Sagra degli asparagi a Rivoli Veronese


 

Qualche ricordo del Progetto Prendersi Cura della Terra

Progetto di sensibilizzazione ed educazione ambientale

FORMAT – FORMazione AmbienTe 2021 con il contributo di 

Fondazione Cariverona

La Biodiversità progetto di educazione ambientale promosso da Terra Viva e finanziato dalla Fondazione Cariverona in  collaborazione con i Comuni di San Pietro in Cariano e Fumane; un progetto che si articolerà in due anni di attività didattiche e formative nelle Scuole.

Abbiamo avuto il finanziamento per promuovere e proporre la piantumazione di alberi e creare ambienti dove possa rigenerarsi il terreno e piantare fiori e piante officinali che richiamino insetti impollinatori. 

Terra Viva è stata partner di questo Bando dove la capofila è l'Ass. Amente libera.
















Prendersi cura della terra

È stato piantato anche il melo di varietà antica. L'incontro si è tenuto il 21 aprile proprio il giorno prima del Earth Day 2022 con Liceo Calabrese Levi San Pietro in Cariano. In occasione di questo, i ragazzi sono stati coinvolti in un "word cafè" per discutere dei più importanti problemi ambientali e di salvaguardia della Terra e della biodiversità e del nostro ruolo e rapporto con essa! 

Premessa

Il progetto mira a rendere bambini/e e ragazzi/e protagonisti attivi di un nuovo rapporto con la natura all’interno del proprio ambiente di vita. Per diffondere il “rispetto ambientale” nelle nuove generazioni non è sufficiente trasmettere prassi e pratiche, ma è fondamentale promuovere un sentire nuovo verso gli elementi naturali passando attraverso processi cognitivi ed emotivi. Il progetto è attivato in 3 comunità territoriali (San Bonifacio, alta Valdalpone, Valpolicella) messi in rete per confrontarsi, scambiare esperienze e amplificare i risultati; sono territori urbani che si innestano senza soluzione di continuità in ambiti rurali. Attraverso azioni concrete diversificate in funzione dell’età, bambini/e e ragazzi/e sono posti al centro come agenti di cambiamento ed eco-fattori positivi che conoscono e trasformano in senso agroecologico il proprio ambiente di vita incrementandone la biodiversità e la vivibilità per loro stessi e per gli altri esseri viventi. Le azioni attivate in ambito urbano e rurale hanno come fulcro comune l’albero e sono volte a far comprendere come il “rispetto dell’ambiente” non sia identificabile solo con “il non fare” (es. non gettare la carta per terra, non raccogliere i fiori…), ma diventa “fare, prendersi cura, essere attivi e attori positivi” all’interno delle relazioni ecosistemiche. Questo permette alle nuove generazioni di sperimentare azioni di collaborazione e cooperazione appropriandosi degli spazi comuni che quotidianamente vivono (giardini delle scuole, parchi pubblici) e di comprendere l’importanza ecosistemica degli spazi agricoli contigui di solito intesi come altro e associati solo alla produzione e non sentiti come luoghi di cura della Terra. 

Il concetto di natura è culturale ed è soggetto ad evoluzioni; dipende dal background socio-educativo; è influenzato da esperienze personali soprattutto dei primi anni di vita e dalla provenienza culturale. La sensibilità verso la natura che guida le conseguenti azioni di rispetto e di cooperazione sono molteplici e multiculturali, come lo sono le nuove generazioni. Nei paesi e nelle campagne veronesi gli alberi rappresentano l’elemento naturale più identificante e che in modo più evidente porta con sé le contraddizioni del nostro rapporto con la natura: ne ammiriamo la bellezza, ma ne siamo intimoriti per i rischi connessi; ne richiediamo la preservazione, ma desideriamo assoggettarli alle nostre necessità estetiche “di ordine” e produttive spesso lontane dalle dinamiche ecologiche; ne riconosciamo l’importanza, ma pochissimi li conoscono per nome e ne conosco i valori agroecologici.

È di grande attualità la loro importanza: assorbimento dei gas serra, mitigazione del calore, riduzione dell’inquinamento atmosferico; offrono rifugio e habitat alla fauna e hanno una funzione agroecologica fondamentale sia in ambiente urbano che rurale. Gli alberi posseggono una loro intelligenza, si pongono in relazione tra loro e con gli altri elementi naturali, racchiudono storie e memorie. Nei giardini scolastici, dei parchi pubblici e delle aree rurali prossime alle periferie urbane ritroviamo queste contraddizioni, dove gli alberi spesso sono visti alla pari di un “arredo urbano” oppure visti (quando ci sono) senza valori specifici.     

Il progetto vuole valorizzare questo elemento partendo dagli ambienti scolastici per ampliare la coscienza verso gli spazi extrascolastici, contribuendo a sviluppare un nuovo rapporto tra specie umana e natura mediante pratiche di cittadinanza attiva basate sulla cura e sulla cooperazione, alla base di un rinnovato rispetto ambientale che porti anche a ripensare l’uso degli spazi urbani e degli spazi rurali prossimi agli stessi centri urbani. 


Obiettivi 

Il progetto educativo rivolto alle nuove generazioni contribuisce a:

-   metterle in connessione con la Natura;

-   renderle consapevoli del loro ruolo di cittadini di oggi e di domani rendendoli protagonisti attivi di cambiamenti positivi all’interno del proprio territorio di vita in un’ottica di bene comune; 

-   diffondere attraverso conoscenze e pratiche concrete il valore ecosistemico, culturale e di senso dell’albero;

-   diffondere la consapevolezza che il rispetto ambientale si concretizza attraverso pratiche concrete di cura del territorio basate sulla cooperazione, attivabili dalla scala più piccola (il giardino scolastico) alla scala più grande (ambiente rurale).   

Rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile così come definiti in Agenda 2030, il progetto si propone di attivare consapevolezze e buone pratiche tra le giovani generazioni che contribuiscano a raggiungere gli obiettivi 15 vita sulla terra, obiettivo 13 lotta contro il cambiamento climatico, obiettivo 14 vita sott’acqua, obiettivo 12 consumo e produzioni responsabili.  

Inoltre le azioni proposte nel lungo termine concorrono nel perseguire l’obiettivo 3 salute e benessere e l’obiettivo 11 rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. 

 

ATTIVITA’ PROPOSTE

Articolazione di azioni diversificate in funzione dell’età nel corso di due annualità scolastiche (a.s. 2021/2022 e 2022/2023), con linguaggi e approcci diversi (emotivo e cognitivo). 

Scuole infanzia: Alberi come amici. Laboratori esperienziali dedicati ad osservazione e conoscenza nel giardino scolastico. Piantumazione albero delle farfalle e creazione di un giardino per le farfalle. Posizionamento nel cortile scolastico di nidi per gli uccellini; come gli alberi impariamo anche noi ad aiutarli (laboratori). Letture animate: alberi e natura parlano e raccontano. Creazione inventario fantastico del giardino. Esperienze di piantumazione. Incontro con apicoltore: alberi amici della api. 

Scuole primarie: Laboratori esperienziali e uscite con guida ambientale naturalistica nel giardino scolastico dedicati all’osservazione e conoscenza. Laboratori ed esperienze di piantumazione finalizzati alla realizzazione di spazi in cortile/giardino/aree pubbliche dove alberi e bambini/e cooperando concorrono ad aumentare la biodiversità e la bellezza dei luoghi (giardino delle farfalle e luoghi amici delle api). Posizionamento nel cortile scolastico di nidi corredate da fototrappola per monitoraggio. Laboratori di letture animate all’aperto e realizzazione di un inventario fantastico del giardino. Laboratori di canto corale dedicato alla natura e registrazione dei canti; inserimento in qrcode da posiziona in aree verdi. Incontri con agricoltori e apicoltori. 

Scuole sec. I gradoOsservare, dedurre agire. Laboratori esperienziali volti a conoscere e approfondire il tema mediante uso di strumenti digitali; applicazione del metodo scientifico, attività di citizen monitoring per raccolta dati sul giardino scolastico e parchi adiacenti. Incontri con esperto sui benefici ambientali degli alberi in ambiente urbano e rurale. Uscite con guida ambientale naturalistica. Laboratori di co-progettazione e piantumazione anche in sinergia con agricoltori volti ad incrementare la biodiversità all’interno del giardino scolastico e in aree pubbliche. Ragazzi/e protagonisti di eventi di divulgazione e disseminazione delle conoscenze acquisite e del lavoro pratico svolto.

Scuole sec. II grado: Osservare, dedurre agire. conoscere e approfondire il tema territorialmente mediante l’uso di strumenti digitali, la conoscenza e applicazione del metodo scientifico e l’incontro con esperti. Attività di citizen science rivolta alla raccolta di dati sul patrimonio arboreo e biodiversità del giardino scolastico e aree verdi individuate come pilota.. Incontri con esperto sui benefici ambientali degli alberi in ambiente urbano e rutale. Incontri sul territorio con guida ambientale naturalistica. Performance teatrale Le voci dell’albero. Realizzazione di padlet e video. Spettacolo teatrale L’uomo che piantava gli alberi. Attività di piantumazioni, azioni di incremento della biodiversità, cura del verde nel giardino della scuola, aree pubbliche e aziende agricole. Progettazione, realizzazione pannelli esplicativi interattivi: i ragazzi raccontano attraverso immagini, racconti, video scaricabili attraverso qr-code. Divulgazione e sensibilizzazione verso la cittadinanza e verso i ragazzi più piccoli con organizzazione di eventi, laboratori e momenti di scambio (settimana cultura scientifica e tecnologica; giornata della Terra; giornata della biodiversità): i ragazzi insieme ai soggetti coinvolti raccontano l’esperienza e divulgano i risultati. Nel corso del progetto affiancamento a percorsi di PTCO nell’ambito delle attività di progetto. 

 

 

 

PARTNER COINVOLTI NELL’INIZIATIVA

Associazione AMEntelibera, Associazione culturale Cartabianca-Battipalco, Associazione culturale Euphonia, Associazione Terra Viva Verona, Biodistretto Valpolicella e dintorni, Comitato MAG Verona, Fondazione La Piletta onlus 

 

 

SOSTENITORI DEL PROGETTO: 

Fondazione Cariverona, Comune di San Bonifacio, Comune di San Giovanni Ilarione, Comune di Fumane, Comune di Vestenanova, Comune di San Pietro In Cariano, azienda Valliflor srl. 



Festa degli iris a Campiano


 

A Ponton il 29 e 30 Aprile


 

A tutto GAS 2022 - quinta edizione


Il GASpolicella vi invita alla quinta festa del GAS, domenica 8 maggio nei giardini AIDO di Pedemonte (San Pietro in Cariano) dietro l'Hotel Gran Can (che è un progetto della Cooperativa Sociale Azalea). C'è la possibilità di pranzare con pietanze vegetariane.

Ci saranno numerosi piccoli produttori selezionati dal GAS in questi nostri 15 anni di attività nelle modalità dell'Economia Solidale.


 

Agli orti di Arcé si procede con le coltivazioni




















Il nostro frutteto dopo un attenta e curata potatura di rispetto, protetta adeguatamente con una pasta per tronchi traspirante d'argilla e propoli, ci sta regalando delle fioriture spettacolari.
La Serra chiaramente più avanti del campo esterno è ricca di insalatine rucole e le prime piantine di zucchina, sia nelle aiole che negli orti rialzati, curati e seminati attentamente dai ragazzi della cooperativa. Abbiamo inoltre potenziato il nostro impianto di irrigazione viste le premesse di questi primi mesi già troppo siccitosi.
Pian pianino continuiamo ad abbellire tutto quello che contorno: il prato è stato arricchito con semi di fiori e leguminose che lentamente si moltiplicano. Questo lavoro è stato fatto per migliorare la presenza di radici e quindi la porosità e la fertilità anche biologica del nostro terreno.








 

Corso a CASA DI TANO


 

Festa alla GENOVESA

Purtroppo il meteo di questo fine settimana ci costringe a spostare la festa. Vi diamo appuntamento a domenica 8 Maggio per festeggiare insieme la Primavera, il 40° anniversario della Genovesa e tutte le mamme del mondo. Nei prossimi giorni vi manderemo un nuovo comunicato con il programma e le attività. Sarà una festa ancora più grande!!



Sabato 07.05.2022 – Selva di Progno (Vr) – Visita guidata all’Osservatorio Astronomico Parco della Lessinia

 Osservatorio Astronomico Parco della Lessinia

Località Naiss – Selva di Progno (VR)



Orto, ecco le piante che “bevono poco”

Nella stagione calda l’acqua diviene ancora più preziosa. Con alcuni accorgimenti possiamo risparmiare un bene così importante per il nostro ecosistema

Dopo un inverno lungo che difficilmente si è arreso alla primavera, finalmente è arrivato il momento di sistemare l’orto per la bella stagione. Gli appassionati sicuramente saranno alle prese con la scelta delle piante come pomodori, zucchine, melanzane, peperoni, le immancabili insalate.

Nella vasta gamma che la nostra agricoltura ci offre esistono alcune piante che ottimizzano la risorsa idrica e sono decisamente sostenibili oltre che resistenti alla siccità e per questo apprezzate. Oltre alle aromatiche arbustive, lavanda, timo, rosmarino e salvia, possiamo piantare le leguminose in particolare i ceci, i fagioli e le lenticchie. 

Si consideri che resistono anche con una sola annaffiatura settimanale. Inoltre l’aglio è una pianta che odia il terreno eccessivamente umido rischiando di marcire in caso contrario. Infine come non ricordare le patate che si accontentano delle precipitazioni, seppur scarse, che il clima offre.

Tra le classiche piante da orto quella che resiste meglio alla siccità è il pomodoro in particolare in alcune varietà come il “siccagno”.

In generale vi ricordiamo sempre la regola dell’innaffiatura serale: ottimizza la risorsa e facilita l’assorbimento delle radici, evitando al contempo che le foglie si brucino. In ogni caso è bene evitare di bagnare le foglie per evitare l’effetto lente d’ingrandimento che focalizza la radiazione solare determinando la bruciatura. Soprattutto in questa prima fase primaverile, quando le piante ancora devono svilupparsi del tutto e le piogge ancora bagnano il terreno, è opportuno verificare l’umidità dello stesso al fine di evitare allagamenti e marcescenza delle radici. Nel caso in cui le piogge siano consistenti e abbiamo a che fare con un orto in pieno suolo (in giardino ad esempio) i canali di scolo possono ovviare al problema.

Nelle verdure bio batteri patogeni per l'uomo?

Le verdure biologiche possono essere contaminate da organismi unicellulari responsabili della trasmissione di batteri potenzialmente patogeni per gli uomini. L’allerta arriva dall’European Congress of Clinical Microbiology & Infectious Diseases (ECCMID), che si è tenuto a Lisbona tra il 23 e il 26 aprile scorsi.

Tra i protozoi che possono contaminare le verdure biologiche ci sono le amebe a vita libera, piccoli organismi che si alimentano di batteri e che possono essere trasportatori di batteri patogeni e quindi funzionare come dei “cavalli di Troia” per introdursi nel corpo umano.

Yolanda Moreno, 
ricercatrice dell’Universitat Politècnica de València in Spagna, ha tuttavia spiegato che si sa ancora poco sulla presenza e la diversità delle amebe a vita libera così come sul rischio che si possano trasmettere attraverso gli agenti patogeni umani.

I ricercatori hanno svolto uno studio sulle amebe a vita libera isolate e da diverse verdure biologiche: 17 campioni di lattuga e di spinaci prelevati da vari supermercati di Valencia tra il novembre del 2020 e il maggio del 2021.
Hanno identificato il DNA dei batteri presenti all’interno delle amebe a vita libera scoprendo che i principali batteri erano i flavobacterium, trovati nel 10% del totale di prodotti analizzati, e gli pseudomonas, anch’essi presenti nel 10% dei campioni.

Il Congresso tuttavia specifica che la maggior parte dei batteri rinvenuti non sono responsabili di patologie particolari, sebbene sebbene il 34% dei campioni registrasse la presenza di 52 batteri diversi potenzialmente patogeni. Tra di essi c’erano il batterio della legionella, della salmonella e gli Arcobacter, che possono causare malattie a livello gastrointestinale o polmonare.
La specie di ameba a vita libera denominata Vermamoeba vermiformis, un tipo che può provocare anche delle infezioni gravi nell’uomo, è stata trovata nel 19% dei campioni, mentre l’Acanthamoeba castellanii, un’ameba che può causare  cecità o encefalite, nel 63%.

“La contaminazione può derivare dal trattamento del suolo con fertilizzanti organici come letame e fanghi di depurazione e dall’acqua di irrigazione”, spiega Moreno. “Le verdure a foglia sono particolarmente suscettibili alla contaminazione fecale a causa della loro vicinanza al suolo e della probabilità che gli esseri umani le consumino senza cucinare”, ha aggiunto la ricercatrice.

In ogni caso – come ammettono anche gli stessi autori dello studio – ci vorrebbero analisi più ampie e approfondite, rispetto al numero di campioni analizzati e della loro origine.

Scarica il comunicato dell’ECCMID 

Il mercatino della Biodiversità a San Martino BA




 

Venerdì 22 Aprile: la Cantina Valpolicella ospiterà lo spettacolo “In vino recitas”.

 

Nell’ambito del Palio, Cantina Valpolicella Negrar ospiterà venerdì 22 aprile “In vino recitas” di Gianni Giusto, spettacolo realizzato dalla compagnia “Teatro dei Pazzi”. La performance sarà preceduta da una visita guidata della cantina – dal piccolo museo dell’appassimento, al caveaux delle bottiglie storiche in cui c’è la prima bottiglia di Amarone etichettata con questa dicitura in Valpolicella, alla bottaia -, per terminare con una degustazione dei vini della tradizione: Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso e Amarone della Valpolicella. L’iniziativa, che inizia alle ore 20, ha un costo d’ingresso (visita cantina, degustazione e spettacolo) di 20 euro a persona, ed è solo su prenotazione fino ad esaurimento posti (tel 327 6770992).

Verona Controllo Qualità: progetto di monitoraggio pesticidi. In programma 4 eventi pubblici

 


Vino bio, cosa è emerso dai Convegni di Vinitaly?

 

Ricco di spunti, contenuti e di incontri. Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati, che dal 10 al 13 aprile è tornato a Verona dopo due edizioni di stop a causa della pandemia, si è recentemente concluso. Diverse tematiche che gravitano attorno alla sostenibilità sono state affrontate, come testimoniano alcuni dei convegni che ha ospitato.

Certificare la sostenibilità della filiera vitivinicola: CCPB a Vinitaly 2022

Interessanti, in questo senso, i due argomenti su cui l’ente di certificazione CCPB ha posto il focus, nel corso della propria partecipazione a Vinitaly: Sostenibilità in viticoltura e nelle produzioni vinicole, e attenzione alla crescita del vino biologico.  Sul prima tema, quello della sostenibilità, CCPB ricorda che il MIPAAF ha avviato un disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità della filiera vitivinicola. Una notizia attesa che per il 2022 vedrà lo standard associato al Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI), che anche CCPB già certifica. Preservazione della biodiversità, l’impiego di fertilizzanti, l’utilizzo delle risorse idriche, i consumi energetici in cantina e la gestione dei reflui, ecco i punti menzionati nelle regole produttive e buone pratiche contenute nel disciplinare che si prefigge di “garantire il rispetto dell’ambiente, la qualità e sicurezza alimentare, la tutela dei lavoratori e dei cittadini, un adeguato reddito agricolo”.

Il vino biologico rappresenta, secondo CCPB, un successo legato “al valore percepito dai consumatori sia verso la qualità delle produzioni, che verso il rispetto dell’ambiente”.

dati Sinab evidenziano che nel 2020 le superfici bio per l’uva da vino sono cresciute da 107 a 115mila ettari. Sono stati prodotti circa tre milioni di ettolitri, ossia il 6% di tutto il vino prodotto in Italia. Sul fronte vendite, i dati Wine Monitor Nomisma: negli ultimi tre anni sono aumentate del 60%, e si prevede che per il 2021 possano toccare i 50 milioni di fatturato.

PAC 2023/2027 e agricoltura biologica – La filiera vitivinicola apripista dell’agroecologia

Ecco un altro convegno che si è tenuto nei giorni di Vinitaly. Si tratta del quarto seminario realizzato nell’ambito del progetto CAPSUS – the Common Agricultural Policy toward SUStainability, finanziato dal programma IMCAP dell’Unione Europea. Hanno partecipato Legambiente e FederBio. L’obiettivo? Sollecitare le istituzioni a dare concretezza alla

legge sul biologico, approvata qualche settimana fa e ad una transizione in agricoltura già nel breve periodo. Al centro del dibattito le prospettive della Politica agricola comune 2023-2027 e le buone pratiche delle realtà vitivinicole del nostro Paese. Focus della conferenza gli obiettivi del Green Deal europeo e quelli delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030.

Nel corso del convegno è stata presentata anche la XXX edizione della rassegna degustazione nazionale dei vini da agricoltura biologica e biodinamica organizzata dall’associazione ambientalista, che avrà come vetrina anche Festambiente, la festa nazionale dell’associazione del cigno verde che si terrà dal 3 al 7 agosto a Rispescia (Gr).

Presentato, inoltre, il volume “Agroecologia circolare, dal campo alla tavola – Coltivare biodiversità e innovazione” a cura di Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, e Giorgio Zampetti, direttore generale dell’associazione, che descrive in forma divulgativa, supportata da solide basi scientifiche, tutti gli aspetti e le diverse articolazioni di una vera e propria road-map verso l’agroecologia.

“La transizione ecologica passa anche dal settore vitivinicolo. In tale ottica, aver parlato di questa leva strategica per l’intero Paese nell’ambito di Vinitaly è risultato per noi prezioso e importante”, ha affermato Gentili. “La Legge sul biologico, entrata ufficialmente in vigore il 7 aprile dopo oltre 15 anni di attesa, contiene elementi molto rilevanti per favorire la transizione agroecologica del nostro Paese – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – e costituisce quindi un’opportunità straordinaria anche per lo sviluppo del settore vitivinicolo. Il momento è decisivo: serve sbloccare risorse fondamentali per incentivare la crescita del biologico, tra cui i finanziamenti contenuti nel Fondo per il biologico, nel PNRR e, in particolare, nel Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027. Il futuro della viticoltura sarà sempre più bio, un metodo produttivo sostenibile che rispetta l’ambiente valorizzando l’identità dei territori, ma passare al biologico richiede competenze e maggiore professionalità. Ecco perché è fondamentale investire in ricerca, formazione, assistenza tecnica e campagne informative per spiegare i valori del biologico”.

“Anche in Veneto – ha dichiarato Piero Decandia, direttore di Legambiente Veneto – la scelta del biologico tra gli agricoltori e in particolare tra i viticoltori è sempre più presente. Diventa quindi fondamentale che tutti facciano la propria parte per raggiungere gli obiettivi delineati dell’Unione Europea con le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030”.

Vino Bio: Trend & Sfide 

Veniamo ai numeri: in Italia: un italiano su 2 consuma vino biologico. È quanto emerge dalla ricerca curata da Nomisma-Wine Monitor per FederBio e AssoBio e presentata in occasione del convegno “VINO BIO: TREND & SFIDE”, evento promosso da FederBio e AssoBio.

Nell’indagare il posizionamento e le prospettive di sviluppo del vino bio made in Italy in Italia e all’estero si è posta l’attenzione su un’indagine ad hoc che ha coinvolto 800 consumatori italiani di vino e una ricognizione dei dati sui mercati internazionali.

Si rileva una consumer base e un interesse da parte dei consumatori per il vino bio che continua ad aumentare sia in Italia sia all’estero, e superfici vitate bio in crescita così come le vendite in GDO.

“Gli italiani che hanno avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico nell’ultimo anno è oggi pari al 51%. La percentuale è in continua crescita, grazie al forte apprezzamento da parte del consumatore, che riconosce al vino bio valori più elevati rispetto ai vini convenzionali” emerge dall’indagine.

L’86% dei wine user bio è disposto a riconoscere un differenziale di presso per un vino bio. Le ragioni? Il 72% degli user e il 58% dei non user riconosce al bio un metodo produttivo maggiormente rispettoso dell’ambiente; il 61% degli user maggiori garanzie di sicurezza percepite grazie ai controlli previsti dal disciplinare; il 49% un alto livello di qualità. I canali preferiti per l’acquisto di vino bio? “Rimangono iper e supermercati (46%), seguiti dalle enoteche (19%), dagli acquisti diretti dal produttore/in cantina (15%) e dai negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (10%); la quota di consumatori che acquista vino bio soprattutto online raggiunge l’8%”.

Silvia Zucconi, responsabile Market Intelligence di Nomisma, afferma: “le opportunità di crescita per il vino biologico sul mercato italiano sono molto alte. L’interesse del consumatore è chiaro: il 32% degli attuali wine user bio sarebbe intenzionato ad accrescere il consumo attuale se l’assortimento venisse ampliato”.

E le vendite? In Italia, nel 2021, le vendite di vino biologico nel canale off-trade hanno raggiunto i 46,5 milioni di euro mettendo a segno un +3,7% rispetto al 2020. Per quando riguarda l’e-commerce: “gli acquisti online continuano a crescere a doppia cifra (+13,4% rispetto al 2020) e ad orientarsi su prodotti di fascia di prezzo superiore”.

Il Prosecco è il vino bio più venduto in iper e super, seguono due rossi fermi, Nero d’Avola e Montepulciano d’Abruzzo. Le posizioni successive sono occupate da Pecorino, seguito da Chianti.

Gettando uno sguardo ai mercati internazionali, nel corso del convegno si rileva che “il vino biologico è un fenomeno, sul fronte produttivo, tutto europeo: l’Unione Europea rappresenta ben il 79% della superficie vitata bio del mondo”. Inoltre, l’incidenza delle superfici vitate bio sul totale in Europa nel 2020 ha superato il 12% a fronte di una quota mondiale del 7%. L’Italia, in particolare, detiene, insieme alla Francia, il primato per incidenza di superficie vitata biologica: 18% del totale.

Ampliando gli orizzonti oltre il nostro continente provando a tracciare il riscontro del vino biologico italiano all’estero, Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager di Nomisma, segnala: “Sono proprio gli USA, il mercato a maggiore potenzialità per il vino bio italiano: primo consumatore di vino al mondo e primo destinatario dell’export vinicolo italiano, dove ben 1 consumatore su 3 beve vini biologici. Per il 63% dei consumatori statunitensi è infatti molto importante che il vino bio sia di origine italiana”.

Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, afferma: “In questo momento storico, è proprio quello vinicolo il settore dove il biologico italiano eccelle, sia per l’incremento dei terreni dedicati ai vigneti, sia per la forte crescita delle esportazioni”.

Anche Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio, è intervenuta nel corso del convegno: “la viticoltura biologica è il settore che più ha innovato e rappresenta un modello virtuoso per la capacità di valorizzare l’ambiente e l’identità dei territori. La forza dei vini italiani è la denominazione d’origine che unita al metodo sostenibile fa davvero la differenza. La conversione al biologico rappresenta quindi un’opportunità straordinaria. È uno dei trend più positivi dell’agricoltura biologica italiana, il settore va però supportato con politiche e investimenti in ricerca per essere sempre più competitivo sia in Italia che all’estero”.

tratto da: https://greenplanet.net/vinitaly-ecco-cosa-e-emerso-dai-convegni/

Presentazione del libro «Le pietre raccontano… in Valpolicella. Guida ai luoghi del vino e del marmo in epoca romana»

 Venerdì 29 Aprile 2022 – Castelnuovo del Garda (Vr)

Mareva De Frenza presenta il libro «Le pietre raccontano… in Valpolicella. Guida ai luoghi del vino e del marmo in epoca romana»



GARDAFARM fattoria sociale: I prossimi eventi a Villafranca









 

Coldiretti: Troppa burocrazia per le sementi bio

Una circolare del Ministero delle Politiche agricole (n.0135555 del 23/03/2022) ha inserito in lista rossa le specie “frumento duro”, “frumento tenero”, “orzo”, “avena comune e bizantina”, “farro dicocco”e “farro monococco”, specie che si vanno ad affiancare all'”erba medica”e al “trifoglio alessandrino”, che già dallo scorso anno erano state inserite in questa lista.

L’inserimento in lista rossa non dovrebbe più consentire il rilascio di deroghe da parte del sistema della Banca Dati Sementi Biologiche, gestita dal CREA DC, per l’utilizzo di sementi convenzionali.

L’unica possibile eccezione per la concessione della deroga di queste specie è la condizione per cui, se al momento della semina non fosse reperibile sul mercato semente bio, l’agricoltore abbia inserito in banca dati un “ordine” entro un definito “tempo utile” prima della semina.

Per le semine 2023, sia di medica sia di trifoglio, come anche delle specie di nuovo inserimento (frumento, avena e farro) il “tempo utile” viene fissato alla data del 30 giugno 2022.

Tale sistema dovrebbe quindi consentire alle ditte sementiere di avere un congruo margine di tempo per poter programmare la produzione di semente certificata biologica, renderla disponibile sul mercato e quindi favorire l’utilizzo di seme bio da parte degli agricoltori.

Il sistema è abbastanza contorto e complesso da applicare anche perché si viene a chiedere ai produttori biologici nazionali di programmare le proprie semine dei cereali vernini con diciotto mesi di anticipo definendo, fin da subito, il dettaglio non solo delle specie, ma anche delle varietà da utilizzare.

Coldiretti – in una nota – sottolinea di aver sempre ribadito la necessità di una filiera biologica garantita e certificata a partire dalla produzione del seme e ha condiviso la necessità di un maggiore impegno sia delle aziende agricole biologiche che delle ditte sementiere verso la produzione di semente ottenuta con il metodo biologico, per ridurre le deroghe, come richiamato dal Regolamento europeo.

Tale obiettivo tuttavia non può essere raggiunto esclusivamente attraverso ulteriori adempimenti burocratici a carico delle imprese, in particolare in un momento di totale incertezza di mercato e con fluttuazioni dei prezzi che complicano notevolmente le scelte aziendali anche nell’immediato futuro.

Come è stato ribadito da Coldiretti Bio la crisi ucraina sta avendo, anche per l’agricoltura biologica, gravi ripercussioni nel sistema produttivo, in particolare per quel che riguarda il mercato dei cereali e la mangimistica (vedi news). Il MIPAAF, infatti, anche su richiesta delle organizzazioni di settore, sta sostenendo interventi per favorire la produzione biologica nazionale anche con norme specifiche in tema di rotazioni e di deroghe per i mangimi.

In tale scenario la circolare ministeriale non tiene però in nessun conto le condizioni emergenziali del momento.

Il Piano nazionale delle sementi biologiche, previsto all’art. 8 della legge n. 23 del 9 marzo 2022, può essere invece lo strumento utile per favorire la riduzione delle deroghe e l’utilizzo di semente biologica, individuando risorse e incentivi per favorire il ricorso alla produzione e all’uso di sementi biologiche senza aumentare la burocrazia e gli adempimenti a carico delle imprese.

La Coldiretti quindi attende che si inizi a lavorare fin da subito per la definizione di un Piano sementiero che possa realmente dare risposte alla esigenza di sviluppare nel nostro Paese una filiera bio che possa partire dalle sementi certificate.

Fonte: Coldiretti 

Marcia della Pace Perugia Assisi. Evento straordinario 2022