Scambio dei semi alla Fiera di San Biagio

Domenica 3 Febbraio dalle ore 14 alle ore 18, alla Fiera di San Biagio nell'area Corte in Fiera, nello stand dell'Associazione GEA, si svolgerà lo tra orticultori, contadini, amanti del giardinaggio e dell'orto. Venite con i vostri semi da scambiare.


Il NUOVO PROGRAMMA 2019


Nasce il tripadvisor della produzione bio francese


La parola d’ordine per qualsiasi tipo di innovazione proposta al Sival, la fiera francese dedicata alla pre-raccolta che si è conclusa il 17 gennaio ad Angers Saint Laud, è sostenibilità e bio. 

Due must per l’agricoltura francese che non sembrano ammettere diversivi anche alla luce dei dati di forte crescita di questo settore in Francia. Stiamo parlando del +15% riguardo l’aumento degli operatori bio in generale tra il 2016 e il 2017, mentre i distributori aumentano del 19% e gli importatori del 27,4% , nonché del + 13% per le superfici che arrivano a 1,7 milioni di ettari. Tutte le filiere produttive sono coinvolte nel processo di conversione in corso che, secondo le aspettative, manterrà il suo trend di crescita anche nel 2019.

Sotto l’ombrello della produzione sostenibile, all’interno dell’Innovation Hub della fiera, abbiamo incontrato una giovane start-up, fondata da ragazzi di età compresa tra il 20 e i 30 anni, che ha realizzato l’app Distri che punta a diventare, da qui a cinque anni, il tripadvisor della produzione agricola bio e a Km 0

‘Abbiamo appena lanciato l’app - ci spiega Julien Lecerf - e l’obiettivo, da qui a cinque anni è che vi si registrino ad un prezzo che varia dai 20 ai 50 euro, tutti gli operatori biologici della Francia, agricoltori, ad esempio o anche distributori. Il passo successivo sarà di estenderla anche all’Europa a cominciare dal Belgio. Il consumatore attraverso l’app potrà facilmente individuare l’operatore più vicino, scrivere recensioni sulla sua esperienza o lasciare suggerimenti”.

Sempre nel quadro dell’Innovation Hub, Copeeks Sas ha lanciato un sistema integrato connesso alla rete con un supporto a forma di antenna istallabile a terra (sia campo aperto che serra) a cui sono agganciati una telecamera, dei sensori e una trappola per infestanti. 

‘Crea immagini ad alta risoluzione - spiega Jolie Champion, business developer dell’azienda di Lannion - e dati sono trasmessi in tempo reale al computer dell’agricoltore o al suo telefono per permettergli di controllare la produzione in remoto. I sensori inviano dati sulle condizioni di umidità e di calore del suolo e dell’aria, nonché sulla velocità del vento’.

Il sistema comprende anche una specie trappola che cattura i parassiti, li studia e permette al produttore di decidere in tempi veloci come reagire. Per le orticole sono sufficienti due installazioni per ettaro mentre per le colture cerealicole ne basta una per l’intero campo. 


tratto da:
http://www.greenplanet.net/nasce-il-tripadvisor-della-produzione-bio-francese

Vino biologico, è vicentina la prima area doc d’Europa

tratto da:  https://www.cambialaterra.it/2019/01/vino-biologico-vicenza/

Un’eccellenza agricola, un vino biologico che da oggi sarà prodotto nella prima area doc (bio) d’Europa. Accade nel Vicentino e coinvolge dieci aziende vitivinicole e un territorio scarsamente antropizzato e coltivato.
La storia Alla fine dell’800 il distretto industriale tessile a nord di Vicenza comincia a richiamare a valle i residenti delle zone collinari e pedemontane della Valle dell’Agno. L’area inizia così un progressivo spopolamento. Una desertificazione abitativa che con gli anni si è trasformata in una grande opportunità: coltivare terreni vergini che non avevano subito concimazioni forzate o l’uso di pesticidi. Inoltre, l’isolamento naturale della zona, circondata da un cordone di boschi e prati, ha favorito la coltivazione dei vitigni senza l’utilizzo di prodotti chimici. 

I prodotti Sulle due sponde dell’Agno, una calcarea e l’altra vulcanica, le dieci aziende hanno deciso di coltivare quattro vitigni: due bianchi (Riseling Renano e una varietà autoctona, Durella) e due rossi (Pinot Nero e Merlot). L’obiettivo delle aziende della Valle dell’Agno è quello di dimostrare che il vino biologico, oltre ad essere più sano, è anche più buono. All’iniziativa e al lavoro dei produttori si è poi aggiunto il sostegno della Regione Veneto che ha portato le loro istanze prima a Roma, poi a Bruxelles. Risultato? 

La nascita della prima area vinicola doc e biologica d’Europa, appunto.


Il RADICCHIO DI VERONA IGP PROTAGONISTA SU CANALE 5

tratto da:

Melaverde”, la celebre trasmissione dedicata alle eccellenze dell’Italia agroalimentare, in onda su Canale 5 ogni settimana, si è dedicata al cuore rosso di Verona, riconosciuto con il certificato europeo IGP. Il Consorzio di tutela del Radicchio di Verona, con la sua Presidente Cristiana Furiani, ha accompagnato il mitico Edoardo in un “viaggio” dal campo alla tavola. A partire dalla raccolta nelle campagne della pianura veronese, tra Minerbe e Legnago, alla accurata selezione del seme, fino alla messa in tavola di piatti deliziosi a base di radicchio veronese IGP presso la magnifica e storica location del castello di Bevilacqua. Non solo primi piatti e insalate, ma anche crostate a base di marmellata di radicchio, pane e focacce al rosso ortaggio di Verona e persino la birra. Grazie al suo profondo legame con la terra in cui nasce, il Consorzio dalla sua origine si fa promotore di un prodotto, qual è il radicchio di Verona IGP, anch’esso autentico e imprescindibilmente legato al suo luogo d’origine, ovvero i prosperosi campi a Sud di Verona, e grazie a ciò questo percorso, esposto con esemplare simpatia e capacità dal celebre presentatore ed esperto di Mediaset, si è concretizzato in un vero e proprio quadro d’insieme votato alla valorizzazione del territorio in chiave produttiva, gastronomica e turistica.

Cristiana Furiani  (nella foto) dichiara come l’ideatore e produttore del programma, Giacomo Tiraboschi, abbia deciso di dedicare spazio al radicchio di Verona IGP dopo un assaggio: “Il nostro è un prodotto che ha ancora molta strada da fare in termini di popolarità, ma i fatti dimostrano come esso sia capace di conquistare con tutta la naturalezza del suo gusto inconfondibile”.

Cosa mangeremo noi e le generazioni dopo di noi?

tratto da: http://www.quarei.it/matonele/?p=6832

Per declinare correttamente la S di GAS e RES è sufficiente dedicarsi agli acquisti di gruppo o alla costruzione di una rete di acquirenti e piccoli produttori? Per me no di certo.
Il movimento dell’Economia Solidale è nato per cercare di dare una risposta con le pratiche al bisogno di un mondo migliore, gli acquisti sono stati una possibile pratica, ma alla base di tutto rimane il bisogno di partecipare a costruire un mondo migliore, per questo si è sempre parlato di nuovi stili di vita.
Oltre al fenomeno oramai evidente dei cambiamenti climatici, ora siamo chiamati ad affrontare altre due “crisi di sistema” che personalmente mi preoccupano parecchio: la perdita di biodiversità e la perdita di fertilità dei suoli, sono fenomeni di cui si parla poco e a volte in modo superficiale.
Perché parlo di “crisi di sistema”? Perché sta emergendo con sempre maggior chiarezza che questi tre fenomeni sono legati fra di loro e figli del nostro folle stile di vita.
Ci stiamo avvicinando a un punto di non ritorno a più variabili, il fatto che tutte tre queste variabili dipendano da noi e che si stiano manifestando quasi contemporaneamente, dovrebbe farci capire l’urgenza di un cambiamento profondo della nostra visione della vita e di conseguenza del nostro stile di vita.
Attenzione però, non facciamoci illudere dagli scaffali pieni dei supermercati che queste notizie siano solo una montatura frutto di qualche irriducibile pessimista. Quei scaffali pieni esisteranno fino a quando sarà possibile tenere in piedi l’attuale sistema agricolo figlio della rivoluzione verde, in pratica fino a quando si riuscirà a sostenere la produzione agricola con una immissione enorme di energia e sostanze destinate ad esaurirsi, petrolio prima di tutto e poi i fertilizzanti di origine fossile, poi nessuno sa come potremo cavarcela.
C’è chi spera in nuove tecnologie applicate all’agricoltura, vedi gli OGM o le tecniche di agricoltura idroponica per esempio, ma non c’è per ora nessuna certezza che queste nuove (che poi tanto nuove non sono) tecnologie siano veramente in grado di produrre tutto il cibo necessario, vi è poi il rischio che il cibo prodotto con metodi che scardinano equilibri naturali formatisi in milioni di anni non sia salutare e scusate se è poco.
Un consiglio: evitate di dare della Cassandra agli studiosi che ci stanno avvertendo e anche a me, perché Cassandra aveva ragione e se i troiani l’avessero ascoltata si sarebbero salvati.
Visto che ci stiamo inoltrando in un nuovo anno io mi auguro che ci sia una presa di consapevolezza e un nuovo impegno che ora mancano terribilmente e mi auguro sopra tutto che siano i giovani a dare un segno di presenza e volontà di essere protagonisti.
Riporto tre articoli da fonti autorevoli che parlano di questi fenomeni:
Degradato il 75% del suolo mondiale dal sito di National Geographic Italia
“La degradazione del suolo, la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici sono tre facce diverse di un’unica sfida cruciale: l’impatto crescente delle nostre scelte sulla salute del nostro ambiente naturale”, commenta Sir Robert Watson, presidente dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), IPBES è l’“IPCC della biodiversità”, una valutazione scientifica dello status della vita non-umana che funge da supporto vitale per la Terra. Per valutare il degrado del suolo ci sono voluti tre anni e oltre 100 tra i maggiori esperti del tema, provenienti da 45 paesi diversi.Le cause di fondo del degrado del suolo, afferma il rapporto, sono gli stili di vita ad alto consumo delle economie maggiormente sviluppate, combinati con i consumi in crescita delle economie in via di sviluppo ed emergenti. L’elevato e crescente consumo pro capite, amplificato dal costante aumento della popolazione in molte parti del mondo, provoca un’espansione insostenibile dell’agricoltura, dell’estrazione mineraria, del consumo di risorse naturali e dell’urbanizzazione.“Ne siamo a conoscenza da 20 anni, ma la situazione non fa che peggiorare”, commenta Luca Montanarella, scienziato italiano esperto di suolo e co-coordinatore dello studio.Molti paesi ricchi spostano all’estero i loro impatti ambientali importando enormi quantità di cibo, risorse e prodotti dagli altri paesi. L’Unione Europea, ad esempio, importa tra il 30 e il 40% del cibo.
Il modello fallimentare dell’agricoltura intensiva dal sito di Focus
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/sicurezza-alimentare-e-agricoltura-intensiva
Affinché si formino 2,5 centimetri di suolo nuovo, la natura impiega non meno di 500 anni. Quello che definiamo strato attivo è dunque un tesoro prezioso e raro, ben più del petrolio. Ma quasi un terzo delle terre coltivabili del nostro pianeta è scomparso negli ultimi 40 anni, a causa di pratiche agricole intensive: ci vorranno secoli perché tornino produttive. E la situazione non può che peggiorare se non si prendono provvedimenti ora, affermano gli esperti che hanno presentato il loro rapporto alla COP21, la conferenza sul clima di Parigi.
L’allarme, perché si tratta di un vero e proprio allarme, è arrivato da Duncan Cameron, biologo dell’università di Sheffield (UK): «Oggi il tasso di erosione dei campi arati è da dieci a cento volte superiore al tasso di formazione del suolo». Il ricercatore sottolinea che il sistema di agricoltura intensiva è insostenibile, in particolare per l’uso massiccio dei fertilizzanti, che a lungo andare degradano il suolo anziché arricchirlo.
Secondo il ricercatore la soluzione c’è e consiste nel tornare all’uso di metodi agricoli pre-industriali, che permisero di preservare i terreni agricoli per generazioni.
IL SUOLO – LA RADICE DELLA VITA da una pubblicazione dell’ISPRA
http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/pubblicazionidipregio/suolo-radice/49-57.pdf
Per biodiversità del suolo, si intende la grandissima varietà di organismi che lo popolano. Il concetto, se guardato dal punto di vista del numero dei viventi coinvolti, è molto più complesso di quanto possa sembrare. All’interno del suolo la densità degli organismi raggiunge spesso valori elevati. Un solo grammo di suolo in buone condizioni può contenere centinaia di milioni di batteri appartenenti ad un numero enorme di specie diverse; in un grammo di suolo arato possono essere presenti fino a 40.000 individui appartenenti al gruppo dei protozoi mentre, nelle praterie, i nematodi possono raggiungere densità pari a 20.000.000 individui/mq.
La maggiore attività degli organismi si riscontra nei primi 10-20 cm di profondità, le pratiche agricole intensive (lavorazione profonda e frequente) hanno un impatto negativo su tutti gli organismi del suolo, creando un habitat sfavorevole.

VALENCIA È DIVENTATA LA CAPITALE SPAGNOLA DEL BIO


Con 100mila ettari di coltivazioni Bio e più di 3mila produttori dedicati, la Comunità valenciana del sud della Spagna, è diventa la capitale spagnola del Bio. Lo rivela un rapporto del Ministero dell’agricoltura spagnolo che va all’unisono con i dati riferiti dal Comitato per l’agricoltura biologica della Comunità valenciana. Negli ultimi quindici anni il settore certificato di uno dei principali poli produttivi del colosso iberico dell’ortofrutta (soprattutto per gli agrumi), è più che triplicato registrando una crescita superiore al 200%per numero degli operatori, produttori e commercializzatori. Un dato nettamente al di sopra della crescita media nazionale che si ferma a + 187% con oltre 43mila operatori che dimostrano comunque un grande sforzo congiunto  su tutto il territorio nazionale. All’interno della Comunità, la provincia di Valencia guida la corsa alla certificazione con 1.785 operatori (+245% rispetto al 2003), segue Alicante con 977 operatori (+159%) e Castellón (con solo 251 operatori e un aumento del 167%). Quadruplicano complessivamente anche gli ettari nello stesso periodo che, all’inizio del 2019, sfiorano il 100mila ettari in tutta la regione (su un totale nazionale di circa 2 milioni di ettari) contro i neanche 25mila del 2003. La maggior parte delle superfici Bio sono distribuite tra Valencia (43mila ettari) e Alicante (41mila) mentre a Castellón, dove la corsa sta iniziando a rallentare, siamo intorno ai 13mila ettari di superfici certificate.

Prossimo ciclo a Villa Albertini-Valier di Arbizzano


Un excursus estremamente breve nella storia di un errore sull'origine della fertilità del suolo

tratto da:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10216162074389028&set=a.4308217668091&type=3&theater

Fino a circa la metà del 1800, la gente credeva che l'humus nutrisse le piante direttamente. Questo concetto venne ritenuto valido fino a quando gli scienziati dimostrarono che l'humus non si dissolve nell'acqua. Gli esperimenti del XIX e XX secolo non riuscirono a cogliere l'importanza della biologia del suolo e si concentrarono solo sulla chimica del suolo. Tali approcci misero l'accento sulla fertilizzazione come mezzo per aumentare la resa.
Il chimico tedesco Justus Freiherr von Liebig (1803-1873) fu determinante in questi sviluppi. Quando, a seguito dei suoi lavori, in Europa si iniziarono a utilizzare enormi quantità di guano, portato da Alexander von Humboldt dall'America Latina, per spanderli sui terreni profondamente degradati e sfruttati, ovviamente si osservò un aumento miracolosamente importante dei rendimenti. Non sorprende quindi che le teorie di von Liebig si affermassero solidamente nel mondo agricolo.
Pertanto, per tutti gli scienziati agricoli in tutte le stazioni di ricerca agricola che germogliarono intorno al mondo colonizzato, la produttività del suolo venne a essere concepita come una questione di chimica. Tutto ciò che era necessario fare era aggiungere fertilizzante. Solo in seguito gli scienziati scoprirono i microrganismi che fissano l'azoto e i noduli simbiotici sulle radici e altre cellule delle piante. Molto recentemente sono stati scoperti funghi che portano fosforo alle piante dalle rocce profonde.
Sir Albert Howard (1) iniziò la sua carriera come micologo nel Regno Unito e continuò con una nomina a botanico coloniale imperiale in India, vicino alla moderna Nuova Delhi. Lì, ebbe a disposizione diversi ettari di terra per sperimentazioni, da gestire. Nel 1910, Sir Howard aveva imparato a coltivare colture senza concimi, fertilizzanti, pesticidi, ecc. Fu ostracizzato e ridicolizzato dalle istituzioni quando emise una visione alternativa, che è in realtà abbastanza in linea con l'agroecologia come si è sviluppata nella scienza e pratica degli ultimi decenni. Howard ha dimostrato perché i parassiti e le malattie delle piante erano in aumento sin dagli inizi del XX secolo. Ha collegato questo problema sempre più riconosciuto al fatto che le piante erano rese più deboli dalle fertilizzazioni.
Qualche tempo dopo, il Comitato centrale comune indiano, preoccupato per l'aumento della pressione dei parassiti e delle malattie del cotone, fornì finanziamenti a Albert Howard per ulteriori ricerche. Intorno al 1920, Howard sviluppò un metodo di compostaggio intensivo in zona protetta e testò il suo approccio "agroecologico" sul cotone. I rendimenti crebbero più del doppio e le malattie scomparvero quasi completamente.

Interessante video sulla pasta - striscia la notizia

clicca sul link e gusta il video

https://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/magna-magna-sulla-pasta_44272.shtml?fbclid=IwAR0V1l2I2xcy0NTTUT4s_2BLiZ0xc9IIGBPmrNV6F8IUhHpxLf-JR4NYjg8

Nella Manovra prevista l’eradicazione degli olivi secolari

 
Con un emendamento inserito nella Manovra Finanziaria si dà il via libera, senza dibattito parlamentare, ad una norma che autorizza l’eradicazione degli olivi secolari della Puglia.
L’emendamento 374-bis presentato dal Sen. Stefàno alla legge di bilancio palesa le vergognose mire speculative su una terra martoriata da decenni di distruttive politiche regionali e statali.
“374-bis. Al fine di favorire la rigenerazione dell’agricoltura dei territori colpiti dal batterio Xylella, le disposizioni di cui all’articolo 9, comma 1 e 2, del decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 23 ottobre 2014 “Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento” non si applicano agli ulivi che insistono nelle zone di cui alla Decisione di esecuzione UE 2018/927 del 27 giugno 2018”[1].
Il senatore Dario Stefàno (PD) ha annunciato l’assorbimento nella manovra al voto dell’emendamento, a sua firma, che prevede la deroga al decreto del Mipaaf del 23 ottobre 2014 “Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento” per le aziende che ricadono nelle zone infette (di cui alla Decisione di esecuzione UE2018/927 del 27 giugno 2018): “Stop alla burocrazia che frena la tutela del territorio, ma anche agli alibi. Poniamo fine ad un paradosso, che rendeva ancora più difficoltosa una condizione già resa tragicamente complicata dall’epidemia Xylella”[2].

Insetti Geneticamente Modificati: un Golem incontrollabile e dagli effetti imprevedibili



“Quello che mi hanno insegnato i filosofi, dice il genetista Rubens Onofre Nodari, è che lo scienziato non ha il diritto di disconoscere ciò che è sconosciuto. Occorre una ricerca capace di contestualizzare e che tenga conto della società, il contrario della visione riduzionista che, oggi, predomina”.
La disinvoltura dimostrata dall’ingegneria genetica in questi decenni sta inoltrandosi, sventatamente, in nuovi campi e sperimentando le varie specie viventi passando dal regno dei vegetali a quello animale grazie a politiche complici. Ne è tragico esempio il caso della Aedes Aegypti, o zanzara tigre, l’insetto vettore della Dengue e di altre malattie infettive mortali che stanno devastando le aree rurali del Brasile. Un problema talmente serio da richiedere un robusto coinvolgimento della spesa pubblica brasiliana attraverso l’intervento dell’esercito coinvolto in un programma di lotta alla Aedes. E proprio il contrasto alla malattia è sospettato di essere causa delle numerose malformazioni neonatali che affiggono le stesse aree del Brasile da alcuni anni.  Ma le responsabilità non risiedono negli insetti, non solo.
Il Dr. Luke Alphey, allevato ad Oxford e fondatore di Oxitec[1], agenzia britannica specializzata in biotecnologia, è autore di un programma di lotta alle malattie infettive che già da alcuni anni stanno mietendo vittime nelle aree rurali del Brasile e di cui la Aedes è insetto vettore. L’idea consiste nell’allevare e modificare geneticamente i maschi delle zanzare in modo che, al momento dell’accoppiamento, le femmine producano uova sterili o incapaci di vivere tanto a lungo da potersi a loro volta riprodurre, causando l’estinzione della specie. Queste zanzare di nuova generazione sono state chiamate con il nome di OX513A. Il progetto prevedeva anche un sistema di controllo in modo che gli insetti, una volta terminato l’effetto ‘Dengue’, potessero tornare a riprodursi normalmente. Come? Rendendo questi insetti resistenti ad una molecola, la tetraciclina, vero e proprio antidoto. Ma uno studio[2] evidenziò  già nel 2013, dunque prima che le malformazioni fossero messe in relazione con la puntura di Aedes, che la tetraciclina[3] è un antibiotico estremamente diffuso nelle aree rurali perchè utilizzato in agricoltura.

Addio alla plastica, a Castelfranco la pellicola per cibi ora la fanno le api

Una “seconda pelle” per conservare gli alimenti ma che, a differenza della classica pellicola trasparente in plastica, è completamente naturale in quanto composta da fibra in cotone e cera d’api, e riutilizzabile mille volte. Si chiama Apepak ed è una idea innovativa che sta crescendo a Castelfranco grazie alla cooperativa sociale Sonda che nel suo laboratorio di San Vito di Altivole sta perfezionando questo prodotto grazie ai consigli dei volontari che stanno sperimentando a casa questa modalità di conservazione dei cibi. «Ci sono già alcuni prodotti similari – spiega la vicepresidente della coop, Francesca Amato – ma stiamo cercando di avere un prodotto quanto più ecologico possibile. L’idea ci è arrivata da un nostro amico negli Usa che ha registrato il marchio Apepak. Per noi però ha anche un’altra valenza: quella che questa produzione si trasformi in posti di lavoro per persone svantaggiate». L’Apepak si presenta come un canovaccio in cotone, impregnato con olio di jojoba e appunto cera d’api. In questo modo diventa modellabile e permette di coprire interamente sia gli alimenti che i loro eventuali contenitori. «È ideale per frutta e formaggio – continua Francesca Amato – e in modo particolare per il pane perché permette che il contenuto respiri, pur conservandolo a lungo. Raccomandiamo invece di non usarlo direttamente a contatto con la carne che può rilasciare il sangue». Il test avviene nella vita quotidiana: molte persone (il gruppo chiuso in Facebook ne raccoglie una cinquantina) si sono prestate a fare da... cavie: a ognuna è stato inviato un campione di Apepak in cambio di osservazioni per migliorarlo. Quindi la palla passa a due operatrici della coop e a due lavoratori che provano le modifiche. Il vantaggio è quello di non usare la plastica, di avere un prodotto riutilizzabile e che alla fine del suo ciclo di vita non inquina. All’estero qualcosa di simile ha avuto un grande successo esclusivamente con il commercio on line. 

tratto da:
https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2019/01/08/news/addio-alla-plastica-la-pellicola-per-cibi-ora-la-fanno-le-api-1.17634640

LA SALUBRITÀ DEGLI AMBIENTI ABITATIVI IN RISPOSTA ALLE NUOVE RICHIESTE DEL MERCATO IMMOBILIARE


Convegno “Apicoltura e viticoltura, opportunità e sostenibilità“in Valpolicella

Mercoledì prossimo a Sant’Ambrogio si parlerà della moria delle api e di come sia fondamentale un comportamento più rispettoso per la loro salvaguardia, ma anche per la qualità del vino. 

Nel corso del , che si svolgerà mercoledì 23 gennaio alle 16 a Villa Bassani Brenzoni, a Sant’Ambrogio di Valpolicella, si parlerà di come viticoltori e apicoltori debbano lavorare in sinergia non solo per la salvaguardia delle api, ma anche per il benessere delle vitie laqualità del vino. Le api sono infatti le sentinelle ambientali del territorio e la loro azione è di estrema importanza per l’agricoltura e, di conseguenza, anche per la sicurezza alimentare e la salubrità dell’ambiente.
Interverranno l’agronomo e apicoltore Pierantonio BellettiGianfranco Caodurodi World biodiversity association, l’agronomo Renzo CaobelliPaolo Fontanadella Fondazione Edmund Mach. L’evento è organizzato da Confagricoltura Veronae dall’Associazione regionale apicoltoricon il patrocinio del Comune di Sant’Ambrogio e del Consorzio tutela vini.
Negli ultimi anni, sul territorio regionale e nazionale, si è assistito a una preoccupante moria delle api, dovuta al cambiamento climatico, all’impoverimento dell’habitat naturale e a un utilizzo non sempre appropriato di fitofarmaci.
Spiega Christian Marchesini, vicepresidente nazionale e presidente regionale dei viticoltori di Confagricoltura: “Le api sono un fattore di indicazione del benessere del sistema ambientale. Perciò noi viticoltori dobbiamo avere un comportamento rispettoso nei loro confronti, perché la loro presenza indica che nel vigneto le condizioni ambientali sono favorevoli. E se è vero che il vigneto è autofertile e non ha bisogno di esser impollinato, è anche vero che l’attività vitivinicola sta assumendo un ruolo sempre più importante nella nostra regione e perciò è necessaria una stretta alleanza tra apicoltori e viticoltori. Serve, quindi, più attenzione sulla scelta dei fitosanitarie sui trattamenti nel periodo di fioritura dell’acacia e dei castagni, ma anche accorgimenti come lo sfalcio lungo i filari, o la crescita di siepi e boschetti. In Valpolicella è importante non abbattere i ciliegi, anche se non hanno più reddito, perché contribuiscono a mantenere la biodiversità, fattore importantissimo per la sopravvivenza delle api. Anzi, è consigliabile piantare ciliegi selvatici nelle zone marginali”.
Matteo Villa, vicepresidente regionale e responsabile provinciale dell’Associazione apicoltori, ricorda che la moria è molto forte: “Un alveare contiene 50.000 api e un avvelenamento può distruggerne oltre 20.000. L’ape è fondamentaleperché il suo lavoro rappresenta un terzo di quello che troviamo nel nostro piatto, direttamente e indirettamente. I foraggi, che servono all’alimentazione degli animali, sono prodotti grazie all’impollinazione, così come fiori, frutta ed erbe hanno bisogno delle api. Ma le api, come ci spiegherà l’agronomo Belletti, che illustrerà uno studio condotto nel Collio, fanno bene anche al vigneto. Riescono, infatti, a mitigare gli attacchi di botrite, intervenendo sull’acino rotto e cicatrizzandolo e inoltre intervengono sui lieviti. Perciò dobbiamo creare una collaborazione tra mondo agricolo e mondo apistico, per una coesistenza reciproca che vada a tutela di questi insetti e dell’agricoltura tutta”.

Mele nei supermercati, trovati 14 pesticidi diversi


BOLZANO/EGNA. I risultati del test in laboratorio fatti dalla rivista specializzata «Il Salvagente» confermano nella sostanza quelli pubblicati di recente dal Ctcu di Bolzano: sulle mele che si acquistano nei supermercati di diverse catene di Bolzano e Trento sono state individuate fino a 14 tracce di pesticidi mentre i cinque campioni di frutta «bio» analizzata sono risultati privi di residui. 

Il campione. «Il Salvagente» ha analizzato 22 campioni di mele, acquistate in varie catene di noti supermercati e discount italiani. Sono state prese in considerazione diverse varietà, tra le più gradite dai consumatori: Gala, Stark/Red Delicious, Pink Lady e Kanzi, provenienti anche dall'Alto Adige e dal Trentino. «E i risultati di questo ulteriore test di laboratorio assomigliano in modo sorprendente a quelli ottenuti da noi e pubblicati di recente», commenta Silke Raffeiner, esperta di alimentazione presso il Ctcu. In cinque campioni sono state trovati residui di due sostanze, in due campioni quattro sostanze e in un campione addirittura cinque sostanze diverse.

I valori-soglia previsti per legge – è bene sottolinearlo - non sono però mai stati superati. «Anche il Salvagente sottolinea il rischio per la salute derivante dai cosiddetti residui plurimi, a causa di un possibile effetto moltiplicatore, ovvero di un possibile incremento o potenziamento degli effetti», spiega Raffeiner.

Le sostanze trovate. Fra le sostanze trovate, “il Salvagente” elenca fungicidi quali Boscalid, Captan, Dithianon, Dodin, Fludioxonil, Fluxapyroxad, Pyraclostrobin, Thiabendazol, e insetticidi quali Chlorantraniliprol, Etofenprox, Flonicamid, Methoxyfenozid, das Neonicotinoid Thiacloprid nonché il Dithiocarbamate.

Dieci di queste sostanze sono nella lista nera di Greenpeace del 2016, classificate quindi come molto pericolose, in quanto tossiche per le persone e/o per l'ambiente. Alcune sostanze sono classificate come cancerogene o comunque a rischio, mentre il Thiacloprid, un neonicotinoide, è considerato pericoloso per le api. Anche il Ctcu aveva trovato residui di Boscalid, Captan, Dodin, Fludioxonil, Etofenprox e Methoxyfenozid. Il valore più alto è stato riscontrato in un campione di origine cilena, con 8 mg/kg.

Il commento. «Il test de “Il Salvagente”, come anche il nostro test, mostra ancora una volta, chiaramente, come i consumatori siano quotidianamente esposti a svariati tipi di pesticidi», questo il commento di Walther Andreaus, direttore del Ctcu. «La mia richiesta è sempre la stessa: bisogna ridurre l'impatto dei pesticidi su ambiente e persone».


tratto da:
http://www.altoadige.it/cm/2.221/cronaca/bassa-atesina/mele-nei-supermercati-trovati-14-pesticidi-diversi-1.1875701

SUBITO STOP A GLIFOSATO E DAL 2025 TUTTA IN BIO L’AGRICOLTURA SICILIANA IN UN DDL FIRMATO 5 STELLE

(di Angela Sciortino) Due obiettivi ambiziosi per la Sicilia: l’abolizione dell’uso del glifosato e dei neonicotinoidi (insetticidi letali per le api e molti altri insetti pronubi) in tutti gli ambiti, sia agricoli che civili, e la conversione in biologico entro il 2025 di tutte le produzioni agricole dell’isola
L’iniziativa del gruppo parlamentare 5 Stelle è in un sintetico disegno di legge dedicato alla difesa della salute, delle acque superficiali e sotterranee, del suolo e dell’agricoltura – sette articoli in tutto- con prima firmataria Valentina Palmeri, chiamati a raccolta lo scorso 11 gennaio intorno al grande tavolo della Sala Rossa all’Assemblea Regionale Siciliana.
All’incontro affollato (in oltre cinquanta hanno risposto all’appello) hanno partecipato associazioni ed istituzioni, università, rappresentanti dei consumatori e della “coalizione stop glifosato” che raccoglie, a sua volta, una quarantina di associazioni, enti e istituzioni pubbliche. C’erano gli esponenti dell’agricoltura biologica, degli ambientalisti e degli apicoltori. Ma ha pesato l’assenza delle associazioni agricole. Gli agricoltori, infatti, potrebbero mal digerire un obbligo che sia aggiunge a tante altre limitazioni al loro operare.  
A quell’agricoltura che vede nella chimica (glifosate compreso) la soluzione a tutti i problemi di erbe infestanti, insetti nocivi e microrganismi patogeni, più che divieti o obblighi, è necessario proporre valide alternative economicamente sostenibili. Non ci saranno divieti, infatti, capaci di cambiare certe cattive consuetudini. I cambiamenti radicali non sono impossibili, ma arrivano gradualmente e hanno bisogno della dimostrazione della convenienza economica. Difficile quindi che funzioni anche la moral suation verso agricoltori non più giovani che vanno per le spicce e hanno dimenticato (se mai le hanno conosciute) le tecniche agronomiche adottate dai loro padri o dai loro nonni che non potevano ancora affidarsi alla chimica.
Ormai da anni le scelte politiche in materia agricola, sia nella Ue che in Italia, sono orientate verso la sostenibilità ambientale. E per quanto possa sembrare un paradosso, in Sicilia, è stato soppresso il servizio di assistenza tecnica e consulenza che in altre parti d’Italia e d’Europa guida gli agricoltori nell’adozione delle buone pratiche. Pure l’esperienza del Sias – il Servizio informativo agrometeorologico regionale con il monitoraggio delle malattie delle piante – sarà presto un ricordo del passato. Eppure si tratta di un servizio imprescindibile per la corretta applicazione del Pan, il Piano di Azione nazionale sull’uso sostenibile degli agrofarmaci.
Nel frattempo, se può consolare, potrebbe insediarsi la sottocommissione congiunta tra i componenti delle commissioni Attività produttive, Salute e Ambiente dell’Ars per dire no al glifosato in Sicilia. «È ormai conclamato – ha dichiarato nel corso dell’incontro Valentina Palmeri – che il glifosato è una sostanza nociva per la salute umana e l’ecosistema. Questa battaglia contro il glifosato si vince solo se al fianco dei cittadini, delle categorie produttive e delle associazioni, che da anni si occupano di questi temi, ci saranno le istituzioni. Serve un nuovo modello di produzione e un nuovo modello agricolo».
A conclusione del tavolo di coordinamento la sigla di un documento che ha sancito l’impegno da parte di tutta la rete partecipativa. L’impegno sottoscritto servirà ad elaborare emendamenti e proposte, nonché la redazione di un documento da sottoporre alla Presidenza dell’Ars che è intervenuta al tavolo dando piena disponibilità ad istituire una sottocommissione ad hoc.
tratto da:
https://siciliarurale.eu/stop-a-glifosato-e-tutta-in-bio-lagricoltura-siciliana-in-un-ddl-firmato-5-stelle_1862/?fbclid=IwAR3Gqbl1bczmVrXh6FcQXXq-6Y_TnkIRzpodvdGsFzVI-Km9NQXeS9qTX38

Sicurezza alimentare all’attenzione dei supermercati

Viene pubblicato, per la prima volta, uno studio sulla sicurezza alimentare nella grande distribuzione. Il dossier, intitolato ‘Sicurezza alimentare, tracciabilità e qualità’, è stato elaborato da TEH - Ambrosetti ed stato presentato in anteprima oggi, 16 gennaio, alla fiera Marca a Bologna

ADM, l’Associazione della Distribuzione Moderna, che patrocina Marca, ha scelto di aprire la fiera con un tema di grande attualità come la sicurezza alimentare incaricando l’istituto di ricerca TEH Ambrosetti, convinta che non si possa lasciare una questione così rilevante e delicata ‘alla disinformazione e alle fake news’. Nel corso di una conferenza stampa sono state fornite anticipazioni sullo studio che analizza il sistema dei controlli sanitari e di qualità nella grande distribuzione e, in particolare, sui prodotti a marca del distributore.

Nei supermercati italiani vengono effettuati circa 2 milioni e 300 mila test sui prodotti ogni anno, realizzati sia dalle autorità competenti sia dalle catene distributive. Lo studio analizza le iniziative e gli investimenti in questo settore, così delicato, che avvengono e che sono previsti nel prossimo futuro sia da parte dei distributori che degli stessi fornitori. 

SIVAL, SULL’INNOVAZIONE LE PAROLE D’ORDINE SONO SOSTENIBILITÀ E BIO

La parola d’ordine per qualsiasi tipo di innovazione proposta al Sival, la fiera francese dedicata alla pre-raccolta che si conclude oggi ad Angers Saint Laud, è sostenibilità e Bio. Due must per l’agricoltura francese che non sembrano ammettere diversivi anche alla luce dei dati di forte crescita di questo settore in Francia.

Stiamo parlando del +15% riguardo l’aumento degli operatori Bio in generale tra il 2017 e il 2016 – mentre i distributori aumentano del 19% e gli importatori del 27,4% -, nonché + 13% quello delle superfici che arrivano a 1,7 milioni di ettari. Tutte le filiere produttive che sono coinvolte nel processo di conversione in corso che, secondo le aspettative manterrà il suo trend di crescita anche nel 2019.
Le start-up
Sotto l’ombrello della produzione sostenibile, all’interno dell’Innovation Hub della fiera, abbiamo incontrato una giovane start-up, fondata da ragazzi di età compresa tra il 20 e i 30 anni, che ha realizzato l’app Distri che punta a diventare, da qui a cinque anni, il tripadvisor della produzione agricola Bio e a Km 0.
  “Abbiamo appena lanciato l’app – ci spiega Julien Lecerf – e l’obiettivo, da qui a cinque anni è che vi si registrino ad un prezzo che varia dai 20 ai 50 euro, tutti gli operatori biologici della Francia, agricoltori, ad esempio o anche distributori. Il passo successivo sarà di estenderla anche all’Europa a cominciare dal Belgio. Il consumatore attraverso l’app potrà facilmente individuare l’operatore più vicino, scrivere recensioni sulla sua esperienza o lasciare suggerimenti”. Sempre quest’anno, infine, è stata lanciata quest’anno la prima AGreen start up competition che combina innovazione in Agro-ecologia, in agricoltura, negli impianti e nell’ambiente e che per la prima volta ha aperto del porte della fiera a stuoli di studenti e giovanissimi imprenditori ai quali erano rivolti anche una serie di workshop.
Innovation Hub
Sempre nel quadro dell’Innovation Hub, Copeeks Sas, ha lanciato da un anno sul mercato francese un sistema integrato connesso alla rete, una sorta di supporto (a forma di antenna) installabile a terra (sia campo aperto che serra) a cui sono agganciati una telecamera, dei sensori e una trappola per infestanti.
“Crea immagini ad alta risoluzione – spiega Jolie Champion, business developer dell’azienda di Lannion– e dati sono trasmessi in tempo reale al computer dell’agricoltore o al suo telefono per permettergli di controllare la produzione in remoto. I sensori inviano dati sulle condizioni di umidità e di calore del suolo e dell’aria, nonché sulla velocità del vento”. Il sistema comprende anche una specie trappola che cattura i parassiti, li studia e permettere al produttore di decidere in tempi veloci il miglior trattamento da applicare. Per le orticole sono sufficienti due installazioni per ettaro mentre per le colture cerealicole ne basta una per l’intero campo”. Si basa invece sulla tecnologia LED la novità presentata da Toótem, azienda specializzata in sensoristica e illuminazione da serra con sede a Nieul-sur-Mer a Le Payaud, attualmente al test di mercato in Francia su tre tipi di coltura in serra, pomodoro, cetrioli e fragole. “Abbiamo sviluppato un nuovo sistema di illuminazione LED – spiega Marie-Pierre Bonnet di Toótem – connesso al web di modo che il produttore può ricevere in tempo reale informazioni relativamente al fabbisogno di luce della pianta. Il costo di installazione in Francia è di 40 euro al metro. La nostra ricerca ha individuato, nello spettrometro, la perfetta combinazione tra luce bianca e luce rossa, per i tre tipi di colture testate. In questo modo possiamo garantire ottimi risultati di resa a fronte di significativi risparmi sull’input energetico”. 
Le novità varietali 
Alcune novità varietali sono state lanciate nel corso del contest Sival Innovation 2019. Tra queste, una nuova varietà di melone costoluto premium, lanciato questo mese dalla sementiera Gautier semencesin partnership con l’azienda Force Sud specializzata nella produzione e vendita si meloni. Il suo nome commerciale è Le Costelet ed è dello stesso tipo del melone Charentais. Ha un aroma moscato, la polpa dolce e succosa, un profumo facilmente riconoscibile ed è caratterizzato da una particolare resistenza ai bioaggressori cosicché si presta alla coltivazione Bio. La castagna Bellefer è stata proposta, invece, da Inra, Ctifl e Invenioche hanno sviluppato un prodotto in grado di rispondere alla crescente domanda di mercato. E’ una castagna resistente e perciò adatta alla trasformazione, ha una resa del 95% dopo la sgusciatura, garantisce una produttività di 5 tonnellate per ettaro,  buone qualità organolettiche e una buona resistenza ad alcune fitopatologie. Armelle è la prima fragola, nata da una collaborazione tra Ciref e Armeflhor, che può essere coltivata nei climi caldi. La richiesta è stata sollecitata dai produttori della regione de la Reunion ove le temperature sono più alte. Ha inoltre dimostrato una buona resistenza alle malattie legate alle condizioni climatiche. Anche Rijk Zwaan France ha lanciato un luovo prodotto che ha conquistato il terzo posto del Sival Innovation Awards per la categoria novità varietale. Si tratta di una rucola con inedite foglie tonde dalla superficie liscia. Ha una buona shelf-life, resiste alle lavorazioni e può essere raccolta e venduta a mazzetti.
Fuori suolo
Sul fronte delle soluzioni, Premiere Tech ha lanciato l’ultimo prodotto della gamma Pro-Mix, dedicata ai substrati per le coltivazioni fuori suolo. Si tratta di Pro-mix Cwx che è destinato alla produzione di fragole fuori suolo ed è un costituito al 100% da cocco lavato e certificato per l’assenza di parassiti e infestanti. Il cocco proviene dagli stabilimenti dell’azienda situati in Sri Lanka aperti nel 2011 a seguito dell’investimento di Premier Tech nell’impianto Tropicoir Lanka Ltd che si trova a Pita Kotte.

Ambiente Migrazioni Economia, Alex Zanotelli

Ambiente Migrazioni Economia, incontro con Alex Zanotelli
Sabato 26 gennaio 2019 dalle ore 20:45
Chiesa parrocchiale di Zevio

PRIMO MATTINO, NEL BASSO VERONESE IN PRODUZIONE I PRIMI ETTARI DI RADICCHIO ROSSO BIOLOGICO

primi 9 ettari di radicchio rosso certificato biologico sono stati messi in produzione nella pianura veronese da parte dell’azienda Primo Mattino, che è una delle principali aziende aderenti al Consorzio del Radicchio di Verona IGP, che ha un altro importante punto di riferimento in Geofur della presidente Cristiana Furiani. Dell’iniziativa, che è sicuramente la più importante avviata nel Veneto nel settore specifico, ha dato notizia la stessa azienda Primo Mattino nel corso di un recente e affollato appuntamento svoltosi a Minerbe per dibattere sul futuro del radicchio di Verona IGP. 
........il resto dell'articolo lo trovi su: http://www.corriereortofrutticolo.it/2019/01/09/primo-mattino-nel-basso-veronese-produzione-primi-ettari-radicchio-rosso-biologico/


Bioplastica per alimenti. Con Bio-on il futuro si avvicina

Attraverso questa tecnologia si potrà realizzare qualsiasi tipo di confezione di plastica ad uso alimentare, trasformando gli scarti alimentari che contengono zuccheri. Si pensi ai sottoprodotti della coltivazione delle barbabietole da zucchero, delle mele o, persino, anche al grasso animale o alle fritture alimentari.
Nella partita di Zeropack c’è il gruppo Rivoira che ha acquistato il 50% delle azioni attraverso la RK Zero Srlcostituita con i soci Carlo Lingua e Paolo Carissimo con i quali, peraltro, condivide la joint venture ‘far-east oriented’ per la vendita in Asia delle mele Val Venosta.
“Con questo progetto rivoluzionario –  spiega a Fresh Cut News Carlo Lingua, uno dei soci della Zeropack– possiamo risolvere il problema della plastica che sta asfissiando il pianeta. Rispondiamo ad un emergenza ambientale che ha portato alla creazione di un sesto continente fatto di buste di plastica che galleggia in mezzo agli oceani. Con la tecnologia di Bio-on siamo in grado di realizzare vaschette, pellicole, bollini per la frutta, qualsiasi cosa che prima veniva fatta con la plastica ad uso alimentare. Il nostro biopolimero ha le stesse caratteristiche, solo che è al 100% biodegradabile”.
– Potranno farsi anche confezioni per IV Gamma e ready-to-eat?
“Certamente. Anche le vaschette per le zuppe pronte da riscaldare. Faremo il lancio ufficiale sul mercato a Berlino, con una conferenza e da lì prenderemo contatti internazionali anche se già qualcosa si è messo in moto”.
– In che senso?
“Zeropack ha già venduto licenze in Russia dove un’azienda che produce barbabietola da zucchero, sta costruendo un impianto da 90 milioni di euro e ha acquistato la licenza del brevetto per una capacità produttiva di 10 mila tonnellate di biopack l’anno. In Spagna, un altro produttore di barbabietola da zucchero ha preso una licenza per 2.500 tonnellate l’anno. Partiranno velocemente anche progetti conclusi con alcuni importanti produttori di barbabietola e canna da zucchero in Perù, Cile e Brasile”.
– E in Italia?
“Il primo impianto sarà inaugurato prima dell’estate in provincia di Bologna, dove peraltro ha sede anche la Bio-on. Costa 20 milioni di euro ed avrà una capacità produttiva di mille tonnellate di packaging l’anno. Abbiamo concluso accordi di fornitura con importanti aziende come la Kartell e la Unilever”.
– Che prospettive avete davanti?
“Siamo ancora agli albori. Basti pensare che ogni anno si usano circa 400 milioni di tonnellate di plastica per fare imballaggi”.

A FIRENZE IL 31 GENNAIO


FATTI E MISFATTI DELL'INFORMAZIONE


CORSO DI AGROECOLOGIA SINERGICA

AGHAPE AMBIENTE fabio giovannini

Aghape BioAssociazione per lo Sviluppo Umano, l’Ambiente, la Salute e il Lavoro


CORSO DI AGROECOLOGIA SINERGICA
"Cibus in Primis"
&
MANGIACOMEPARLI

DIRITTI DEI CITTADINI E DOVERI DELLE ISTITUZIONI. 
SOSTEGNI UE PER LO SVILUPPO RURALE AGROECOLOGICO. 
TECNICHE AGROECOLOGICHE AVANZATE IN ORTO-FRUTTICULTURA E VITICULTURA
 SVILUPPO DELLA RETE CIBUS IN PRIMIS E OPPORTUNITA' DI LAVORO. 

sabato 19 gennaio 2019 dalle ore 10.00 alle ore 18.30 con pausa pranzo di 1 ora e domenica 20 gennaio 2019 dalle ore 9.00 alle ore 13.00
IMOLA, Hotel Olimpia, via Pisacane 69
docenti
Prof. Giuseppe Altieri,
Agroecologo, Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
Docente di Fitopatologia, Entomologia, Agroecologia, Agricoltura Biologica
 D.ssa Antonella Gasparetti, Biologa

RICHIESTI CREDITI FORMATIVI 
(allegato programma e modalità di iscrizione pdf )



 In collaborazione tra: 
Associazione Cibus in Primis: www.cibusinprimis.it
Studio Agernova: www.agernova.it