Attraverso questa tecnologia si potrà realizzare qualsiasi tipo di confezione di plastica ad uso alimentare, trasformando gli scarti alimentari che contengono zuccheri. Si pensi ai sottoprodotti della coltivazione delle barbabietole da zucchero, delle mele o, persino, anche al grasso animale o alle fritture alimentari.
Nella partita di Zeropack c’è il gruppo Rivoira che ha acquistato il 50% delle azioni attraverso la RK Zero Srlcostituita con i soci Carlo Lingua e Paolo Carissimo con i quali, peraltro, condivide la joint venture ‘far-east oriented’ per la vendita in Asia delle mele Val Venosta.
“Con questo progetto rivoluzionario –  spiega a Fresh Cut News Carlo Lingua, uno dei soci della Zeropack– possiamo risolvere il problema della plastica che sta asfissiando il pianeta. Rispondiamo ad un emergenza ambientale che ha portato alla creazione di un sesto continente fatto di buste di plastica che galleggia in mezzo agli oceani. Con la tecnologia di Bio-on siamo in grado di realizzare vaschette, pellicole, bollini per la frutta, qualsiasi cosa che prima veniva fatta con la plastica ad uso alimentare. Il nostro biopolimero ha le stesse caratteristiche, solo che è al 100% biodegradabile”.
– Potranno farsi anche confezioni per IV Gamma e ready-to-eat?
“Certamente. Anche le vaschette per le zuppe pronte da riscaldare. Faremo il lancio ufficiale sul mercato a Berlino, con una conferenza e da lì prenderemo contatti internazionali anche se già qualcosa si è messo in moto”.
– In che senso?
“Zeropack ha già venduto licenze in Russia dove un’azienda che produce barbabietola da zucchero, sta costruendo un impianto da 90 milioni di euro e ha acquistato la licenza del brevetto per una capacità produttiva di 10 mila tonnellate di biopack l’anno. In Spagna, un altro produttore di barbabietola da zucchero ha preso una licenza per 2.500 tonnellate l’anno. Partiranno velocemente anche progetti conclusi con alcuni importanti produttori di barbabietola e canna da zucchero in Perù, Cile e Brasile”.
– E in Italia?
“Il primo impianto sarà inaugurato prima dell’estate in provincia di Bologna, dove peraltro ha sede anche la Bio-on. Costa 20 milioni di euro ed avrà una capacità produttiva di mille tonnellate di packaging l’anno. Abbiamo concluso accordi di fornitura con importanti aziende come la Kartell e la Unilever”.
– Che prospettive avete davanti?
“Siamo ancora agli albori. Basti pensare che ogni anno si usano circa 400 milioni di tonnellate di plastica per fare imballaggi”.