Casa dolce casa: come creare un ambiente più salutare, dove vivere meglio


CONVEGNO sul delicato tema della convivenza delle api in un ambiente viticolo specializzato


Martedì 3 marzo dalle ore 16.30, presso la Cantina Valpantena a Verona, si parlerà del delicato tema della convivenza delle api in un ambiente viticolo specializzato.

(controllare se l'appuntamento viene rispettato o la manifestazione slitta ad altra data)

GEORGOFILI CONTRO L’AGRICOLTURA BIODINAMICA, INTERVIENE IL PRESIDENTE VINCENZINI

Sulla questione legata all’agricoltura biodinamica su cui sessanta accademici dei Georgofili hanno inviato una lettera al presidente Massimo Vincenzini (nella foto) mettendo in dubbio i suoi fondamenti , lo stesso Vincenzini replica con una lettera che riportiamo qui sotto.
L’Accademia dei Georgofili “si propone di contribuire al progresso delle scienze e delle loro applicazioni all’agricoltura in senso lato, alla tutela dell’ambiente, del territorio agricolo e allo sviluppo del mondo rurale. Non ha fini di lucro e svolge attività di rilevante interesse pubblico”. Così recita l’art. 1 del vigente Statuto. L’Accademia ha anche aggiornato la definizione del termine agricoltura: “gestione e tutela razionale delle risorse produttive rinnovabili della biosfera”. Per adempiere agli scopi statutari, l’Accademia, nel corso degli oltre due secoli e mezzo di vita, ha provveduto ad adeguare organizzazione e metodi del proprio lavoro per rispondere alle mutate esigenze dei tempi. Tuttavia, il ruolo svolto dall’Accademia è rimasto immutato: i Georgofili raccolgono nuove acquisizioni scientifiche e nuove idee, per approfondirle e discuterle anche pubblicamente. Da queste attività essi traggono aggiornate sintesi da divulgare, ponendole all’attenzione di coloro ai quali spetta il compito di utilizzarle a fini economici e sociali, secondo scelte politiche responsabili. Questo è il significato del motto che compare nel nostro storico stemma: Prosperitati publicae augendae.
Guardando all’intensa attività svolta nel tempo dai Georgofili risulta quindi chiaro l’importante ruolo civile dell’Accademia, che si è fatta interprete di una equilibrata funzione di raccordo tra scienza e società, con particolare attenzione alle imprese agricole, al reddito degli addetti in agricoltura e all’opinione pubblica, sempre ribadendo l’intrinseco valore polifunzionale delle attività agricole.
Il nostro Presidente Onorario Franco Scaramuzzi, scomparso di recente dopo essere stato alla guida dell’Accademia per quasi tre decenni, ha più volte, anche in dibattiti pubblici, sostenuto che “l’agricoltura dovrebbe essere considerata nel suo insieme, non solo per ragioni etimologiche [agricoltura come complesso sistema agro-silvo-pastorale], ma anche perché ha bisogno di una maggiore forza unitaria per farsi ascoltare con la dovuta attenzione”.
Anche le aggettivazioni che spesso affiancano la parola agricoltura, oltre a generare confusione nell’opinione pubblica, indeboliscono l’agricoltura anziché rinforzarla.
I Georgofili sono ben consapevoli che esistono vari modi per soddisfare la produzione primaria, ma hanno sempre evitato di contrapporre un modo di coltivare all’altro, preferendo la via della convivenza e, possibilmente, della integrazione attraverso la ricerca di un dialogo critico. I Georgofili rifuggono qualsiasi etichetta e non innalzano barriere ideologiche.
L’agricoltura, oggi più che mai, è posta di fronte a sfide epocali ed avrebbe bisogno di ritrovare un’univoca coesione. Auspicio, questo, che rinnova le parole pronunciate con forza da Franco Scaramuzzi in occasione dell’inaugurazione del 250° Anno Accademico dei Georgofili: “tutti gli addetti all’agricoltura si facciano sentire in modo univoco, superando le improvvide divisioni e le contrapposizioni che fanno perdere forza ed efficacia”.
L’attuale Presidenza dell’Accademia non intende deviare da questa strada maestra ed invita tutti i Georgofili ad adoperarsi per comunicare alla società le certezze che la scienza può fornire, sempre aperti al confronto davanti alle nuove sfide e alle nuove conoscenze che stimolano la curiosità, autentica anima di ogni ricercatore.
La sede accademica rimane sempre a disposizione per lo svolgimento di confronti di carattere scientifico e tecnico, che siano costruttivi e utili al benessere sociale.

La Storia dell'Accademia

L’Accademia dei Georgofili fu fondata a Firenze nel 1753 per iniziativa di Ubaldo Montelatici, Canonico Lateranense, allo scopo di «far continue e ben regolate sperienze, ed osservazioni, per condurre a perfezione l’Arte tanto giovevole della toscana coltivazione».
Il Governo Granducale Lorenese le conferì presto carattere di Istituzione pubblica (prima nel mondo), affidandole importanti incarichi. Con l’Unità d’Italia, l’Accademia dei Georgofili, che già di fatto aveva una dimensione extra-toscana, divenne anche formalmente nazionale. Nel 1897 fu riconosciuta come Istituzione Statale.
Nel 1932 fu eretta in “Ente morale” e, sempre nello stesso anno, ottenne la concessione in uso gratuito dell’attuale sede demaniale. L’Accademia dei Georgofili è al mondo la più antica Istituzione del genere ad occuparsi di agricoltura, ambiente, alimenti, e promuove il progresso delle conoscenze, lo sviluppo delle attività tecnico economiche e la crescita sociale. Adeguando ai tempi organizzazione, metodologia e strumenti di lavoro, ha sempre mantenuto il proprio ruolo e gli obiettivi enunciati con l’atto costitutivo.
Il lavoro svolto dall’Accademia fa emergere un richiamo alla consapevolezza della vitale importanza dell’agricoltura, da sempre giustamente considerata settore primario, non solo per la priorità temporale delle sue attività produttive, ma anche perché ha costituito e costituisce tuttora la fonte principale del nostro sostentamento alimentare. Inoltre è stata la matrice dello sviluppo manifatturiero industriale (al quale ha fornito materie prime, forza lavoro e capitali) e rappresenta il fondamentale fattore di equilibrio per la biosfera della quale l’uomo è parte integrante e dalla quale dipende la sua stessa sopravvivenza.
L’Accademia ha accompagnato lo sviluppo delle scienze agrarie, nella loro accezione più ampia. Seguendo l’evolversi dei tempi, continua ad affrontare le nuove problematiche che investono l’agricoltura e tutti i rapporti dell’uomo con l’ambiente naturale. Conduce studi e ricerche, adottando le più moderne metodologie, al fine di promuovere concrete iniziative. I risultati vengono esposti e discussi pubblicamente in apposite “Adunanze pubbliche”, poi riportate nell’annuale volume degli Atti.
Per affrontare lo studio di ogni singola problematica, l’Accademia liberamente si avvale della collaborazione dei più qualificati studiosi e tecnici, ovunque siano, anche se afferenti a diversi enti pubblici e privati.
Per lo studio di specifici temi sono costituiti anche appositi Centri e Comitati consultivi. Inoltre, al fine di potenziare attività e collaborazioni sull’intero territorio nazionale, i Georgofili hanno realizzato Sezioni geografiche.
L’attività editoriale oggi comprende anche la «Rivista di storia dell’agricoltura», le «Informazioni dai Georgofili», monografie su specifici argomenti, pubblicazioni commentate di antichi manoscritti, vari cataloghi.
La Biblioteca, la Fototeca e l’Archivio offrono agli studiosi un patrimonio documentario tematico di ineguagliabile valore, oggetto continuo di indagini storiche da parte di studiosi di varie discipline. I pregi di tale patrimonio vengono messi in rilievo anche da numerosi momenti espositivi organizzati periodicamente su tematiche specifiche.
Fra le attività dell’Accademia vi sono altre iniziative, quali corsi di formazione e aggiornamento.
I Georgofili hanno rappresentato e rappresentano uno strumento per confrontare e far circolare le idee, collegandosi con il mondo e contribuendo a mantenere alto il prestigio della nostra cultura, sempre nel pieno rispetto del proprio motto Prosperitati Publicae Augendae. 

CORONAVIRUS, OPERAI RUMENI IN QUARANTENA. A VERONA A RISCHIO FRAGOLE E ASPARAGI


Le produzioni agroalimentari veronesi a rischio con la quarantena imposta dalla Romania ai suoi cittadini provenienti dal Veneto dove rappresentano la comunità straniera più numerosa nei campi. La misura restrittiva della quarantena per 14 giorni imposta dal ministero della Sanità di Bucarest riguarda le persone che arrivano via terra in Romania dal Veneto e dalla Lombardia o quelle che hanno viaggiato in aereo nelle ultime due settimane. Una decisione che ha provocato le disdette degli impegni di lavoro da parte dei cittadini rumeni in Italia proprio alla vigilia della primavera con la ripresa dell’attività nei campi con il rischio concreto della perdita dei raccolti nazionali.  
In particolare, nella provincia veronese il problema riguarda la raccolta già iniziata degli asparagi e quella prossima delle fragole. La comunità di lavoratori agricoli più presente nella provincia è proprio quella rumena con il 42% degli occupati, davanti a marocchini (12%) e indiani (9%), che precedono polacchi (8%) e moldavi (6,5%) a seguire le altre nazionalità, secondo l’elaborazione di Coldiretti Verona. “Occorre un intervento sul piano nazionale e comunitario per evitare che vengano poste ingiustificate barriere alla circolazione dei lavoratori e delle merci con decisioni estemporanee delle autorità di Paesi comunitari e non che generano grande insicurezza ma anche danni economici ed occupazionali” ha affermato il presidente della Coldiretti di Verona Daniele Salvagno (nella foto) nel sottolineare che “l’emergenza coronavirus sta purtroppo impattando in modo sostanziale sulle attività delle imprese.”

tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2020/02/27/coronavirus-operai-rumeni-quarantena-verona-rischio-fragole-asparagi/

CORONAVIRUS, “NEL PADOVANO ORDINI DISDETTI. MANCANO BRACCIANTI AGRICOLI”

Ordini disdetti, rifiuto di lavoratori stranieri a lavorare nelle aziende agricole padovane e richiesta di “certificati di buona salute” per il Prosecco, ma anche per l’ortofrutta e altri prodotti agricoli. È la situazione paradossale che molti agricoltori padovani di Confagricoltura stanno vivendo nelle ultime ore, sull’onda di una vera psicosi scatenata dalla scoperta dei due focolai di contagio di coronavirus in Veneto e Lombardia. “A preoccuparci sono le pratiche commerciali sleali, come le richieste di certificazione sanitaria dei nostri prodotti che stanno avanzando sia le catene di distribuzione europee, sia i singoli clienti – sottolinea Michele Barbetta (nella foto), presidente di Confagricoltura Padova -. Una richiesta assurda, che non ha motivo di esistere, in quanto, com’è stato detto e ripetuto, il contagio avviene solo nel contatto tra persone. Eppure molte nostre aziende, sia nel bio, che nel pollame che nel vino, hanno problemi a esportare la merce a causa della psicosi. Chiedono il certificato di buona salute perfino per le bottiglie di vino. Un altro fenomeno che ci sta preoccupando molto è il rifiuto di lavoratori stranieri di venire a lavorare nelle nostre aziende. Ad alcuni associati dovevano arrivare braccianti romeni, che però hanno rinunciato a venire in Italia per paura del virus. Io, invece, non ho potuto dare le ferie a un mio dipendente romeno perché ha paura che, una volta a casa, sia messo in quarantena. Se la situazione dovesse protrarsi a lungo, sarebbe un rischio per tutto il comparto. Tra poco cominceranno le prime raccolte della frutta e la richiesta di braccianti per i seminativi e rischiamo di trovarsi in piena carenza di lavoratori. A questi problemi si aggiungono quelli creati dagli autisti di tir che non trasportano i prodotti verso l’Italia, in quanto rischiano la quarantena, mercati rionali chiusi, a differenza dei centri commerciali lasciati aperti, e, non per ultimo, disdette che stanno continuando a raffica delle prenotazioni negli agriturismi”. 
Nella zona rossa di Vo’ Euganeo la situazione è sempre più critica: tutte le aziende sono bloccate: dall’esterno non entra nessuno, per cui mancano gli approvvigionamenti di mezzi tecnici e anche gli interventi essenziali di manutenzione. Inoltre non possono uscire i prodotti finiti, oggetto di contratti di commercializzazione. Negli agriturismi padovani continuano a fioccare le disdette e c’è timore anche per la Pasqua: “Abbiamo chiesto un incontro all’assessore regionale al Turismo, Federico Caner. Siamo molto preoccupati anche in vista della stagione estiva, rischiamo di chiudere le aziende”. Tutte cose che Confagricoltura ha denunciato al Governo e alla Regione Veneto, a cui è seguita una presa di posizione del ministro all’Agricoltura, Teresa Bellanova, che con una lettera inviata al presidente del Consiglio e al ministro della Salute chiede un intervento a livello comunitario contro le pratiche commerciali sleali e deroghe specifiche all’interno delle ordinanze sanitarie, per consentire alle aziende agricole di poter svolgere la loro attività. “La grave situazione che si è venuta a creare richiede consistenti interventi economici di sostegno al settore e al reddito delle imprese, che non possono essere limitati ai Comuni compresi nell’area rossa – rimarca Barbetta -. Per sostenere l’economia in un momento così delicato sono necessari veri e propri interventi di ristoro dei danni subiti dalle imprese, la sospensione delle rate dei mutui, sgravi dei contributi previdenziali e degli oneri fiscali, cassa integrazione per i lavoratori del settore. Va bene l’anticipo dei pagamenti comunitari Pac (Politica agricola comune) del 2020, come ha annunciato il ministro Bellanova, ma è un momento in cui le aziende agricole per resistere hanno bisogno di ossigeno e soprattutto chiedono la possibilità di operare senza il peso opprimente della burocrazia. Chiediamo che lo Stato e la Pubblica amministrazione, una volta tanto, siano di supporto alle imprese nel loro lavoro e non di ostacolo con inutili complicazioni burocratiche e ritardi nel rilascio di autorizzazioni e nel pagamento degli aiuti comunitari”.
tratto da:
http://www.corriereortofrutticolo.it/2020/02/27/coronavirus-nel-padovano-ordini-disdetti-mancano-braccianti-agricoli/


CORONAVIRUS, IL MIPAAF LANCIA LA CAMPAGNA “L’ITALIA FA BENE” IN DIFESA DEL MADE IN ITALY

L’Italia fa bene. Chi lavora ogni giorno per produrre l’agroalimentare lo sa. Il nostro cibo è di altissima qualità e chi in questi giorni mette in discussione la qualità dei nostri prodotti deve essere messo di fronte a questa evidenza. L’Italia fa bene e i nostri controlli sulla qualità e sulla salubrità dei prodotti sono tra i migliori al mondo.” Così la Ministra Teresa Bellanova (nella foto) in un video su facebook in occasione dell’evento “L’Italia fa bene” ospitato al Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali con un pranzo sociale a base di prodotti rigorosamente italiani.
Bellanova ha invitato tutti i protagonisti dell’agroalimentare italiano a rilanciare sui canali social immagini e video dei loro prodotti utilizzando l’#litaliafabene: “L’Italia fa bene e invito chi ogni giorno mette competenze, professionalità e passione per fornire buon cibo e buon vino, a far conoscere le tecniche di produzione e la qualità dei nostri prodotti. Inviateci le immagini di quello che state realizzando anche in queste ore. L’Italia fa bene e dobbiamo farlo conoscere ai consumatori italiani e ai consumatori mondiali. Perché l’Italia deve continuare ad essere una grande potenza dell’agroalimentare”. 


Qui il video

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “BIOGINNASTICA® PER IL RIEQUILIBRIO POSTURALE E BIOENERGETICO”


PRESENTAZIONE DEL LIBRO
“BIOGINNASTICA®
PER IL RIEQUILIBRIO POSTURALE E BIOENERGETICO”


giovedì 19 marzo
Auditorium Urbani, in via Scuole 49, Caselle di Sommacampagna (VR)
ore 18.30: lezione pratica di Bioginnastica® condotta da Stefania Tronconi (su prenotazione),
ore 20.30: presentazione del libro (a ingresso libero)



Si terrà giovedì 19 marzo, a partire dalle ore 18.30, presso l’Auditorium Urbani, in via Scuole 49, a Caselle di Sommacampagna (VR), la presentazione del libro 
“Bioginnastica® per il riequilibrio posturale e bioenergetico”, scritto da Stefania Tronconi, ideatrice della metodologia Bioginnastica®, e Sara Franchini, operatrice di Bioginnastica® a Verona,  edito da red! nella collana “L’altra Medicina”.

L’evento di presentazione è organizzato da Mamaninfea®, associazione culturale e gruppo ostetriche di Sommacampagna, in collaborazione con Biostudio del Garda di Castelnuovo e con il patrocinio di Associazione Bioginnastica®, e si snoderà in due momenti: alle ore 18.30 si terrà una lezione pratica di Bioginnastica® condotta da Stefania Tronconi, con l’aiuto degli operatori di zona (su prenotazione), mentre alle ore 20.30 ci sarà la presentazione del libro (a ingresso libero).


COS’E’ LA BIOGINNASTICA®:
La Bioginnastica® è una metodologia di lavoro corporeo per il riequilibrio psicofisico e il benessere della persona che vanta numerosi studi preliminari in collaborazione con ospedali e università che ne validano l’efficacia e l’applicabilità in caso di scoliosi nell’età evolutiva, di disturbi in gravidanza e post parto – lombalgie e incontinenze -, di vari disturbi legati all’invecchiamento come la riduzione della mobilità e dell’equilibrio. Interessanti risultati sono stati ottenuti sul dolore cronico di pazienti fibromialgici, sul recupero psicofisico dei malati oncologici e sul miglioramento delle performance e dei gesti atletici degli sportivi (www.bioginnastica.it). IRSEF, Ente accreditato dal Ministero Dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca riconosce gli operatori di Bioginnastica® come “Educatori al corpo”. 

IL LIBRO:
Il libro racconta l’evoluzione metodologica partendo dalla Conoscenza del corpo e dei suoi strumenti naturali e innati tramite i quali ricerca continuamente l’equilibrio che lo mantiene in vita e in salute (omeostasi). Secondo la Bioginnastica® “la postura è una continua ricerca di equilibrio, influenzata da numerosi fattori di ordine fisico, fisiologico, psicologico ed emotivo e rappresenta la storia personale”. Il libro, poi, approfondisce il tema della Consapevolezza: percepire le emozioni nel corpo per entrare in contatto con se stessi, e si conclude parlando della Coscienza di sé, un nuovo modo di stare nel proprio corpo e viverlo in tutte le sue espressioni e potenzialità per apprendere, crescere ed evolversi. Il corpo è il nostro strumento di vita e rappresenta ciò che siamo; insieme alla Bioginnastica® abbiamo l’occasione di scoprirlo a fondo.    

LE AUTRICI:
Stefania Tronconi, laureata in Scienze motorie, massofisioterapista. Ideatrice della metodologia Bioginnastica®, dirige il poliambulatorio Biostudio Jonas Faenza, in cui opera insieme ad altri professionisti della salute per il benessere psicofisico della persona. Nel 2000 ha fondato la Scuola Triennale di Formazione in Bioginnastica® riconosciuta da IRSEF, ente accreditato dal Ministero Dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. È fondatrice e presidente onorario dell’Associazione Bioginnastica® per lo studio sperimentale e la divulgazione della metodologia.

Sara Franchini, laureata in Scienze della formazione, massofisioterapista e naturopata, operatrice di Bioginnastica® dal 2011. Lavora presso Mamaninfea®.

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PER PARTECIPARE ALLA LEZIONE PRATICA E' OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE - POSTI LIMITATI

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Per informazioni e prenotazioni: 328 6065380 – mamaninfea@gmail.com

Per approfondire la metodologia: www.bioginnastica.it

Convegno del 29 Marzo a Verona (controllare se l'appuntamento viene rispettato o la manifestazione slitta ad altra data)


IL 6 Marzo a Valeggio (controllare se l'appuntamento viene rispettato o la manifestazione slitta ad altra data)


Biodistretto della Valpolicella e Dintorni

Grazie a tutti per la folta partecipazione oggi (sabato 22 febbraio 2020) alla presentazione del Biodistretto della Valpolicella e Dintorni.
Notevole l'interesse dei partecipanti in merito ai temi toccati, in un'atmosfera comunque amichevole e conviviale.
Grazie all'ITS Stefani-Bentegodi che ci ha ospitati ed a tutti gli ospiti che sono intervenuti con le loro esperienze.
Un ringraziamento speciale alle Associazioni che hanno voluto presenziare all'evento portando e presentando i loro prodotti e e le loro attività.


Comunicato stampa Assobio su prezzo pomodoro da industria bio

 www.assobio.it 


Nei giorni scorsi è stata data notizia della firma dell'accordo fra

industria di trasformazione e OP del Nord Italia per i prezzi del pomodoro
da industria convenzionale e biologico per la corrente annata. Da alcuni
anni il prezzo concordato per il pomodoro biologico in questo ambito è
sempre stato di 130 euro/tonnellata e dal 2016 FederBio ha avviato un'azione
di monitoraggio e indagine su questo particolare comparto, evidenziando
situazioni a rischio che sono state portate anche all'attenzione delle
Organizzazioni Interprofessionali (OI) riconosciute per il prodotto, degli
organismi di certificazione e delle Autorità competenti nazionali e
regionali. AssoBio ha contribuito fattivamente alla campagna per il "giusto"
prezzo dei prodotti biologici finanziando a Federbio servizi uno studio sul
giusto prezzo del pomodoro e di altre colture e allevamenti presentato
recentemente alla manifestazione Marca di Bologna. Tale studio, che
proseguirà anche nel 2020 ampliando la gamma dei prodotti interessati, ha
evidenziato fra l'altro l'incongruità del prezzo fino a ora riconosciuto ai
produttori di pomodoro biologico del bacino dell'OI del Nord Italia in caso
di rese produttive reali e di una effettiva e scrupolosa applicazione del
metodo di coltivazione biologico, indicando come soglia il prezzo di almeno
180 euro a tonnellata. Per questo motivo abbiamo ritenuto doveroso aderire
alla proposta di un comunicato stampa congiunto con FederBio
le-laccordo-sul-prezzo-del-pomodoro-da-industria-biologico-lavoriamo-per-un-
nuovo-accordo/) e condividere l'opportunità di un'azione coordinata di
AssoBio con la componente produttori di FederBio, oltre che con le
organizzazioni della produzione e della distribuzione interessate per
verificare la possibilità di rivedere un accordo sul prezzo del pomodoro da
industria biologica sulla base di una applicazione rigorosa e trasparente
dei principi e delle norme da agricoltura biologica. Ci auguriamo che questa
iniziativa possa essere condivisa e anche allargata rapidamente ad altri
prodotti importanti per il mercato del biologico in Italia, dando a tutto
l'agroalimentare nazionale un esempio di trasparenza e etica delle relazioni
fra gli attori della filiera.



Cordiali saluti,  


Il Presidente


Roberto Zanoni

Pacciamatura bio: una mossa win win

Teli biodegradabili come scelta vincente. Ogni anno solo in Europa nei terreni agricoli coltivati si abbandonano migliaia di tonnellate di rifiuti plastici. Sono i resti delle 85.000 tonnellate di teli plastici usati per la pacciamatura, prevalentemente realizzati in polietilene a bassa densità. Materiali non biodegradabili e non sempre correttamente raccolti e smaltiti. Infatti, secondo quanto riportato da LabelAgriWaste, in Italia e Spagna si recupera al massimo il 50% dei film plastici usati in agricoltura. Il resto viene smaltito in maniera illegale: bruciato direttamente nei campi, abbandonato ai margini dei terreni o in discariche abusive.
Un’alternativa viene dai teli biodegradabili: già da alcuni mesi FederBio e Assobioplastiche hanno firmato un’intesa per promuoverne la sperimentazione. Questi teli al temine del ciclo colturale possono essere lasciati nel terreno e vengono biodegradati dai microrganismi.
Un primo vantaggio è per l’ambiente: si evita la produzione di una notevole quantità di rifiuti plastici da gestire e smaltire. Lo stesso terreno poi evita di essere contaminato da frammenti plastici che possono causare riduzione della produttività fino al 20%.  Senza contare che alcuni studi hanno valutato che l’operazione di raccolta dei teli usati impoverisce comunque il suolo, causando una rimozione involontaria di terreno e sostanze organiche contenuta nel suolo pari all’1,2%.
Un secondo vantaggio è per gli agricoltori, in termini di tempo e risorse risparmiate: i costi legati alla rimozione sono elevati anche perché spesso i teli – mischiandosi ai residui delle colture e al terreno – arrivano a pesare il 65% in più del loro peso iniziale.
Una spinta in direzione della riconversione è stata data dai teli per la pacciamatura realizzati in bioplastica MATER-BI di Novamont e certificati da Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica). Lo standard messo a punto da Novamont, Aiab e Bioagricert (organismo di controllo e certificazione delle produzioni biologiche) prevede che i teli per la pacciamatura per l’agricoltura biologica abbiano il massimo contenuto di materia prima rinnovabile, che siano derivati da fonti naturali rinnovabili non Ogm  e che garantiscano la totale biodegradabilità nel suolo, in conformità con lo standard europeo di riferimento UNI EN17033 che implica la verifica degli aspetti rilevanti d’uso e di fine vita e l’assenza di effetti tossici per l’ambiente.
“I suoli sono una risorsa non rinnovabile sempre più fragile e minacciata da una gestione insostenibile, dall’inquinamento e dalla progressiva desertificazione. Per contrastare questo fenomeno, la ricerca Novamont da sempre ha lavorato allo sviluppo di prodotti che contribuiscano a preservare la fertilità e la funzionalità del suolo”, ha dichiarato Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont.

Anche Anabio (CIA) sollecita la legge sul biologico

Serve una rapida approvazione del disegno di legge sul biologico, attualmente in discussione alla Commissione Agricoltura del Senato, senza ulteriori significative variazioni. A sollecitarlo sono Cia-Agricoltori Italiani e la sua associazione di riferimento per la promozione del biologico Anabio, spiegando che il settore ha urgente necessità di politiche adeguate di sostegno.
Da Biofach 2020 a Norimberga – spiegano le due organizzazioni – è arrivata la nuova conferma della crescita del comparto, con un aumento dell’8% annuo del mercato dei prodotti bio, che ha raggiunto nell’UE un fatturato di 40,7 miliardi. Gli Stati Uniti restano il primo mercato mondiale, mentre in Europa la Spagna si conferma il Paese più bio, seguito dalla Francia, la nazione in cui si è avuto il rialzo maggiore delle vendite (+15%). L’Italia continua a distinguersi con buoni risultati su produzione, superfici coltivate, consumi ed export: con un valore di 3,5 miliardi, è il quinto mercato mondiale per consumi e l’ottavo Paese al mondo (terzo in Europa) per superfici coltivate a bio con poco meno di 2 milioni di ettari, che rappresentano il 15,5% della superficie agricola, leader in Ue per numero d’imprese con oltre 79 mila operatori.
Il settore biologico ha ormai un ruolo strategico per il futuro dell’agricoltura italiana ed è fortemente coerente con le linee guida politiche della presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen, la quale (con la nuova strategia Farm to Fork) sottolinea la necessità di fornire ai cittadini europei cibo economico, nutriente, sicuro e sostenibile economicamente per i nostri agricoltori.
Il disegno di legge sul biologico, ora in Comagri a Palazzo Madama, costituisce un riferimento strategico per adottare in maniera coordinata e incisiva specifiche politiche di sviluppo per il biologico italiano – osservano Cia e Anabio-. In particolare, risulta molto importante l’istituzione di uno specifico Fondo per la ricerca, che è attività fondamentale per estendere e qualificare la coltivazione su superfici maggiori, soprattutto nei terreni di pianura, mettendo a disposizione tecniche e prodotti innovativi (sementi, prodotto di bio-protezione, meccanica 4.0). Negli ultimi dieci anni, secondo il CREA, sono state destinate alla ricerca in agricoltura biologica risorse pubbliche pari allo 0,18% del valore dei consumi nazionali di prodotti biologici. Ecco perché, anche se insufficiente, il Fondo previsto dalla legge rappresenterebbe un primo rilevante strumento operativo.
Il disegno di legge contempla anche la costituzione delle Associazioni dei Produttori e della Interprofessione che consentirebbero ai piccoli produttori associati di avere, rispetto a oggi, un maggiore valore lungo la catena della produzione.
Altrettanto importante è la costituzione prevista dal DDL dei Distretti biologici, che rappresentano i luoghi dove adottare azioni congiunte per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso progetti ambientali particolarmente complessi per varietà di azioni previste, diversità dei partecipanti e tipologia di investimento. I Distretti, utilizzando le misure dei PSR dovranno finanziare i costi di organizzazione, coordinamento e animazione del gruppo di produttori che porta avanti il progetto di cooperazione.
Infine, nel disegno di legge c’è l’istituzione del marchio italiano per il biologico, che può costituire un elemento di fiducia per accrescere i consumi interni (Germania e Francia hanno consumi di prodotti bio per 10 miliardi circa).
Per tutti questi motivi, Cia e Anabio si sono astenuti da presentare alla Commissione Agricoltura del Senato emendamenti al testo approvato a dicembre 2018 dalla Camera dei deputati. Quel testo infatti – concludono le due organizzazioni – rappresenta la forma più avanzata per consentire al biologico italiano di recepire le esigenze dei cittadini e anche dell’Unione europea, essendo al tempo stesso equilibrato e rispettoso delle altre forme di agricoltura presenti nel nostro Paese.

Presentazione del Biodistretto Della Valpolicella e Dintorni, sabato 22 febbraio 2020



sabato 22 febbraio 2020 dalle ore 14:30 alle 17:00
via Speri, San Pietro in Cariano

BIOFACH, NUMERI DA RECORD NONOSTANTE L’EFFETTO CORONAVIRUS. ITALIANI SODDISFATTI





Si è chiusa con successo la trentaduesima edizione di Biofach, la fiera B2B leader a livello mondiale per il settore del biologico. Nonostante le preoccupazioni relative alle eventuali defezioni causa Coronavirus, i numeri finali superano tutti i record precedenti.
3.792 espositori provenienti da 110 Paesi su una superficie espositiva di 57.609 m², ovvero due padiglioni occupati in più rispetto all’anno precedente, e oltre 47.000 visitatori professionisti da 136 Paesi, in particolare da Germania, Austria, Italia, Francia e Olanda. Non solo, il programma convegnistico di primo livello, con gli oltre 10.000 partecipanti complessivi, conferma Norimberga la più grande piattaforma internazionale per scambiarsi informazioni e fare networking.
Soddisfazione anche tra gli espositori italiani presenti in fiera. “In questi giorni siamo riusciti a ottenere diversi buoni nuovi contatti, soprattutto con buyer provenienti all’area balcanica”, ci ha spiegato Simona Finessi, responsabile retail per l’Italia di Veritas Biofrutta, società del bio del Gruppo Mazzoni conosciuta al mercato con il brand Very Bio. “Per noi i Paesi di questa zona sono molto importanti per il prossimo futuro e li guardiamo con attenzione perché nell’Est UE vediamo una potenziale grande crescita del bio a fronte di una domanda quasi satura nei mercati dell’Europa occidentale. Inoltre abbiamo avuto manifestazioni di interesse da distributori svizzeri, altro mercato per noi molto attraente che vorremmo ulteriormente sviluppare”, ha concluso Finessi.
Positivo anche il giudizio di Gerhard Eberhöfer, responsabile vendite Bio Val Venosta (nella foto sotto): “La fiera è andata molto bene; abbiamo visto tanta vivacità e presenza di visitatori, più che al Fruit Logistica di Berlino. Penso che il Biofach abbia fatto un ulteriore salto in avanti. Non so dare un giudizio rispetto alla presenza o meno di asiatici; dal nostro stand non osserviamo nessun calo di presenze”.Non del tutto d’accordo Mirko Conte, sales manager per il fresco della pugliese BioOrto (nella foto sotto): “Questa manifestazione, a cui ormai partecipiamo da diversi anni, si è confermata interessante e positiva; peccato solo per l’allarme Coronavirus che, secondo noi, ha fortemente condizionato la partecipazione da Asia e Stati Uniti con assenze pesanti che influiscono sul nostro bilancio finale”.
Irrilevante, infine, ‘l’effetto virus asiatico’ per Amico Bio e Mace’. Per entrambe le realtà, la prima protagonista nel comparto dell’ortofrutta biodinamica mentre la seconda operativa nella produzione di succhi di frutta e nel settore degli snack, la fiera si conferma un appuntamento a cui ogni operatore bio non può mancare. (c.b.)

Oltre 20mila progetti respinti: il sogno infranto dei giovani agricoltori

I giovani italiani tornano alla terra. Lo dicono i dati raccolti dalla Coldiretti: oggi in Italia ci sono oltre 56mila under 35 alla guida di imprese agricole, un primato a livello comunitario, con un aumento del 12% negli ultimi cinque anni. Peccato che la burocrazia spenga il sogno di un giovane su due. Fra i quasi 39mila che hanno presentato progetti imprenditoriali, il 55% (oltre 20mila domande) è stato respinto per colpa degli errori di programmazione delle amministrazioni regionali. E il rischio è quello di perdere i fondi messi a disposizione dall'Unione Europea.
La Coldiretti ha fatto i conti all'1 gennaio 2020 sull'utilizzo delle risorse comunitarie relative ai Piani di sviluppo rurale (Psr) del periodo 2014-2020 in occasione della consegna degli Oscar Green, il premio all'innovazione per le imprese che creano sviluppo e lavoro con i giovani veri protagonisti italiani del Green Deal. E il quadro che ne esce non è confortante: non solo la metà delle domande non sono state ammesse, ma anche tra quelle ammesse solo il 55% è stato effettivamente finanziato, con le conseguenti difficoltà per chi ha già effettuato gli investimenti e rischia ora di trovarsi “scoperto” dal punto di vista finanziario. Il risultato è la perdita di un potenziale di mezzo miliardo all'anno di valore aggiunto che le giovani imprese avrebbero potuto sviluppare.
L'andamento regionale sui progetti giovani presentati per i bandi Psr è molto differenziato da nord a sud della Penisola. Se infatti in Lombardia è stato bocciato solo il 13% delle domande, in Emilia Romagna si sale al 16%, in Trentino al 22% e in Valle d'Aosta al 23%. Il record negativo spetta alla Basilicata con il 78% delle domande respinte; seguino la Calabria con il 76% e la Puglia con il 75%, che tra l'altro non ha pagato neppure una di quelle ammesse.

I dati della Coldiretti vengono confermati anche da un’indagine della Sezione di controllo degli Affari comunitari e internazionali della Corte dei Conti: in Italia esiste una situazione a macchia di leopardo in termini di capacità di evadere le domande di sostegno ai giovani in agricoltura, con tempi che possono superare i due anni e mezzo. La burocrazia sottrae fino a 100 giorni all'anno al lavoro in azienda. Secondo la Coldiretti, la complessità delle procedure amministrative è ritenuto un problema nell'attività dell'azienda dall'84% degli imprenditori in Italia contro il 60% della media Ue. «Siamo di fronte a un vero spread per la competitività delle imprese italiane in Europa – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che va recuperato con la semplificazione e la sussidiarietà. Lo snellimento delle procedure con la semplificazione, il dialogo tra le amministrazioni e l'informatizzazione è il miglior investimento che può fare il Paese per sostenere la crescita».

All’asta 10mila ettari di terreni destinati ai giovani agricoltori

L’Ismea pubblica la mappa dei 386 lotti pronti alla vendita. Per gli under 41 disponibili mutui trentennali agevolati e finanziamenti per l’avvio.

Oltre 10mila ettari di terra, l’equivalente di 386 terreni agricoli, sono pronti per essere venduti all’asta in Italia. E per i giovani viene attivata la corsia preferenziale: mutui trentennali al 100% e sostegni ad hoc per l’imprenditoria agricola under 41.
Gli appezzamenti in questione sono quelli della Banca nazionale delle terre agricole, nata con la finanziaria del 2016 per rimettere in circolo i terreni pubblici in stato di semiabbandono. E quello che l’Ismea mette sul tavolo è il terzo lotto del patrimonio di cui dispone a bilancio.
L’elenco dei terreni messi all’asta è disponibile da mezzogiorno del 19 febbraio sul sito Ismea (Banca nazionale delle terre), mentre le offerte vere e proprie potranno essere presentate tra il 27 aprile e l’11 di giugno. La partecipazione è aperta a tutti, ma il vero obiettivo dell’operazione è favorire il ricambio generazionale tra i campi e il ritorno dei giovani alla terra.
«Nel patrimonio dell’Ismea abbiamo aziende agricole chiavi in mano, con tanto di immobili, che fin da subito possono essere messe a profitto», spiega il direttore dell’istituto, Raffaele Borriello, che è anche fresco di nomina a capo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura. Insieme alla ministra Teresa Bellanova, ha scelto il convegno “Seminiamo il futuro” al Maxxi di Roma, per lanciare questa iniziativa.

I giovani che si candideranno non avranno a disposizione solo i mutui agevolati: «Tutte le risorse ricavate dalla vendita di questi terreni – spiega Borriello – verranno utilizzate per finanziare le iniziative imprenditoriali dei giovani agricoltori stessi attraverso le misure del primo insediamento, del ricambio generazionale e dell’autoimprenditoriaità». Non si tratta di spiccioli: dalle aste per i primi due lotti di terreni messi a disposizione dall’Ismea, quando andarono venduti quasi 5mila ettari, furono ricavati circa 52 milioni di euro. Da questo bando, invece, l’Ismea si aspetta di incassare almeno 130 milioni di euro. 
«Donne e nuove generazioni sono tra le parole chiave su cui siamo maggiormente impegnati – ha detto la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova – per gli under 40 che scelgono di aprire una nuova impresa agricola, ad esempio, sarà lo Stato a farsi carico, per i primi due anni, dei contributi previdenziali. Per le donne che investono in agricoltura o aprono nuove imprese, invece, c’è “Donne in campo”, con un fondo rotativo da 15 milioni di euro per mutui a tasso zero. Di tutti i giovani, che ho incontrato spesso durante questi primi cinque mesi di ministero, mi ha colpito la competenza, la voglia di mettersi in gioco e l’interesse per questo settore, che può essere concretamente un fondamentale driver di sviluppo del Paese». In tutto, la Banca delle terre dispone circa di 22mila ettari di terreni. Da quando è stata creata, ha già messo all’asta due lotti: il primo per un totale di 7mila ettari, il secondo per circa 8mila. Il lotto che viene avviato verso l’asta è quello maggiore. Si va dai vigneti agli uliveti, fino ai campi di cereali, con una superficie media di circa 26 ettari, decisamente più alta della media dei terreni nazionali che secondo l’Istat è di 8,4 ettari.
I TERRENI ALL’ASTA IN ITALIA Superfici e numerosità dei terreni per Regione. Fonte: Ismea
In Italia il prezzo della terra è tra i più cari d’Europa, un ettaro costa sei volte in più che in Francia e tre volte in più che in Spagna. «All’Ismea, invece, non interessa ricavare un profitto – spiega il direttore Borriello – per questo il valore che mettiamo a base d’asta è un valore minimo. Per esempio, abbiamo acquisito un terreno 20 anni fa? Come base d’asta di quel terreno, prendiamo il valore di allora. Noi vogliamo rendere disponibile la terra e abbassare i valori del capitale fondiario disponibile in italia. L’agricoltura si fa con la terra, il primo fattore di produzione è quello».
I 20 giovani che verranno premiati nel corso del convegno “Seminiamo il futuro” riceveranno anche accessi speciali per consultare 24+, il servizio premium del Sole24Ore.com.

CONFERENZA: Il benessere animale.

L'associazione culturale Gli Antanati in collaborazione con AVEPROBI organizzano una conferenza sul tema "Il benessere animale"
Martedì 3 Marzo ore 20.30
c/o la nuova Sala Civica di Mezzane di Sotto - Villa Maffei
In allegato la locandina dell'evento con i riferimenti per ulteriori informazioni

CORSO TECNICO PRATICO sulla Gestione agronomica dei suoli agrari in orto-frutticoltura biologica

NEWS

CORSO TECNICO PRATICO sulla Gestione agronomica dei suoli agrari in orto-frutticoltura biologica. Come mantenere ed incrementare la fertilità dei terreni in epoca di cambiamenti climatici e di sostenibilità ambientale

 Si svolgerà a Campagnola di Zevio (Vr) presso la Cooperativa Agrintesa a partire dal 4 Marzo fino al 6 Maggio. con orario 19,00 – 22,00 Iscrizione entro il 21 febbraio scrivendo a: fazzini.arnaldo@agrintesa.com. 

Sono disponibili nel nostro sito nuovi documenti, tra cui il secondo report di UNIBO (sperimentazione sulle colture di Kiwi e Melo) https://www.aveprobi.org/progetti/biofertimat/ 

Sarà nostra cura tenervi aggiornati sullo stato di avanzamento del progetto. http://www.biofertimat.eu/ 

Fiera di Marzo a Fumane




Fa’ la cosa giusta! Torna la fiera del consumo critico e della sostenibilità a Milano

Dal 6 all’8 marzo 2020 , si rinnova l’appuntamento con Fa’ la cosa giusta!, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che arriva alla sua diciassettesima edizione. Una grande mostra-mercato, organizzata da Terre di mezzo Editore, con centinaia di espositori da tutta Italia e un ricco calendario di incontri, laboratori e presentazioni, a ingresso gratuito per tutti i visitatori.
Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2020 “Anno internazionale della salute delle Piante”, con l’intento di sensibilizzare i governi e la società civile a tutelare il mondo vegetale, anche allo scopo di contrastare il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici.
Fa la cosa giusta 2019 – Foto di Alessia Gatta
Uno dei temi portanti della prossima edizione di Fa’ la cosa giusta! sarà proprio “ambiente, giustizia sociale e sostenibilità”, che mette al centro il prezioso, e spesso sottovalutato, rapporto tra vita vegetale, umana e animale , e la loro interdipendenza. La presenza delle piante, infatti, concorre a ridurre la povertà e a migliorare il nostro benessere psicofisico . La vegetazione influenza in maniera importante le condizioni meteorologiche, garantendo precipitazioni piovose e mitigando il cambiamento climatico . Fenomeni come la deforestazione e la perdita di biodiversità hanno ripercussioni concrete sulla vita quotidiana degli esseri umani e sui processi migratori causati da desertificazione e carestie.
Fa’ la cosa giusta! affronterà questi temi con incontri, approfondimenti e laboratori per adulti e ragazzi. “La Foresta di città” sarà uno spazio dedicato a grandi e bambini, caratterizzato da laboratori in cui sperimentare i molteplici usi delle piante: erboristici, farmaceutici, cosmetici e alimentari; conoscere la biodiversità presente nelle aree urbane e non del nostro territorio, imparando a tutelarla .
A Fa’ la cosa giusta! 2020 ci sarà anche spazio per il cibo biologico e a kmzero, il turismo consapevole e la cosmesi naturale, la moda etica e l’arredamento sostenibile, ma anche proposte vegan, cruelty free e per intolleranti. Il programma di incontri, laboratori e appuntamenti si affiancherà a 32mila m 2 di spazio espositivo, suddiviso in sezioni tematiche che ospiteranno centinaia di realtà, aziende, associazioni e le loro proposte di servizi, prodotti e tecnologie per ridurre l’impatto della nostra vita quotidiana.
Fa’ la cosa giusta! 2019 – Foto di Alessia Gatta
Infine, Fa’ la cosa giusta! 2020 ospiterà la terza edizione del salone Sfide. La scuola di tutti, dedicato a insegnanti, dirigenti, studenti e famiglie , con un fitto programma di incontri, laboratori e seminari che affronteranno, tra i molti temi: l’insegnamento e l’apprendimento “con gli altri”, il legame tra scuola, territorio e cittadinanza e lo stretto legame tra libri e libertà.
Il convegno principale sarà dedicato alla valorizzazione degli elementi di eccellenza della scuola italiana, ad esempio nel campo dell’inclusione delle differenti abilità e culture. Il programma di Sfide offrirà anche 2 giorni di formazione specifica per i dirigenti scolastici .

L’edizione 2019 di Fa’ la cosa giusta! si è chiusa con 65mila visitatori registrati, oltre 700 aziende e realtà presenti e 450 appuntamenti nel programma culturale.