Quali alternative al rame in viticoltura - Dott. Enologo Enrico Casarotti - Presidente A.ve.Pro.Bi
Video della prima serata. Di seguito le altre date.
L’ associazione TERRA VIVA VERONA, in collaborazione con:
Consorzio Tutela Vini della Valpolicella, A.Ve.Pro.Bi., ISDE Medici per l’ambiente, Istituto Agrario Stefani-Bentegodi di San Floriano, Ordine dei Periti Agrari di Verona, Gran Can, Cooperativa Azalea
e con il patrocinio del Comune di San Pietro in Cariano
organizza il
2018 - 6° Ciclo di conferenze su temi dell’ Agricoltura Biologica
presso l’ Hotel Gran Can di Pedemonte, via G. Campostrini, 60
Gli incontri, con inizio alle ore 20.30 e della durata di 2 ore ciascuno, avranno il seguente calendario:
Mercoledì 4 Aprile Quale certificazione scegliere? Criticità e vantaggi.
Dott. Renzo Caobelli (per RRR)
Dott. Gianfranco Caoduro (per WBA)
Dott. Emanuele Tisato (per Biologico)
intervistati da Terra Viva Verona
Mercoledì 11 Aprile Olio Biologico: si può fare !
Dott. Antonio Volani, A.I.P.O. (Associazione Interregionale Produttori Olivicoli)
Dott. Gabriele Rossi
Mercoledi 18 Aprile Agricoltura Biologica Vs. Convenzionale.
Vantaggi e svantaggi per l’ambiente ed effetti sulla salute.
Dott. Tiziano Gomiero, ricercatore e consulente in analisi di sostenibilità dei sistemi agroalimentari
La partecipazione prevede l’iscrizione a Terra Viva Verona (10 euro).
Per ciascuno dei primi 5 eventi, con contenuti fortemente professionalizzanti, è previsto un contributo di 10 €.
La partecipazione a tutti gli incontri costa 50 euro (incluso la tessera di Terra Viva Verona)
L’ultimo incontro, di interesse collettivo, è GRATUITO.
Al termine di ciascuna serata ci saluteremo con un buon bicchiere di vino, rigorosamente biologico
E’ sempre gradita la prenotazione tramite mail gruppoterraviva@gmail.com - posti ad esaurimento
Per contatti diretti: Maurizio Vailati (Terra Viva Verona) – emmevi50@gmail.com – 348-3954694
AGEA, PAGATI 20 MILIONI DI EURO A QUASI 13 MILA BENEFICIARI
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che l’ente pagatore Agea ha provveduto nelle ultime due settimane al pagamento dei decreti di saldo della Domanda unica 2017, numero 13 e 14, per un totale di 19,8 milioni di euro (nei limiti del 93% dell’importo ammissibile) in favore di 12.922 beneficiari.
Con questo pagamento sale a 1,30 miliardi di euro il pagamento della campagna 2017 finora erogato. In particolare, Agea, nell’ambito dei programmi regionali di sviluppo rurale che gestisce, ha autorizzato il pagamento di 38,5 milioni di euro per 8.449 beneficiari e il pagamento di 19,9 milioni di euro in favore della misura assicurativa prevista nel Programma Nazionale di Sviluppo Rurale per 20.752 beneficiari. I pagamenti complessivamente autorizzati per il primo e il secondo pilastro nell’ultimo periodo ammontano quindi a 78,3 milioni di euro.
Dal 15 novembre 2017 Agea ha inoltre avviato le attività di presentazione delle domanda unica 2018 esclusivamente in modalità grafica, in largo anticipo i rispetto alla campagna 2017. Il termine ultimo per la presentazione della domanda unica, senza incorrere in penalità, è fissata al prossimo 15 maggio e alla data risultano definiti 137mila fascicoli aziendali e piani di coltivazione 2018 in modalità grafica e 120mila domande. Nella precedente campagna, nello stesso periodo, i fascicoli grafici definiti erano 52.626 e le domande definite in modalità grafica (regime dei piccoli e ordinarie) erano 40.120.
Con riguardo le domande a superficie dello sviluppo rurale, il 16 marzo scorso Agea ha, infine, reso disponibile nel Sian le procedure per la raccolta delle domande grafiche 2018 riferite alle domande delle misure diverse dalla 13, misura che era stata resa disponibile in precedenza. Dal 23 marzo sono disponibili le funzioni di stampa e rilascio delle domande. Anche queste domande a superficie devono essere presentate esclusivamente in modalità grafica entro il 15 maggio.
Allo stesso tempo Agea ha avviato da gennaio il piano di formazione per il personale dei Centri di Assistenza Agricola che contribuiranno in modo determinante, in sinergia con l’Amministrazione, al raggiungimento dell’obiettivo del 100% di domande grafiche del primo e del secondo pilastro della Politica Agricola Comune.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/03/28/agea-pagati-20-milioni-euro-quasi-13-mila-beneficiari/#prettyPhoto
Con questo pagamento sale a 1,30 miliardi di euro il pagamento della campagna 2017 finora erogato. In particolare, Agea, nell’ambito dei programmi regionali di sviluppo rurale che gestisce, ha autorizzato il pagamento di 38,5 milioni di euro per 8.449 beneficiari e il pagamento di 19,9 milioni di euro in favore della misura assicurativa prevista nel Programma Nazionale di Sviluppo Rurale per 20.752 beneficiari. I pagamenti complessivamente autorizzati per il primo e il secondo pilastro nell’ultimo periodo ammontano quindi a 78,3 milioni di euro.
Dal 15 novembre 2017 Agea ha inoltre avviato le attività di presentazione delle domanda unica 2018 esclusivamente in modalità grafica, in largo anticipo i rispetto alla campagna 2017. Il termine ultimo per la presentazione della domanda unica, senza incorrere in penalità, è fissata al prossimo 15 maggio e alla data risultano definiti 137mila fascicoli aziendali e piani di coltivazione 2018 in modalità grafica e 120mila domande. Nella precedente campagna, nello stesso periodo, i fascicoli grafici definiti erano 52.626 e le domande definite in modalità grafica (regime dei piccoli e ordinarie) erano 40.120.
Con riguardo le domande a superficie dello sviluppo rurale, il 16 marzo scorso Agea ha, infine, reso disponibile nel Sian le procedure per la raccolta delle domande grafiche 2018 riferite alle domande delle misure diverse dalla 13, misura che era stata resa disponibile in precedenza. Dal 23 marzo sono disponibili le funzioni di stampa e rilascio delle domande. Anche queste domande a superficie devono essere presentate esclusivamente in modalità grafica entro il 15 maggio.
Allo stesso tempo Agea ha avviato da gennaio il piano di formazione per il personale dei Centri di Assistenza Agricola che contribuiranno in modo determinante, in sinergia con l’Amministrazione, al raggiungimento dell’obiettivo del 100% di domande grafiche del primo e del secondo pilastro della Politica Agricola Comune.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/03/28/agea-pagati-20-milioni-euro-quasi-13-mila-beneficiari/#prettyPhoto
TERZO APPUNTAMENTO IN VALPOLICELLA
LE PROSSIME DATE:
Mercoledì 4 Aprile
Quale certificazione scegliere? Criticità e vantaggi.
Dott. Renzo Caobelli (per RRR)
Dott. Gianfranco Caoduro (per WBA)
Dott. Emanuele Tisato (per Biologico)
intervistati da Terra Viva Verona
Mercoledì 11 Aprile
Olio Biologico: si può fare !
Dott. Antonio Volani, A.I.P.O. (Associazione Interregionale Produttori Olivicoli)
Dott. Gabriele Rossi
Mercoledi 18 Aprile
Agricoltura Biologica Vs. Convenzionale. Vantaggi e svantaggi per l’ambiente ed effetti sulla salute.
Dott. Tiziano Gomiero, ricercatore e consulente in analisi di sostenibilità dei sistemi agroalimentari
BIODIVERSITÀ DEL SUOLO, IN TRENTINO DIVENTA REALTÀ
La biodiversità rappresenta oggi un punto centrale delle politiche dei frutticoltori, e lo testimonia l’analisi appena completata all’interno del progetto Meleto Pedonabile Sostenibile, frutto della collaborazione tra Associazione produttori ortofrutticoli trentini (Apot), Fem e Cif, in cordata Ati.
Il campionamento capillare delle aree frutticole del Trentino ha messo in luce un livello di biodiversità del suolo, inteso come forme di vita presenti, decisamente soddisfacente che ha permesso alla società Ccpb di Bologna, organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari nei settori del biologico, eco-compatibile, eco-sostenibile, che ha realizzato il lavoro, di rilasciare la prima “certificazione” sulla base dello standard Dtp 17 “Biodiversity Alliance”.
La biodiversità si esprime anche attraverso altri aspetti, come la varietà delle specie vegetali. Apot ha così deciso di valutare l’incidenza dei boschi rispetto ai frutteti e alle aree urbanizzate nei territori maggiormente interessati dalla frutticoltura. Ne emerge ancora una volta un quadro diverso rispetto all’impressione trasmessa dal concetto di “frutticoltura intensiva”, con il bosco che copre oltre il 30% del territorio coltivato a melo in Valle di Non, all’incirca la stesa quota delle aree urbane e della coltivazione a melo.
“La biodiversità è un concetto complesso, ma nella sua essenzialità richiama la capacità di varie specie animali e vegetali di vivere e coesistere in un determinato ecosistema – dichiara Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot (nella foto) – Il Trentino è un territorio particolarmente ricco di paesaggi e ambienti, così come di storie e tradizioni. In campo economico è importante capire come la sfida sia anche quella del trovare un punto di equilibrio tra il necessario sviluppo e una coerente e consapevole politica di conservazione dei beni di cui la Natura ci ha previlegiati. La biodiversità è un bene prezioso, che va non solo preservato ma anche valorizzato nel settore produttivo agricolo, attraverso la capacità di fare sistema tra mondo della ricerca e imprese. I progetti dei frutticoltori intendono innanzitutto “dimostrare” con analisi oggettive qual è la reale situazione della biodiversità nel loro specifico sistema produttivo, e da qui lavorare per migliorare”.
Sui contenuti del concetto di biodiversità molte nazioni hanno raggiunto un accordo attraverso la “Convenzione sulla Diversità Biologica”, firmata nel 1992 a Rio de Janeiro. E in Trentino, è avviata da tempo una campagna di sensibilizzazione alla Sostenibilità rivolta ai frutticoltori, testimoniata dalla “Certificazione di impatto ambientale” ottenuta già nel 2012 con altri 6 Consorzi soci di Assomela e la “Certificazione della biodiversità dei suoli frutticoli trentini”, ottenuta nel dicembre 2017.
A questo si affianca il miglioramento della qualità delle acque del Trentino, su cui Apot lavora da tre anni, assieme ai Consorzi associati, l’Agenzia provinciale per la Protezione dell’Ambiente e la Fondazione E. Mach, che ha consentito di quantificare i fenomeni e di disegnare una mappa di impegni con obiettivi precisi da perseguire in una ottica di cooperazione e collaborazione.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/03/21/biodiversita-del-suolo-trentino-diventa-realta/
Il campionamento capillare delle aree frutticole del Trentino ha messo in luce un livello di biodiversità del suolo, inteso come forme di vita presenti, decisamente soddisfacente che ha permesso alla società Ccpb di Bologna, organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari nei settori del biologico, eco-compatibile, eco-sostenibile, che ha realizzato il lavoro, di rilasciare la prima “certificazione” sulla base dello standard Dtp 17 “Biodiversity Alliance”.
La biodiversità si esprime anche attraverso altri aspetti, come la varietà delle specie vegetali. Apot ha così deciso di valutare l’incidenza dei boschi rispetto ai frutteti e alle aree urbanizzate nei territori maggiormente interessati dalla frutticoltura. Ne emerge ancora una volta un quadro diverso rispetto all’impressione trasmessa dal concetto di “frutticoltura intensiva”, con il bosco che copre oltre il 30% del territorio coltivato a melo in Valle di Non, all’incirca la stesa quota delle aree urbane e della coltivazione a melo.
“La biodiversità è un concetto complesso, ma nella sua essenzialità richiama la capacità di varie specie animali e vegetali di vivere e coesistere in un determinato ecosistema – dichiara Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot (nella foto) – Il Trentino è un territorio particolarmente ricco di paesaggi e ambienti, così come di storie e tradizioni. In campo economico è importante capire come la sfida sia anche quella del trovare un punto di equilibrio tra il necessario sviluppo e una coerente e consapevole politica di conservazione dei beni di cui la Natura ci ha previlegiati. La biodiversità è un bene prezioso, che va non solo preservato ma anche valorizzato nel settore produttivo agricolo, attraverso la capacità di fare sistema tra mondo della ricerca e imprese. I progetti dei frutticoltori intendono innanzitutto “dimostrare” con analisi oggettive qual è la reale situazione della biodiversità nel loro specifico sistema produttivo, e da qui lavorare per migliorare”.
Sui contenuti del concetto di biodiversità molte nazioni hanno raggiunto un accordo attraverso la “Convenzione sulla Diversità Biologica”, firmata nel 1992 a Rio de Janeiro. E in Trentino, è avviata da tempo una campagna di sensibilizzazione alla Sostenibilità rivolta ai frutticoltori, testimoniata dalla “Certificazione di impatto ambientale” ottenuta già nel 2012 con altri 6 Consorzi soci di Assomela e la “Certificazione della biodiversità dei suoli frutticoli trentini”, ottenuta nel dicembre 2017.
A questo si affianca il miglioramento della qualità delle acque del Trentino, su cui Apot lavora da tre anni, assieme ai Consorzi associati, l’Agenzia provinciale per la Protezione dell’Ambiente e la Fondazione E. Mach, che ha consentito di quantificare i fenomeni e di disegnare una mappa di impegni con obiettivi precisi da perseguire in una ottica di cooperazione e collaborazione.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/03/21/biodiversita-del-suolo-trentino-diventa-realta/
Sulla Strada verso una “Regione del Bene Comune Alta Val Venosta” e libera da pesticidi
I Principi Cardine del nostro Progetto includono Salute, Etica, Ecologia e il Sociale e intendiamo
preservare e migliorare la salute di tutti
promuovere uno sviluppo sano e coinvolgere nel progetto tutti i settori economici, nell’interesse del benessere collettivo e delle future generazioni, dando particolare valore al potenziamento dei cicli locali
favorire il passaggio a un’agricoltura ecologica mediante svariati incentivi economici, sociali, etici e culturali
“commercializzare” l’ecologia anche come tratto distintivo di qualità in ambito turistico (ad es. con il marchio “Alta Val Venosta”): un turismo sano, ecologico e sostenibile, infatti, diventa un importante motore economico anche per agricoltura, artigianato e commercio
rafforzare l’identificazione della popolazione locale nel nostro progetto politico, sociale, etico, ecologico e di benessere e quindi…
… modificare e rafforzare il modello comportamentale e concettuale della popolazione verso un approccio sociale, etico ed ecologico, con particolare riguardo per le future generazioni
FA' LA COSA GIUSTA! - MILANO
Ideata e organizzata da Terre di mezzo, Fa' la cosa giusta! si tiene ogni anno nel mese di marzo a Milano ed è la più grande manifestazione dedicata al consumo critico e stili di vita sostenibili in Italia. La quindicesima edizione nazionale sarà da venerdì 23 a domenica 25 marzo 2018 in Fieramilanocity. Ingresso gratuito, per invitare tutti a festeggiare un compleanno speciale!
Seconda puntata sempre all'Hotel Gran Can in Valpolicella
Mercoledì 28 Marzo Evoluzione e trattamento del Mal dell’Esca. Esperienze, conoscenze e buone pratiche.
Dott.Moreno Perotti
Mercoledì 4 Aprile Quale certificazione scegliere? Criticità e vantaggi.
Dott. Renzo Caobelli (per RRR)
Dott. Gianfranco Caoduro (per WBA)
Dott. Emanuele Tisato (per Biologico)
intervistati da Terra Viva Verona
Mercoledì 11 Aprile Olio Biologico: si può fare ! Dott. Antonio Volani, A.I.P.O. (Associazione Interregionale Produttori Olivicoli)
Dott. Gabriele Rossi
Mercoledi 18 Aprile Agricoltura Biologica Vs. Convenzionale. Vantaggi e svantaggi per l’ambiente ed effetti sulla salute.
Dott. Tiziano Gomiero, ricercatore e consulente in analisi di sostenibilità dei sistemi agroalimentari
Pasta e riso 100% italiani: la nuova legge sull’origine degli ingredienti superata dai fatti. L’indicazione è spesso già sull’etichetta
Tra due settimane le etichette della pasta e del riso dovranno indicare l’origine della materia prima, come prevede un decreto legge varato il 26 luglio 2017. In questo modo i consumatori potranno individuare quali sono i prodotti “made in Italy” che utilizzano grano duro e riso coltivato nel nostro paese.
La questione viene presentata da Coldiretti e dal Ministro delle politiche agricole con toni entusiastici, ma la nuova normativa è, nei fatti, superata perché chi fa la spesa al supermercato da anni compera pasta e riso 100% “made in Italy” senza sbagliare.
Tutti i prodotti esposti sugli scaffali ottenuti con materie prime nazionali, riportano sul frontespizio scritte a caratteri cubitali, spesso affiancate dalla bandiera tricolore e altre immagini del territorio che li rendono inconfondibili.
Le aziende evidenziano il più possibile il cibo Made in Italy, perché il prezzo è maggiore del 10-20% e i consumatori comprano volentieri, anche perché spesso convinti di acquistare alimenti di qualità superiore. Per rendersi conto della situazione basti dire che Il Fatto Alimentare ha pubblicato nel luglio 2016 un elenco composto dalle marche di pasta 100% italiana più diffuse.
Sulle nuove etichette viene specificato in modo generico se il prodotto contiene grano o riso proveniente da Paesi europei o extra europei grazie alla scritta: “Paese di coltivazione del grano UE”, oppure “Paese di coltivazione del grano Extra UE”. Ma in questo modo il consumatore riceve un’informazione parziale perché non può capire se la il grano è canadese o francese, o se il riso arriva dalla Cina o dal Vietnam. Ancora una volta il marketing è arrivato prima della legge e alcune aziende come Barilla da tempo hanno deciso di indicare in chiaro l’origine del grano o del riso. Basta andare sul sito dell’azienda di Parma per trovare filmati e grafici dove si dice che la pasta è fatta con grano italiano miscelato a quello importato da: Francia, Stati Uniti e Australia. Anche De Cecco ha anticipato la normativa scrivendo sulle etichette e sul sito che importa grano da vari Paesi per fare la pasta.
C’è un ultimo elemento da considerare, ci sono molte probabilità che le nuove indicazioni verranno proposte con caratteri tipografici minuscoli in un angolo della confezione, perché le aziende hanno poco interesse a evidenziare l’origine straniera della materia prima. Un discorso del tutto analogo riguarda il riso, visto che le aziende indicano sempre a caratteri cubitali l’origine italiana e in molti casi riportano la zona di provenienza. La nuova legge estende l’obbligo di dichiarare l’origine alla pasta e al riso dopo che analoghi provvedimenti sono stati presi per prodotti monoingrediente come pomodoro, olio, latte, miele… Ci sono altri alimenti che per motivi poco chiari rimangono fuori, come succhi di frutta, cereali, legumi in scatola o surgelati. Per fortuna anche in questo caso per comprare italiano basta leggere cosa scrivono i produttori sull’etichetta. Insomma la nuova normativa è arrivata già vecchia, e forse dovrà essere modificata tra un anno, quando entrerà in vigore una legge sulle etichette di origine di pasta e riso annunciata poche settimane fa dall’UE.
tratto da:
http://www.ilfattoalimentare.it/pasta-riso-ingredienti-italiani-legge.html
Fiera di Vita in Campagna a Montichiari
L’ottava edizione della , che si tiene a Montichiari (Brescia), si snoda su una superficie di oltre 34.000 metri quadrati dove si abbina una mostra-mercato di sementi, piante, attrezzature, macchine e prodotti adatti alla cura di uno spazio verde a oltre 150 corsi pratici gratuiti (grazie ai 40 esperti presenti) che illustrano le tecniche di coltivazione delle piante e di allevamento degli animali, e non solo.
La Fiera comprende diversi spazi, tra cui i “Il Salone di Origine – Prodotti tipici & Territorio” dove è possibile conoscere, assaggiare e acquistare prodotti agroalimentari tipici provenienti da diverse regioni italiane. Gli chef Fic (Federazione Italiana Cuochi) terranno cooking show interattivi per presentare e far degustare ricette e piatti semplici con prodotti tipici da ogni parte d’Italia.
Appuntamento quindi a Vita in Campagna dal 23 al 25 marzo, Centro Fiera del Garda di Montichiari (BS).
600 espositori al Natexpo di Lione di settembre
Si sono già registrati 600 espositori alle prossima edizione del Natexpo di Lione, il più importante appuntamento francese per il settore biologico, che si terrà nella seconda città di Francia il 23 e il 24 settembre prossimi. Questa fiera cresce accompagnando l’eccezionale crescita del biologico in Francia: + 17% le vendite nel 2017 rispetto al 2016 per un valore di 8 miliardi di euro. Si prevede che in due anni questa cifra salirà a 12 miliardi di euro.
Lione è la città ideale per incontrare il biologico francese perché è la capitale della regione, la Rodano-Alpi, più forte nelle produzioni bio a livello nazionale. Natexpo avrà un’area dedicata alle Regioni del biologico e un’altra area dedicata ai distributori e ai business meeting. La fiera da quest’anno avrà cadenza annuale.
6° Ciclo di conferenze su temi dell’ Agricoltura Biologica - PRIMA PUNTATA
LE ALTRE DATE DEL CICLO:
Giovedì 22 Marzo
Cosa chiedono i mercati? Spazi crescenti per il biologico, ma siamo in grado di soddisfare la domanda?
Prof. Maurizio Boselli, docente di Viticoltura, Dipartimento di Biotecnologie – Università di Verona - San Floriano
Silvano Brescianini, vicepresidente Barone Pizzini Soc. Agr. p.A. – Franciacorta (BS)
Dott. Christian Scrinzi, direttore enologico e di produzione del Gruppo Italiano Vini (G.I.V.)
Mercoledì 28 Marzo
Evoluzione e trattamento del Mal dell’Esca. Esperienze, conoscenze e buone pratiche.
Dott.Moreno Perotti
Mercoledì 4 Aprile
Quale certificazione scegliere? Criticità e vantaggi.
Dott. Renzo Caobelli (per RRR)
Dott. Gianfranco Caoduro (per WBA)
Dott. Emanuele Tisato (per Biologico)
intervistati da Terra Viva Verona
Mercoledì 11 Aprile Olio Biologico: si può fare ! Dott. Antonio Volani, A.I.P.O. (Associazione Interregionale Produttori Olivicoli)
Dott. Gabriele Rossi
Mercoledi 18 Aprile
Agricoltura Biologica Vs. Convenzionale. Vantaggi e svantaggi per l’ambiente ed effetti sulla salute.
Dott. Tiziano Gomiero, ricercatore e consulente in analisi di sostenibilità dei sistemi agroalimentari.
Mais OGM, nessun rischio per salute e ambiente! Ma per Federbio si tratta di una bufala
Il mais transgenico non comporta rischi per la salute umana, animale e ambientale. Anzi, presenta produzioni superiori, contribuisce a ridurre la presenza di insetti dannosi e contiene percentuali inferiori di sostanze tossiche che contaminano gli alimenti e i mangimi animali. Lo afferma uno studio pubblicato su Scientific Reports, condotto da quattro ricercatori italiani della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa: Laura Ercoli, Stefano Bedini, Marco Nuti ed Elisa Pellegrino. Lo studio ha preso in considerazione 21 anni di coltivazione mondiale, tra il 1996 – anno in cui si è iniziato a seminare il mais OGM – e il 2016, e si basa su dati statistici e matematici.
Lo studio raccoglie i risultati di ricerche condotte in pieno campo negli Stati Uniti, Europa, Sud America, Asia, Africa e Australia, e paragona le varietà OGM con quelle convenzionali, concludendo che il mais transgenico è notevolmente più produttivo (5,6-24,5%), non ha effetto sugli organismi non-target (cioè non bersagli della modificazione genetica), tranne la naturale diminuzione di un Braconide parassitoide dell’insetto dannoso Ostrinia nubilalis, e contiene concentrazioni minori di micotossine (-28,8%) e fumonisine (-30,6%) nella granella, ovvero nei chicchi del mais.
L’Università di Pisa spiega che lo studio ha applicato le moderne tecniche matematico-statistiche di meta-analisi su risultati provenienti da studi indipendenti, traendo conclusioni più forti rispetto a quelle ottenute da ogni singolo studio. La meta-analisi si è basata su 11.699 osservazioni che riguardano le produzioni, la qualità della granella (incluso il contenuto in micotossine), l’effetto sugli insetti target e non-target, i cicli biogeochimici come contenuto di lignina negli stocchi e nelle foglie, perdite di peso della biomassa, emissione di CO2 dal suolo.
Il modo in cui è stato presentato lo studio dai suoi autori è duramente criticato da Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, che parla di “bufala” e di “comunicazione geneticamente modificata”. Sul suo blog dell’HuffingtonPost, Carnemolla osserva che lo studio dell’Università di Pisa non dice nulla che già non si sapesse e “soprattutto, non dice assolutamente nulla rispetto all’impatto della coltivazione degli OGM sulla salute umana. Eppure i ricercatori autori di questo studio titolano sul sito della loro Università: «Mais transgenico? Nessun rischio per la salute umana, animale e ambientale»”. Il presidente di Federbio osserva che “non c’è alcun nesso logico, ancor prima che di merito scientifico, fra lo studio e il titolo del comunicato”.
“Confesso di essere solo un modesto dottore Agronomo ma vorrei che qualcuno mi spiegasse come l’aumento della quantità di granella prodotta, l’effetto sugli insetti parassiti, il contenuto di lignina negli stocchi e nelle foglie di mais, la perdita di peso della massa vegetale della coltura e le emissioni di CO2 dal suolo possano eliminare magicamente il “rischio per la salute umana, animale e ambientale” come hanno affermato la Prof. Ercoli e i suoi collaboratori”, scrive Carnemolla, che aggiunge: “Sì, è vero, nella valutazione sulle migliori performance produttive dei mais OGM c’è anche la già nota vicenda della minor produzione di micotossine (-29% circa) cancerogene. Minore, appunto, non “nessuno” come invece si afferma, mentendo, nel titolo. Dimenticandosi anche che la riduzione effettiva del rischio di malattie fungine e di danni da insetti, da cui derivano le micotossine, la si ottiene anzitutto evitando di coltivare il mais in monocoltura e con tecniche agronomiche forzate (irrigazione e concimazione chimica), che un abbattimento effettivo (fino al 95%, altro che 29%!!) lo si può ottenere solo con un fungo antagonista selezionato dall’Università Cattolica di Piacenza (lotta biologica) e che tutto il mais che viene utilizzato per alimentare gli animali e gli umani nell’intera UE deve avere un contenuto di micotossine inferiore ai limiti di legge. In altre parole, tutto il mais che mangiamo non presenta alcun rischio per la salute umana anche senza coltivare mais OGM”. Il presidente di Federbio chiede ai Comitati Etici dell’Università di Pisa e della Scuola S. Anna di attivarsi, perché “se le bufale cominciano a uscire anche dai siti delle Università siamo davvero perduti”.
Critico anche Roberto Cazzola Gatti (coordinatore scientifico del Master, Laurea Specialistica, in Biodiversità e Professore associato presso la Facoltà di Biologia della Tomsk State University (TSU), in Russia) che conferma le perplessità sulle conclusioni a cui sono giunti molti giornali sullanon pericolosità e sull’assoluzione delle colture OGM. ” Gli autori dello studio – scrive Gatti – come riportato nella metodologia dello stesso, dicono di aver, semplicemente, preso in considerazione un database sugli effetti del mais geneticamente modificato sulla resa e qualità delle colture, sugli organismi target e non target (piante, animali, microbi) e sui cicli biogeochimici, costruito, esaminando la letteratura sottoposta a revisione tra pari all’interno del database Web di Science”. … e prosegue “In questa ricerca, quindi, in nessun modo si parla di effetti sulla salute umana e sugli ecosistemi naturali. È molto importante che la stampa non diffonda simili fake news scientifiche che confondono l’opinione pubblica ed enfatizzano “scoperte scientifiche” che non sono assolutamente “scoperte” e non hanno nulla di “scientifico” quando vengono presentate, con simili intenti ingannevoli, ai non addetti ai lavori”.
In Italia il mais OGM è usato negli allevamenti, mentre nei supermercati sinora è stato segnalato un solo caso di una farina di mais transgenico proveniente dagli Stati Uniti. In Italia è vietata la coltivazione di piante geneticamente modificate, come consente di fare la normativa europea che, però, non permette di vietare l’importazione di alimenti e mangimi per animali ottenuti con queste materie prime autorizzate a livello comunitario, la cui presenza deve però essere indicata in modo chiaro sulle etichette.
trato da: http://www.ilfattoalimentare.it/mais-ogm-salute-ambiente.html
CREA, UN LABORATORIO ITINERANTE PER DIFFONDERE LA BIODIVERSITÀ
Biodiversity Barcamp è un laboratorio itinerante organizzato dal Crea, in collaborazione con il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, insieme a diverse istituzioni (università, enti di ricerca, enti locali), per diffondere la cultura della biodiversità. L’iniziativa nasce nell’ambito del XII°Convegno Nazionale sulla Biodiversità, che si terrà dal 13 al 15 giugno presso l’Università degli studi di Teramo ed è finalizzata all’elaborazione di nuove idee e soluzioni, coinvolgendo proattivamente sia i portatori di interesse sia un pubblico ampio (esperti, studiosi, professionisti, imprenditori, giornalisti e divulgatori) e si articola in un vero e proprio tour di 5 eventi territoriali di avvicinamento monotematici, in diverse località del nostro Paese.
Si comincia oggi, 8 marzo, a Pontecagnano (Salerno) con l’evento “Risorse genetiche vegetali: opportunità per l’agricoltura, il miglioramento genetico, l’ambiente, la salute e l’economia”, promosso dal Crea Orticoltura e Florovivaismo in collaborazione con Regione Campania, Arca 2010, Dipartimento di agraria dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, Università degli studi di Salerno, Cnr, Società italiana di agronomia, Società italiana di ortoflorifrutticoltura, Società italiana di genetica agraria, e realizzato anche grazie al supporto di Assosementi, CoopRama, Co.Vi.Mer, Meristema, Ortomad.
Lo scopo dell’evento è quello di pianificare attraverso un’ampia discussione strategie efficaci e condivise per: l’integrazione degli interventi legislativi a livello nazionale e locale, nell’ambito del quadro europeo; la gestione coordinata ed efficiente delle azioni volte al reperimento, conservazione e distribuzione delle risorse genetiche, nel rispetto degli standard internazionali; l’accesso semplice e regolamentato delle risorse genetiche in agricoltura, nella ricerca scientifica, nel miglioramento genetico; l’implementazione delle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche. È prevista anche la partecipazione di ricercatori di enti vari coinvolti in ricerche sulla biodiversità agraria, agricoltori, membri di organizzazioni nazionali e internazionali.
“La biodiversità rappresenta una tematica di valore ed attualità, per le molteplici ricadute sulla qualità della vita quotidiana e del benessere sociale – afferma Michele Pisante, presidente del Comitato scientifico e membro del cda Crea – Promuovere il costante approfondimento delle conoscenze basate sulle conquiste della ricerca e del progresso scientifico, anche nelle forme organizzative itineranti e innovative dei Biodiversity Barcamp, rappresenta uno degli aspetti inclusivi e qualificanti in preparazione del XII Convegno Nazionale della Biodiversità”.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/03/08/crea-un-laboratorio-itinerante-diffondere-la-biodiversita/
Si comincia oggi, 8 marzo, a Pontecagnano (Salerno) con l’evento “Risorse genetiche vegetali: opportunità per l’agricoltura, il miglioramento genetico, l’ambiente, la salute e l’economia”, promosso dal Crea Orticoltura e Florovivaismo in collaborazione con Regione Campania, Arca 2010, Dipartimento di agraria dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, Università degli studi di Salerno, Cnr, Società italiana di agronomia, Società italiana di ortoflorifrutticoltura, Società italiana di genetica agraria, e realizzato anche grazie al supporto di Assosementi, CoopRama, Co.Vi.Mer, Meristema, Ortomad.
Lo scopo dell’evento è quello di pianificare attraverso un’ampia discussione strategie efficaci e condivise per: l’integrazione degli interventi legislativi a livello nazionale e locale, nell’ambito del quadro europeo; la gestione coordinata ed efficiente delle azioni volte al reperimento, conservazione e distribuzione delle risorse genetiche, nel rispetto degli standard internazionali; l’accesso semplice e regolamentato delle risorse genetiche in agricoltura, nella ricerca scientifica, nel miglioramento genetico; l’implementazione delle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche. È prevista anche la partecipazione di ricercatori di enti vari coinvolti in ricerche sulla biodiversità agraria, agricoltori, membri di organizzazioni nazionali e internazionali.
“La biodiversità rappresenta una tematica di valore ed attualità, per le molteplici ricadute sulla qualità della vita quotidiana e del benessere sociale – afferma Michele Pisante, presidente del Comitato scientifico e membro del cda Crea – Promuovere il costante approfondimento delle conoscenze basate sulle conquiste della ricerca e del progresso scientifico, anche nelle forme organizzative itineranti e innovative dei Biodiversity Barcamp, rappresenta uno degli aspetti inclusivi e qualificanti in preparazione del XII Convegno Nazionale della Biodiversità”.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/03/08/crea-un-laboratorio-itinerante-diffondere-la-biodiversita/
Cucina bio: le quattro stagioni alla BIOLCA
Sabato 24 marzo 2018 ore 19.30
Ospite della serata Ambra Fedrigo mamma, regista e aromaterapeuta.
Ciclo di incontri culturali-gastronomici per conoscere e degustare il cibo buono, sano, legato alla tradizione e al territorio e proveniente da agricoltura biologica. Gli incontri previsti sono quattro e sono in corrispondenza alle quattro stagioni.
Ospite della serata Ambra Fedrigo mamma, regista e aromaterapeuta.
Ciclo di incontri culturali-gastronomici per conoscere e degustare il cibo buono, sano, legato alla tradizione e al territorio e proveniente da agricoltura biologica. Gli incontri previsti sono quattro e sono in corrispondenza alle quattro stagioni.
Comprendono un aspetto culturale con l’intervento di un esperto di alimentazione, e un aspetto gastronomico con la degustazione di piatti preparati con prodotti biologici di stagione per sottolineare l’importanza di armonizzare la propria alimentazione con i cicli naturali. Per ogni incontro prevista anche la presenza di un personaggio di riguardo che sarà l’ospite della serata
Menù della serata:
- Insalata mista al tarassaco e germogli
- Risotto su salsa di belga
- Crespelle agli asparagi e ortiche
- Sformatini di seitan alla borragine
- Tris di verdure gratinate
- Torta di carote
Ospite della serata: Ambra Fedrigo mamma, regista e aromaterapeuta. Gli interessi profumano di mondo. Ha studiato anche a Seattle, negli USA, dove ogni giorno è stata una scoperta. Tornata in Italia per riconnettersi con le sue radici. Da quando è diventata mamma, ha capito il valore massimo della prevenzione primaria e, oltre alle lingue apprese sia per nascita che per viaggi, il vero interesse è ora rivolto al linguaggio della libertà, nulla di strano per un’anima nata il 14 luglio (1977)
Dove e quando: sabato 24 marzo alle ore 19,30 presso la sede Biolca a Battaglia Terme PD
Quota di partecipazione: € 20,00. Posti limitati. Obbligatoria la prenotazione telefonando al 049 9101155 (Biolca orari segreteria) o 345 2758337 (Martina) o info@labiolca.it
Quota di partecipazione: € 20,00. Posti limitati. Obbligatoria la prenotazione telefonando al 049 9101155 (Biolca orari segreteria) o 345 2758337 (Martina) o info@labiolca.it
Conferenza a Verona "Medicina da Mangiare"
Vi aspettiamo prima dell'inizio della conferenza dalle ore 18.00 con:
ApeCiboVivo
L'aperitivo che nutre
Ingresso Gratuito
Per accedere all'aperitivo e alla conferenza è obbligatorio registrarsi gratuitamente su:
Spettacolo IL MURO .. in Valpolicella
Si terrà il giorno 8 marzo al Teatro di San Pietro in Cariano (circolo NOI), sulla storia del Muro di Berlino.
"E’ stata una delle barriere più invalicabili e letali della Storia in grado di tenere divisa una città per 28 anni e provocare la morte di oltre 1200 persone. Attraverso reali testimonianze frutto di un’inchiesta giornalistica sul campo, porteremo in scena indimenticabili storie vere di determinazione, coraggio e fede nel nome della libertà e del rispetto dei diritti umani. Racconteremo la storia di chi ha deciso di sfidare il Muro e racconteremo la storia di chi è riuscito a sconfiggerlo."
Gli attori sono giovani e bravissimi, già lo scorso anno sono stati da noi per lo spettacolo La Scelta sulla guerra in Bosnia.
"E’ stata una delle barriere più invalicabili e letali della Storia in grado di tenere divisa una città per 28 anni e provocare la morte di oltre 1200 persone. Attraverso reali testimonianze frutto di un’inchiesta giornalistica sul campo, porteremo in scena indimenticabili storie vere di determinazione, coraggio e fede nel nome della libertà e del rispetto dei diritti umani. Racconteremo la storia di chi ha deciso di sfidare il Muro e racconteremo la storia di chi è riuscito a sconfiggerlo."
Gli attori sono giovani e bravissimi, già lo scorso anno sono stati da noi per lo spettacolo La Scelta sulla guerra in Bosnia.
MALTEMPO: COLDIRETTI, PERSO IL 20% DEL RACCOLTO DI ORTAGGI, FRUTTA A RISCHIO
Nelle campagne si estende la mappa dei danni da Nord al Centro fino al Sud con il gelo che ha distrutto almeno il 20% del raccolto di ortaggi come lattughe, patate, carciofi, cavoli, verze, cicorie e broccoli ma anche i vivai di piante e fiori mentre sono perduti in molti casi gemme e fiori di piante da frutto, dalle albicocche ai mandorli.
È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenziano le pesanti conseguenze determinate dal freddo dopo una settimana di maltempo lungo la Penisola, dove i trattori degli agricoltori della Coldiretti sono stati mobilitati nei Comuni come spalaneve per pulire le strade e come spandiconcime per la distribuzione del sale contro il pericolo del gelo. Ad aumentare sono i costi per il riscaldamento delle serre ma anche nelle stalle dove gli allevatori stanno mettendo i cappotti ai vitellini e hanno acceso le lampade termiche a luce rossa, mentre l’acqua negli abbeveratoi – spiega la Coldiretti – viene scaldata fino a una temperatura di 20 gradi oppure lasciata sgocciolare per evitare il congelamento delle tubature e i rubinetti sono foderati in modo che il ghiaccio non blocchi le valvole di apertura. Inoltre il pasto degli animali è stato rinforzato per garantire una razione supplementare di energia e calorie. Un conto finale da oltre 300 milioni di euro – sottolinea la Coldiretti – potrebbe essere pagato dall’agricoltura sulla base di quanto accaduto nell’ultima gelata siberiana del 2012.
In Puglia mandorli in fumo, insalate, finocchi, carciofi, asparagi, broccoletti e piante di cavoli bruciati e caccia alle balle di fieno come fossero lingotti d’oro perché gli allevatori devono garantire scorte di cibo agli animali chiusi nelle stalle. In diverse zone della Romagna, dove sono fioriti gli albicocchi i cui fiori sono stati bruciati dalle gelate notturne ma in crisi anche – aggiunge la Coldiretti – il settore degli ortaggi, dai carciofi ai cavoli, ai broccoli, in alcuni casi atterrati dalle nevicata e bruciati dal gelo.
Nelle Marche a far paura è soprattutto il protrarsi del gelo sui campi che potrebbe compromettere i raccolti di finocchi, cavolfiori, radicchi, scarola e verza, carciofi ma anche frutta e olive mentre nelle campagne del Lazio si stimano già 20 milioni di euro di danni con molte strutture, in particolare le serre, pesantemente danneggiate e grande preoccupazione sia per le orticole in campo prossime alla raccolta (broccolo romanesco, carciofi, fave, finocchio, lattuga), sia per gli alberi già in fiore (pesche, susine, ciliegie), in alcune aree già con le gemme gonfie e quindi particolarmente sensibili al freddo.
Tra l’altro in Liguria la Coldiretti ha chiesto lo stato di calamità per i danni alle coltivazioni orticole e ai vivai di piante e fiori in Campania sono stati pesantemente colpiti frutteti e serre – spiega la Coldiretti – dalle pesche alle albicocche, dalle susine alle ciliegie con una strage di verdure nei campi dai piselli alle fave, dalle patate ai meloni, oltre a lattughe, finocchi e fragole. In Toscana – continua la Coldiretti – si teme il ripetersi di uno scenario critico come quello del 1985 quando le gelate hanno compromesso il 90 per cento degli ulivi toscani, ma danni superiori al 50 per cento si verificarono in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Molise e Basilicata con una strage di almeno 30 milioni di piante.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/03/01/maltempo-coldiretti-perso-20-del-raccolto-ortaggi-frutta-rischio/
Controlli sul biologico: una mazzata per il settore
Lo scorso 22 febbraio il Consiglio dei Ministri, in una delle ultime sedute prima delle elezioni, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo sul sistema dei controlli per la produzione agricola e agroalimentare biologica. Il ministero delle Politiche agricole ha parlato di successo per un settore così rafforzato e in grado di offrire maggiori garanzie per i consumatori, ma l’analisi del testo fatta da esperti e da alcune grandi aziende fa ritenere che il decreto possa tradursi in un boomerang per i produttori biologici. Il ministero - secondo queste fonti - avrebbe potuto attendere la pubblicazione del testo base del nuovo regolamento UE sul biologico che modificherà in profondità l’attuale assetto del settore in Europa unitamente alla regolamentazione sui controlli ufficiali, ma invece ha voluto dare, alla vigilia delle elezioni, una affrettata ed emotiva risposta che potrebbe persino minare dalle fondamenta il successo della produzione biologica.
Il decreto si concentra sull’aspetto sanzionatorio con un approccio ritenuto da alcuni ‘inutilmente repressivo’, instaurando un sistema che non esiste in nessun altro Paese dell’Unione. I truffatori che mettono in commercio falso bio - è un’opinione espressa da più parti in questi giorni - non si fermerà certo davanti a multe di qualche migliaio di euro, che invece potrebbero complicare l’attività di piccoli produttori agricoli, la vera base del bio italiano. L’attuale sistema previsto dal regolamento comunitario distingue tra vari tipi d’infrazioni e dosa le azioni che gli organismi di certificazione devono intraprendere. Gli operatori italiani che hanno investito nel biologico saranno tenuti a pagare sanzioni in aggiunta a quelle comminate dagli organismi di controllo. Facciamo alcuni esempi: in caso di meri errori di etichettatura la sanzione va da 600 a 3.000 euro; in caso di sospensione/revoca (anche a seguito di recidive per soppressioni dovute a residui causati da trattamenti fatti da vicini) le sanzioni vanno da 6.000 a 30.000 euro. Si tratta di sanzioni amministrative automaticamente irrogate a seguito dei provvedimenti emessi dagli organismi di controllo.Lo stesso decreto prevede inoltre sanzioni amministrative per gli organismi di certificazione che finiranno per ricadere sugli operatori aumentandone i costi di produzione e riducendone la capacità competitiva.
Il sistema di controllo prevede una serie di provvedimenti che complicano non poco la normativa. Ripetere ogni 5 anni il processo autorizzativo - come la grande parte dei vertici di settore ha riconosciuto - sarà costoso e prenderà tempo ed energie, così come aprire sedi in ogni Regione dove si certificano oltre 100 aziende. Prevedere poi un sistema di rintracciabilità informatica di tutte le transazioni commerciali svolte da tutti gli operatori ancorché per le sole filiere a rischio, alla stregua di un grande fratello, rischia di bloccare il flusso commerciale delle merci senza poi avere verifiche su come stiano effettivamente funzionando le banche dati e i sistemi informatici ministeriali.
Operatori e organismi di controllo avevano chiesto un coinvolgimento nella messa a punto del provvedimento ma, nella stragrande maggioranza, non sono stati presi in considerazione. Così oggi prendono piede delusione, incertezza e preoccupazione in un settore che sta andando al massimo e che chiedeva alle autorità nazionali qualcosa di diverso. (a.f.)
tratto da:
http://www.greenplanet.net/controlli-sul-biologico-una-mazzata-il-settore
Il decreto si concentra sull’aspetto sanzionatorio con un approccio ritenuto da alcuni ‘inutilmente repressivo’, instaurando un sistema che non esiste in nessun altro Paese dell’Unione. I truffatori che mettono in commercio falso bio - è un’opinione espressa da più parti in questi giorni - non si fermerà certo davanti a multe di qualche migliaio di euro, che invece potrebbero complicare l’attività di piccoli produttori agricoli, la vera base del bio italiano. L’attuale sistema previsto dal regolamento comunitario distingue tra vari tipi d’infrazioni e dosa le azioni che gli organismi di certificazione devono intraprendere. Gli operatori italiani che hanno investito nel biologico saranno tenuti a pagare sanzioni in aggiunta a quelle comminate dagli organismi di controllo. Facciamo alcuni esempi: in caso di meri errori di etichettatura la sanzione va da 600 a 3.000 euro; in caso di sospensione/revoca (anche a seguito di recidive per soppressioni dovute a residui causati da trattamenti fatti da vicini) le sanzioni vanno da 6.000 a 30.000 euro. Si tratta di sanzioni amministrative automaticamente irrogate a seguito dei provvedimenti emessi dagli organismi di controllo.Lo stesso decreto prevede inoltre sanzioni amministrative per gli organismi di certificazione che finiranno per ricadere sugli operatori aumentandone i costi di produzione e riducendone la capacità competitiva.
Il sistema di controllo prevede una serie di provvedimenti che complicano non poco la normativa. Ripetere ogni 5 anni il processo autorizzativo - come la grande parte dei vertici di settore ha riconosciuto - sarà costoso e prenderà tempo ed energie, così come aprire sedi in ogni Regione dove si certificano oltre 100 aziende. Prevedere poi un sistema di rintracciabilità informatica di tutte le transazioni commerciali svolte da tutti gli operatori ancorché per le sole filiere a rischio, alla stregua di un grande fratello, rischia di bloccare il flusso commerciale delle merci senza poi avere verifiche su come stiano effettivamente funzionando le banche dati e i sistemi informatici ministeriali.
Operatori e organismi di controllo avevano chiesto un coinvolgimento nella messa a punto del provvedimento ma, nella stragrande maggioranza, non sono stati presi in considerazione. Così oggi prendono piede delusione, incertezza e preoccupazione in un settore che sta andando al massimo e che chiedeva alle autorità nazionali qualcosa di diverso. (a.f.)
tratto da:
http://www.greenplanet.net/controlli-sul-biologico-una-mazzata-il-settore
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