L'ECONOMIA DELLA FELICITÀ ad Arbizzano il 5 Aprile


ore 20,45 • sala polifunzionale in via S. Francesco, 20
villa Albertini-Valier • ARBIZZANO
entrata con tessera Terra Viva 2018 o rinnovo 2019 - info: Flavio 333 5213792

L'ECONOMIA DELLA FELICITÀ
Regia: Helena Norberg-Hodge, John Page, Steven Gorelick. Anno: 2011 


I pensatori e gli attivisti che sono intervistati nel film vengono da ogni continente e rappresentano gli intessi della piu' grande maggioranza di persone sul pianeta. Il loro messaggio è chiaro: se vogliamo rispettare e rivitalizzare la diversità sia biologica sia culturale dobbiamo tornare a localizzare l'attività economica. Essi sostengono che la transizione sistematica dall'economia globalizzata a quella locale è quasi una formula magica che ci permetterà di ridurre la nostra impronta biologica e, allo stesso tempo, ci permetterà di aumentare il benessere dell'uomo.


“ TECNICHE AVANZATE DI COLTIVAZIONE DI NOCCIOLE” seminario gratuito


"Le nanotecnologie ci salveranno dai pesticidi"

Tra Verona e Rovereto opera una start up che ha un piano ambizioso: ridurre la quantità di pesticidi in agricoltura attraverso le nanotecnologie.

"Se io utilizzo un kg di pesticida per ettaro, posso ridurlo a 10 grammi"

Un rapporto di 1 a 100. Ma non è fantascienza, assicurano Marta Bonaconsa e i suoi due soci. Sono biotecnologi. A Verona hanno un laboratorio, a Rovereto la sede, negli spazi hightech dell'ex Manifattura. Hanno brevettato un guscio organico per incapsulare i pesticidi. Così, spiegano, la pianta malata lo assimila più facilmente e i dosaggi possono calare drasticamente.  
"Il nostro sistema prevede una maggiore specificità. Dove serve, quando serve. E soprattutto se serve. E quindi a seconda del tipo di coltura, a seconda del tipo di patologia quindi la botrite, la peronospera nella vite ad esempio"
Pillole diverse, sempre da spruzzare con atomizzatori o magari con droni, ma tutte indorate con un guscio di polisaccaridi, di zuccheri.
"E quindi biodegradibili e biocompatibili con i prodotti"
E sono altrettanto efficaci?
"Le prove che abbiamo fatto dimostrano che possono andare a sostituire parzialmente la chimica e portano benefici alla frutta e alla pianta stessa"
Un'endovena di fitofarmaci. E non una semplice doccia.
"Generalmente vengono erogate grandi quantità di prodotti anche dove non è necessario. Con effetti anche sugli insetti pronobi"
Un guscio di nanoparticelle lo stanno studiando anche contro la Xylella, il flagello degli ulivi. Ma il vero test sarà il passaggio dal laboratorio al campo. E le risposte arriveranno dalle vigne, in Valdobbiadene, dove stanno sperimentando un primo protocollo.
Video interessante collegandosi al sito qui citato.
https://www.rainews.it/tgr/trento/video/2019/03/tnt-Meno-pesticidi-campi-agricoltura-nanotecnologie-start-up-59b374cb-e244-49b0-b03f-d062d7d124c7.html?fbclid=IwAR3_ofy7NxMT0COSmvQwqhuoPhWNvafjL7ZScQPa7HFILsyifP7j0VjI7-E

Scambio di semi ad Arbizzano sabato 30 marzo


Insalata, tra nitrati, pesticidi e cadmio il nostro test su 10 marchi

Comode – e care – le insalate in busta conquistano sempre più affezionati: nell’ultimo decennio, secondo le rilevazioni Nomisma, la presenza degli ortaggi di IV gamma sulle tavole degli italiani è aumentata, di anno in anno, del 5% circa e il balzo più grande (+7,3%) lo ha registrato l’insalata unitipo, quella mono varietale. Come il lattughino che abbiamo voluto portare in laboratorio per valutarne lo stato igienico e microbiologico, la contaminazione da pesticidi e la concentrazione di metalli pesanticome il cadmio e il piombo. La scelta è caduta su 10 prodotti, 9 convenzionali e uno biologico, che ben rappresentano l’offerta di mercato: da Bonduelle a DimmidiSì, da Coop a Esselunga, da Auchan a Carrefour, da Conad a NaturaSì e ancora Lidl ed Eurospin. Tutti i risultati, con voti e marchi, sono pubblicati nel nuovo numero in edicola e in digitale del Salvagente.

Pulite e sicure sui batteri…

Tutti i prodotti rientrano nei limiti di legge e offrono un buon  livello di sicurezza: assenti listeriasalmonella ed Escherichia coli, batteri capaci di causare infezioni anche gravi. Una buona notizia visto che parliamo di un prodotto che per legge deve essere “lavato e pronto per il consumo” ed è da consumare crudo e quindi particolarmente pericoloso per eventuali contaminazioni batteriche. Sotto questo aspetto le nuove regole introdotte nel 2015 per rendere più sicuri i prodotti di IV gamma hanno sicuramente condizionato positivamente le aziende di settore.

… ma con troppi pesticidi e metalli pesanti

Molto più “mosso” il quadro tratteggiato dai risultati dell’analisi multiresiduale: solo due lattughini risultano completamente puliti, mentre la presenza di residui di trattamenti fitosanitari arriva a far contare anche quattro molecole diverse nella stessa busta. E la domanda sorge spontanea visto che in gran parte parliamo di fungicidi: su una coltura a vita breve – dalla semina al raccolto passano poche settimane – sono davvero necessari?
A dir la verità c’è chi ha ridotto l’impiego di pesticidi ed è impegnato ad eliminarli, come ci racconta nelle pagine del lungo servizio chi ha conquistato il podio e, visti i risultati del nostro test, ci riesce anche molto bene. Il percorso intrapreso da aziende del convenzionale per ridurre la chimica in campo (che poi finisce nel piatto) deve essere incoraggiato dai consumatori. A preoccupare invece è la presenza ricorrente, test dopo test, di diversi residui fitosanitari. Il fatto che ogni singolo principio attivo rientri nei parametri di legge, non può a nostro giudizio tranquillizzare: il problema è nell’additività degli effetti che, se ancora non è stato quantificato, verrà presto affrontato dalla stessa Efsa.

Il cadmio? Un cancerogeno certo

Da un rischio potenziale, passiamo a uno certo, quello del cadmio, un metallo pesante classificato dalla Iarc nel gruppo 1 tra le sostanze giudicate cancerogene certe per l’uomo: i tenori riscontrati nelle nostre 10 insalate non lasciano del tutto tranquilli. Due campioni hanno fatto registrare concentrazioni vicine al limite di legge e in altri due prodotti  la quantità riscontrata è elevata. Non è un problema secondario. In base alle nostre rilevazioni condotte in questi anni, tenori di cadmio così elevati come nelle insalate non li abbiamo mai registrati né nel riso (picco massimo 0,04 mcg/kg) né nel pesce (mediamente intorno allo 0,02 milligrammi per chilo).

La Ue lo riduce nei concimi

È vero che questo metallo è presente in natura nel terreno ma è anche vero che il suo accumulo nei campi è dovuto all’uso di fertilizzanti fosfatici. Tant’è che nel novembre scorso l’Unione europea, per tutelare la catena alimentare, ha varato una stretta sulla concentrazione di cadmio nei concimi, riducendola drasticamente tra le proteste dell’industria agrochimica.
La possibilità di scegliere comunque resta ampia e, come dimostrano i risultati del nostro confronto, resta alta anche la probabilità di acquistare una busta senza brutte sorprese all’interno.



tratto da: 
https://ilsalvagente.it/2019/03/25/insalata-tra-nitrati-pesticidi-e-cadmio-il-nostro-test-su-10-marchi-in-edicola/

Il 3 aprile convegno su agricoltura e pesticidi a San Bonifacio


CORSO di ZOOTECNIA BIOLOGICA a CAPRINO VERONESE


In collaborazione con BALDOFESTIVAL abbiamo organizzato un corso base sulla ZOOTECNIA BIOLOGICA: Informazioni di base per capire come gestire  gli allevamenti biologici delle capre, pecore e galline ovaiole; si svolgerà a Caprino Veronese presso l'Unione Montana Baldo Garda, Villa Nichesola, Località Platano.
Si svolgerà in un'unica giornata lunedì 6 maggio dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 14 alle 17. Docente dr. Marcello Volanti
Il corso è gratuito (finanziato dal PSR Veneto 2014-2020, Mis. 1)  e rivolto a: imprenditori agricoli, partecipi e coadiuvanti familiari, dipendenti di aziende agricole e/o zootecniche.
Per iscriversi è neccessario inviare una email a : info@aveprobi.org  e a baldofestival@baldofestival.org
Termine iscrizioni venerdì 19 aprile.

Ultimo appuntamento con Vincenzo Padiglione


Vinitalybio dal 7 al 10 Aprile

Dove:  Padiglione F
Quando: 7-10 Aprile 2019, 9.30-18.00
Vinitaly presenta: il salone dedicato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero, organizzato in collaborazione con - Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica.
L’interesse dei consumatori nei confronti dei vini biologici è in continuo aumento e Vinitalybio rappresenta una valida opportunità per i produttori che vogliono farsi conoscere e promuovere il proprio prodotto. 
All’interno dell’area Vinitalybio le aziende hanno l’opportunità di presentarsi attraverso incontri con gli operatori presso lo stand e sessioni di degustazione guidate. A disposizione degli espositori uno spazio attrezzato dove i produttori possono raccontare il proprio vino a buyer specializzati italiani ed esteri.
Oltre agli stand è allestita un’enoteca “bio” per dare visibilità anche alle aziende, già presenti in altri padiglioni, che oltre ai vini prodotti con metodi convenzionali, propongono una linea biologica certificata.

Concerto di Alessandro Sipolo in Valpolicella il 14 Aprile


GranCan cooking, seconda serata in Valpolicella


Venerdì 12 aprile evento a San Biagio di Callalta (TV)


BIOLOGICO, NEGLI STATI UNITI LANCIATO UN PIANO CONTRO LE FRODI




Negli Stati Uniti si lavora per rendere ancora più trasparenti e sicure le produzioni biologiche, contro i falsi. In tal senso la OTA, Organic Trade Association, ha annunciato il lancio del programma Organic Fraud Prevention Solutions per combattere le frodi nei prodotti biologici, al quale le aziende del settore ora possono pre-iscriversi volontariamente. Non si tratta di una certificazione ma di un programma di garanzia di qualità progettato per integrare e rafforzare gli standard biologici previsti dall’USDA, il dipartimento Agricoltura degli Usa, e il lavoro degli organismi di certificazione accreditati. L’obiettivo è garantire l’autenticità dei prodotti biologici e mantenere e aumentare la fiducia dei consumatori nel marchio “USDA Organic”. Per pre-registrarsi, l’azienda deve essere membro dell’Organic Trade Association ed essere certificata biologica o catalogata da un’organizzazione riconosciuta da USDA, come l’OMRI, Organic Material Review Institute. Le attività ammissibili sono costituite da agricoltori, operatori, trasformatori, distributori, commercianti, dettaglianti e produttori. L’interesse per il settore del bio è sotto gli occhi di tutti. Il mercato globale dei prodotti biologici è in costante crescita, con un valore di quasi 90 miliardi di dollari, mentre il solo mercato statunitense è di quasi 50 miliardi di dollari. Nel 2017 le importazioni di prodotti bio negli Stati Uniti sono state pari a circa 2,1 miliardi di dollari come valore, con un incremento di quasi il 25% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi anni, tuttavia, alcune indagini hanno evidenziato prodotti importati etichettati in maniera fraudolenta come biologici e alcune lacune nella catena di approvvigionamento.

Nuovo appuntamento di terraviva e Gas Valpolicella



ore 20,45 • sala polifunzionale in via S. Francesco, 20
villa Albertini-Valier • ARBIZZANO
entrata con tessera Terra Viva 2018 o rinnovo 2019 - info: Flavio 333 5213792

Importante convegno: PESTICIDI E REGOLAMENTI COMUNALI DI POLIZIA RURALE

sabato 23 marzo 2019 
ore 9 -13 

Corte Molon, via della Diga 17 - Verona 

PROGRAMMA 
Ore 09,00 – Apertura convegno 
Moderatore Luciano Marchiori - Medico del lavoro, già Direttore Dipartimento di Prevenzione AULSS 9 VR 
Interventi delle Autorità 
Ore 09,30 – Impatto sanitario e ambientale dei pesticidi e possibili alternative – Gianni Tamino, Docente di Biologia all’Università di Padova, membro Comitato Tecnico Scientifico ISDE 
Ore 10,10 – Relazione tra pesticidi e malattie neurodegenerative – Sarah Ottaviani, Medico neurologo, Neurologia A, AOUI Verona 
Ore 10,30 – Le api e i pesticidi – Gianluigi Bressan, Veterinario ULSS 9, referente apicoltura Regione Veneto 
Ore 10,50 - Dgr n. 1262 del 01 agosto 2016: Indirizzi per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari - Roberto Salvò, Direzione Agroambiente Caccia e Pesca Regione Veneto 
Ore 11,10 – Come costruire un regolamento comunale di polizia rurale – Renzo Caobelli, Agronomo, Consulente per l’uso dei fitofarmaci per i Comuni 
Ore 11,30 – Esperienze a confronto ed interventi liberi 
Albino Armani, Presidente Consorzio Vini delle Venezie – Stefano Ervas, Vicepresidente BioVenezia, Biodistretto della Venezia Centro-Orientale – Comitato Mamme stop pesticidi 
Ore 13, 00 – Conclusioni di Giovanni Beghini, presidente ISDE Verona 

PRESENTAZIONE 
I prodotti di sintesi chimica usati in agricoltura e per la gestione del verde costituiscono un reale problema sanitario ed ambientale sul quale la popolazione ha sviluppato una attenzione molto elevata. 
La Giunta Regionale del Veneto, con delibera n.1262 del primo agosto 2016, ha approvato gli “Indirizzi regionali per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari”, la “proposta di regolamentazione comunale sull’uso dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili” e un “protocollo tecnico per l’uso dei prodotti fitosanitari ad azione fungicida, insetticida o acaricida nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili”. 
Il provvedimento si rifà costantemente al Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), che prevede che “le Regioni e le Province Autonome possono predisporre linee di indirizzo relativamente all’utilizzo dei prodotti fitosanitari……e le autorità locali competenti…. adottano i provvedimenti necessari per la gestione del verde urbano e/o ad uso della popolazione, relativamente all’utilizzo dei prodotti fitosanitari”. 
Il secondo allegato (B) costituisce un vero e proprio regolamento tipo a beneficio dei Comuni, con descrizioni dei passaggi fondamentali per eliminare o quantomeno ridurre al minimo i rischi da pesticidi prioritariamente in ambiente urbano e nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili.  Il Convegno, rivolto in primo luogo alle Pubbliche Amministrazioni, ma anche alle figure professionali interessate e ai cittadini in generale si pone come momento di sensibilizzazione sulla problematica e vuole fornire un momento di confronto a beneficio delle Amministrazioni che hanno il compito di salvaguardare la salute della popolazione. 

Per informazioni: 
dott. Flavio Coato – 349 4627823 – flaviocoato@gmail.com 


Giovedì 21 Marzo prima serata al Gran Can di Pedemonte




UniBicocca: pesticidi in alta quota, a rischio insetti ghiacciai alpini


La ricerca, volta a investigare la presenza nei ghiacciai Alpini di una selezione di pesticidi largamente usati in Pianura Padana, è stata realizzata dal gruppo di ecotossicologia di Milano-Bicocca, coordinato da Sara Villa, ricercatrice in ecologia, in collaborazione con il gruppo di glaciologia, guidato da Valter Maggi, docente di geografia fisica e geomorfologia del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’ateneo.
"Grazie all’analisi di una carota di ghiaccio prelevata dal ghiacciaio del Lys, nel massiccio del Monte Rosa, è stato possibile evidenziare una forte correlazione tra gli usi, dal 1996 a oggi, dell’insetticida chlorpyrifos e dell’erbicida terbutilazina nelle aree agricole italiane limitrofe alle Alpi e le quantità ritrovate nella massa glaciale", spiega in una nota l'ateneo.
Il gruppo di ecotossicologia, inoltre, ha raccolto e analizzato campioni di acqua di fusione da sei ghiacciai alpini (Lys nel gruppo del Monte Rosa, Morteratsch nel Massiccio del Bernina, Forni nel gruppo dell’Ortles Cevedale, Presena nel gruppo della Presanella, Tuckett nel gruppo del Brenta e Giogo Alto nel gruppo del Palla Bianca-Similaun), nei quali lo scioglimento primaverile del manto nevoso determina il rilascio dei contaminanti immagazzinati.
"I dati ottenuti hanno rivelato la presenza in tutto l’arco alpino di alcuni pesticidi appartenenti alle categorie degli insetticidi ed erbicidi, confermando così il ruolo dei ghiacciai come accumulatori di contaminanti trasportati in atmosfera e evidenziando una connessione con gli usi agricoli nelle aree limitrofe alle Alpi - si legge - La valutazione del rischio ecologico per la comunità acquatica dei torrenti glaciali alpini indica, quindi, una situazione di rischio per le concentrazioni di chlorpirifos - superiori di quasi cento volte rispetto al valore soglia - presenti nelle acque di fusione di alcuni ghiacciai. La comunità a rischio è quella dei macroinvertebrati, tra i quali i gruppi faunistici più frequenti sono gli insetti, in particolare chironomidi tra cui le specie Diamesa cinerella e Diamesa zernyi". "L’entità della contaminazione e la sua distribuzione spaziale - spiega Antonio Finizio, ecotossicologo di Milano-Bicocca - evidenziano l’esigenza di aggiornare le procedure di valutazione del rischio ecologico che considerino anche il trasporto atmosferico a media distanza, attualmente trascurato, ma di fondamentale importanza per la concessione dell’autorizzazione ministeriale relativa alla messa in commercio del prodotto fitosanitario, al fine di proteggere le comunità acquatiche alpine".


TRATTO DA: https://www.adnkronos.com/sostenibilita/world-in-progress/2019/03/14/unibicocca-pesticidi-alta-quota-rischio-insetti-ghiacciai-alpini_UlMkJTm18oJL6JW8kMMT5O.html?refresh_ce

INCONTRI PER LA CITTA'


NASCE WEFROOD, IL TRIP ADVISOR DELL’ORTOFRUTTA


Nasce il Trip Advisor dell’ortofruttasi chiama Wefrood (che sta per We first good) e sarà testato nei prossimi tre mesi, fino al 15 giugno, in cinque province (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Trento) che contano una popolazione totale di oltre tre milioni di abitanti, più di 4.000 aziende produttrici di ortofrutta, 700 distributori del dettaglio specializzato, una DO ben radicata sul territorio. Proprio come la piattaforma in cui si trovano le opportunità offerte dagli alberghi insieme ai voti di chi li ha utilizzati, Wefrood, prima nell’ambito territoriale della fase test, poi a livello nazionale, offrirà sin dai prossimi giorni alle aziende della produzione e della distribuzione l’opportunità di esserci, inserendo il proprio profilo aggiornabile nella piattaforma e caricando le loro offerte, e al consumatore, attraverso la stessa applicazione, di votare prodotti e negozi, costituendo progressivamente una grande – ed inedita per l’ortofrutta – fonte di informazione aperta a tutti su dove trovare il prodotto desiderato alle migliori condizioni di qualità e prezzo. L’iniziativa è di C2B4Food srl, start up innovativa con sede legale in Emilia e sede operativa a Suzzara (Mantova), specializzata nello sviluppo di piattaforme e servizi innovativi a supporto del consumatore e delle imprese del settore agricolo. L’ha fondata nel 2016 Paolo Beltrami, laureato in agraria, alle spalle un’esperienza internazionale molto significativa nell’ambito degli investimenti privati e pubblici nei settori agricolo e ambientale. “Abbiamo sviluppato – spiega Beltrami – una soluzione accessibile gratuitamente a tutti, consumatori e imprese, che premia qualità e trasparenza per incrementare i consumi e dare alla fine valore aggiunto ad un settore straordinario come quello ortofrutticolo che fino ad oggi ha espresso a fatica, al consumatore, la propria identità e la propria ricchezza varietale e nutrizionale”. “Da un lato – precisa il promotore di Wefrood – il consumatore può, attraverso l’APP gratuita, individuare l’offerta che lo circonda, scorrere i giudizi espressi da altri consumatori e recensire a propria volta i propri acquisti. Inoltre, con un sistema di notifiche personalizzate  può essere avvisato sul proprio smartphone dei prodotti in dispensa che stanno scadendo o scambiare referenze ed informazioni con amici e conoscenti sugli argomenti che più gli interessano. D’altra parte le imprese, anche le più piccole, dal sito internet accessibile anche dal loro cellulare, possono raggiungere la APP per promuovere in modo semplice la propria offerta avendo la possibilità di analizzare lo stato di gradimento dei consumatori. Creiamo così un rapporto nuovo nel mercato: semplice, senza filtri e intermediazioni, che alla fine promuoverà i consumi secondo il principio che maggiore è la soddisfazione dei clienti maggiori saranno i consumi.” Nella prima fase il target di Wefrood è la produzione di prossimità e il rivenditore specializzato, con un progressivo coinvolgimento del più ampio numero possibile di attori della produzione e della distribuzione. C2B4Food prevede di poter fornire i primi riscontri sull’iniziativa e ulteriori informazioni in tempi brevi e di presentare pubblicamente Wefrood il prossimo maggio. Per le informazioni sul progetto è possibile visitare il sito www.wefrood.com, seguire la piattaforma delle pagine social accessibili dal sito e contattare il team di supporto attraverso l’area contatti.

Venerdì quarto appuntamento ad Arbizzano


Cosa mangeremo noi e le generazioni dopo di noi?

Per declinare correttamente la S di GAS e RES è sufficiente dedicarsi agli acquisti di gruppo o alla costruzione di una rete di acquirenti e piccoli produttori? Per me no di certo.
Il movimento dell’Economia Solidale è nato per cercare di dare una risposta con le pratiche al bisogno di un mondo migliore, gli acquisti sono stati una possibile pratica, ma alla base di tutto rimane il bisogno di partecipare a costruire un mondo migliore, per questo si è sempre parlato di nuovi stili di vita.
Oltre al fenomeno oramai evidente dei cambiamenti climatici, ora siamo chiamati ad affrontare altre due “crisi di sistema” che personalmente mi preoccupano parecchio: la perdita di biodiversità e la perdita di fertilità dei suoli, sono fenomeni di cui si parla poco e a volte in modo superficiale.
Perché parlo di “crisi di sistema”? Perché sta emergendo con sempre maggior chiarezza che questi tre fenomeni sono legati fra di loro e figli del nostro folle stile di vita.
Ci stiamo avvicinando a un punto di non ritorno a più variabili, il fatto che tutte tre queste variabili dipendano da noi e che si stiano manifestando quasi contemporaneamente, dovrebbe farci capire l’urgenza di un cambiamento profondo della nostra visione della vita e di conseguenza del nostro stile di vita.
Attenzione però, non facciamoci illudere dagli scaffali pieni dei supermercati che queste notizie siano solo una montatura frutto di qualche irriducibile pessimista. Quei scaffali pieni esisteranno fino a quando sarà possibile tenere in piedi l’attuale sistema agricolo figlio della rivoluzione verde, in pratica fino a quando si riuscirà a sostenere la produzione agricola con una immissione enorme di energia e sostanze destinate ad esaurirsi, petrolio prima di tutto e poi i fertilizzanti di origine fossile, poi nessuno sa come potremo cavarcela.
C’è chi spera in nuove tecnologie applicate all’agricoltura, vedi gli OGM o le tecniche di agricoltura idroponica per esempio, ma non c’è per ora nessuna certezza che queste nuove (che poi tanto nuove non sono) tecnologie siano veramente in grado di produrre tutto il cibo necessario, vi è poi il rischio che il cibo prodotto con metodi che scardinano equilibri naturali formatisi in milioni di anni non sia salutare e scusate se è poco.
Un consiglio: evitate di dare della Cassandra agli studiosi che ci stanno avvertendo e anche a me, perché Cassandra aveva ragione e se i troiani l’avessero ascoltata si sarebbero salvati.
Visto che ci stiamo inoltrando in un nuovo anno io mi auguro che ci sia una presa di consapevolezza e un nuovo impegno che ora mancano terribilmente e mi auguro sopra tutto che siano i giovani a dare un segno di presenza e volontà di essere protagonisti.
Riporto tre articoli da fonti autorevoli che parlano di questi fenomeni:
Degradato il 75% del suolo mondiale dal sito di National Geographic Italia
“La degradazione del suolo, la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici sono tre facce diverse di un’unica sfida cruciale: l’impatto crescente delle nostre scelte sulla salute del nostro ambiente naturale”, commenta Sir Robert Watson, presidente dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), IPBES è l’“IPCC della biodiversità”, una valutazione scientifica dello status della vita non-umana che funge da supporto vitale per la Terra. Per valutare il degrado del suolo ci sono voluti tre anni e oltre 100 tra i maggiori esperti del tema, provenienti da 45 paesi diversi.Le cause di fondo del degrado del suolo, afferma il rapporto, sono gli stili di vita ad alto consumo delle economie maggiormente sviluppate, combinati con i consumi in crescita delle economie in via di sviluppo ed emergenti. L’elevato e crescente consumo pro capite, amplificato dal costante aumento della popolazione in molte parti del mondo, provoca un’espansione insostenibile dell’agricoltura, dell’estrazione mineraria, del consumo di risorse naturali e dell’urbanizzazione.“Ne siamo a conoscenza da 20 anni, ma la situazione non fa che peggiorare”, commenta Luca Montanarella, scienziato italiano esperto di suolo e co-coordinatore dello studio.Molti paesi ricchi spostano all’estero i loro impatti ambientali importando enormi quantità di cibo, risorse e prodotti dagli altri paesi. L’Unione Europea, ad esempio, importa tra il 30 e il 40% del cibo.

Il modello fallimentare dell’agricoltura intensiva dal sito di Focus
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/sicurezza-alimentare-e-agricoltura-intensiva
Affinché si formino 2,5 centimetri di suolo nuovo, la natura impiega non meno di 500 anni. Quello che definiamo strato attivo è dunque un tesoro prezioso e raro, ben più del petrolio. Ma quasi un terzo delle terre coltivabili del nostro pianeta è scomparso negli ultimi 40 anni, a causa di pratiche agricole intensive: ci vorranno secoli perché tornino produttive. E la situazione non può che peggiorare se non si prendono provvedimenti ora, affermano gli esperti che hanno presentato il loro rapporto alla COP21, la conferenza sul clima di Parigi.
L’allarme, perché si tratta di un vero e proprio allarme, è arrivato da Duncan Cameron, biologo dell’università di Sheffield (UK): «Oggi il tasso di erosione dei campi arati è da dieci a cento volte superiore al tasso di formazione del suolo». Il ricercatore sottolinea che il sistema di agricoltura intensiva è insostenibile, in particolare per l’uso massiccio dei fertilizzanti, che a lungo andare degradano il suolo anziché arricchirlo.
Secondo il ricercatore la soluzione c’è e consiste nel tornare all’uso di metodi agricoli pre-industriali, che permisero di preservare i terreni agricoli per generazioni.

IL SUOLO – LA RADICE DELLA VITA da una pubblicazione dell’ISPRA
http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/pubblicazionidipregio/suolo-radice/49-57.pdf
Per biodiversità del suolo, si intende la grandissima varietà di organismi che lo popolano. Il concetto, se guardato dal punto di vista del numero dei viventi coinvolti, è molto più complesso di quanto possa sembrare. All’interno del suolo la densità degli organismi raggiunge spesso valori elevati. Un solo grammo di suolo in buone condizioni può contenere centinaia di milioni di batteri appartenenti ad un numero enorme di specie diverse; in un grammo di suolo arato possono essere presenti fino a 40.000 individui appartenenti al gruppo dei protozoi mentre, nelle praterie, i nematodi possono raggiungere densità pari a 20.000.000 individui/mq.
La maggiore attività degli organismi si riscontra nei primi 10-20 cm di profondità, le pratiche agricole intensive (lavorazione profonda e frequente) hanno un impatto negativo su tutti gli organismi del suolo, creando un habitat sfavorevole.


Gli allevamenti intensivi seconda causa di inquinamento da polveri sottili

Gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da “polveri fini” in Italia, responsabili dello smog più dell’industria e più di moto e auto. A dirlo Dataroom, la rubrica dell’ideatrice di Report, Milena Gabanelli, sul Corriere online, dando spazio ad una innovativa stima di Ispra. Secondo lo studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, infatti, riscaldamento e allevamenti sono responsabili rispettivamente del 38% e del 15,1% del particolato PM 2,5 della penisola. In altre parole, lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquina più di automobili e moto (9%) e più dell’industria (11,1%).
Ma facciamo un passo indietro. La quantità di polveri totali sospese  è misurata in maniera quantitativa (peso/volume) a seconda, della dimensione delle particelle. Per indicare la dimensione si utilizza il temine Particulate Matter (PM), seguito dal diametro aerodinamico massimo delle particelle (10μm o 2,5 μm).
Il calcolo di Ispra ribalta la classifica dei settori inquinanti prendendo in considerazione sia il PM primario (quello direttamente emesso dalle sorgenti inquinanti, ad esempio dai tubi di scappamento delle auto) che il PM secondario(ovvero quello prodotto in atmosfera da reazioni chimiche che coinvolgono diversi gas precursori).
Per fare un esempio, il contributo degli allevamenti intensivi al PM primario è irrisorio; infatti, gli allevamenti sono responsabili in media di poco più dell’1,5% delle emissioni di PM primario (nello specifico, dell’1,7% di PM2,5 primario nel 2016). Al contrario, diventano centrali se si prende in considerazione anche il particolato secondario, ovvero quello derivante dalla produzione di ammoniaca (NH3) che, liberata in atmosfera, si combina con altre componenti per generare proprio le “polveri sottili”.
Per risolvere il problema del particolato causato dagli allevamenti, quindi, è necessario fare «azioni strutturali», continua Ispra su Dataroom «come la riduzione dei capi o le opzioni tecnologiche». Infatti, stando ai dati degli ultimi sedici anni, il settore allevamenti non ha subito alcun tipo di miglioramento in termini di inquinamento da PM. Anzi, mentre è diminuito il contributo di auto e moto, del trasporto su strada, dell’agricoltura, dell’industria e della produzione energetica, al contrario, è aumentato l’inquinamento del riscaldamento (che passa dal 15% del 2000 al 38% del 2016) e del settore allevamenti (dal 10,2% al 15,1% in sedici anni).
«È evidente come gli allevamenti intensivi siano la causa di pesanti ricadute sull’ambiente, che vanno poi a influire anche sulla salute umana. Eppure, i soldi pubblici continuano a foraggiare questo sistema», commenta Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura e Progetti Speciali di Greenpeace Italia. I fondi a cui facciamo riferimento sono i finanziamenti della Politica agricola comune (PAC),una voce non da poco nelle casse dell’Unione europea, capace di impegnare circa il 39% del bilancio Ue. Una politica che sembra non fare distinzione tra aziende inquinanti o meno. Infatti, un report dello scorso anno di Greenpeace ha mostrato come la PAC finanzi alcuni degli allevamenti più inquinanti d’Europa. Tanto che, mentre le aziende continuano ad emettere enormi quantità di ammoniaca (precursore di particolato fine) – chiude Ferrario – i sussidi economici continua ad essere versati a più della metà delle aziende zootecniche controllate in Europa, e ad oltre il 67% degli allevamenti nostrani».

Ma cosa può accadere, quindi, a chi vive nelle vicinanze di allevamenti intensivi? 

«L’esposizione ripetuta nel tempo a questi materiali sospesi nell’aria può portare a disturbi respiratori, effetti tossici, problemi della funzione polmonare, malattie infettive, infiammazioni croniche respiratorie e asma», commenta Carlo Modonesi, membro del Comitato scientifico di Isde Italia (International Society of Doctors for the Environment). Secondo i medici per l’ambiente, inoltre, l’esposizione cronica al PM2,5 può arrivare a causare malattie molto gravi, incluso il cancro del polmone. 
Come arginare questo fenomeno? «Ovviamente non esiste una ricetta universale – chiude l’esperto – ma se cominciassimo a modificare radicalmente il modello produttivo di agricoltura e allevamenti, adottando sistemi ecologici, potremmo dare un contributo importantissimo al raggiungimento di questo obiettivo».
Esattamente ciò che sostiene Greenpeace con la campagna Meno è meglio: l’attuale livello di produzione e consumo di carne e il modello intensivo di allevamento sono insostenibili, ma la Politica Agricola Comune continua a finanziare abbondantemente questo sistema, come emerge nel report Soldi pubblici “in pasto” agli allevamenti intensivi. Attualmente è in discussione la “nuova” PAC, ed è questa l’occasione per Europa e Stati membri per invertire la rotta: usare i soldi pubblici per sostenere la transizione verso modelli di produzione ecologici, che valorizzino i piccoli produttori e non gli allevamenti intensivi
I primi di aprile in Commissione agricoltura si discuterà il testo della nuova PAC: i parlamentari europei sapranno scegliere il futuro?
Pig Stall in Germany. © Anonymous
Pig stall in Germany. Pig fattening in intensive animal farming. Pigs on slatted floor. Livestock farming in narrow boxes. © Anonymous

tratto da:
https://www.greenpeace.org/italy/storia/4813/gli-allevamenti-intensivi-seconda-causa-di-inquinamento-da-polveri-sottili/

Glifosato: Corte Ue annulla divieto accesso studi tossicità


http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2019/03/07/glifosato-corte-ue-annulla-divieto-accesso-studi-tossicita_ecb6556f-a325-47e0-b869-27d7d9f7a678.html

BRUXELLES - La Corte Ue ha annullato le decisioni con cui l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha negato l'accesso agli studi sulla tossicità e la cancerogenicità del glifosato, la sostanza attiva presente nell'erbicida Roundup - il più venduto al mondo - prodotto dalla multinazionale americana Monsanto. "L'interesse del pubblico ad accedere alle informazioni - secondo quanto stabilito dai giudici europei - è non solo quello di sapere che cosa è, o prevedibilmente sarà, rilasciato nell'ambiente, ma anche quello di comprendere il modo in cui l'ambiente rischia di essere danneggiato dalle azioni in questione".
La sentenza riguarda le cause presentate da quattro eurodeputati e un cittadino che si erano appellati ai giudici Ue a seguito del rifiuto dell'Efsa di consentire l'accesso agli studi di tossicità non pubblicati. Tali studi riguardavano la dose giornaliera ammissibile (ADI) di glifosato e risultati e analisi sulla cancerogenicità della sostanza attiva. L'Efsa aveva motivato la propria decisione sostenendo che la divulgazione delle informazione avrebbe potuto "arrecare un serio pregiudizio agli interessi commerciali e finanziari delle imprese" autrici degli studi e che "non esisteva alcun interesse pubblico prevalente alla divulgazione".
Il Tribunale Ue oggi ha "condannato" l'Efsa ad aprire gli archivi in nome dell'"interesse pubblico prevalente". L'Efsa, scrivono i giudici Ue, "non può negare" la divulgazione di questi documenti "adducendo che ciò avrebbe arrecato pregiudizio alla tutela degli interessi commerciali dei proprietari degli studi richiesti".
L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) "accoglie con favore la decisione" della Corte di giustizia Ue che ha dato torto alla stessa Efsa sulla questione dell'accesso pubblico agli studi presentati dall'industria nella procedura di autorizzazione dell'erbicida glifosato. "Questo caso e la sentenza della Corte sono importanti - spiegano dall'agenzia con sede a Parma - perché forniscono orientamenti all'Efsa e alle altre istituzioni per interpretare la legislazione dell'Ue sull'accesso pubblico ai documenti".

Un legame tra fibromialgia e glifosato Round-Up formalmente stabilito dai ricercatori del CNRS

La fibromialgia, una malattia che causa molti dolori debilitanti, è stata a lungo un enigma per la medicina. Questa patologia provoca in pazienti con difficoltà di concentrazione, atrofia testicolare e talvolta intolleranza al lattosio. È stato a lungo previsto un collegamento con il glifosato del Round-Up, ma non ci sono prove scientifiche valide a sostegno di questa ipotesi. Un nuovo studio, recentemente pubblicato da un team del CNRS sulla rivista The Journal of American Medical Association, conferma questi sospetti. L'eminente Professor Jewell C. Johnson del CNRS, il cui lavoro è autorevole sul campo, ha appena aperto la strada allo stagno con la pubblicazione del suo ultimo studio. E per una buona ragione: le conclusioni ottenute dal suo gruppo di ricerca non lasciano dubbi sul legame causale tra il glifosato Round-Up e la fibromialgia. Le prove raccolte sono schiaccianti e ora indiscutibili. Appena pubblicati, si stanno già imponendo come nuovo consenso sull'argomento, finendo allo stesso tempo le polemiche che hanno animato il microcosmo medico per anni. Alcuni esperti nel campo della fibromialgia, che finora hanno contestato questa relazione di causa-effetto con il glifosato Round-Up, ammettono oggi che non è più possibile metterlo in discussione. La ricerca condotta dai team di Jewell C. Johnson si basa su una metodologia scientifica estremamente rigorosa per più di una ragione. Innanzitutto, dal numero di casi analizzati: oltre 3.400 pazienti sono stati trattati e monitorati in modo draconiano per un periodo di 14 anni. Fino ad ora una tale coorte non è mai stata in grado di essere unita.
Quindi, dalla natura esauriente delle analisi effettuate sul gruppo di controllo. Oltre a innumerevoli esami del sangue e chimici, la NPG (neuroablazione della fase gassosa) è stata utilizzata per la prima volta su larga scala. Questa tecnica all'avanguardia allo stato dell'arte consente l'estrazione di genotipi mediante spettroscopia di nucleotidi elementari.
Ma l'aspetto più notevole risiede nei risultati ottenuti che, come abbiamo spiegato in precedenza, consentono di eliminare definitivamente ogni possibile distorsione. Questi dati, finora incomparabili, sono il nuovo standard nello studio clinico della fibromialgia. Tra le molte scoperte fatte, troviamo ad esempio questo:

Alterazione dei ribosomi per scissione resistente
Jewell C. Johnson et al. - 2017
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% 02468101214161820
Queste cifre mostrano che:
• I fattori ambientali entrano in gioco nel verificarsi della malattia.
• L'opacizzazione degli umori vetrosi raggiunge rapidamente un livello preoccupante.
• Il gruppo di controllo (placebo) non è influenzato dalle alterazioni.
• La percentuale complessiva di nuclei di cellule sane sta diminuendo costantemente.
Una migliore conoscenza di questi fenomeni rende possibile prevedere rapidamente nuovi trattamenti palliativi (e probabilmente presto curativi) per i pazienti colpiti. Durante la conferenza stampa organizzata per l'occasione, Jewell C. Johnson ha anche svelato alcuni indizi sorprendenti che saranno presto oggetto di ulteriori studi da parte del suo team.
Tra questi, cranioscopia e ipnosi sembrano particolarmente efficaci in vista dei risultati. Sebbene molti scienziati rifiutino ancora questo tipo di trattamento, i risultati ottenuti durante la meta-analisi mostrano un innegabile interesse terapeutico. Altri due gruppi di ricerca dell'Università di Oxford hanno appena confermato questi risultati.
Il protocollo di cura relativo alla fibromialgia potrebbe quindi evolvere significativamente nei mesi a venire, al fine di tenere conto di queste nuove scoperte. La cranioscopia, in particolare, sarà oggetto di una ricerca particolarmente avanzata poiché la sua benefica influenza nel trattamento della malattia non ha quasi alcun dubbio.



Franco Arminio il 13 Marzo nel veronese


Convegno del 23 marzo a Corte Molon (Verona), che affronterà il problema dei pesticidi e l'importanza dei Regolamenti di Polizia Rurale



PROGRAMMA 
Ore 09,00 – Apertura convegno 
Moderatore Luciano Marchiori - Medico del lavoro, già Direttore Dipartimento di Prevenzione AULSS 9 VR 
Interventi delle Autorità 
Ore 09,30 – Impatto sanitario e ambientale dei pesticidi e possibili alternative – Gianni Tamino, Docente di Biologia all’Università di Padova, membro Comitato Tecnico Scientifico ISDE 
Ore 10,10 – Relazione tra pesticidi e malattie neurodegenerative – Sarah Ottaviani, Medico neurologo, Neurologia A, AOUI Verona 
Ore 10,30 – Le api e i pesticidi – Gianluigi Bressan, Veterinario ULSS 9, referente apicoltura Regione Veneto 
Ore 10,50 - Dgr n. 1262 del 01 agosto 2016: Indirizzi per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari - Roberto Salvò, Direzione Agroambiente Caccia e Pesca Regione Veneto 
Ore 11,10 – Come costruire un regolamento comunale di polizia rurale – Renzo Caobelli, Agronomo, Consulente per l’uso dei fitofarmaci per i Comuni 
Ore 11,30 – Esperienze a confronto ed interventi liberi 
Albino Armani, Presidente Consorzio Vini delle Venezie – Stefano Ervas, Vicepresidente BioVenezia, Biodistretto della Venezia Centro-Orientale – Comitato Mamme stop pesticidi 
Ore 13, 00 – Conclusioni di Giovanni Beghini, presidente ISDE Verona 

PRESENTAZIONE 
I prodotti di sintesi chimica usati in agricoltura e per la gestione del verde costituiscono un reale problema sanitario ed ambientale sul quale la popolazione ha sviluppato una attenzione molto elevata. 
La Giunta Regionale del Veneto, con delibera n.1262 del primo agosto 2016, ha approvato gli “Indirizzi regionali per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari”, la “proposta di regolamentazione comunale sull’uso dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili” e un “protocollo tecnico per l’uso dei prodotti fitosanitari ad azione fungicida, insetticida o acaricida nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili”. 
Il provvedimento si rifà costantemente al Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), che prevede che “le Regioni e le Province Autonome possono predisporre linee di indirizzo relativamente all’utilizzo dei prodotti fitosanitari……e le autorità locali competenti…. adottano i provvedimenti necessari per la gestione del verde urbano e/o ad uso della popolazione, relativamente all’utilizzo dei prodotti fitosanitari”. 
Il secondo allegato (B) costituisce un vero e proprio regolamento tipo a beneficio dei Comuni, con descrizioni dei passaggi fondamentali per eliminare o quantomeno ridurre al minimo i rischi da pesticidi prioritariamente in ambiente urbano e nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili. 
Il Convegno, rivolto in primo luogo alle Pubbliche Amministrazioni, ma anche alle figure professionali interessate e ai cittadini in generale si pone come momento di sensibilizzazione sulla problematica e vuole fornire un momento di confronto a beneficio delle Amministrazioni che hanno il compito di salvaguardare la salute della popolazione. 
Per informazioni: 

dott. Flavio Coato – cell.: 3494627823 – email: flaviocoato@gmail.com