Italiana Genetica Agraria si presenta un manifesto pro Ogm dal titolo “Prima i geni”. Un documento inteso a dimostrare l’importanza delle biotecnologie per l’agricoltura italiana.
Su ytali ho scritto alcuni articoli sull’agricoltura biologica, commentando alcuni attacchi al biologico da parte di esponenti del mondo accademico ed istituzionale. Ciò che mi ha spinto a scrivere non è stato tanto il voler prendere le parti del biologico (le associazioni del settore sanno difendersi da sole), quanto denunciare ciò che ritengo un serio problema di metodo: l’uso da parte di personalità accademiche di pratiche comunicative discutibili, che rasentano la disinformazione e la propaganda. Questo non è ammissibile, e dovrebbe destare la preoccupazione del mondo accademico, perché svilisce lo scopo e il ruolo della scienza, e ne mette a rischio la credibilità.
La frequenza con cui vediamo usare queste pratiche deve allertare sul pericolo di una deriva ideologica di stampo tecnocratico e scientista, che sta investendo la ricerca nel settore agroalimentare (e non solo). Discutere sulle criticità dell’agricoltura biologica va benissimo, l’ho fatto io stesso. Tuttavia, se vogliamo rimanere in un ambito scientifico, anche le critiche devono sottostare al metodo scientifico, altrimenti passiamo rapidamente dalla scienza alla disinformazione.
Lo scopo di questo articolo è ancora una volta quello di analizzare come un supposto documento scientifico risulti inaccettabile dal punto di vista scientifico, rendendolo piuttosto pseudoscienza di bassa lega (quando si cerca di ostentare una scientificità che non c’è), o finanche propaganda (quando si presentino informazioni distorte). Di seguito commenterò le affermazioni fatte dal Gruppo Seta nel documento indirizzato ai parlamentari, seguendo l’ordine così come presentate nel documento.
Affermazione 1: le coltivazioni biologiche sono meno sostenibili sul piano ambientalerispetto a quelle con metodo convenzionale/integrato. Ciò perché producono, a parità di superficie, dal venti al settanta per cento in meno, per cui la loro estensione generalizzata richiederebbe dal venti al settanta per cento in più di terre coltivate con immani distruzioni di foreste e praterie naturali.
Commento 1
1 Le implicazioni circa la ridotta produttività del biologico vanno certamente discusse e gli scenari analizzati. Tuttavia non si possono fare discorsi troppo generali. Tra un venti e un settanta percento c’è una bella differenza, bisogna spiegare di che si sta parlando. Un’alternativa agroecologica va vista nell’ambito di un ripensamento del sistema agroalimentare nel suo complesso. Per esempio, l’implementazione di nuovi sistemi colturali, la ricerca, la riduzione degli sprechi, la revisione degli accordi commerciali per evitare competizione sleale, il cambiamento delle abitudini alimentari, etc.
2 Considerando la terra agricola disponibile, l’Italia è un paese estremamente popolato.

06.10.2019 – Sommacampagna (Vr) – Mercato della Terra di Slow Food

Domenica 6 ottobre 2019 dalle ore 9,00 alle 13,00 torna il «Mercato della Terra», in Piazza della Repubblica a Sommacampagna. Al Mercato della Terra di Slow Food, che si svolge a Sommacampagna ogni prima domenica del mese, gli espositori propongono i prodotti del territorio secondo i principi del buono, pulito, giusto. Questo appuntamento periodico si propone di creare un filo conduttore dalle antiche tradizioni del territorio a oggi, sottolineando la costante attenzione delle amministrazioni verso i prodotti locali e una coltivazione locale, fresca e genuina, sostenendo le piccole imprese agricole locali.
Il Mercato della Terra a Sommacampagna, infatti, è stato fortemente voluto dall’amministrazione comunale e dall’associazione Slow Food Garda Veronese, in collaborazione con l’associazione dei produttori del Broccoletto di Custoza. Si tratta del primo mercato della terra (progetto Slow Food) in Veneto.

Agricoltura bio, record in Italia con 2 milioni di ettari

Agricoltura bio, è ancora record. Il settore del biologico in Italia sta vivendo in questi ultimi anni un periodo di crescita e di conferme, a dimostrazione del fatto che il modello agricolo italiano è tra i più sostenibili in Europa. Nel 2018 si sono sfiorati i 2 milioni di ettari di superfici biologiche, pari all’estensione della Puglia, con un incremento rispetto al 2017 di quasi il 3% (49 mila ettari).
Dal 2010 la superficie biologica coltivata è aumentata di circa 800 mila ettari. Una crescita non solo in termini di superfici ma anche di soggetti coinvolti nel settore, che hanno raggiunto le 79.000 unità, con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 4%. Sono i dati elaborati dal Sinab (Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica) per il ministero delle Politiche agricole relativi all’agricoltura biologica per l’anno 2018.

Superficie bio al 15,5% della Sau

L’incidenza della superficie biologica nel nostro Paese ha raggiunto nel 2018 il 15,5% della Superficie agricola utilizzata (Sau), e questo posiziona l’Italia di gran lunga al sopra della media Ue, che nel 2017 si attestava al 7%. Inoltre le aziende agricole biologiche (che rappresentano il 6,1% del totale) sono decisamente più grandi: in media 28,2 ettari, a fronte del dato nazionale di 11 ettari. L’elaborazione dei dati di superficie per aree geografiche mostra che, in Italia, ogni 100 ettari di Sau sono biologici 5,6 ettari nel Nord-Ovest; 9,3 ettari nel Nord-Est; 20,1 ettari nel Centro e nel Sud e 19,2 ettari nelle Isole.
L’evoluzione positiva del settore è confermata anche dai primi dati Ismea sul mercato del biologico. I consumi crescono da oltre 5 anni senza soluzione di continuità (+102% dal 2013 a oggi). Secondo le stime Ismea gli acquisti di prodotti bio sono aumentati di un ulteriore +1,5% nei primi mesi del 2019. Un risultato positivo soprattutto se valutato in relazione ai quantitativi di merce presenti sul mercato, che vede ormai vicino il traguardo dei 3 miliardi di euro di valore del comparto a fine 2019.

Domenica 6 ottobre: Mercato contadino a Molina di Fumane

Enogastronomia tipica al "Mercato contadino" di Molina il 6 ottobre 2019 Eventi a Verona

programma:

  • Dalle ore 9 apertura mercato
  • Sarà presente la Pro Loco con l'apiario sociale e giochi di una volta
  • Dalle ore 14 "Mulin de Lorenzo" aperto con guida.
  • Alle ore 15 "momento emozionale" ci sarà spazio per tutti coloro che hanno storie da raccontare
Durante la giornata si potrà mangiare presso i punti ristoro del borgo.




FIERA DEL ROSARIO - OGNI TERZA DOMENICA DI OTTOBRE A BREONIO


Trattasi oramai del più importante appuntamento autunnale per il paese di Breonio, che si tiene precisamente ogni terza domenica di ottobre. Nel 2017 siamo giunti alla ventesima edizione della Fiera in questa nuova veste.
Il programma è ormai tradizionale: in tutte le edizioni prevede un convegno, aperto al pubblico e da tenersi il sabato immediatamente precedente, che tratti di temi specifici inerenti la realtà agricola, turistica ed enogastronomica del nostro territorio. 
Tale manifestazione, riportata in auge proprio dalla Pro Loco che la organizza in collaborazione con i contadini dell'Associazione Antica Terra Gentile, ha oggi lo scopo di riproporre agli occhi della gente la realtà contadina degli anni passati e gode da molti anni del patrocinio del Comune di Fumane.
Il successo raggiunto dalla Fiera di Ottobre di Breonio negli ultimi anni testimonia il livello di interesse ed importanza raggiunti dall’iniziativa, divenuta probabilmente punto di riferimento per l’opera di promozione agricola e turistica per l’intera Lessinia.
L’evento consiste in una riproposizione di antiche arti e mestieri all’interno di corti, malghe, lungo le strade del centro storico o in altri punti caratteristici del paese. In tali luoghi sono sistemati veri artisti accompagnati da figuranti della Compagnia del Sipario Medioevale che danno modo ai visitatori di osservare come si svolgevano i vari lavori nei tempi passati. 
Gli ospiti hanno inoltre occasione di degustare piatti della tradizione rurale e montana come i gnocchi di malga, le trippe, il cotechino, i crauti e la polenta assieme alla soppressa tradizionale della Lessinia o al formaggio Monte Veronese Dop.
Parte integrante della manifestazione è la mostra mercato di prodotti agricoli provenienti da agricoltura biologica.
La terza domenica di ottobre, a Breonio, tutto sembra tornare indietro nel tempo, in giro per le strade chiuse al traffico ritornano padroni gli antichi attrezzi agricoli, i vecchi trattori, i carretti trainati dal bestiame; nelle corti rispuntano i recinti con gli animali e nell’aria si respirano profumi e sapori del passato.

Finanziata l’educazione alimentare bio


Il fondo statale istituito per ridurre i costi del servizio di mensa scolastica biologica finanzierà anche iniziative di informazione ed educazione alimentare in materia di agricoltura biologica.  La novità, stabilita dal decreto ministeriale delle Politiche agricole del 17 giugno entrato in vigore il 24 settembre 2019, passa dall’integrazione delle modalità di ripartizione del “Fondo per le mense scolastiche biologiche”, istituito per ridurre i costi dei servizi di mense bio e dotato di un budget annuo di 10 milioni di euro.
In base a quanto stabilito dal nuovo decreto, quota parte del fondo (fino al 14%) sarà ripartita tra tutte le Regioni e le Province autonome – con l’eccezione dell’Emilia Romagna “per la quale il livello di informazione e promozione risulta già soddisfatto” – sulla base della popolazione scolastica, per finanziare iniziative informative/educative in materia di agricoltura biologica.
La parte maggioritaria del Fondo continuerà invece a essere ripartita sulla base del numero dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica.
I criteri riguardanti le percentuali minime di utilizzo dei prodotti biologici e i requisiti relativi alla preparazione dei piatti e alla separazione degli ingredienti delle mense scolastiche biologiche sono definiti dal decreto ministeriale del dicembre 2017.

Metà degli antibiotici a polli e maiali



Partiamo dalla buona notizia: tra il 2010 e il 2016 la vendita di antibiotici negli allevamenti italiani è diminuita del 30%. Ma la cattiva notizia è che l’Italia rimane in testa nella classifica dei consumi di antibiotici rispetto alla maggior parte degli altri Paesi Ue. Questo quanto emerge dal rapporto della Commissione Ue sulle misure per contrastare la resistenza agli antibiotici negli animali.
In Italia la metà degli antibiotici viene consumata negli allevamenti di polli, tacchini e suini. A motivare il ricorso eccessivo agli antibiotici nei nostri allevamenti è la ancora scarsa consapevolezza sui rischi legati agli abusi di queste sostanze. A questo problema si aggiungono gli sconti e gli incentivi da parte delle società farmaceutiche che promuovono le vendite di antimicrobici agli agricoltori.

Abuso di antibiotici, i consumi variano anche da Asl a Asl

Non mancano però segnali positivi. Tra questi alcuni progetti pilota che hanno portato a una drastica riduzione nell’uso degli antimicrobici, senza compromettere la produttività e la salute degli animali, e il software per il monitoraggio volontario negli allevamenti sviluppato dell’Associazione nazionale dei medici veterinari.
Va anche precisato che in Italia il consumo di antibiotici varia molto tra regione e regione e addirittura tra Asl e Asl. Nonostante esista una legge nazionale che autorizzi l’uso degli antibiotici negli allevamenti solo in caso di necessità e con protocolli molto rigidi, in Italia spesso vengono somministrati anche agli animali sani a scopo preventivo.
“Se esiste una legge che vieta di prescrivere antibiotici agli animali se non sono malati, è chiaro che Asl e veterinari devono controllare. È una questione di salute pubblica, il meccanismo deve partire”, ha dichiarato Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica. L’obbligo della ricetta elettronica veterinaria per i farmaci per gli animali scattato a metà aprile di quest’anno potrebbe essere un valido deterrente, ma – conclude Ricciardi – non bisogna scordare che c’è un fiorente mercato d’importazione illegale di antibiotici.

L’antibiotico resistenza passa dagli animali agli uomini

Il problema dell’abuso di antibiotici è strettamente legato con quello – gravissimo – dell’antibiotico resistenza nel settore animale. Secondo i dati del Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza presentati in uno studio del Policlinico Gemelli pubblicato sulla rivista Igiene e Sanità Pubblica, il fenomeno può essere aggravato dalla trasmissione di batteri dall’animale all’uomo tramite contatto diretto o attraverso il consumo di alimenti. La ricerca sottolinea come la salmonella mostri già la presenza di ceppi resistenti a più antibiotici, ad esempio Escherichia coli, presente nelle più comuni specie allevate in Italia (tacchini 73,0%, polli  56,0%, suini da ingrasso 37,9%) e nell’uomo (31,8%).
L’antibiotico resistenza – spiega Walter Ricciardi – viene messa in moto anche da alterazioni indotte dall’alimentazione degli animali che mangiamo. Attraverso pollame, uova e carne di maiale compreso il prosciutto e i suoi derivati, si ingeriscono pezzi di genoma modificati che entrano nel genoma di chi li mangia: “In pratica il fenomeno dell’antibiotico resistenza si trasferisce dall’animale all’uomo, con il risultato che a livello ospedaliero la situazione dell’Italia rispetto agli altri Paesi della Ue continua a peggiorare”.

ORTOFRUTTA BIO: SPAGNA PRIMO PRODUTTORE EUROPEO, ITALIA SECONDA

Secondo i dati della World Vegetable Map 2018, ripresi dal Rapporto settoriale del CESCE(società spagnola di assicurazione del credito all’esportazione), la Spagna è il principale produttore europeo e quinto a livello mondiale per l’ortofrutta biologica, seguita da Italia e Francia.
L’Andalusiaè in testa alla classifica delle comunità di produttori biologici spagnoli, con il 46,7% della superficie bio totale, seguita da Castilla-La Mancha (17,8%) e Catalogna (9,6%).
Nel 2018 i prodotti bio hanno registrato in Spagna una crescita del 19% in valore e il 71% dei consumatori ha ripetuto l’acquisto di prodotti biologici.
Il ministero dell’Agricoltura di Madridha avallato lo scorso anno una “Strategia per la produzione biologica 2018-2020”che prevede un contributo a una migliore strutturazione del settore, il sostegno alla sua crescita e consolidamento, lo studio dell’impatto dell’agricoltura biologica sulla politica ambientale, infine la promozione del consumo domestico.
(fonte: Greenplanet.net)

MELE VERONESI, TROPPO PRODOTTO: I PREZZI CADONO IN PICCHIATA


Troppo prodotto sul mercato e i prezzi cadono in picchiata. Una partenza in salita per le mele veronesi, che pagano lo scotto di un eccesso di giacenzain magazzino e un’invasione di frutta dall’estero.
“La stagione parte male per noi produttori – sottolinea Pietro Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona e frutticoltore -. Nonostante abbiamo perso molta frutta con la cimice asiatica e la Polonia quest’anno abbia subito una perdita del raccolto pari al 40 per cento, non riusciamo comunque a vendere le mele a prezzi accettabili. Gala e i nuovi cloni erano partiti molto bene, con performance ottime per due settimane. Poi sono diventati invendibili. I supermercati le svendono già a poco più di 70 centesimi al chilo e noi quando va bene prendiamo 15-20 centesimi per la merce bella, quando i costi di produzione veleggiano intorno ai 30 centesimi al chilo. Tutt’altra musica rispetto allo scorso anno, quando le nuove mutazioni del Gala erano state vendute bene, con prezzi soddisfacenti partiti da 80 centesimi al chilo e infine stabili tra i 50 e i 60 centesimi”.
Non va meglio con le Golden, che sono ancora in raccolta: “Le vendiamo a 15-20 centesimi, anche se a detto che con questa varietà si parte sempre in sordina, per recuperare ad autunno inoltrato. L’anno scorso ci eravamo assestati su un prezzo medio di 60 centesimi al chilo, ma era stata in generale una stagione favorevole, di grande ripresa rispetto al 2017 segnato da gelate e maltempo. Quest’anno tutto il settore della frutta è in affanno, anche a causa della cimice. Le cooperative chiudono, i lavoratori restano a casa. Sono segnali preoccupanti, che tracciano orizzonti sempre più cupi per il comparto”.

Arriva il nuovo standard ISO per il food vegetariano e vegano

L’organizzazione internazionale per gli standard(ISO), con sede in Svizzera, sta lavorando ad una nuova certificazione per gli alimenti vegetariani e vegani che armonizzerà tutti gli standard normativi internazionali. Si chiamerà ISO 23662.
Si tratta di una risposta di disciplina, su base volontaria, che risponde ad una esigenza sentita da 30 milioni di cittadini europei i quali, secondo il rapportoEurispes 2019, lamentano la difficoltà di individuare e acquistare alimenti adeguati alla loro dieta, esigendo di poter leggere con maggior chiarezza nelle etichette la tipologia di prodotto che acquistano.
Anche per questo, a novembre 2018 è partita la prima raccolta firme all’interno dell’Unione, che scadrà dopo un anno, ossia tra due mesi, con l’obiettivo di avviare all’interno della Commissione europea, la discussione dell’etichettatura per alimenti espressamente indicati come ‘non vegetariani’, ‘vegetariani’ e ‘vegani’.
Le tendenze alimentari Veg sono in continua crescita ma da un punto di normativo non hanno ancora una definizione e un significato univocamente riconosciuti. È stato questo gap a spingere l’iniziativa di ISO che sta lavorando già da nove mesi per individuare degli standard internazionali comuni. Il progetto di regolamentazione è partito, infatti, a gennaio di quest’anno e riguarderà esclusivamente la materia prima (il prodotto venduto) e non anche gli imballaggi.
Una certificazione del genere rappresenta un’opportunità per le aziende che vogliono inserirsi in questo trend di consumo in grande crescita che si basa su una maggiore attenzione agli aspetti etici dell’agricoltura, a quelli salutistici e al rispetto dell’ambiente e che interessa (tra vegani e vegetariani), il 7,3% della popolazione italiana, con una maggiore incidenza in Sicilia e Sardegna dove si registrano picchi superiori al 10%.
In Italia manca una normativa specifica che definisca i requisiti di questo specifico settore alimentare anche se nel 2018 l’onorevole Brambilla (Forza Italia) aveva presentato due proposte di legge. Nell’attuale incertezza normativa sono nati molti marchi per prodotti vegetariani o per certificazioni per prodotti vegetariani creando molta confusione fra i consumatori e che peraltro hanno due significati profondamente diversi.
Il marchio ‘prodotto vegetariano’è un’autocertificazione che le aziende ottengono riconoscendo una royalty al titolare del marchio il quale concede i diritti di utilizzo e può effettuare dei controlli periodici sull’azienda. È un processo che risponde unicamente alla normativa UNI EN ISO 14021cioè lo standard internazionale relativo alla certificazione ambientale di prodotto e indica che l’azienda produttrice è responsabile di quanto dichiarato sui propri prodotti.
La certificazione ‘prodotto vegetariano’ prevede invece il rispetto di un disciplinare molto più rigido e viene rilasciata a fronte di controlli approfonditi e ripetuti da parte di un ente certificatore esterno riconosciuto che ha la responsabilità di garantire il rispetto dei requisiti del disciplinare.
In Italia la certificazione più diffusa nell’ambito vegetariano èQualità Vegetariana(V label, anche conosciuta come ‘Germoglio’) promossa dall’AVI, l’Associazione vegetariana italiana,che ha sviluppato un disciplinare di produzione sia per prodotti vegetariani che vegani. In questo caso la certificazione viene rilasciata dopo il superamento di un’ispezione (audit) da parte di un ente terzo riconosciuto. Queste certificazioni sono diffuse in tutt’Europa grazie alle ollaborazioni fra l’Avi e le altre associazioni Ue di vegetariani riunite nell’Evu ossia la European Vegetarian Union.
Altri marchi in ambito Veg sono il VeganOk, The Vegan society, e la certificazione di ICEA Prodotto Vegetariano.

tratto da: https://corriereortofrutticolo.us2.list-manage.com/track/click?u=c4cc723721d40ed0572160959&id=08304ead47&e=23bb501d10

PIANO NAZIONALE CONTRO LA CIMICE SARÀ APPROVATO IL 10 OTTOBRE. CASELLI: “CONTIENE LE NOSTRE RICHIESTE”


Abbiamo un piano nazionale contro la cimice asiatica, che contiene le nostre richieste e che sarà approvato in via definitiva il 10 ottobre. E sui danni, davvero ingenti per gli agricoltori, è stato individuato il percorso normativo da seguire (dlgs 102/04) per i fondi da destinare agli indennizzi che dovranno essere inseriti in misura congrua nella prossima legge Finanziaria. Inoltre, il problema verrà portato in sede comunitaria nel Consiglio dei ministri europeo previsto per il 14 ottobre”. Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, al termine dell’incontro fra gli assessori regionali del Nord Italia e la ministra Teresa Bellanova al dicastero a Roma, dedicato all’emergenza cimice asiatica.
Nella sola Emilia-Romagna si contano danni per oltre 120 milioni di euro tra perdita di produzione e minor qualità delle pere, che superano i 200 milioni se si considera anche la fase post raccolta (logistica, manodopera, imballaggi, costi commerciali, ammortamenti, e costi fissi). E vanno oltre i 267 milioni in tutte le regioni del Nord Italia. Danni che sfiorano i 50 milioni di euro per il comparto pesche nettarine, sempre sommando produzione e post raccolto (circa 89 milioni di euro nelle regioni del Nord Italia).
La cimice asiatica presenta dunque il conto dell’annata 2019, complice anche un meteo che ha risentito particolarmente del cambiamento climatico in atto, ed è un conto salato che rischia di mettere in ginocchio l’intero settore dell’ortofrutta con ripercussioni pesanti anche sull’occupazione.
“La notizia buona è che abbiamo un piano nazionale contro la cimice asiatica- ribadisce Caselli dopo il vertice nella Capitale- che contiene le nostre richieste e sarà approvato in via definitiva il 10 ottobre. Quindi avanti col sostegno alla ricerca del Crea e delle regioni, introduzione dell’antagonista naturale e attivazione degli indennizzi agli agricoltori (legge 102), consapevoli, vista l’entità economica dei danni, che i finanziamenti andranno trovati in seno alla prossima legge Finanziaria e noi vigileremo perché sia garantita la necessaria e congrua copertura al provvedimento. L’altra cosa importante è che il tema è stato ritenuto di rilevanza nazionale, visto che tutte le Regioni italiane hanno sottoscritto il documento delle Regioni del Nord, e che sarà anche portato dalla Ministra Bellanova in sede Ue il 14 ottobre prossimo. Siamo tutti consapevoli dell’assoluta urgenza di azioni concrete, per evitare che gli agricoltori decidano di espiantare: un disastro economico-sociale cui si aggiungerebbe un disastro ambientale”.
“Inoltre, per quanto riguarda la nuova Politica agricola comune- prosegue Caselli– siamo ancora in fase di discussione ma abbiamo avuto forti rassicurazioni dalla ministra Bellanova sull’impegno a battersi perché si evitino i tagli ipotizzati, mantenendo quindi il budget attuale, e per la difesa dell’agricoltura mediterranea con un ruolo forte delle Regioni. E proprio a questo proposito abbiamo consegnato il documento sulla Pac, condiviso unanimemente dalle regioni italiane, che – nei suoi 28 punti – rimarca l’importanza dei territori e delle loro specificità per far andare di pari passo sostenibilità economica, sociale e ambientale”.
“Infine, abbiamo trovato ampia convergenza anche sulla questione dei dazi americani minacciati dal presidente Trump- chiude Caselli-. Sosterremo perciò tutte le iniziative che la ministra vorrà intraprendere nelle sedi europee per cercare, attraverso uno sforzo negoziale, di scongiurare questa terribile e ingiusta decisione”.


Sabato 21 Settembre alle 21 tutti a San Floriano


Le top 10 italiane del bio frenano la corsa ma crescono ancora



Il bio sta vivendo un momento di riflessione, che finisce per colpire i suoi produttori specializzati. Il primo studio Pambianco sui fatturati delle aziende italiane leader nella trasformazione di prodotti da agricoltura biologica evidenzia un aumento contenuto della crescita (+1%), ed è un fatto significativo, per un comparto che negli ultimi anni si è rivelato così dinamico da aver spinto i player generalisti ad avviare linee dedicate al bio, pur mantenendo il core business nel mondo convenzionale.
L’ingresso dei generalisti nel bio ha aumentato il livello di concorrenza e lo ha fatto in particolare nel canale della GDO, che sta spingendo i prodotti da agricoltura biologica con politiche aggressive di prezzo, determinando una flessione delle vendite per alcune delle aziende inserite all’interno del campione degli specializzati (per i quali la quota bio supera la metà del fatturato). Altre società hanno mantenuto o aumentato il fatturato, riducendo però la marginalità per mantenere i rapporti commerciali in atto. Ci sono però alcune eccezioni di aziende che crescono e con marginalità elevata.



Nel 2018, i primi dieci produttori specializzati hanno incassato complessivamente 406 milioni di euro. Il leader è Rigoni di Asiago con 112 milioni di ricavi, davanti ad Alce Nero con 74 milioni e a Brio che segue a poca distanza. Per quanto riguarda la marginalità misurata in ebitda, la media del settore è pari al 6% sul fatturato, con un picco massimo del 18% nel caso di Poggio del Farro, che occupa la decima posizione in classifica ed è anche protagonista del più importante balzo annuale in termini di ricavi (+20%). Al quarto posto si posiziona Damiano, azienda siciliana recentemente acquisita dal fondo di private equity Progressio e anch’essa protagonista in positivo dell’esercizio 2018, chiuso con un balzo del 16 percento. A seguire compaionoProbios, Natura Nuova, Sarchio, Scaldasole e Germinal Italia.

Panorama" ONG-Il lato oscuro del soccorso islamico

Pubblichiamo con piacere la lettera di Giorgio Menchini presidente della ONG COSPE.

Care e cari

Il 17 luglio scorso il settimanale Panorama ha pubblicato un  articolo dal titolo  ONG-Il lato oscuro del soccorso islamicoin cui si accusa   COSPE  di finanziare il terrorismo palestinese  con i fondi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo/AICS (vedi articolo allegato). Nel mirino il nostro progetto “Terra e diritti: Percorsi di economia sociale e solidale in Palestina”,  attualmente in corso di realizzazione.  L’ accusa  è quella di collaborare con organizzazioni locali contigue al terrorismo, grazie anche alla mancanza di trasparenza nella gestione dei finanziamenti ricevuti dall’AICS.

Di fronte alla gravità di queste accuse contro la nostra Associazione, e in risposta a questo ennesimo attacco contro il mondo della solidarietà e della cooperazione internazionale, abbiamo   deciso di rispondere con una querela per diffamazione contro il direttore di Panorama, Maurizio Belpietro, e gli autori dell’articolo,  Stefano Piazza e Luciano Tirinnanzi.    La denuncia  è stata depositata il giorno 8 agosto presso la Procura di Milano dal nostro legale, avvocato Giovanni Izzi, insieme alle prove documentali che dimostrano la falsità delle accuse di Panorama.  

E’ la prima volta  nella storia della nostra Associazione che facciamo un passo di questo tipo.   Lo abbiamo deciso  con convinzione, perché non siamo più disposti a tollerare le menzogne e gli  insulti  contro chi difende i diritti e si batte per la giustizia.  
Rispondendo con i fatti, e non solo con le parole,   vogliamo dare un segnale inequivocabile in questa direzione.. 

Al tempo stesso è fondamentale che la nostra denuncia legale – oltre a essere costruita in modo ineccepibile - abbia il massimo di risonanza e di sostegno tra le persone che ci seguono, le associazioni con cui lavoriamo,  le reti di cui siamo parte, il mondo dei media.  Ne diamo notizia solo oggi, con il comunicato che trovate in allegato,  consapevoli che durante le settimane scorse  difficilmente avrebbe avuto un’eco,  cadendo nel pieno delle vacanze di ferragosto e della crisi di governo  più incredibile degli ultimi decenni. Con  la fiducia che sia raccolta  e sostenuta da tutta la grande comunità di persone, di associazioni, istituzioni che condividono con noi i valori della solidarietà,  dell’ accoglienza e  dei diritti.

Un abbraccio

Giorgio Menchini
Presidente COSPE 

ANTHROPOCENE - meravigliosa mostra se passate da Bologna


FONDAZIONE MAST - 
VIA SPERANZA, 42 - 40133 BOLOGNA

INGRESSO GRATUITO
ORARI DI APERTURA MAST.GALLERY
MARTEDÌ – DOMENICA, 10–19

PROIEZIONI FILM  “ANTHROPOCENE: L’EPOCA UMANA”MARTEDÌ ORE 11, 16
MERCOLEDÌ ORE 11, 16, 20,30*
GIOVEDÌ ORE 11, 16
VENERDÌ-SABATO-DOMENICA ORE 11, 16, 20,30*

*IN OCCASIONE DELLE PROIEZIONI SERALI LA MOSTRA RESTA APERTA FINO ALLE 22

L’APPELLO DI MERCURI, “IL PARLAMENTO APPROVI LA LEGGE SUL BIOLOGICO”


Con un giro d’affari stimabile in 1,5 miliari di euro, le cooperative agroalimentari detengono una quota pari al 25% del valore del comparto biologico, che secondo gli ultimi dati Nomisma ammonta a 5,8 miliardi. Lo ha evidenziato il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, intervenendo alla tavola rotonda #RivoluzioneBio, evento di inaugurazione del Sana, Salone internazionale del biologico e del naturale, che ha aperto i battenti a Bolognafiere.
Il presidente Mercuri ha fatto un appello al neo ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova-alla quale ha rinnovato gli auguri di buon lavoro e la disponibilità ad una piena collaborazione -affinché il Parlamento italiano approvi al più presto la Legge sul biologico, già approvata alla Camera dei deputati e ora in attesa del secondo passaggio al Senato.
“Il settore biologico ha necessità di crescere – ha proseguito Mercuri –  mantenendo la credibilità del sistema senza rischiare di snaturare i principi su cui si fonda e incrementando il livello qualitativo finora garantito. Altrimenti c’è il rischio che la produzione biologica rimanga troppo schiacciata su un’agricoltura convenzionale che punta sempre più alla sostenibilità ambientale e a rendere tale impegno un valore aggiunto agli occhi del consumatore”. Rimangono infatti alcune incertezze che incombono sul futuro del settore, che provengono sia dagli effetti dei cambiamenti climatici su molte colture, sia dalla futura definizione degli atti di esecuzione e delegati che dovranno essere varati a completamento del Regolamento base.
Il presidente di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha quindi evidenziato nel corso del suo intervento lestrategie da percorrereper una #rivoluzionebio, sottolineando come la filiera tre volte italiana delle cooperative è al lavoro per la competitività del settore biologico. “Occorre strutturare – ha dichiarato Mercuri – filiere competitive che mirino a raggiungere sempre le richieste e le aspettative dei cittadini, sia sui prodotti che sui servizi. Le filiere devono essere tracciate, partendo da una forte aggregazione della base produttiva, attraverso le organizzazioni di produttori o le cooperative, che costituiscono importanti collettori di prodotto”.
Rispetto al valore da ripartire tra gli anelli della filiera, secondo Mercuri è necessario che esso “provenga dal prodotto finito, che comprende i costi di produzione, gli sforzi ambientali, i diritti dei lavoratori” e che “all’agricoltore venga riconosciuto il suo ruolo imprescindibile nella gestione e conservazione del territorio, dell’ambiente e del paesaggio”.
La #rivoluzionebio infine passa necessariamente per l’innovazione, dal momento che “l’agricoltura biologica – ha ricordato il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari – richiede un’altissima professionalità e che la ricerca economica e l’innovazione di processo sono costantemente chiamate a supportare la produzione”. Le nuove tecnologie secondo Mercuri devono vedere ampliata la platea degli utilizzatori, dal momento che soltanto l’1% della superficie nazionale gestita attraverso l’agricoltura di precisione. Sarebbe inoltre auspicabile che l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, come gli strumenti di precisione, venga incentivato anche tramite i PSR affinché i costi di questi strumenti possano essere coperti, almeno in parte, da aiuti pubblici.

tratto da: http://www.corriereortofrutticolo.it/2019/09/06/lappello-di-mercuri-il-parlamento-approvi-la-legge-sul-biologico/

MINISTRO BELLANOVA SUBITO IN PRIMA LINEA SU EXPORT E CAPORALATO

Teresa Bellanova nel giorno del giuramento da ministro del Mipaaf



"Nei giorni scorsi ho ribadito spesso come il da fare fosse enorme e non bisognasse sprecare tempo prezioso. Al lavoro da subito, dunque, per rafforzare la strategicità per il nostro Paese di un segmento come questo per un agroalimentare moderno e di qualità, capace di attrarre occupazione qualificata e occupazione femminile soprattutto”. Queste le prime parole della senatrice Teresa Bellanova, neo Ministro alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dopo la cerimonia del Giuramento al Quirinale, ringraziando il Presidente Mattarella e il Presidente Conte per l’onore di “poter servire il mio Paese in un settore cruciale come l’agricoltura”.

“C’è molto da fare – ha aggiunto – penso al sostegno all’export agroalimentareche dobbiamo portare dai 43 attuali a 50 miliardi entro i prossimi annianche in un contesto difficile come quello attuale dove si parla più di dazi e barriere”. “Export – ha proseguito la Ministra Bellanova – “ma ancheinvestimenti nelle filiereper migliorare i rapporti tra agricoltori e trasformatori, vera chiave del Made in Italy, soprattutto nel Mezzogiorno”.
E ancora: “Ho sempre sostenuto la necessità di un’agricoltura finalmente attrattiva per le nuove generazioni e in questa direzione intendo spendermi. A disposizione c’è uno spazio enorme. Agricoltura di qualità significa futuro, imprese, posti di lavoro, rigenerazione del paesaggio, tutela ambientale, innovazione, valorizzazione delle identità e tipicità, servizi di eccellenza: uno dei più importanti biglietti da visita del nostro Made in Italy. Una grande occasione per le nuove generazioni. Soprattutto, ma non solo, quelle del Mezzogiorno. Per questo l’interlocuzione con le imprese sarà cruciale. Come quella con le Regioni che dovrà essere costante, alimentata dal riconoscimento reciproco e dalla leale collaborazione istituzionale”.

“Battaglia contro il caporalato”

“Abbiamo davanti una sfida importante anche a Bruxelles, per cambiare l’Europa e avvicinarla a cittadini, agricoltori, imprese”, ha aggiunto Bellanova, sottolineando che, “In Europa dobbiamo difendere l’agricoltura mediterranea, scrivere regole che diano futuro al lavoro di migliaia di giovani che stanno investendo la loro vita nelle nostre campagne. Anche per questo battaglia aperta al caporalato: il mio impegno in questa direzione sarà assoluto perché non dimentico Paola Clemente e le tante, troppe vittime di caporalato, italiane e migranti, uomini e donne. Il mio pensiero va a loro, costantemente”.
“Naturalmente”, ha concluso la ministra Bellanova, “una delle priorità per me ineludibile sarà affrontare immediatamente l’emergenza xylella, verificare lo stato dell’arte dei provvedimenti e la loro attuazione, riprendere il filo con i territori, garantire il giusto sostegno alla rigenerazione del paesaggio salentino e pugliese e a quanti già si stanno spendendo con generosità e impegno in questa direzione”.
(fonte: Ansa)

CIMICE, IN VENETO COLDIRETTI CHIEDE LO STATO DI CALAMITÀ

Non c’è più tempo e a repentaglio c’è la sopravvivenza delle aziende agricole e dell’intero comparto ortofrutticolo veneto. Contro l’invasione della cimice asiatica, che si sta diffondendo in modo esponenziale distruggendo interi raccolti, servono misure straordinarie e urgenti. La pressante richiesta arriva dagli agricoltori veneti che ieri sera in millesi sono dati appuntamento nella Bassa Veronese, a Orti di Bonavigo, durante una mobilitazione organizzata da Coldiretti a cui hanno partecipato anche numerosi rappresentanti istituzionali. Erano infatti presenti l’europarlamentare Paolo Borchia, i senatori Massimo Ferro e Roberta Toffanin, i deputati Vito Comencini e Vania Valbusa, gli assessore regionali Cristiano Corazzani e Elisa De Berti, i consiglieri regionali Sergio Berlato (che è anche presidente della commissione agricoltura della Regione Veneto), Enrico Corsi, Alessandro Montagnoli, Giovanna Negro e Stefano Valdegamberi, oltre a Loris Bisighin in rappresentanza della Provincia e a numerosissimi sindaci.
Dopo i saluti di Ermanno Gobbi, Sindaco di Bonavigo e Stefano Mirandola, Presidente Coldiretti Bonavigo, sono intervenuti Daniele Salvagno, Presidente Coldiretti Veneto e Verona, Alex Vantini, Delegato Coldiretti Giovani Impresa Veneto Pierluigi Guarise, direttore Consorzio Agrario del Nordest, Gianluca Fregolent della Direzione Agroambiente, caccia e pesca della Regione Veneto e Lorenzo Bazzana, responsabile settore ortofrutticolo della Confederazione. Moderatore è stato Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Veneto.
Non parliamo di calamità naturale ma di catastrofe– ha sottolineato Daniele Salvagno, – Le nostre aziende che producono mele, pere, kiwi, albicocche, pesche ma anche frutti di bosco e peperoni, sono attaccate pesantemente dalla cimice asiatica e i danni, che nel veronese ad oggi ammontano a circa 80 milioni di euro, sono destinati a crescere. La cimice che è arrivata da altri Paesi impone di trovare al più presto una contromisura per salvare le imprese del nord e per salvaguardare l’agricoltura italiana.
Gli ha fatto eco Pietro Piccioni che ha precisato: “Siamo in piena emergenza e pertanto servono misure urgenti e di impatto. A partire dalriconoscimento dello stato di calamità in tutto il Veneto, in modo che le aziende possano aver accesso immediato a sgravi fiscali e contributivi, ma anche alla sospensione dei mutui. Del resto se non c’è reddito non ci sono nemmeno le risorse per pagare i debiti, gli interessi e le tasse. Peraltro il problema è duplice: da una parte le aziende perdono reddito, e dall’altra quote di mercato”.


Il tavolo allestito da Coldiretti con i prodotti veronesi colpiti dalla cimice asiatica
Sempre nel breve periodo, Coldiretti chiede che siapotenziata la misura di aiuto per l’installazione delle reti anti insettoche finora si è invece dimostrata poco efficace per le imprese. Intanto dovrà arrivare presto l’autorizzazione per la diffusione delle specie antagoniste come la vespa samurai così come previsto dal d.P.R. 5 luglio 2019 n. 102 da stamane in Gazzetta Ufficiale. Il Decreto, che ha introdotto le norme necessarie a prevedere i criteri per l’immissione sul territorio di specie e di popolazioni non autoctone, è stato fortemente sollecitato da Coldiretti ai tavoli istituzionali. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha chiesto un incontro urgente al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa che, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero della salute, deve ora autorizzare l’immissione in natura su richiesta delle regioni.
Nella provincia veronese ci sono già alcune aziende pronte a mettere a disposizione i propri frutteti per la sperimentazione in campo, dopo le prove già avviate quest’anno. La lotta biologica, però, richiede anni per il raggiungimento di un equilibrio tra le popolazioni. Ne consegue che le risposte emergenziali vanno sostituite nel tempo con l’attivazione di un fondo di solidarietà nazionale per le fitopatie.
“Per mettere in atto tutto questo – ha detto Salvagno – non possiamo essere lasciati soli e lanciamo un appello ai sindaci, molti dei quali ben conoscono la portata e le conseguenze dell’invasione delle cimici. Coldiretti ha messo a punto un ordine del giorno che verrà presentato a tutti i consigli comunali veneti per essere approvato a breve. Alle istituzioni chiediamo attenzione e rapidità di risposta, ai sindaci chiediamo di essere al nostro fianco se non vogliamo assistere alla chiusura di centinaia di aziende agricole del nostro territorio”.

Gli interventi

Alex Vantini si è fatto portavoce del dramma dei giovani imprenditori, tra i quali molti frutticoltori che faticano a vedere un futuro nella propria azienda.
Pierluigi Guarise ha evidenziato che le azioni finora messe in atto, come le reti antinsetto, non sono state del tutto efficaci e pertanto servono un importate supporto tecnico e una adeguata ricerca scientifica.
Gianluca Fregolentha detto che la Regione Veneto, attraverso l’assessorato all’agricoltura, ha attivato con le altre regioni del nord Italia già ad agosto un tavolo per affrontare in maniera congiunta il problema cimice.
Lorenzo Bazzana ha messo in evidenza che un parassita di questo tipo non si può eradicare ma lo si deve contenere e ha aggiunto: “Ha ancora senso avere norme di commercializzazione che impongono solo frutta perfetta? Rischieremo di avere pere perfette da fuori Ue. Una pera un po’ deforme potrebbe essere migliore della frutta perfetta che arriva da altri paesi dove viene sottoposta a numerosi trattamenti che, come sappiamo, hanno conseguenze pesanti sull’ecosistema”. “Non possiamo accettare di veder morire la nostra frutticoltura – ha precisato – sapendo che altri paesi usano principi attivi da noi proibiti. Un altro problema riguarda il nostro sistema aperto: chi vuole importare in Italia non è sottoposto a nessun protocollo sanitario laddove per l’esportazione in altri paesi come gli Stati Uniti e Cina ci sono protocolli precisi e severi. Ci serve un sistema fitosanitario nazionale e regionale forteche deve monitorare cosa entra in Italia e che deve chiudere le frontiere ai paesi che non producono prodotti sani”.
Sergio Berlatosi è presto l’impegno di farsi portavoce in Regione delle istanze degli imprenditori con lo stanziamento di risorse e ha assicurato di sottoscrivere il documento di Coldiretti.


Da parte sua, l’europarlamentarePaolo Borchiasi è preso l’impegno di attivare una procedura di stimolo al Governo italiano per l’immediata riattivazione del tavolo interministeriale per gli insetti antagonisti e di farsi portavoce in Europa della gravità della situazione arrecata dalla cimice.

CS Ari sulla possibile formazione di un nuovo esecutivo


SOAVE: Festa dell’Uva di Soave

Dal 13 settembre 2019 torna a Soave una delle manifestazioni più caratteristiche del Veronese nel periodo della vendemmia. LA FESTA DELL’UVA PIÙ ANTICA D’ITALIA 

Giunta alla 91esima edizione, la Festa dell’Uva prevede un ricco carnet di eventi legati all’uva, al vino e alla gastronomia locale. Nata nel lontano 1929, e la prima manifestazione italiana rivolta alla celebrazione dell uva e del vino. Perla di questo territorio e la Garganega, uva bianca coltivata nelle colline del Doc Soave. CULTURA E FOLKLORE LOCALE L’atmosfera ricreata e quella di un tempo antico. Ricostruzioni storiche, promozioni di prodotti tipici, primo tra tutti l ottimo vino, mercatini di antiquariato e artigianato, mostre fotografiche ed artistiche e musica sono solo alcuni dei momenti salienti della festa. Per non parlare poi degli stand gastronomici a disposizione dei presenti, che per tutta la durata della manifestazione saranno luogo di incontro e condivisione della festa. Il programma previsto è intenso e variegato, all’insegna della cultura e della tradizione, con mostre pittoriche e caleidoscopi d’arte, musica, fotografia, folklore ed enogastronomia in due grandi aree enogastronomiche: l’Isola del Gusto in piazza Foro Boario e la Piazzetta del Soave in piazza Mercato dei Grani. A chiudere la festa, la domenica sera un affascinante spettacolo di fuochi d’artificio che incendierà il castello e i vicini vigneti, creando per tutti i visitatori una atmosfera unica.

Orto e piante in vaso: cos’è l’humus e come utilizzarlo

tratto da: https://www.ambientebio.it/permacultura/orto-e-piante-in-vaso-cose-lhumus-e-come-utilizzarlo/

Utile per l’agricoltura biologica e il miglioramento dei terreni, l’humus è una sostanza organica complessa, derivata dalla decomposizione di residui vegetali e animali e dall’attività compiuta dai preziosi microrganismi presenti nel terreno. È un composto contenente carbonio che consente di arricchire il suolo e favorire la crescita sana e naturale delle piante.

Sono proprio gli organismi presenti nel terreno a favorire la trasformazione delle sostanze organiche in humus e, quindi, in nutrimento per le piante che vi crescono. La presenza di humus è un indice importante della fertilità del suolo.
La lombricoltura utilizza “l’appetito” dei lombrichi per trasformare i rifiuti organici in humus. La loro digestione, infatti, trasforma il letame bovino, equino e gli scarti vegetali in un prodotto soffice, ricco di elementi nutritivi e inodore. L’humus per l’appunto.
Può essere utilizzato sia come fertilizzante vero e proprio, sia come ammendante dei terricci per vaso. È un prodotto ormai trasformato e quindi prontamente assimilabile dalle piante che migliora le caratteristiche chimico-fisiche del terreno, con enzimi, acidi umici e fitormoni.
fertilizzanti naturali
La presenza dei lombrichi nel terreno non solo è indice di fertilità: questi animaletti, infatti, contribuiscono anche alla ventilazione, al drenaggio e alla qualità del terreno.
Esistono diverse aziende che vendono humus di lombrico. Una di queste, ad esempio, è La Terra di Gaia.

L’humus è una sostanza molto semplice da usare: basta rompere leggermente lo strato superficiale del terreno, smuovendolo delicatamente, e stenderne uno strato sottile.

Ecco un esempio di come adoperarlo:
  • per le piante in vaso: in base alle dimensioni del recipiente, vanno utilizzati da 3 a 10 cucchiai di composto. Ad esempio, se un vaso ha un diametro di 10 cm, saranno sparsi solo 3 cucchiai di humus, se invece il suo diametro è di 40 cm, i cucchiai saranno 10. Dopo aver sparso il composto, la superficie deve essere innaffiata. L’operazione va ripetuta poi una volta al mese, rispettando 1/3 delle quantità iniziali;
  • per i prati: vanno distribuiti circa 300 grammi di composto per mq, due o più volte all’anno, in base alle esigenze del terreno;
  • giardini: servono 500 grammi di humus per mq per 3-4 volte all’anno. Dopo aver steso il composto, è necessario zappare e innaffiare la superficie interessata;

  • trapianti di alberi: l’humus di lombrico può essere adoperato anche per questo fine, il trapianto di alberi o di altre piante. È una soluzione che riduce il “trauma” dello spostamento. Vanno messi tra i 100 e i 300 grammi di sostanza nella buca dove verrà riposto l’albero, in base alla grandezza. Una volta effettuato lo spostamento, l’area va innaffiata con abbondante acqua;
  • rinvasi: ciò che vale per gli alberi, vale anche per le piante più piccole ovviamente. L’humus in questo caso va miscelato rispettando la percentuale del 20-30% rispetto alla terra da vaso. Il quantitativo di prodotto va inserito nella buca, a diretto contatto con le radici;
  • ortaggi: per ogni pianta vanno stesi 50 grammi di humus una volta al mese
  • semenzai: va mescolato l’humus insieme al terriccio normalmente utilizzato, in modo che il prodotto ricopra il 10-20% del totale;
  • terreni impoveriti: vanno adoperati 500grammi di prodotto per mq più volte all’anno, in base a quanto è malridotto il terreno. La superficie va zappata e innaffiata.

Francia, il tribunale blocca il sindaco anti pesticid

Il decreto anti pesticidi di Daniel Cueff, sindaco di Langouët, Comune di 600 persone a una ventina di chilometri a nord di Rennes, è stato sospeso martedì dal giudice del tribunale amministrativo dell’area. Con il classico un colpo al cerchio e uno alla botte, il presidente Emmanuel Macron da un lato si è schierato con il prefetto che aveva chiesto la sospensione dell’ordinanza municipale perché “ci sono leggi, che vanno fatte rispettare”, dall’altro ha affermato che “la soluzione è mobilitarsi per cambiare la legge”. Intendendo che bisogna “andare verso una definizione delle aree di applicazione dei pesticidi” tenendo presente “le conseguenze sulla salute pubblica”.

Il sindaco “non è competente”

Il 18 maggio, il sindaco Cueff aveva emesso un decreto che vieta l’uso di prodotti fitosanitari “a una distanza inferiore a 150 metri dalle abitazioni private e dagli edifici a uso professionale”. Ma la prefettura di Ille-et-Vilaine aveva richiesto la sospensione di questo atto, in quanto un sindaco non è competente a prendere decisioni sull’uso di prodotti fitosanitari. E il giudice Pierre Vennéguès ha confermato la decisione della prefettura: il sindaco non è competente a “regolamentare l’uso di prodotti fitosanitari nel territorio del suo Comune”. Nemmeno in base al principio di precauzione, un potere riservato allo Stato.
Il sindaco, nel corso dell’udienza del 22 agosto scorso, si è chiesto se un sindaco può ignorare la protezione della salute degli abitanti del suo territorio: “Una direttiva europea dal 2009 impone alla Francia di adottare misure per proteggere le persone dall’applicazione di pesticidi, ma nulla viene fatto”. E ha annunciato che presenterà appello contro la sentenza del tribunale amministrativo.

Le vie giudiziarie degli agricoltori

Nel cuore della Bretagna, regno dell’agroindustria di una Francia che è la prima potenza agricola dell’Ue, patria di colture intensive e allevamenti su scala industriale, la decisione del sindaco non è stata ben digerita da tutti: gli agricoltori hanno intrapreso le vie giudiziarie che hanno portato alla sospensione della delibera comunale.
Il sindaco di Langouët non è però solo. Il sindaco di Parempuyre, una città della metropoli di Bordeaux, ha emesso un decreto analogo il 21 agosto: Béatrice de François ha “formalmente” vietato i prodotti fitosanitari “nel raggio di 100 metri da qualsiasi abitazione o spazio pubblico” nel suo Comune di 8.200 abitanti. Come Daniel Cueff e Béatrice de François, un’altra ventina di sindaci hanno vietato i pesticidi sul loro territorio e adesso, dopo la decisione del giudice amministrativo di Rennes, si trovano nella condizione di vedere annullate le loro delibere.

Le carenze del ministero della Transizione ecologica

Il decreto del sindaco Parempuyre menziona in particolare la “carenza” del ministero della Transizione ecologica “nell’obbligo di proteggere i residenti che vivono in zone trattate con prodotti fitofarmaceutici”. Il Comune sostiene che ci sono “molte case e spazi pubblici entro 20 metri dalle aziende agricole” che utilizzano prodotti fitosanitari.
La scorsa settimana il ministro della Transizione ecologica e della solidarietà, Elisabeth Borne, ha promesso che il governo presenterà “molto presto” proposte. “Abbiamo in corso lavori, che saranno presto oggetto di una consultazione su come proteggere meglio i residenti in merito all’applicazione di pesticidi”, ha spiegato.
Ma il sindaco Cueff ha replicato: “Secondo i membri del governo, il mio decreto ha un futuro. Peccato che questo stesso governo non mi abbia permesso di sperimentare”.
La partita è in sospeso, bisognerà attendere gli esiti legislativi per capire quale direzione prenderà la Francia.
Già oggi però si può dire che, in questo campo, Roma batte Parigi: come Cambia la Terra ha puntualmente documentato, in Italia continua a crescere il movimento dei sindaci che hanno alzato il livello di protezione sanitaria dei loro concittadini contro l’uso di pesticidi in luoghi critici.

CONVEGNO AL SANA: COME AUMENTARE IL VALORE DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA NELL’UE



Sabato 7 settembre 2019 
Orario: 14.00-17.00 – Sana – Fiera di Bologna – Sala Melodia
Grazie alla fiducia dei consumatori verso prodotti di alta qualità che fanno bene all’ambiente, al clima, alla salute, alla trasparenza e all’equità, quello degli alimenti biologici è un mercato in rapida crescita nell’UE. In biologico ha di fronte a sé l’enorme opportunità di diventare la tendenza dominante nei prossimi decenni. Ma ci sono anche minacce.
Il settore affronta una crescente pressione sulle contaminazioni da residui che ne minaccia il successo. La rilevazione di residui in prodotti biologici ha diverse cause di fondo, che vanno dall’uso massiccio di sostanze chimiche di ampia diffusione nell’agricoltura convenzionale ai casi di frode, dal continuo sviluppo di metodi analitici sempre più sensibili, che individuano contaminazioni a livelli molto bassi (meno di 1 particella per miliardo) all’autorizzazione di mezzi tecnici convenzionali nelle aziende agricole biologiche.
Per mantenere la fiducia dei consumatori e favorire l’ulteriore crescita dell’agricoltura biologica nell’UE, è essenziale rafforzare le pratiche di assicurazione della qualità. È un compito da condividere a tutti i livelli della filiera: agricoltori, commercianti, trasformatori, organismi di controllo e di certificazione, autorità nazionali e Commissione europea. E l’attiva cooperazione tra i principali attori del mercato biologico globale è di assoluta importanza.
Programma
➢ 14.00-14.10 Introduzione di Bavo van den Idsert (Bionext) e Roberto Pinton (EOP)
➢ 14.10-14.45 Prof. Ulrich Hamm – Università di Kassel – Lo sviluppo del mercato e le prospettive per l’agroalimentare biologico
➢ 14.45-15.15 Jochen Neuendorff (GfRS) e Bernhard Speiser (FiBL): Minacce per l’integrità biologica: la soluzione è un approccio a tolleranza zero per i residui?
➢ 15.15-15.30 Pausa
➢ 15.30-16.00 Johanna Mirenda (Farm Policy Director, Organic Trade Association): La prevenzione delle frodi nel biologico negli Stati Uniti e il ruolo delle analisi sui residui
➢ 16.00-16.30 Carso Kooistra (OPTA): La pressione delle contaminazioni da residui di sostanze chimiche di sintesi sulla minoranza di prodotti biologici
➢ 16.30-17.00 Discussione: Qualità per il futuro: come aumentare il valore della produzione biologica nell’UE
➢ 17.00-18.30 Ricevimento offerto dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi in Italia
WORKSHOP QUALITA’ PER IL FUTURO: COME AUMENTARE IL VALORE DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA NELL’UE

Ingresso libero; l’incontro si tiene in inglese