Mercati CAMPAGNA AMICA a Verona e provincia

 


Progetto BOSCÀJA - Contadini/e e imprese per il clima

 Progetto nato per un rimboschimento responsabile della provincia di Verona. Le realtà sostenitrici di questa idea sono Ca’ Magre, A.Ve.Pro.Bi (Associazione Veneta Produttori Biologici), A.R.I. (Associazione Rurale Italiana), Co.Ge.V.(Cooperativa Gestione Verde), Terra Viva, Baldo Festival, Comitato Mag per la Solidarietà Sociale Onlus, Mag Mutua per l’Autogestione Cooperativa Sociale e la Rete delle Nuove Vite Contadine.

 

“Il momento migliore per piantare un albero era vent’anni fa. Il secondo miglior momento è ora.” (Proverbio cinese)

 

       OBIETTIVO

 

Affrontare il problema del cambiamento climatico, divenuto oramai urgente ed improcrastinabile, facilitando l’incontro tra Contadine/i e possibili Sostenitori, ponendosi l’obiettivo di piantare nuovi boschi nella provincia di Verona e dintorni. 

 

       ATTORI

 

Contadine e Contadini che si impegnano a piantare e manutenere i nuovi boschi nelle proprie aziende agricole o in appezzamenti conferiti da altri. 

Aziende e soggetti Sostenitori che si impegnano a fornire le risorse necessarie acché ciò avvenga. 

Comitato BOSCÀJA che si impegna nel coordinamento, promozione e supervisione del progetto cercando di mantenere la sostenibilità e la totale trasparenza.


       RIFLESSIONI

Oltre ai benefici ambientali, questa iniziativa avrà impatti positivi anche dal punto di vista sociale e da quello economico, creando occasioni di sviluppo locale. 

Per le imprese donatrici diventa opportunità per esprimere la propria responsabilità sociale e riparare ad eventuali impatti ambientali dovuti ai loro processi produttivi.

 

Per approfondire:

http://magverona.it/wp-content/uploads/2020/12/Progetto-Boscaja.pdf


Per info: formazione.progetti@magverona.it

UN GRANDE SUCCESSO: IL PRIMO CORSO DI APICOLTURA IN VALPOLICELLA

Il primo corso online di apicoltura organizzato dai Comuni della Valpolicella (Negrar, S.Pietro e Fumane) “Amici della api” in collaborazione con il Biodistretto, le associazioni di apicoltori e l'ASL ha avuto un successo inaspettato, registrando l'iscrizione di ben 60 partecipanti.

Per questo motivo, nei prossimi mesi sarà riproposta un'altra iniziativa di formazione per coloro che non sono riusciti a partecipare a quella in corso.
Per restare aggiornato sugli eventi del Comune visita il sito www.comunenegrar.it



Pubblicato il Rapporto Bio Bank 2020

https://www.biobank.it/?cs=5&ps1=16&ps2=12&ps3=992

La corsa del biologico non conosce sosta. Nel 2018 l’Italia ha raggiunto quasi 2 milioni di ettari coltivati ad agricoltura biologica, con 80mila operatori e un giro d’affari di 6,4 miliardi di euro, export compreso. Ma proprio ora che il bio è uscito dalla sua calda nicchia per diventare fenomeno di massa, il mercato è diventato più complicato e la sfida ancora più alta.

Come dimostra anche il Rapporto Bio Bank 2019 appena pubblicato, 68 pagine ricche di dati, informazioni e infografiche, consultabili liberamente su Issuu. Cuore del Rapporto l’analisi dei dati di 10.114 attività bio censite da Bio Bank nel 2018. È sempre la cosmesi a trainare la crescita con 1.070 attività contro le 926 del 2017 (+15,6%), mentre nell’alimentare le attività sono scese da 9.075 a 9.044 (-0,3%). Significativo il turnover: oltre 550 le attività uscite dal censimento, più di 650 quelle entrate. In chiusura le fonti più autorevoli di dati sul bio in Italia, in Europa, nel mondo, precedute da una novità: l’elenco degli organismi di certificazione del biologico.




Cavolo verza, curiosità di stagione

https://portanatura.it/product/verze/

Questa settimana metteremo nelle box tante belle verze appena arrivate dall'orto di Ester: la storia è sul blog. Secondo il nostro amico e scrittore Heinz Grill, che ha condotto importanti ricerche sul valore spirituale degli alimenti, chi arricchisce la propria dieta una buona quantità di crucifere stimola la propria disponibilità ad afferrare la vita con entrambe le mani. Provare - con più cavoli - per credere!

RICETTA

Penne verza, acciughe e pangrattato: https://portanatura.it/ricette/pasta-verza-acciughe-pangrattato/







Incontro on-line «Come alimentarsi correttamente e… qualche curiosità»

Venerdì 29 Gennaio 2021 - ore 20,30




 

Il paesaggio inglese raccontato dalle api

tratto da: https://www.cambialaterra.it/2021/01/il-paesaggio-inglese-raccontato-dalle-api/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

Non solo sentinelle ambientali, le api sono anche testimoni in grado di raccontarci le modifiche subite negli anni dal paesaggio.  Le api mellifere infatti rappresentano un modello ideale per valutare i cambiamenti nel territorio alla luce degli effetti che hanno prodotto nella distribuzione delle piante da fiore.


Per questo un team di studiosi del National Botanic Garden of Wales ha  pensato di partire dalle api, dall’analisi di  441 campioni di miele raccolto nel 2017.  In pratica i ricercatori hanno studiato i granelli di polline intrappolati nel miele. Utilizzando tecniche di barcoding del Dna, sono riusciti a identificare le piante più spesso visitate dalle api. Successivamente, hanno messo a confronto questi dati con quelli ricavati da un’indagine del 1952 che – seppur con strumenti meno evoluti, un semplice microscopio – aveva schedato i granuli di polline (e quindi le piante) rintracciati nel miele di molti alveari distribuiti nell’intero Paese.

Ne è emerso che in questi decenni le cose sono parecchio cambiate. Negli anni Cinquanta era il trifoglio bianco – una leguminosa da foraggio – la pianta più importante per le api. Tanto che il suo polline era stato trovato nel 93% dei campioni di miele. Oggi – dati del 2017 – il polline del trifoglio è presente solo nel 62% dei campioni.

Le api visitano meno il trifoglio perché la sua presenza nella campagna si è fortemente ridotta: del 13% solo tra il 1978 e il 2007. Mezzo secolo fa era una pianta dominante nei pascoli permanenti. Inoltre, veniva spesso inclusa nei prati come fonte di proteine ​​per il bestiame. Oggi lo scenario è modificato: un modello più intensivo di agricoltura ha portato alla riduzione delle superfici a pascolo e un maggiore impiego di fertilizzanti azotati inorganici ha ridotto la necessità di avere prati a trifoglio.

“La campagna nel Regno Unito è profondamente cambiata negli ultimi 65 anni. Il ricorso a un modello di agricoltura e allevamento sempre più intensivo ha portato alla riduzione degli habitat naturali e dei pascoli permanenti. Al tempo stesso le siepi e i boschi spesso sono stati sacrificati per avere nuove aree coltivabili. Tutto questo ha modificato la distribuzione e la tipologia di fiori e piante selvatiche”, ha commentato Natasha de Vere, responsabile conservazione e ricerca del National Botanic Garden of Wales.

Al posto del trifoglio oggi le api visitano più spesso i rovi (Rubus fruticosus). Nel 1952 il rovo era stato trovato nel 58% dei campioni di miele ma era una fonte importante solo nel 5%. Nel 2017, invece, è stato rintracciato nel 73% dei campioni e nel 36% come pianta principale.

Discorso simile per la colza, coltivazione oggi molto diffusa in Gran Bretagna per ricavarne mangime per gli animali e per la produzione di oli vegetali e biodiesel. Nel 1952  era una pianta importante solo nel 2% dei campioni di miele, nel 2017 la percentuale è passata al 21%.

Lo studio ha consentito di monitorare anche l’emergere del balsamo himalayano, una pianta invasiva introdotta nel Regno Unito a metà del XIX secolo. Nel 1952 il polline del balsamo himalayano era presente solo nel 3% dei campioni di miele. Oggi che il balsamo è diventato una pianta infestante presente lungo le rive dei fiumi e i margini delle strade, è stato trovato nel 15% dei campioni di miele.


Comunicato stampa contro OGM e NBT

OGM: nuovo tentativo di sdoganare gli OGM. Dopo il voto al Senato un vasto fronte di associazioni si mobilita in vista del voto del 13 gennaio in Commissione Agricoltura della Camera.

“L’Approvazione dei decreti sulle New Breeding Techniques (NBT) costituirebbe un grave attacco alla nostra filiera agroalimentare, al principio di precauzione, ai diritti dei contadini, nonché la violazione della sentenza della Corte Europea di Giustizia che equipara nuovi e vecchi OGM”

Roma 11.01.21 – E’ atteso per il 13 gennaio il parere della Commissione Agricoltura della Camera dei 4 decreti proposti dal Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, che con il pretesto dell’aggiornamento delle misure fitosanitarie, riorganizza il sistema sementiero nazionale, apre la strada alla diffusione degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) e dei cosiddetti “nuovi” OGM (ottenuti tramite le New Breeding Techniques – NBT).

Già lo scorso 28 dicembre, in sordina e con una seduta a ranghi ridotti per le festività, la Commissione Agricoltura del Senato ha espresso parere favorevole sui 4 decreti, che permettono di fatto la sperimentazione in campo non tracciabile di varietà di sementi e materiale di moltiplicazione ottenuti con le “nuove tecniche di miglioramento genetico” (NBT) che, come ha confermato la sentenza del 2018 della Corte Europea di Giustizia, sono a tutti gli effetti OGM e come tali devono sottostare alle normative europee esistenti in materia.

Se la Commissione Agricoltura della Camera prenderà la stessa decisione di quella del Senato, DOP, IGP, vini di qualità, produzione biologica, prodotti dei territori, varietà locali e tradizionali potranno essere contaminate da prodotti ottenuti con le nuove tecniche di genome editing (NBT) che non saranno etichettati come OGM e quindi saranno irriconoscibili per i consumatori. Ne risulterà che coloro che vorranno prodotti “GMO-free” garantiti, per esempio nell'export, rifiuteranno anche i prodotti etichettati come “non-OGM” per mancanza di certezze. Chi pagherà i danni? Di fatto, con questi decreti, le sanzioni per il rilascio ambientale di OGM sono esigue e, oltre a non avere funzione deterrente, aprono alla possibilità immediata di sperimentazione in pieno campo.

In realtà, ci sarebbe l’obbligo di adeguare la normativa soltanto se si prevedesse di accettare la coltivazione di varietà OGM, cosa che la legislazione italiana attuale esclude esplicitamente. Scelta che si estende alle nuove tecniche di correzione del genoma, in inglese genome editing, grazie alla sentenza esecutiva della Corte europea di Giustizia che nel 2018 ha stabilito che “Gli organismi ottenuti mediante tecniche o metodi di mutagenesi devono essere considerati come OGM ai sensi dell’articolo 2, punto 2, della direttiva 2001/18…”. La definizione di OGM nel Protocollo di Cartagena - lo stesso che introduce il Principio di precauzione garante della tutela della nostra salute, del nostro ambiente e della biodiversità - si basa su chiari e inconfutabili criteri. Tutte le nuove tecniche di genome editing prevedono l’introduzione di segmenti di genoma e producono organismi modificati che soddisfano tali criteri. Tuttavia, queste tecniche comportano spesso anche mutazioni indesiderate (off target), rese sempre più evidenti e documentate dalla letteratura scientifica. Infine, i protocolli di genome editing coinvolgono normalmente le stesse tecniche base dei “vecchi” OGM, responsabili di delezioni e riarrangiamenti non voluti.

E’ grave inoltre che - surrettiziamente e alla chetichella - i decreti proposti aboliscano, insieme al diritto alla risemina, i diritti propri del sistema sementiero contadino, violando così l’articolo 9 del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche e per l'alimentazione e l'agricoltura (ITPGRFA). L’articolo stabilisce che “nessuna disposizione del presente articolo comporta una limitazione del diritto degli agricoltori di conservare, utilizzare, scambiare e vendere sementi o materiale di moltiplicazione”.

Per tutti questi motivi un fronte sempre più ampio di associazioni ambientaliste, organizzazioni dell’agricoltura biologica e contadina, e associazioni di consumatori, denuncia il tentativo del Governo di aprire a nuovi e vecchi OGM solo per favorire un ristrettissimo numero di imprese, la maggior parte grandi multinazionali, che vogliono ottenere il controllo delle filiere agroalimentari ed intendono mettere agricoltori e consumatori davanti al fatto compiuto, con prodotti brevettati, non tracciabili e privi di certezze qualitative, violando il Principio di precauzione posto a garanzia della salute, dell’ambiente e della biodiversità, per di più in assenza di qualunque analisi d’impatto sul sistema agricolo nazionale.

In vista del voto della Commissione agricoltura della Camera le Associazioni lanciano un appello ai decisori politici: “da due decenni siamo mobilitati per tenere i nostri campi liberi da OGM, mantenere in capo alle aziende la possibilità di produrre le proprie sementi e dare impulso al nostro sistema agricolo. Contrasteremo in ogni sede anche questo maldestro e subdolo attacco alla nostra filiera agroalimentare, la cui competitività deriva da ciò che la biodiversità coltivata è in grado di esprimere; chiediamo l’immediata esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla natura OGM dei mutanti NBT ed il pieno rispetto del Trattato sulle risorse genetiche (ITPGRFA) e ci appelliamo ai deputati della Commissione Agricoltura affinché si esprimano contro i decreti, in quanto privi di qualsiasi reale o urgente motivazione. La discussione su scelte strategiche come quelle sugli OGM e NBT deve incardinarsi su tavoli trasparenti e partecipati, e al riparo dalle ingerenze delle lobby biotech”.


Comunicato stampa del 11 gennaio 2021 per conto di:

Acu; Aiab; Altragricoltura Bio; Ari; Ass. Agr. Biodinamica; Civiltà Contadina; Coord. Zero OGM; Crocevia; Deafal; Égalité; European Consumers; European Coordination Via Campesina; Fair Watch; FederBio; Firab; Greenpeace; Isde; Legambiente; Lipu; Navdanya; Pro Natura; Slow Food; Terra!; Unaapi; Wwf.

SIMONIT&SIRCH lancia la VINE MASTER PRUNERS Academy



Se hai sempre voluto fare la Scuola di Potatura SIMONIT&SIRCH, adesso lo puoi seguire direttamente dalla tua vigna, diventando uno studente della VINE MASTER PRUNERS Academy, la prima e unica piattaforma digitale dedicata interamente alla formazione sulla potatura della vite.

 
Ecco cosa puoi fare ora nell’Academy:
  • Iscriverti per vedere i nostri contenuti gratuiti. Iscrivendoti subito all’Academy avrai diritto ad un corso introduttivo di tre capitoli interamente gratuito, che ti darà le basi per imparare ad osservare la vite, capirne la morfologia e le ragioni per cui la si pota.
  • Accedere al nostro PrunersAcademy Cafè, uno spazio digitale Social dove scambiare le opinioni e fare le domande agli altri membri dell’Academy. PrunersAcademy Cafè sarà aperto a breve.
  • Acquistare uno dei nostri corsi per imparare le basi del METODO SIMONIT&SIRCH applicato ai sistemi di potatura più diffusi: Guyot e Cordone Speronato. I corsi prevedono i webinar con lezioni pratiche di Marco Simonit, che risponderà in diretta alle domande. Il primo webinar si terrà in febbraio, dunque affrettati. Per gli studenti iscritti ai corsi, alla fine dei webinar sarà disponibile la versione registrata.
  • I corsi saranno disponibili per 12 mesi dall’acquisto. Avrai dunque tutto il tempo per rivederli e studiarli meglio, e passare così al livello successivo!

L’Academy è sempre in aggiornamento: seguici per non perderti i nuovi contenuti gratuiti. Progressivamente verranno aggiunti i corsi dei livelli successivi. Completali tutti e diventa un VINE MASTER PRUNER!
 
Abbiamo creato la VINE MASTER PRUNERS Academy con passione e grande cura dei dettagli. L’abbiamo voluta creare come uno spazio digitale che appartenesse alla comunità dei potatori, volto a valorizzare la professione del potatore e a migliorare la vita delle viti. Lo abbiamo fatto con l’intento di portare innovazione, favorire lo scambio di esperienze e del sapere.

900 ricette dalle 900 Donne del Vino

 Il primo ricettario che parte dal vino per arrivare al cibo: 900 ricette che insegnano a preparare la cucina tipica più adatta a gustare i vini della stessa regione.










900 ricette dalle 900 Donne del Vino con piatti locali e di antica tradizione, scelti in base all’abbinamento con i vini e i vitigni della stessa zona. Nasce così il primo ricettario al mondo che parte dal vino per arrivare al cibo e insegna a preparare la cucina tipica più adatta a gustare i vini della stessa regione. Nel suo complesso «Le ricette del vino» sono una raccolta di vini e tradizioni culinarie. Fanno conoscere anzi fanno entrare in quel patrimonio di saperi e sapori che caratterizza le tante «patrie locali» di cui è ricca l’Italia.

Sarà quindi il vino il vero protagonista di questo ricettario, ogni abbinamento è pensato per un piatto tipico e realizzato dalle associate nella tradizione regionale, della città, del paese o del borgo in cui la Donna del Vino vive o lavora. Produttrici, sommelier, enotecarie, enologhe, ristoratrici, giornaliste ed esperte del settore si sono messe letteralmente ai fornelli per realizzare le ricette, straordinarie professionalità del mondo del vino che grazie ai loro suggerimenti daranno un valore aggiunto al piatto.

«Le Ricette del Vino» sono raccolte e pubblicate con cadenza bisettimanale (il martedì e il venerdì) sul nuovo sito dell’Associazione www.ledonnedelvino.comin una sezione dedicata.

«Questo ricettario – spiega Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione nazionale – vuole diventare un punto di riferimento per chi ama la cucina tradizionale e i grandi vini italiani, in questo modo la nostra associazione intende dare un utile contributo alla salvaguardia della cultura materiale italiana e alla conoscenza dei territori del vino attraverso la valorizzazione degli abbinamenti storici fra vino e cibo». 

E aggiunge: «Un particolare ringraziamento a tutte le Donne del Vino che, con entusiasmo, stanno aderendo a questa speciale iniziativa, a Liliana Savioli per l’idea di un approccio diverso al classico ricettario valorizzando il vino, alle responsabili del progetto Cinzia Mattioli e Antonietta Mazzeo, a Camilla Guiggi per il contributo agli abbinamenti, a Paola Bosani per il coordinamento editoriale e allo splendido e affiatato gruppo di lavoro».

I gruppi di lavoro sono i seguenti:

Ricette Nord Ovest (Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia): Cinzia Mattioli, Josè Pellegrini, Marina Ramasso, Camilla Guiggi, Anna Pesenti

Ricette Nord Est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige): Liliana Savioli, Romina Togn;

Ricette Centro (Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Umbria): Antonietta Mazzeo, Laura Bucci, Paola Rastelli; 

Ricette Sud Ovest (Campania, Basilicata, Calabria): Lorella Di Porzio, Gilda Martusciello, Vincenza Alessio Librandi; 

Ricette Sud Est (Puglia, Abruzzo, Molise): Sabrina Soloperto;

Ricette Sicilia e Sardegna: Roberta Urso.

tratto da: https://www.onavnews.it/900-ricette-dalle-900-donne-del-vino/

Con 139 ha di vigneti, Cantina Valpolicella Negrar è il più grande produttore di vini bio in Valpolicella Classica

Ad aprile 2019 Cantina Valpolicella Negrar annunciava il potenziamento dello staff tecnico a favore dei soci viticoltori bio, al tempo una ventina di aziende per 77 ha di vigneti bio. 

A circa un anno e mezzo di distanza, i viticoltori soci sono diventati 36 e gli ettari 139, tra certificati e in conversione, facendo della cantina cooperativa negrarese il più grande produttore di vini bio in Valpolicella Classica. 

A determinare il quasi raddoppio degli ettari bio non è stato il guadagno superiore rispetto alla viticoltura tradizionale – fin dal 2004, anno in cui la cantina ha iniziato la gestione biologica dei vigneti, i soci certificati ricevono una premio sulla liquidazione delle uve conferite – ma il fatto di  poter contare sulla presenza di tecnici di campagna che accompagnano passo passo nella coltivazione della vigna, suggerendo ogni giorno e per singolo vigneto le pratiche colturali da adottare in base agli indici climatici, aiutano ad espletare le attività burocratiche, come la compilazione del quaderno elettronico di campagna e assistono nei controlli periodici effettuati degli enti certificatori. 

“Innalzare il livello di professionalità dei viticoltori per noi significa formazione continua e nuovi investimenti sulle persone, un impegno che si traduce in garanzia per il consumatore, che chiede sempre più prodotti biologici garantiti e certificati di qualità paragonabile a quelli convenzionali“, spiega Daniele Accordini, dg ed enologo della cantina. 

L’ultimo nato, il Valpolicella Superiore Ripasso Doc Classico Biologico, insieme agli altri due vini bio Domìni Veneti, Amarone e Valpolicella, vengono prodotti con uve che provengono da vigneti certificati situati in alta collina, dove solitamente il clima è più asciutto e ventilato e i terreni inclinati drenano meglio la pioggia, così non vi sono ristagni nel terreno.  

tratto da: https://www.onavnews.it/con-139-ha-di-vigneti-cantina-valpolicella-negrar-e-il-piu-grande-produttore-di-vini-bio-in-valpolicella-classica/

CRISI PANDEMICA, SPIRAGLI PER L’AGROALIMENTARE VENETO

Conferenza stampa online di Veneto Agricoltura partecipatissima questa mattina (15 gennaio 2021): sotto i riflettori l’andamento del comparto agroalimentare veneto nel 2020, un anno caratterizzato da lockdown e restrizioni dovute al Covid che hanno penalizzato fortemente l’intera economia ma un po’ meno l’agricoltura. Comunque il comparto agroalimentare veneto non è sfuggito alla potente morsa della crisi ma in misura minore rispetto ad altri settori economici, si pensi per esempio al turismo e alla ristorazione. In altre parole, i diversi comparti del primario hanno raggiunto nell’anno appena concluso performance in chiaroscuro che Veneto Agricoltura, com’è consuetudine ad inizio di ogni anno, ha analizzato nei dettagli.

“Quelli presentati dalla nostra Agenzia regionale sono dati di grande utilità – ha ricordato l’Assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, intervenuto all’incontro – necessari sia agli imprenditori agricoli che ai decisori politici per poter programmare la propria attività, più che mai oggi di fronte alle difficoltà del momento. L’agricoltura veneta, che nel nel 2020 ha usufruito di 148 mln/euro di contributi (sono state oltre mille le domande di aiuto pervenute da giovani imprenditori), si sta muovendo affinché vengano modificati i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti alle Regioni più virtuose. Caner ha anche sottolineato la forte necessità e volontà di mettere in sinergia il nostro prodotto agricolo di qualità con l’offerta turistica regionale”.

Da parte sua, il Presidente del Consiglio Regionale, Roberto Ciambetti, ha ribadito che l’agricoltura veneta nel 2020, nonostante la crisi, ha sostanzialmente tenuto, anche se le buone quantità di prodotto ottenuto (si pensi al vino) non devono essere fuorvianti poiché l’altra faccia della medaglia parla di prezzi che purtroppo, in particolare all’estero ma anche nella catena di distribuzione, sono troppo bassi e penalizzanti per i nostri produttori.


Anche il Direttore di Veneto Agricoltura, Nicola 
Dell’Acqua, ha rimarcato l’importanza dei dati presentati questa mattina, aggiungendo che sarà necessario saperli leggere ed interpretare attentamente considerata la crisi che ci sta attanagliando, con il settore turistico fermo e l’export che ovviamente non va a gonfie vele.

Ma veniamo ai dati presentati da Alessandra Liviero di Veneto Agricoltura, partendo da una breve analisi di sintesi e ricordando che il pre-Report (quello conclusivo sarà pronto a fine gennaio) è disponibile al seguente indirizzo: https://bit.ly/2Kiej4j.

I tecnici di Veneto Agricoltura segnalano, nel 2020, maggiori produzioni per le coltivazioni legnose e per numerose colture erbacee, questo grazie ad un andamento climatico che ha favorito lo sviluppo vegetativo e ridotto le problematiche fitosanitarie. L’andamento dei prezzi di mercato è risultato invece diversificato: la chiusura di molte attività dovuta al lockdown ha generato una riduzione della domanda, a fronte di un’offerta rigida, che ha inciso negativamente sui listini dei prodotti. Tuttavia, le difficoltà di commercializzazione a livello internazionale hanno ridotto la pressione concorrenziale sui prodotti competitors(in particolare i cereali), stimolando una tendenza al rialzo dei listini nella seconda parte dell’anno.

Entrando più nei dettagli dei diversi settori, risulta che alla fine del terzo trimestre 2020 (ultimi dati disponibili) le imprese venete attive erano 61.695 unità (-1,4%), un dato in linea con l’andamento del settore nazionale che ha registrato anch’esso una diminuzione simile (-1%). Di contro, sempre nei primi nove mesi dello scorso anno, nel Veneto è stata registrata una crescita degli occupati agricoli del +10%, un andamento ben superiore rispetto a quello nazionale (+1,5%), ma in linea con quello dell’intero Nord-Est (+7%). In aumento gli occupati dipendenti (+42,4%), mentre diminuiscono gli indipendenti (-1,9%).

Note positive arrivano anche dalla bilancia commerciale veneta che per la prima volta risulta in avanzo: il saldo positivo si è attestato infatti a circa +204 milioni di euro, in crescita del 96% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In pratica, le importazioni sono calate (4,9 miliardi di euro; -3,7%) più delle esportazioni (5,1 miliardi di euro per un -1,7%).

Come accennato, una prima valutazione dell’andamento dell’annata agricola 2020 non può non tener conto degli effetti dell’emergenza sanitaria legata al Covid. Il settore agricolo ha subito ingenti danni, ma meno di altri. Tanto nella prima quanto nella seconda ondata della pandemia il blocco imposto a bar, ristoranti, agriturismi e agli spostamenti si è fatto e si sta facendo sentire sulla filiera degli allevamenti e sulle altre aziende che li riforniscono. Particolarmente colpiti gli agriturismi e le attività dei servizi offerti dalle aziende agricole (fattorie didattiche, centri estivi in fattoria), che registrano perdite di fatturato nell’ordine del -50% rispetto al 2019.

Passando alle singole produzioni, per quanto riguarda i cereali e le colture industrialil’annata agraria 2020 ha registrato incrementi generalizzati a due cifre, recuperando le flessioni registrate nel 2019. Rese record hanno interessato il mais (+30,7%), la colza(+33,7%), il grano duro (+27,3%), il grano tenero (+16,7%), le barbabietole (+14%), il tabacco (+23%) e la soia (+9%).

Andamento altalenante per le colture orticole con performance positive per pomodoro(+6%), asparago (+11,6%), patate (+23,5%) e negative per radicchio (-12,6%), lattuga (-5%), fragole (-3%), ecc. Calano le superfici produttive: Veneto Agricoltura stima che le orticole in piena aria, che rappresentano oltre il 70% degli ortaggi coltivati in Veneto, si attestino a circa 19.100 ettari (-5,3%), mentre le orticole in serra vengono stimate a circa 4.100 ettari (-4,7%).

Andamento climatico favorevole e problematiche di cimice asiatica più contenute rispetto allo scorso anno hanno riguardato le frutticole. Buoni aumenti delle rese in particolare per melo (+29,9%), pero (+195%), ciliegio (+69,4%). In calo, invece, le rese per pesche nettarine (-41,6%) e kiwi (-24%). Annata eccellente per l’olivo, dopo l’infausto 2019, con forti rialzi delle rese unitarie (+756%) e della produzione di olive (+762%).

Buone notizie arrivano anche dal vigneto veneto che nel 2020 ha ottenuto una produzione di uva di circa 14,1 milioni di quintali (+6,9% rispetto al 2019) e 11,7 milioni di ettolitri di vino (+7%). La superficie vitata è salita a 92.804 ettari, con un rialzo annuo del +3,9%. Il 77,1% circa della superficie riguarda aree DOC/DOCG, il 18,4% aree IGT e il restante 4,5% vitigni da tavola e varietali, a conferma dell’altissima qualità raggiunta dal comparto vitivinicolo veneto. Stabili i prezzi, mentre le conseguenze della pandemiainteressano prevalentemente le chiusure delle frontiere e del canale Horeca. Dopo diversi anni, si registra il primo segno meno nel commercio estero di vino veneto nei primi tre trimestri del 2020, visto che la nostra regione ha esportato per circa 1,57 miliardi di euro(-3,6%).

In difficoltà il comparto lattiero-caseario, con pesanti ricadute sugli allevamenti che forniscono la materia prima. La chiusura, o parziale chiusura, del canale Horeca e l’azzeramento dei flussi turistici hanno causato situazioni di eccedenza di latte (primavera) con crollo dei prezzi. Il prezzo del latte alla stalla diminuisce del -6% fermandosi ad una media annua pari a circa 36,5 euro/100 lt. In aumento le produzioni dei principali formaggi, soprattutto gli stagionati, come l’Asiago d’allevo (+40%), il Piave (+23%) e il Montasio (+8%), ma non del Grana Padano (-1,5%), condizionato negativamente dalle difficoltà di esportazione.

Anche il comparto zootecnico da carne veneto ha subito gli effetti del lockdown, seppure in maniera diversa a seconda della filiera produttiva. In forte diminuzione le macellazionidi bovini del -10%, soprattutto dei vitelli a carne bianca che hanno un importante sbocco nel canale Horeca, nonostante il sostegno della domanda domestica (+4,5% in volume).

Per quanto riguarda la pesca marittima, nel 2020 si sono registrate diminuzionigeneralizzate della produzione locale e dei transiti di prodotti ittici nei mercati veneti a causa del protrarsi della chiusura delle attività commerciali abituali sbocchi di vendita del pesce, in primis ristorazione e turismo, oltre alle problematiche dovute al minor numero di giornate utili di pesca in mare.

tratto da: https://www.venetoagricoltura.org/2021/01/in-evidenza/crisi-pandemica-spiragli-per-lagroalimentare-veneto/

Sostenibilità: cresce in Veneto il bosco certificato

Una politica forestale sostenibile da lodare ma anche da rafforzare. È quella della nostra regione, in cui sono saliti a oltre 52.000 gli ettari di foresta dotati del marchio di gestione forestale sostenibile internazionale Pefc "Programme for endorsement of forest certification schemes", assegnato ad enti e privati che garantiscono una gestione delle foreste mantenendone la biodiversità, la capacità di rinnovamento, la vitalità e la potenzialità ad adempiere a rilevanti funzioni ecologiche, senza comportare danni ad altri ecosistemi. 


New entry del progetto di certificazione, di cui è capofila Confagricoltura Belluno in collaborazione con Confagricoltura Veneto, sono in provincia di Belluno i Comuni di Calalzo, Lamon, Longarone e Seren del Grappa, che si aggiungono a 15 Regole (Comelico, Auronzo, Vigo) e ai Comuni di Mel e Trichiana, raggiungendo quota 23.237 ettari. Ma il progetto piace anche alla provincia vicentina, dove sono entrati i sette Comuni dell’Altopiano di Asiago oltre a Caltrano, Calvene, Lugo e Valbrenta, per un totale di 27.399 ettari di bosco sostenibile. Nell’Alta Marca trevigiana hanno aderito invece Miane, Pieve del Grappa e Valdobbiadene, per un totale di 1.180 ettari.

La certificazione delle foreste e dei prodotti legnosi nel nostro Paese è ormai sempre più diffusa, data la crescente richiesta di produzioni sostenibili con l’ambiente, prima fra tutti proprio quella del legno. Allo stesso tempo, l’impatto dell’uomo sulla gestione del bosco è in costante aumento, grazie all’intreccio di aspetti economici e sociali legati alla gestione sostenibile della foresta che non deve rappresentare soltanto un luogo dove rifornirsi di legname, ma un’entità che deve essere gestita in un’ottica di conservazione e promozione della biodiversità. ....................

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