Continua la Bio settimana nel veronese


Raduno di tamburi in Valpolicella


Festival dell’Agricoltura di Bressanvido (VI) che si terrà dal 23 al 30 settembre che quest’anno avrà come filo conduttore il tema della “Biodiversità”

http://www.festivalagricoltura.it






Nuovo corso per imparare ad autoprodursi in casa alcuni cibi fermentati


L’acqua pubblica è democrazia

di Alex Zanotelli 
La vittoria del referendum sull’acqua del 2011 resta lettera morta: cinque governi si sono succeduti in questi anni senza tener conto di quel risultato. Al momento anche l’esecutivo gialloverde latita, del resto la situazione non è cambiata in città amministrate dal M5S come come Roma, Torino e Livorno. Nonostante tutto qualcosa di importante accade invece in altri territori: a Brescia come a Benevento, dal basso, è ripartita la lotta per bloccare la vendita ai privati dell’acqua
Questi sette anni dalla vittoria referendaria (2011) sono stati molto duri e deprimenti per chi si è impegnato per la gestione pubblica dell’acqua. Ben cinque governi si sono succeduti in questi sette anni (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni) senza tener conto del risultato referendario. Eppure il popolo italiano aveva deciso a larga maggioranza che l’acqua doveva uscire dal mercato e che non si poteva fare profitto sull’acqua. Una chiara riprova questa che la politica non obbedisce al volere popolare, ma è prigioniera dei poteri economico-finanziari. Inutili anche tutti i tentativi fatti per far discutere in Parlamento la Legge di iniziativa popolare sull’acqua che aveva ottenuto quasi un milione di firme. Questa Legge stravolta è rimasta intrappolata nella Commissione Ambiente presieduta da Realacci (Pd) e mai discussa poi in Parlamento. Ma anche i Cinque Stelle, la cui prima Stella fu la gestione pubblica dell’acqua, non sono riusciti a regalarcela in città pentastellate come Roma, Torino  e Livorno. L’unica grande città italiana che ha obbedito al Referendum è ancora Napoli.
Nonostante tutto questo il movimento italiano dell’acqua ha continuato a resistere in maniera carsica sui territori. Siamo grati ai comitati locali e ai coordinamenti per la gestione pubblica dell’acqua perché nonostante tutto sono stati capaci di continuare a resistere. Ma ora mi sembra di percepire un’inversione di tendenza. L’ho percepita quando sono stato invitato a Brescia a lanciare il Referendum Provinciale per bloccare la vendita ai privati dell’acqua che, a Brescia, è al 100 per cento pubblica. Il comitato dell’acqua, guidato da uomini impegnati come Marco Apostoli, si è opposto a questo e ha forzato la Provincia, con l’appoggio di 54 consigli comunali, a indire un Referendum che si terrà il 18 novembre.
L’idea è stata subito ripresa dal comitato acqua di Benevento che ha lanciato un Referendum Comunale per bloccare la vendita di quote acqua ai privati. Altri comitati stanno pensando di seguire questa strada. Un’altra spinta all’impegno ci è venuta dall’incontro a Napoli del 12 giugno (settimo anniversario del Referendum) organizzato dall’Università Federico II , su spinta del professor Alberto Lucarelli. Vi ha partecipato anche il Presidente della Camera, Roberto Fico, che nel suo intervento ha promesso di modificare la normativa e i modelli di regolazione del servizio idrico integrato per ristabilire il ruolo centrale dei comuni e l’uscita dal mercato dell’acqua. Il 30 luglio poi ha convocato alla Camera le realtà di base afferenti al Forum dei movimenti italiani per la gestione pubblica dell’acqua e ha poi promesso che avrebbe introdotto in Parlamento, a settembre, una legge che rispetti il Referendum del 2011. I partecipanti hanno ricordato a Fico che il movimento dell’acqua ha sempre sostenuto che si scrive acqua , ma si legge democrazia.
Per questo non possiamo accettare le politiche razziste del governo giallo-verde, perché il concetto stesso di acqua come bene comune sottintende una società basata sui valori della solidarietà e dell’accoglienza e quindi contro il razzismo e la xenofobia.
Ma per essere credibile nelle sua volontà di ripubblicizzazione dell’acqua, il movimento 5 stelle dovrà sottrarre immediatamente i poteri di controllo sull’acqua ad Arera, autorità che ha come fine la gestione dell’acqua nel mercato, per restituirli al Ministero dell’Ambiente. Inoltre dovrà intervenire subito con una modifica delle norme introdotte dai governi a trazione Pd nel Testo Unico Ambiente per restituire il governo del sistema idrico alle amministrazioni locali. Questi provvedimenti possono e devono essere fatti subito dal governo, con decreti legge, senza aspettare la conclusione dell’iter di approvazione della legge sull’acqua.
Su questi punti non possiamo che valutare come deludente finora l’azione del Ministro dell’Ambiente Costa che addirittura in una recente intervista televisiva si è chiamato fuori dalla vicenda affermando che “non è importante la gestione pubblica o privata, ma la qualità del servizio”. Per questo il Forum dei Movimenti per la gestione pubblica dell’acqua deve premere con più forza per ottenere un nostro diritto fondamentale: la gestione pubblica dell’acqua. Ma il Movimento nazionale ha bisogno anche di vittorie locali trasformando le gestioni Spa di Torino, Reggio Emilia, Trento, città dove l’acqua è al 100 per cento pubblica, in gestioni Azienda Speciale, con cui non si può fare profitto, ma solo utili da investire sul bene acqua.
Mi appello soprattutto alle comunità cristiane, alle parrocchie perché rafforzino ancora di più  questo impegno sull’acqua. Papa Francesco ha dedicato il suo messaggio per la Giornata del Creato 2018 all’acqua: ”Ogni privatizzazione del bene naturale dell’acqua – sostiene papa Francesco – che vada a scapito del diritto umano di potervi accedere, è inaccettabile”. Si tratta davvero di vita o di morte per miliardi di impoveriti che già oggi hanno difficile accesso all’acqua (“diritto umano essenziale, fondamentale e universale” secondo Bergoglio) e l’avranno sempre meno per i cambiamenti climatici in atto. Diamoci da fare tutti, credenti e laici, per una gestione pubblica dell’acqua, partendo da questo nostro paese. L’Italia diventi un esempio per tutti.

tratto da:
https://comune-info.net/2018/09/lacqua-pubblica-e-democrazia/

‘Nature’ scopre l’italiano che salva le foreste con la matematica


Giorgio Vacchiano (foto), 38 anni, ricercatore del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell'Università degli Studi di Milano, diretto dal professor Osvaldo Failla, è stato selezionato da Nature tra gli 11 migliori scienziati emergenti al mondo su 500 profili esaminati. La prestigiosa rivista internazionale titola l’articolo pubblicato il 19 settembre, ‘Il mondo ai loro piedi’, spiegando che gli 11 ricercatori 'stanno lasciando il segno nella scienza', ciascuno nelle rispettive discipline di studio. 

Vacchiano - scelto insieme a un’altra scienziata italiana, Silvia Marchesan dell'Università di Trieste - è ricercatore presso la Statale dove si occupa di assestamento forestale e selvicoltura. Al centro della sua attività ci sono in particolare la gestione forestale (per la quale ha aperto la strada all’uso dei modelli matematici), servizi ecosistemici, le capacità di resistenza e resilienza delle foreste ai cambiamenti climatici, lo studio delle conseguenze degli incendi boschivi e altri disturbi naturali sulle foreste temperate europee.

Vacchiano ha trascorso 15 mesi lavorando sulla ‘modellazione’ forestale (utilizzazione di modelli matematici nella gestione delle foreste) per la Commissione Europea prima di approdare, nel febbraio 2018, all’Università Statale. La sua tesi di dottorato collegava l’elevata mortalità di una specie di albero resistente, alla siccità nelle Alpi sud-occidentali. Questa scoperta ha gettato le basi per un paper, pubblicato nel 2013, in cui c’è una forte evidenza degli effetti dei cambiamenti climatici. Un documento in collaborazione con Nature Climate Change nel 2017 ha poi esaminato oltre 600 studi e trovato prove schiaccianti del ruolo dei cambiamenti climatici nella crescente frequenza ed entità degli incendi, della siccità e dei parassiti.

Silvia Marchesan dell’Università di Trieste si occupa di chimica organica. Ha sviluppato un idrogel, poco costoso ed efficace, di proteine che si auto-assemblano, utile per riparare i tessuti del corpo e rilasciare farmaci. L’idrogel è un colloide formato da catene polimeriche di molecole disperse in acqua, il cui contenuto di acqua può superare il 99%. Ha già trovato applicazioni nelle lenti a contatto morbide e in alcuni trattamenti delle lesioni cutanee.
 

Settimana bio a Verona

Per dare voce a chi con il proprio lavoro, i propri prodotti e la passione per l’ambiente, contribuisce a salvaguardare la Biodiversità e la salute di tutti è stata organizzata una settimana di eventi, incontri e promozioni per far conoscere chi il BIO a Verona . 
Per testimoniare alcune alternative alla Grande Distribuzione, alle produzioni intensive e industriali, al commercio mondiale non regolamentato che ripropongono comunque un modello distruttivo e non sostenibile dal pianeta e quindi, alla lunga meno, salutare per tutti.
Se vieni agli eventi sarai il benvenuto e se sceglierai i prodotti e i punti vendita farai la cosa giusta.

Ricerca: Listeria all’angolo se si neutralizza un enzima

C’è un punto debole nella resistenza ai trattamenti antibiotici del batterio Listeria. Lo hanno trovato alcuni ricercatori dell’Università di Edimburgo che hanno dimostrato come un antibiotico può essere in grado di aggredire quest’agente patogeno, normalmente molto resistente partendo dall’assunto che la suscettibilità o meno della Listeria agli antibiotici dipende da complesse relazioni tra i geni della resistenza/virulenza e l’ambiente stesso in cui si propagano.
Questa recente scoperta è stata appena pubblicata sulla rivista PLOS Genetics dove il gruppo di studio ha rivelato di avere individuato lo specifico enzima FosX (fosftomicina) codificato nel nucleo del genoma Lysteria, che conferisce agli agenti patogeni quella particolare resistenza.
“Siamo riusciti a sopprimere epistaticamente questa resistenza – riferiscono i ricercatori – nel contesto genomico della Lysteria Monocytogenes Patogenica grazie all’azione di due elementi della proteina attivatrice della virulenza stessa (PrfA regulon) che si chiamano htp e prfA, che appena registrata la presenza di agenti estranei, inducono l’aumento dell’afflusso di fosfomicina”.


Lo studio è stato finanziato dal Fondo Wellcome e dal Consiglio di Ricerca Biotecnologia e Scienze Biologiche (BBSRC) appartenente al programma strategico dell’Istituto Roslin. “È incoraggiante pensare – spiega Jose Vazquez-Boland della divisione Infettivologia dell’Istituto Roslin dell’Università di Edimburgo – che oggi possiamo essere in grado di ricorrere a farmaci già esistenti per contrastare il problema della resistenza agli antibiotici Il nostro studio si è concentrato sulla Listeria, ma può essere applicato anche ad altre specie di batteri”. (m.l.)

tratto da:
http://www.freshcutnews.it/2018/09/12/ricerca-listeria-allangolo-si-neutralizza-un-enzima/

Nel 2019 il primo zucchero biologico 100% italiano

Cooperativa Produttori Bieticoli, unico produttore italiano di zucchero presente sul mercato con la marca Italia Zuccheri, e FederBio Servizi, società che dispone di un sistema di servizi multiprofessionali nel settore biologico e biodinamico, hanno siglato al SANA di Bologna un accordo contrattuale che porterà, nel 2019, ad avere il primo zucchero biologico 100% italiano. 

Per realizzare il progetto Agricoltura Biologica per la Barbabietola, COPROB metterà a disposizione tutta l’esperienza nella gestione della barbabietola fino alla trasformazione, mentre FederBio Servizi offrirà l’assistenza tecnica biologica, il supporto commerciale agli agricoltori e il percorso di crescita nel settore biologico. Il programma prevede un approccio multi-filiera, nel quale vengono contrattualizzate tutte le produzioni inserite all’interno di idonee rotazioni, in modo da poter assicurare la vendita di tutte le colture. Le aziende agricole potranno scegliere se contrattualizzare le coltivazioni in rotazione con i diversi capofiliera che vorranno partecipare al progetto.

Inoltre, l'iniziativa sarà caratterizzata dalla tracciabilità di tutti i processi in modo da conferire valore aggiunto al prodotto e dare condizioni di vendita migliori ai produttori. Allo stesso tempo, si potrà garantire al consumatore la provenienza, la trasparenza dei disciplinari di produzione biologica e l’elevato livello tecnologico conseguito dagli agricoltori coinvolti. 

Seminario "Esperienze di turismo responsabile e sostenibile a confronto tra Veneto e Capo Verde"

COSPE Onlus  e Master Design dell’Offerta Turistica dell’Università di Padova
sono lieti di invitarvi a
“Sentieri che uniscono. Esperienze di turismo responsabile e sostenibile a confronto tra Veneto e Capo Verde”.   
22 settembre ore 9.30 – 13.00 - Aula N, Palazzo Liviano, Padova
Ci sono sentieri che sono più che semplici itinerari turistici: sono quei sentieri che riescono a unire tradizioni, sviluppo e futuro, sentieri reali e metaforici che riescono a unire le persone anche di differenti paesi e contesti che condividono i valori del turismo responsabile e sostenibile. 
L’incontro, “Sentieri che uniscono. Esperienze di turismo responsabile e sostenibile a confronto tra Veneto e Capo Verde”, promosso da COSPE Onlus  e Master Design dell’Offerta Turistica dell’Università di Padova nell'ambito della II edizione padovana di IT.A.CÀ - Festival del Turismo Responsabile, si propone proprio di stimolare una riflessione sul turismo responsabile e sostenibile, dando risalto alle buone pratiche realizzate nel territorio padovano e nell’isola di Fogo a Capo Verde, dove COSPE lavora su questa tematica da più di 30 anni e dove attualmente ha ben due progetti attivi “FATA e Rotas do Fogo”. 


Al seminario parteciperà anche una delegazione dell’isola capoverdiana: Herculano Dinis, presidente del Parco Natural do Fogo, che parlerà delle opportunità di ecoturismo nella maggiore area protetta terrestre di Capo Verde, Fabio Vieria,  del municipio di Mosteiros, e membro della rete NATOUR-FOGO che si e ci interrogherà su quale sia il miglior modello di turismo e sviluppo per un piccolo municipio rurale e, infine, Luisa Jorgesen, altra rappresentante della rete NATOUR FOGO che ci racconterà l’esperienza della gestione partecipativa del territorio e della rete di attori che ne fanno parte. 

MANIFESTO FOOD FOR HEALTH

da:
A.Ve.Pro.Bi.

Domenica 9 settembre al SANA abbiamo partecipato al Convegno di presentazione del MANIFESTO FOOD FOR HEALTH (Cibo per la salute), Coltivare la biodiversità, coltivare la salute.
ll Manifesto Food for Health, curato da Navdanya International, ha lo scopo di ridare volce, speranza e avvenire a tutti coloro che già da domani vorranno vivere e improntare azioni e consumi verso un paradigma sostenibile. Anzi di più: questo Manifesto è uno strumento di mobilitazione, da subito, per rivendicare una transizione verso sistemi alimentari locali, ecologici e diversificati. Per un futuro prossimo di cui già oggi possiamo gettare le basi. 
Il gruppo di lavoro di esperti della Commissione per il Futuro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura, che ha dato vita al Manifesto Food for Health è composto da: Renata Alleva, Sergio Bernasconi, Piero Bevilacqua, Lucio Cavazzoni, Salvatore Ceccarelli, Guy D’Hallewin, Nadia El-Hage Scialabba, Hilal Elver, Richard Falk, Patrizia Gentilini, Jacopo Gabriele Orlando, Srinath Reddy, Mira Shiva, Vandana Shiva.
Il Manifesto è uno strumento di mobilitazione.
Accogliamo la richiesta degli organizzatori di divulgare il più possibile questo documento, pertanto vi chiediamo di scaricare il manifesto da: https://www.terranuovalibri.it/landing_page–manifesto-food-for-health-318.html e di farlo girare il più possibile (è in italiano!) .

Alla Fiera di Madrid il 24 ottobre il Biofruit Congress

Il primo congresso europeo sui prodotti ortofrutticoli biologici, Biofruit Congress, organizzato da Eurofresh Distribution e Fruit Attraction, si terrà mercoledì 24 ottobre nell’ambito di Hub Organic nel Forum Fruit situato nel padiglione 6 della Fiera di Madrid

I mercati dei prodotti biologici freschi affrontano nuove sfide e opportunità con il lancio delle nuove normative europee e una rinnovata crescita a doppia cifra nei consumi.

Esperti rinomati e distributori leader - riferisce una nota della Fiera di Madrid - analizzeranno i dati e le tendenze più recenti in fatto di frutta e verdura biologica. Durante la giornata verranno affrontati argomenti attuali, divisi in tre blocchi: il primo ruoterà attorno alle tendenze e all’impatto dei nuovi regolamenti, una sessione che includerà discussioni sulle normative UE sui prodotti biologici; il secondo blocco si concentrerà sul retail e sui consumi, anche in ottica futura; il terzo blocco affronterà il rapporto tra il biologico e i ‘mondi’ ad esso vicini: il biodinamico, il commercio equo, i prodotti del territorio, la sostenibilità.
Tutto sarà concentrato in tre ore, dalle 16 alle 19. 

Fruit Attraction è una fiera di crescente successo internazionale. Si prevede per l’edizione 2018 la presenza di oltre 1.600 aziende espositrici e di 70mila visitatori professionali provenienti da 120 Paesi. 

tratto da:
http://www.greenplanet.net/alla-fiera-di-madrid-il-24-ottobre-il-biofruit-congress

Austria: no allo spreco. In vendita ortaggi brutti


La catena austriaca Hofer ha deciso di combattere lo spreco alimentare. Mette infatti in vendita cetrioli storti, peperoni ammaccati e altre verdure brutte da verere a marchio Krumme Dinger. I prodotti dall’aspetto poco accattivante sono chiaramente contrassegnati, in modo che il consumatore possa scegliere consapevolmente queste alternative nello scaffale dell’ortofrutta.

Nell'ambito dell'iniziativa di sostenibilità Progetto 2020, Hofer è da tempo impegnata per un utilizzo ottimale del cibo. Fedele al motto ‘Mi piace completamente', alcune misure erano già state sviluppate nel 2014. 
La catena austriaca, ad esempio, si basa su una pianificazione precisa dei volumi e sulle quantità residue, oltre a chiare etichettature e concessioni sui prezzi in modo che i prodotti vengano consumati il più possibile fino al raggiungimento della data di scadenza. Inoltre, sono disponibili prodotti che possono essere venduti rapidamente.Invece di utilizzare un sistema informatico, i dipendenti esperti emettono ordini che evitano le eccedenze.



tratto da:
http://www.greenplanet.net/austria-no-allo-spreco-vendita-ortaggi-brutti

Il confronto sul bio in apertura di SANA. E il 13 incontro a Roma

Lavorare sulla ‘reputazione’ di un settore in forte e costante ascesa, a garanzia del consumatore (che paga un prodotto biologico fino al 60% in più rispetto al corrispondente convenzionale) e a tutela del ‘produttore leale’, è uno dei prossimi obiettivi che il comparto si è dato durante il convegno di apertura della trentesima edizione del SANA di Bologna, dal titolo ’30 anni di bio: 30 anni di SANA. 30 anni di successi per l’agricoltura del futuro’È lo stesso sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo Alessandra Pesce a dichiarare che proprio su questo, e dunque sulla revisione del piano strategico dei controlli e sulla valorizzazione del prodotto a livello internazionale, verterà il tavolo di confronto indetto dal sottosegretario con delega al biologico Franco Manzato il 13 settembre prossimo a Roma. È d’accordo con il sottosegretario il presidente di Federbio Paolo Carnemolla, che estende la riflessione al discusso tema dei controlli: ‘C’è la possibilità di riaprire il discorso in Parlamento e di fare qualcosa per implementare un metodo più moderno, tecnologico e digitale; è una questione ineludibile che bisogna affrontare prima che il comparto cresca a tal punto da diventare ingestibile’. Ammette un certo margine di perfezionamento della riforma - che come Regione ha contribuito a scrivere - anche l’assessore alle Politiche Agricole dell’Emilia-Romagna Simona Caselli, che tuttavia pone l’accento su un’altra questione irrisolta, ovvero quella delle sementi bio, ‘di cui si parla poco ma che dovrà essere tra i punti centrali del prossimo piano nazionale’.

Tornando sul tema della ‘reputazione’, portando la rifelessione ad uno step successivo, il primo vice presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento Ue Paolo De Castro ha sottolineato la necessità di fare uno sforzo per la valorizzazione delle produzioni: ‘Affiancando al Regolamento Omnibus la nuova direttiva europea sulle pratiche commerciali sleali, che contiamo venga definita entro Natale dopo la votazione in plenaria del 22 ottobre e i triloghi successivi, gli strumenti per portare a reddito le produzioni saranno ulteriormente implementati; ora tocca ai produttori organizzarsi’.

‘L’organizzazione nel biologico tocca quote superiori ad altri comparti – ricorda nel suo intervento il presidente di Alleanza Cooperative Italiane per il settore agroalimentare Giorgio Mercuri -; oggi la cooperazione rappresenta il 25% del valore del bio, in alcuni casi la produzione aggregata tocca punte del 40%. L’obiettivo, piuttosto, che ci dobbiamo dare – aggiunge Mercuri – è rendere l’intera filiera eco-sostenibile dal punto di vista ambientale quanto sociale’.

Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo sottolinea la ‘necessità di trasmettere sempre di più e meglio la qualità del prodotto bio made in Italy, soprattutto dopo l’approvazione del nuovo regolamento europeo sul biologico’, estendendo il tema della 'reputazione' alla questione legata alle importazioni.

Il ruolo fondamentale ricoperto dalla Distribuzione Moderna nel processo di ‘decraticizzazione del prodotto bio’ grazie alla definizione di un ‘prezzo saggio’ è stato sottolineato dal presidente di ADM Giorgio Santabrogio. L’ad del Gruppo Vegé non manca inoltre di condannare le pratiche commerciali sleali consuetudine di qualche big della distribuzione ma rivendica la funzione sociale della distribuzione nel processo di valorizzazione della produzione attraverso attività di educazione del consumatore in-store.

Facendo eco a Santambrogio, sulla definizione del cosiddetto ‘prezzo giusto’ si è infine soffermato il presidente di Assobio Roberto Zannoni, che ammonisce il comparto e sottolinea la necessità di lavorare assieme per trovare una soluzione in tal senso, ‘affinché non si replichi quanto accaduto nel convenzionale’.


tratto da:
http://www.greenplanet.net/il-confronto-sul-bio-apertura-di-sana-e-il-13-incontro-roma

Vandana Shiva ha presentato al Sana il manifesto Food for Health: in tantissimi ad ascoltarla






«La salute del pianeta e la salute delle persone sono una cosa sola» dice Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, che ha ricevuto applausi a non finire al Sana di Bologna (Sala Notturno, Centro Servizi blocco D al primo piano) dove, insieme ad altri esperti internazionali, ha presentato il Manifesto Food for Health - Cibo per la salute (Terra Nuova Edizioni), un documento programmatico che non intende solo denunciare i limiti dell'attuale sistema produttivo alimentare e i rischi connessi per la salute umana , ma anche porsi come strumento di mobilitazione per rivendicare una transizione verso sistemi alimentari locali, ecologici e diversificati.
Il Manifesto è edito da Terra Nuova Edizioni e curato da Navdanya International che ha riunito, per la sua elaborazione, alcuni dei maggiori esperti internazionali nei settori dell'alimentazione e della salute nell'ambito della campagna internazionale Food for health e in prosecuzione del lavoro della Commissione Internazionale sul Futuro del Cibo e dell’Agricoltura .
Il Manifesto Food for health è stato presentato in anteprima mondiale al Sana da alcuni degli autori: Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, Renata Alleva, specialista in Scienze della Nutrizione, Sergio Bernasconi, professore ordinario di pediatria - Università degli Studi di Parma, Piero Bevilacqua, sociologo e storico, Università La Sapienza di Roma, Lucio Cavazzoni, già presidente di Alce Nero, Salvatore Ceccarelli, esperto internazionale in agronomia, specialista di genetica agraria, Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa, membro del Comitato Scientifico di Isde, Nadia El-Hage Scialabba, esperta internazionale di ecologia alimentare. L'incontro moderato dal giornalista Manlio Masucci, conterà sulla partecipazione dell'editore, Nicholas Bawtree per Terra Nuova edizioni.

Lo strapotere di Big Food

«Basta con i suoli avvelenati dalle sostanze chimiche tossiche, il modello industriale che sta soffocando la libera agricoltura su piccola scala e uccidendo la biodiversità, la standardizzazione dei cibi deprivati dei loro nutrienti, gli interessi enormi che guidano multinazionali e governi negando tutele ai cittadini-consumatori - spiegano da Navdanya - il Manifesto, che raccoglie dati e analisi dai settori dell'alimentazione e della salute, denuncia i limiti di un sistema produttivo alimentare che è solo apparentemente conveniente. I costi reali del cibo a “basso costo”, che acquistiamo quotidianamente quando andiamo a fare la spesa, sono infatti sistematicamente esternalizzati dall'industria del Big Food».
«Tali costi nascosti riguardano sia i danni ambientali, provocati dall'agricoltura intensiva ad alto input chimico, sia i danni per la salute dei consumatori, le cui scelte sono oramai ridotte all'acquisto di cibo dal basso quoziente nutrizionale e dall'alto tasso di contaminazione chimica. Il Manifesto non si limita a denunciare la situazione di degrado ma offre soluzioni, basate su un sistema integrato delle più innovative conoscenze agroecologiche, medico-sanitarie e tecnologiche, per il rinnovamento e l'efficientamento del sistema produttivo ed economico in senso ecologico. Investire sulla produzione biologica e di qualità, sulla valorizzazione delle filiere corte e sulla sostenibilità ambientale, significa valorizzare i territori e le loro eccellenze, stimolare le economie locali, salvaguardare l'ambiente e ridurre gli impatti negativi del junk food, il cibo spazzatura, sulla salute delle persone e sui sistemi sanitari nazionali».
Il Manifesto, che è a disposizione gratuitamente di agricoltori e cittadini di tutto il mondo, Governi e stakeholder, ha come obiettivo mettere in evidenza l’inscindibile legame tra alimentazione e salute, elaborare strategie globali per superare il modello di agricoltura industriale, favorire la convergenza e l’azione dei movimenti per l’agroecologia e per la salute pubblica, per giungere a una visione comune di sviluppo sostenibile, equo e inclusivo.
“È importante – ha spiegato Vandana Shiva -  trovare alternative utili sia per il pianeta che per le persone. La salute del pianeta e la salute delle persone sono una cosa sola. Le alternative esistono e si basano sul rigenerare la salute della terra, tramite l’agroecologia, la salvaguardia della biodiversità, la promozione della filiera corta e di sistemi alimentari a km 0. La salute, a partire da quella del suolo, fino a quella delle piante, degli animali e degli umani deve essere il principio organizzatore nonché il fine dell'agricoltura, del commercio, della scienza, della nostra vita e dei commerci internazionali.”

Terra Nuova pubblica anche il libro "Cibo e salute" che vede come prima autrice proprio Vandana Shiva e contiene un contributo esclusivo di Franco Berrino; il libro ricomprende anche la versione integrale del Manifesto.

tratto da:
https://www.terranuova.it/News/Agricoltura/Vandana-Shiva-ha-presentato-al-Sana-il-manifesto-Food-for-Health-in-tantissimi-ad-ascoltarla

IL BIOLOGICO, CHE COPRE QUASI IL 15% DELLE SUPERFICI AGRICOLE ITALIANE, VA MENO DEL 3% DEI FINANZIAMENTI EUROPEI E NAZIONALI

In occasione del SANA, presentati alla Festa del Bio a Bologna 
i dati del primo rapporto “Cambia la Terra”

8 settembre – Nei nostri campi, chi inquina viene pagato. È all’agricoltura che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici che va la quasi totalità delle sovvenzioni europee e nazionali: in sostanza, i soldi pubblici servono per sostenere l’utilizzo della chimica di sintesi. La politica agricola comunitaria sovvenziona infatti per il 97,7% l’agricoltura convenzionale. E quando ai fondi Ue si aggiungono anche quelli italiani, il risultato non cambia: al biologico, che rappresenta il 14,5% della superficie agricola coltivata del nostro Paese, va il 2,9% delle risorse. Anche senza tirare in causa i costi consistenti che l’utilizzo della chimica di sintesi e quindi l’inquinamento provocano sulla nostra salute e su quella dell’ambiente, è evidente che si tratta di una palese inversione della regola “chi inquina paga”.

È quanto emerge dal Rapporto “Cambia la Terra. Così l’agricoltura convenzionale inquina l’economia (oltre che il Pianeta)” presentato oggi alla Festa del BIO che si tiene a Bologna in occasione del SANA, la fiera del biologico italiano, da Maria Grazia Mammuccini, responsabile del progetto Cambia la Terra- FederBio; Susanna Cenni, Vicepresidente Commissione Agricoltura Camera; Giorgio Zampetti, Direttore Legambiente; Franco Ferroni, Responsabile Agricoltura WWF; Fulvio Mamone Capria, Presidente LIPU; Lorenzo Ciccarese, Ricercatore ISPRA; Patrizia Gentilini di ISDE International Society of Doctors for Environment – Associazione medici per l’ambiente.

Secondo il Rapporto, la maggior parte delle risorse destinate all’agricoltura viene ancora usata per finanziare il modello agricolo basato sull’uso di concimi e pesticidi di sintesi chimica. In percentuale le risorse dedicate all’agricoltura biologica, seppure in crescita rispetto al passato, sono inferiori alla media che spetterebbe al settore in base alla Superficie Agricola Utilizzata (SAU) biologica.Per i datelaborati dall’Ufficio studi della Camera dei deputati, su 41,5 miliardi di euro destinati all’Italia, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro. In altri termini, il bio – che rappresenta il 14,5% della superficie agricola utilizzabile – riceve il 2,3% delle risorse europee: anche solo in termini puramente aritmetici, senza calcolare il contributo del biologico alla difesa dell’ambiente e della salute, circa sei volte meno di quanto che gli spetterebbe. Se ai dati dei fondi europei si aggiunge il cofinanziamento nazionale per l’agricoltura, pari a circa 21 miliardi, il risultato rimane praticamente invariato: su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi, la parte che va al biologico è di 1,8 miliardi, il 2,9% delle risorse.

“In altre parole – ha detto Maria Grazia Mammuccini di FederBio - gli italiani e gli europei in generale pagano per sostenere pratiche agricole che alla fine si ritorcono contro l’ambiente e contro la loro salute, a partire da quella degli agricoltori stessi. Inoltre, non è il modello agricolo ad alto impatto ambientale a farsi carico della tutela degli ecosistemi con cui interagisce, ma sono gli operatori del biologico a sopportare i costi prodotti dall’inquinamento causato dalla chimica di sintesi: il costo della certificazione; il costo della burocrazia (ancora più alto che per gli agricoltori convenzionali); il costo della maggiore quantità di lavoro necessaria a produrre in maniera efficace e a proteggere il raccolto dai parassiti , senza ricorso a concimi di sintesi e diserbanti; il costo della fascia di rispetto tra campi convenzionali e campi biologici”.

Difficile calcolare con esattezza quali siano i carichi economici totali che gravano sugli agricoltori biologici. Solo per la certificazione, il costo da sostenere da parte dell’agricoltore in caso di prima notifica è pari a circa 2.790 euro, mentre per il mantenimento annuale il costo è di poco inferiore ai 1.000, se si prende in esame una azienda biologica media, con una dimensione di circa 28 ettari. Altro elemento da aggiungere a un conto complessivo impossibile da sintetizzare, la maggior incidenza del costo del lavoro nei campi bio: vale il 30% in più che nell’agricoltura convenzionale. Maggiori costi per la tutela ambientale e sociale a cui non corrisponde un maggiore aiuto, ma una sostanziale penalizzazione a livello di incentivi.

Eppure, l’impatto economico dell’inquinamento da pesticidi è ormai documentato da una serie di studi e ricerche internazionali. In termini complessivi, una ricerca USA (Pimentel, 2005) valuta i costi derivati dall’uso dei pesticidi - spese sanitarie, perdita di produttività, perdita di biodiversità, costi per il disinquinamento del suolo e delle acque - in circa 10 miliardi di dollari l’anno nei soli Stati Uniti

Dal punto di vista strettamente sanitario, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità complessivamente nel mondo si registrano oltre 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all’anno e 258.000 decessi.. In pratica 71.232 persone ogni giorno - più o meno gli stessi abitanti di una città come Pavia - restano intossicate in maniera acuta dai pesticidi e 706 persone muoiono (Prüss et al., 2011). Uno studio europeo del 2015 ha poi valutato che l’esposizione prenatale a organofosfati (composti base di molti pesticidi ed erbicidi) fa perdere ogni anno 13 milioni di punti di quoziente intellettivo e provoca 59.300 casi di ritardo mentale, con un costo economico valutabile da un minimo di 146 miliardi di euro a un massimo di 194 miliardi all’anno: all’incirca l’1% del PIL dell’Unione europea. Nel 2017 un’ulteriore valutazione ha confermato la stima di 194 miliardi di euro l’anno in Europa per danni cognitivi per esposizione ai soli pesticidi organofosfati e ha sottolineato che tali costi sono comunque sottostimati perché tengono conto delle disabilità intellettive ma non delle disfunzioni cognitive meno gravi.

Paradossalmente l’agricoltura industrializzata che utilizza chimica di sintesi figura sia tra gli imputati  che tra le vittime del cambiamento climatico in atto. Secondo il quinto rapporto dell’IPCC, il panel di esperti ONU, le anomalie climatiche potranno provocare una riduzione della produttività agricola su scala globale compresa tra il 9 e il 21%, da qui al 2050. D’altra parte, l’agricoltura viene ritenuta responsabile dell’11% delle emissioni di gas serra a livello globale. La gestione convenzionale dei campi ha fatto sì che terreni coltivati e pascoli abbiano perso tra il 25 e il 75% del carbonio che contenevano (liberando gas serra). I terreni organici, invece, svolgono un ruolo di assorbimento che può arrivare a circa mezza tonnellata di carbonio per ettaro l’anno. Il potenziale tecnico complessivo del sequestro di carbonio nei terreni degli ecosistemi agricoli è quindi compreso tra 1,2 e 3,1 miliardi di tonnellate di carbonio all’anno, una quantità che corrisponde a 27 volte le emissioni italiane di CO2 del 2016. In generale, l’agricoltura chimica richiede maggiori quantità di energia e particolarmente di idrocarburi. Secondo i dati pubblicati dal Rodale Institute nel 2011, i sistemi di agricoltura biologica utilizzano il 45% in meno di energia rispetto a quelli convenzionali e producono il 40% in meno di gas serra rispetto all’agricoltura basata su metodi convenzionali. 

Non ultimo, nella lista dei problemi sollevati dall’uso intensivo di chimica nei campi, quello dell’impatto sugli ecosistemi naturali e sulle stesse specie animali. Qualche dato per tutti: uno studio Usa del 2014 (Environmental and Economic Costs of the Application of Pesticides) ha valutato in 284 milioni di dollari l’anno il solo danno diretto legato alla scomparsa delle api e degli altri insetti impollinatori. Lo sterminio di altri insetti e dei parassiti predatori naturali degli insetti e degli organismi dannosi costa invece, complessivamente, 520 milioni di dollari l’anno, considerando anche la spesa del ricorso aggiuntivo a trattamenti fitosanitari.  Per quanto riguarda gli uccelli, al massiccio e diffuso impiego di insetticidi e diserbanti è riconosciuto un ruolo decisivo nella contrazione numerica delle popolazioni nel corso degli ultimi decenni: tra le specie che vivono in contesto agricolo, uno studio della Lipu - Lega italiana protezione uccelli ha indicato upupa e torcicollo come le specie a maggiore vulnerabilità.

Cambia la terra – No ai pesticidi, sì al biologico è un progetto di informazione e sensibilizzazione voluto da FederBio con Isde- Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e WWF, con un comitato di garanti composto da alcune personalità del mondo dell’associazionismo e della ricerca. 


Sito web del progetto: www.cambialaterra.it

Maltempo: Consorzio Vini Valpolicella, danni circoscritti

(ANSA) - ROMA - Alla luce di una prima ricognizione da parte dei tecnici del Consorzio Tutela Vini Valpolicella dei danni in vigna in seguito alle abbondanti piogge che nel veronese si sono concentrate in poche ore nella giornata di sabato scorso ''confidiamo di poter consuntivare danni circoscritti che non compromettono le sorti qualitative e quantitative della vendemmia in Valpolicella, al via la settimana prossima''. Lo ha detto all'ANSA Olga Bussinello, direttore del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, al termine del Consiglio straordinario consortile tenutosi oggi. Come Consorzio, ha aggiunto, ''ci riserviamo di comunicare ufficialmente l'esito in seguito agli accertamenti previsti domani da parte di Avepa (Agenzia Veneta per i pagamenti in Agricoltura), con cui stiamo collaborando a stretto contatto. Crediamo - ha sottolineato infine - che l'annata 2018 per il nostro territorio sia al momento molto buona, anche se dipenderà molto dall'andamento del mese di settembre, soprattutto per le uve da portare in appassimento'' per l'Amarone e Recioto.

Il Lombrico d’oro vuole pagare la multa del migrante

A Verona un giovane migrante pulisce da tempo dalle erbacce i marciapiedi di alcune vie utilizzando solo le mani e uno spazzolone. Non usa pesticidi. Ha ricevuto dai vigili urbani una multa di 100 euro perché esponeva una ciotola e un cartello nel quale spiegava che si poteva contribuire con qualche moneta o una scopa o dei sacchetti.
Il Lombrico d’oro vuole pagare la multa di questo giovane che contribuisce al decoro e alla salute della città. Purtroppo da quando ha preso la multa non si vede più in giro. Mi dispiace, gli sono particolarmente grata, perché tiene pulita anche la mia via, senza uso di veleni. Come posso rintracciarlo? Potrei portare i 100 euro direttamente ai vigili?

Lelia

Fitofarmaci: 20mila euro di multa senza il patentino. E l'arresto se mancano i cartelli

Meglio lasciare perdere l'idea di acquistare e/o manipolare prodotti fitosanitari senza la regolare abilitazione (patentino) o con patentino scaduto: la sanzione amministrativa va dai 5mila ai 20mila euro. E c'è l'arresto se non vengono messi i cartelli previsti nelle aziende che hanno dipendenti.



Forse non tutti gli agricoltori (ma il discorso vale anche per chi esegue trattamenti post raccolta con fitosanitari nelle strutture di lavorazione) sanno che le norme sono state inasprire rispetto ad alcuni anni fa. Durante i corsi di aggiornamento che vengono organizzati anche in questo periodo (cfr. Freshplaza del 28/10/2016) i docenti hanno l'obbligo di illustrare tutti i dettagli. E, fra questi, anche mettere in guardia sugli errori da non compiere e sulle sanzioni (salate) a cui si può incorrere.

E inoltre: il datore di lavoro che non mette i cartelli informativi previsti, cioè la segnaletica di sicurezza, è punito con l'arresto da 3 a 6 mesi e con l'ammenda da 2.740 a 7.014,40 euro.



E' proibito acquistare prodotti fitosanitari da ambulanti: si possono prendere solo da rivenditori autorizzati e questi non sono di certo ambulanti o improvvisati. Tale norma è stata inserita per evitare i furti e lo smercio dei presidi fitoiatrici. In caso di dubbi, o se si è avvicinati da un "bagarino dei veleni" si può contattare il numero verde del Comando Carabinieri Politiche Agricole attivo 24 ore su 24 all'800.020320. Oppure si può chiamare Agrofarma dalle 9 alle 18 all'800.913083. E' anche vietato acquistarli allo stato sfuso.

"Nel prossimo futuro – si legge nel libro di formazione realizzato da Dinamica Emilia Romagna – potrebbero essere possibili altre forme di acquisto come quelle on-line. Ma le modalità saranno rese note dal Ministero che detterà le regole".

Un altro aspetto fondamentale, di certo non preso in considerazione da tutti, è che l'autorizzazione è strettamente personale. Se non ci si può recare di persona dal rivenditore, non si può delegare moglie, figli o amici. Vi è un'unica eccezione: se il titolare ha motivazioni gravi come malattia o ricovero, può fare delega che va però vistata dal Comune, o dal Servizio agricoltura della Regione, o dall'ufficio preposto dell'Asl o dai Carabinieri. L'uso però è permesso solo al titolare, quindi non pare avere molto senso questo passaggio. Infatti che senso ha portare a casa il prodotto, se poi non c'è chi possa utilizzarlo? L'unica è che venga acquistato per poi farlo distribuire da un contoterzista abilitato.

Il patentino non va assolutamente lasciato in giacenza dal rivenditore. E' come la patente di guida, l'agricoltore lo deve avere sempre con sé, soprattutto quando acquista, trasporta e usa i prodotti fitosanitari.
  
TRATTO DA:
http://www.freshplaza.it/article/86435/Fitofarmaci-20mila-euro-di-multa-senza-il-patentino.-E-larresto-se-mancano-i-cartelli

Contaminazione diffusa da pesticidi nel polline in Italia e rischi per la salute

La salute delle api  è compromessa da complesse interazioni tra molteplici fattori di stress, tra cui i pesticidi svolgono un ruolo importante. Per comprendere meglio l'estensione dell'esposizione ai pesticidi da parte delle colonie di api da miele nel tempo e nello spazio, abbiamo condotto un'indagine raccogliendo il polline al ritorno delle api da miele in 53 apiari italiani durante la stagione attiva dell'apicoltura di 3 anni successivi (2012-2014). Dei 554 campioni di polline analizzati per i residui di pesticidi, il 62% conteneva almeno un pesticida. 38% i campioni con multiresiduo 24% con residuo singolo, raggiungendo un massimo di 7 pesticidi per campione (1%). Sono stati rilevati 18 pesticidi diversi (10 fungicidi e 8 insetticidi) su 66 analizzati. Le concentrazioni di pesticidi hanno raggiunto il livello preoccupante per la salute delle api almeno una volta nel 13% degli apiari e hanno superato le soglie di sicurezza per l'assunzione alimentare umana nel 39% dell'analisi.
Il monitoraggio del polline raccolto dalle api è uno strumento prezioso per il monitoraggio ambientale della contaminazione da pesticidi, compresa la rilevazione di usi illegali.

VEGANFEST A BOLOGNA



info:
http://www.veganfest.it

CONVEGNO a Bologna, Sana il 9 settembre

“La salute del pianeta e la salute delle persone sono una cosa sola” - Vandana Shiva (nella foto), Navdanya International


suoli avvelenati  dalle sostanze chimiche tossiche, il modello industriale che sta soffocando la libera agricoltura  su piccola scala e uccidendo la biodiversità, la standardizzazione dei cibi deprivati dei loro nutrienti, gli interessi enormi che guidano multinazionali e governi negando tutele ai cittadini-consumatori: Navdanya International presenta Il Manifesto Food for health (Cibo per la salute) un documento programmatico che non intende solo denunciare i limiti dell'attuale sistema produttivo
 alimentare e i rischi connessi per la salute umana, ma anche porsi come strumento di mobilitazione per rivendicare una transizione
 verso sistemi alimentari locali, ecologici e diversificati.

Il Manifesto è edito da Terra Nuova Edizioni e curato da Navdanya International che ha riunito, per la sua elaborazione, alcuni dei maggiori esperti internazionali nei settori dell'alimentazione e della salute nell'ambito della campagna internazionale Food for health e in prosecuzione del lavoro della Commissione Internazionale sul Futuro del Cibo e dell’Agricoltura.

Il Manifesto Food for health, sarà presentato in anteprima mondiale al Sana da alcuni degli autori: , presidente di Navdanya International, Renata Alleva, specialista in Scienze della Nutrizione, Sergio Bernasconi, professore ordinario di pediatria - Università degli Studi di Parma, Piero Bevilacqua, sociologo e storico, Università La Sapienza di Roma, Lucio Cavazzoni, già presidente di Alce Nero, Salvatore Ceccarelli, esperto internazionale in agronomia, specialista di genetica agraria, Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa, membro del Comitato Scientifico di Isde, Nadia El-Hage Scialabba, esperta internazionale di ecologia alimentare, . L'incontro moderato dal giornalista Manlio Masucci, conterà sulla partecipazione dell'editore, Nicholas Bawtree per Terra Nuova edizioni.

Cucina bio: le quattro stagioni presso LA BIOLCA

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Sabato 29 settembre 2018 ore 19.30
Ospite della serata Marisa Saggio, titolare dell’azienda biologica “ZOLLA 14”
Ciclo di incontri culturali-gastronomici  per conoscere e degustare il cibo buono, sano, legato alla tradizione e al territorio e proveniente da agricoltura biologica. Gli incontri previsti sono quattro e sono in corrispondenza alle quattro stagioni.
Comprendono un aspetto culturale con l’intervento di un esperto di alimentazione, e un aspetto gastronomico con la degustazione di piatti preparati con prodotti biologici di stagione per sottolineare l’importanza di armonizzare la propria alimentazione con i cicli naturali. Per ogni incontro prevista anche la presenza di un personaggio di riguardo che sarà l’ospite della serata
Menù della serata:
  • Insalata arcobaleno
  • Risotto ai mirtilli
  • Torta salata zucca e funghi
  • Misticanza di verdure in agrodolce
  • Disco di melanzana farcito
  • Dessert di zucca
Ospite della serata Marisa Saggio, creatrice del marchio “Zolla14” Organic Farm Project e titolare dell’omonima azienda agricola fondata nel 2005. Un diploma in lingue straniere conseguito nel 1976 e una carriera da artista durata 24 anni tra Italia, Stati Uniti e Giappone. Oggi alle prese con una continua ricerca e osservazione dell’arte della terra e del cosmo, della valorizzazione delle materie prime coltivate con il metodo biologico e biodinamico. Breve relazione e poi spazio alle domande.
Dove e quando: sabato 29 settembre alle ore 19,30 presso la sede Biolca a Battaglia Terme PD

Quota di partecipazione: € 20,00. Posti limitati. Obbligatoria la prenotazione telefonando 
al 049 9101155 (Biolca orari segreteria) o 345 2758337 (Martina) o  info@labiolca.it