Un nuovo modo di fare agricoltura

L'Invito al Convegno "Un nuovo modo di fare agricoltura" per presentare il progetto ORGANIC FOREST che si terrà martedì 1° Marzo alle ore 18,00 presso la sede della Cooperativa Agricola La Primavera, a Campagnola di Zevio (Vr);
sarà presente il dr. Michel Barbaud creatore di questo metodo agricolo.


All'11 Marzo inizia il corso

Corso di Cesteria a Calmasino

BIRRA TEDESCA CANCEROGENA

Diversi marchi di birre tedesche contengono il diserbante glifosato. Lo rivela un'analisi dell'Istituto per l'ambiente di Monaco.
Il test ha coinvolto 14 marche fra le più note in Germania: Beck's, Paulaner, Warsteiner, Krombacher, Oettinger, Bitburger, Veltins, Hasseroeder, Radeberger, Erdinger, Augustiner, Franziskaner, König Pilsener e Jever.

I livelli registrati oscillano fra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro, nei casi più estremi quasi 300 volte superiori a 0,1 microgrammi, che è il limite consentito dalla legge per l'acqua potabile. Non esiste un limite per la birra.

Contrastato è il giudizio degli esperti sulla pericolosità del pesticida per la salute dell'uomo. L'organismo internazionale Iarc (International Agency for Research on Cancer) lo ha classificato come "probabile cancerogeno per l'uomo" nel marzo 2015. Sophia Guttenberger, dell'istituto di Monaco che ha compiuto la ricerca, ha detto che "una sostanza, che potrebbe essere cancerogena, non perde nulla né nella birra né nel corpo umano".

Ma per l'Istituto federale per la valutazione del rischio (Bfr) residui di glifosato nella birra sono "dal punto di vista scientifico plausibili", dal momento che l'erbicida è autorizzato come diserbante. "Un adulto dovrebbe bere intorno ai mille litri di birra al giorno per assumere una quantità di glifosato preoccupante per la salute", ha fatto sapere il Bfr in una nota.
Secondo l'Unione dei birrai tedeschi lo studio "non è credibile" e l'accusa che i birrai non controllino sufficientemente le loro materie prime è "assurda e completamente infondata". I birrai sottolineano l'esistenza di un proprio sistema di controllo per il malto d'orzo: "Il nostro monitoraggio indica che i valori misurati sono sempre chiaramente al di sotto dei limiti massimi, e in nessun momento sono stati riscontrati superamenti dei limiti massimi permessi per i residui di glifosato".
L'Unione dei coltivatori tedeschi (Dbv) ritiene invece che la colpa della presenza del glifosato possa venire dall'importazione di malto d'orzo. "In Germania abbiamo la più ferrea regolamentazione per la tutela delle piante", ha detto un portavoce dell'associazione a Berlino. È invece plausibile che tracce di glifosato siano finite nella catena di produzione con l'importazione di malto d'orzo, ha aggiunto.
Secondo l'Unione dei birrai tedeschi, lo studio che ha rilevato presenza di glifosato è "non credibile". In una dichiarazione diffusa oggi, l'unione definisce "assurda e completamente infondata" l'accusa che i birrai non controllino sufficientemente le loro materie prime, e sottolinea l'esistenza di un proprio sistema di controllo per il malto d'orzo: "Il nostro monitoraggio indica che i valori misurati sono sempre chiaramente al di sotto dei limiti massimi, e in nessun momento sono stati riscontrati superamenti dei limiti massimi permessi per i residui di glifosato", conclude la dichiarazione.
tratto da: http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2016/02/25/germania-trovato-diserbante-glifosato-nella-birra_e7d022f4-287d-4aef-87a1-9ed96db95a6c.html

I CIBI PROBIOTICI FERMENTATI, laboratorio alla Casa di Tano

SESTO CORSO DI AGRICOLTURA BIOLOGICA IN VALPOLICELLA

Canapa, presente e futuro

Mercoledì 20 gennaio 2016 la prestigiosa Accademia dei Georgofili di Firenze ha tenuto a Torino, in collaborazione con la locale Accademia di Agricoltura, una adunanza pubblica sul tema: “Canapa: presente e futuro prossimo”. Quando ho cominciato a insegnare Merceologia una intera lezione era dedicata alla canapa; erano gli anni del dopoguerra e l’Italia aveva una posizione dominante nella produzione e nel commercio di questa fibra tessile vegetale ricavata dal fusto delle piante di Cannabis sativa; allora l’Italia era infatti il secondo produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). La migliore fibra di canapa in assoluto veniva dalla varietà “Carmagnola”, dal nome della città piemontese dove si trova il più importante ecomuseo italiano della cultura e della lavorazione della canapa. Per secoli un importante acquirente della canapa italiana è stata la Marina Inglese che l’usava per cavi (canapi, appunto) e vele e da sempre la canapa italiana è stata riconosciuta una fibra tessile della migliore qualità per indumenti. 
La coltivazione è stata poi progressivamente abbandonata e nel 1979 la produzione italiana di canapa era scesa a zero, mentre nel mondo era ancora di circa 200.000 tonnellate all’anno. In questo inizio del XXI secolo la produzione mondiale di canapa è ancora di circa 70.000 tonnellate all’anno, soprattutto in Francia e Cina. 

TECNICHE BIOLOGICHE NELLA COLTIVAZIONE DELLA FRUTTA


Interessante puntata a Presa Diretta dedicata al vino e rischio pesticidi







Plant for the Planet a Fumane, invito



FUMANE, antica fiera di marzo





Sesto corso di agricoltura biologica



Come ogni primavera da ormai qualche anno, ritorna il corso di agricoltura biologica.
Il più bello e profondo che possiate immaginare  Ad un costo davvero irrisorio.
Val proprio la pena di interrompere un pomeriggio lavorativo per questo corso.
Temi e docenti, quanto di meglio ci sia.
Un' occasione unica per chiarirsi le idee sul bello del biologico!
Per confermare la rigorosa coerenza delle scelte ambientali, che partono da qui.

Se ritenete il caso fate girare il volantino fra i vostri associati, l'aula magna dell'Istituto Stefani-Bentegodi è molto grande (e ora le seggiole sono dotate degli schienali) !
Per le operazioni di registrazione, la prima volta è meglio essere in sede alle 14.30.

Glifosato: l’EFSA replica alle critiche


L’EFSA ha risposto alle critiche rivolte alla valutazione UE del glifosato eseguita l’anno scorso sotto la supervisione dell’Autorità per la sicurezza alimentare. 
Christopher Portier ha trasmesso una lettera a Vytenis Andriukaitis, commissario UE per la salute e la sicurezza alimentare, nella quale solleva una serie di obiezioni alla procedura e alle conclusioni della valutazione dell’EFSA. Il prof. Portier è uno degli scienziati che hanno contribuito al rapporto sul glifosato redatto dal Centro internazionale di ricerca sul cancro (CIRC).  
Bernhard Url, direttore esecutivo dell’EFSA, ha trasmesso al prof. Portier una dettagliata replica in cui risponde ai punti sollevati nella lettera.

tratto da:
http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/160113

Ue, attacco al biologico: “Con il nuovo regolamento a rischio le garanzie”

Meno diritti per gli animali d’allevamento, indebolite le norme anti pesticidi e via libera alle importazioni da paesi che adottano criteri di produzione poco trasparenti. Sono i punti più criticati nella proposta in discussione all’Europarlamento sul nuovo regolamento sul bio elaborato dalla Commissione. In realtà l’Europa parte da una posizione di forza perché sul biologico ha leggi più cautelativerispetto a quelle degli Stati Uniti, e l’Italia ha un’interpretazione particolarmente rigorosa delle norme in materia. Ma ora il nuovo regolamento mette tutto in discussione.

Al testo preparato dalla Commissione si sono aggiunte le modifiche introdotte dal Parlamento, che devono essere approvate in via definitiva. E sul nuovo regolamento è subito piovuta una pioggia di critiche. Gli esperti dell'associazione LF, un’organizzazione belga che sostiene progetti di agricoltura sostenibile, hanno messo in rilievo molti punti deboli della proposta uscita dal Parlamento: la possibilità di utilizzare ingredienti non bio per realizzare prodotti trasformati con il marchio bio; la possibilità di coltivare nella stessa azienda prodotti convenzionali e prodotti bio (che era stata esclusa dalla Commissione dopo un certo periodo a partire dall’inizio del periodo di riconversione dell’azienda); la limitazione agli erbivori del diritto al pascolo all’aria aperta (negato ad esempio a galline e maiali); l’importazione da paesi terzi di prodotti bio che, per “condizioni climatiche e locali specifiche”, non rispettano gli standard; tolleranza sui residui di pesticidi negli alimenti.

“Sulla questione dei diritti animali c’è qualche schiarita per il suggerimento di utilizzare razze più adatte all’allevamento, ma nessun miglioramento in tema di mutilazioni e di norme sul trasporto”, osserva Andreas Erler, adviser dell’Eurogroup for Animals.

Convegno su elettrosmog a San Pietro in Cariano


LE CASE INQUINANO TROPPO

In Italia una casa su cinque è in un pessimo stato di conservazione, con consumi energetici elevati. Le abitazioni consumano più energia delle automobili e dell'industria

Le case in Italia inquinano più delle automobili. Il comparto residenziale determina infatti il 28,8% dei consumi finali di energia del Paese. Una percentuale che supera sia quella dei trasporti su strada (27,7%), sia quella dell’industria (22,7%).
Uno studio di Confartigianato rileva che sono più di 2 milioni le case italiane in mediocre o pessimo stato di conservazione. Una situazione che penalizza anche l’efficienza energetica degli edifici, oltre a gonfiare le bollette. L’analisi condotta da Confartigianato non ha considerato gli edifici con destinazione d’uso differente, ma include case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine in complessi residenziali e condomini o palazzine con negozi o sedi di attività economiche in genere a piano strada. Tuttavia, la fotografia fornisce una buona immagine complessiva dello stato dell’edilizia italiana, visto che riguarda più di 12 milioni di case e cioè quasi l’85% degli edifici totali.
Il dato più evidente è che quasi un edificio su 5 è vecchio e in cattive condizioni. Per le abitazioni costruite prima del 1981 la percentuale sale al 21,1%, mentre la quota si riduce al 4,7% per gli edifici più recenti. Dati che vanno letti tenendo conto del loro peso specifico: infatti i tre quarti degli edifici residenziali in Italia ha più di 35 anni. Inoltre, lo studio mette in luce differenze sensibili a seconda della regione presa in esame. In generale, la situazione è peggiore al sud con una mediocre realtà di edilizia abitativa diffusa in tutta l’area.
La maglia nera nella speciale classifica va alla Sicilia, dove ben il 26,8% del totale degli edifici residenziali versa in uno stato di conservazione giudicato pessimo. Appena meglio, ma sempre nelle ultime posizioni, Calabria e Basilicata, rispettivamente con quote del 26,2% e 22,3%. Tra le regioni più virtuose figurano invece a pari merito Umbria e Trentino Alto Adige con una percentuale del 10,7%, seguite dalla Toscana con l’11,5%.
Secondo Confartigianato una risposta concreta per risolvere la situazione c’è già, ma andrebbe resa più stabile. Parliamo dei bonus fiscali per le ristrutturazioni e il risparmio energetico previsti nella legge di Stabilità. “E’ indispensabile – sottolinea Arnaldo Redaelli, Presidente di Confartigianato Edilizia – rendere stabili e permanenti, nella misura indicata nella legge di Stabilità 2016, gli incentivi fiscali che consentono di raggiungere più obiettivi: riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio ed efficientamento energetico e difesa dell’ambiente, rilancio delle imprese delle costruzioni, emersione di attività irregolari”.

tratto da:
http://www.terranuova.it/Bioedilizia/Le-case-inquinano-troppo


IV Fiera del Libro per Bambini di Castelrotto

19 febbraio Milano

Puntata di “Tagadà” dedicata ai pesticidi e al Prosecco

Il nuovo programma pomeridiano con Tiziana Panella. Uno spazio di approfondimento tra storie di attualità, cronaca, costume e i loro protagonisti.


articolo tratto da:
http://www.la7.it/tagada/rivedila7/tagad%C3%A0-puntata-04022016-05-02-2016-173862



Report mondiale: "L'uso del glifosato è in aumento"

Un paper di revisione scientifica pubblicato e diffuso da poco, ha snocciolato dei dati globali di consumo, rivelando un uso da record del glifosato, l'erbicida commercializzato dalla Monsanto come Roundup.
La sostanza chimica è stata salutata come efficace scoperta nel preservare i raccolti dalle erbe infestanti, quando debuttò nel 1970. Ed ha anche stimolato lo sviluppo di controverse colture di mais e soia geneticamente modificati resistenti agli erbicidi, provocando l'aumento di in una generazione di superinfestanti resistenti agli erbicidi, e l'uso di erbicidi ancora più potenti per combattere quelle superinfestanti.
L'anno scorso la sostanza chimica è stata classificata come "probabilmente cancerogena per l'uomo"dall'Agenzia internazionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca sul Cancro.
La relazione odierna, redatta dal dottor Charles Benbrook, un consulente organico, ha coperto statistiche dal 1974 al 2014 negli Stati Uniti, e dal 1994 al 2014 a livello globale.
Tre sono le conclusioni formulate dal paper:
1.Nonostante le affermazioni del settore che le colture geneticamente modificate potrebbero contribuire a contenere l'uso del glifosato, è salito di quasi 15 volte l'uso sulle colture da quando è stato introdotto il"Roundup Ready" nel 1996. Il 74% di tutto il glifosato spruzzato sulle colture a partire dalla metà degli anni '70 è stata applicata solo negli ultimi 10 anni.
2. L' uso del glifosato da parte degli agricoltori degli Stati Uniti è passato da 12,5 milioni di sterline nel 1995 a 250 milioni di sterline nel 2014, un aumento di 20 volte. A livello globale, l'utilizzo totale è passato da 112,6 milioni di sterline nel 1995 a 1.65 miliardi di dollari nel 2014, un salto 14,6 volte.
3.Talmente tanto glifosato è stato applicato nel 2014, che sono stati spruzzati più di tre quarti di un chilo di principio attivo su ogni ettaro di raccolto nelle terre coltivate negli Stati Uniti, e quasi la metà per ettaro su tutti i terreni agricoli in tutto il mondo.
 Charla, Capo della Monsanto Inc. ha inviato subito una risposta allo studio pubblicato pochi giorni fa:
"Nelle valutazioni che abbracciano quattro decenni, la stragrande conclusione di esperti in tutto il mondo è stata che il glifosato, quando utilizzato in base alle istruzioni riportate sull'etichetta, non presenta un rischio irragionevole ed effetti nocivi per l'uomo, la fauna selvatica e l'ambiente. Infatti, il profilo di sicurezza complessivo ha contribuito alla maggiore adozione di erbicidi a base di glifosato in tutto il mondo ".
La risposta completa della compagnia è disponibileonline


articolo tratto da:
http://aiab.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3335:2016-02-08-09-51-35&catid=259:bioagricolturanotizie5febbraio&Itemid=163

Con «Profumi e sapori» l’orto entra in classe

Fare l’orto a scuola insegna ad amare la natura, a capirne i meccanismi, a rispettarla, insomma è educazione ambientale. Su questo punta il progetto «Profumi e sapori, sinergie tra bambini e natura», nel quale saranno impegnate 25 classi delle elementari, cioè qualcosa come 500 piccoli giardinieri che, con stivaletti e attrezzi adatti alle loro dimensioni, esploreranno la terra, pianteranno semi e raccoglieranno ortaggi da gustare.

Il progetto di orticoltura e giardinaggio è stato presentato dall’associazione culturale TerraViva (nata quattro anni fa con l’intento di diffondere la conoscenza di metodi sostenibili e biologici per la coltivazione della terra) e accolto con entusiasmo dall’amministrazione, che ha messo a disposizione il terreno preparato dal personale comunale ed eventualmente delle fioriere. «Nel progetto sono coinvolte anche due classi dell’Istituto Agrario di San Floriano, che fungeranno da tutor per i bambini delle elementari», dice il consigliere all’ecologia Giuseppe Poiesi, «entro San Valentino, data particolare per l’agricoltura nel veronese, si potrebbe cominciare, se non c’è troppo freddo».
Continua così la collaborazione tra comune di San Pietro in Cariano e Terraviva, che nel 2012 ha realizzato un orto condiviso su un terreno concesso a Corrubbio.
«Con questo progetto rivolto ai bambini, ma che coinvolge anche insegnanti e genitori, intendiamo creare sinergie sul territorio per giungere a un cambiamento interiore e profondo nei confronti dell’ambiente e della natura nelle generazioni del futuro», spiega Vittorio Betteloni presidente di TerraViva, «si propone come un’attività nella quale bambine e bambini vengono stimolati ad utilizzare i propri sensi per mettersi in contatto con la natura e ad acquisire comportamenti positivi nei confronti dell’am- biente». Il progetto verrà condotto da esperti di orticoltura biologica sia nell’orto vero e proprio che in aula, con laboratori di conoscenza di materiali ed attrezzi e con incontri con genitori e nonni e le maestre. Sono previsti cinque incontri di un’ora e mezza per classe nell’orto di scuola e tre incontri di due ore ciascuno per gli adulti.
I bambini coltiveranno anche fiori, ma soprattutto ortaggi, cereali e piante aromatiche, e ne conosceranno l’utilizzo.
«L’esperienza dell’orto non si ferma alla coltivazione», continua Betteloni, «ma prosegue con l’assaggio degli ortaggi raccolti, in una festa finale.
Ai bambini verranno insegnate la cura e la preparazione degli ortaggi, crudi o cucinati, per capire e sentire la differenza degli ortaggi comperati al supermercato e quelli coltivati nel proprio orto in modo biologico, senza usare prodotti chimici. Prima di iniziare a coltivare, però, è importante conoscere colori, profumi, forme di piante e fiori o dei piccoli animali della terra, osservare cosa succede nella natura».
I piccoli lavoreranno in gruppo; per ogni classe ci saranno quattro aiuole o delle fioriere per bambini in difficoltà. L’esperimento va poi ripetuto e continuato nel tempo.
G.G.
da L'ARENA http://www.larena.it/…/con-profumi-e-sapori-br-l-orto-entra…

Nuova ed interessante conferenza in Valpolicella

Il prossimo incontro dei fattori

Protocolli variabili di difesa della vite: come impostare una corretta di fesa della vite a bassi dosaggi di rame.
Renzo Caobelli


Mercoledì 24 Febbraio ore 15-19 presso Az. Agr. Ca' Rugate via Pergola, 36
37030 Montecchia di Crosara (VR)




Piccola rassegna della manifestazione NO GLIFOSATE di sabato alla fiera agricola di Verona

















Erbicida glifosato: Monsanto fa causa alla California perché le autorità vogliono inserirlo tra le sostanze cancerogene

Monsanto ha avviato un’azione legale nei confronti della California, per impedire che l’erbicida glifosato sia inserito nell’elenco delle sostanze chimiche che causano il cancro.In realtà la decisione della California è in linea con quanto previsto dalla Proposition 65, che impone allo Stato di compilare e aggiornare una lista delle sostanze chimiche, facendo proprie le valutazioni dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (lo Iarc ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno” lo scorso mese di marzo). Per le sostanze chimiche inserite nella lista, scatta poi un obbligo di informazione sulla cancerogenicità in etichetta.
Secondo Monsanto, l’inserimento del glifosato in questa lista sarebbe viziato e privo di fondamento, perché l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e le autorità di regolamentazione dei pesticidi in tutto il mondo, sostengono che il glifosato non provoca il cancro. Inoltre, sostiene Monsanto, l’elenco viola la Costituzione della California e degli Stati Uniti, perché in questo modo l’Office of Environmental Health Hazard Assessment (OEHHA) della California delega il potere di regolamentazione a un ente terzo, lo Iarc, non eletto e non controllato dal governo federale o statale, il cui stesso regolamento afferma che le classificazioni non hanno valore legale.

tratto da: http://www.ilfattoalimentare.it/monsanto-erbicida-glifosato…