Senza criteri di selezione aumentano l'uso dei pesticidi

VITICOLTURA: DA REGIONE VENETO 7 MILIONI PER SETTORE ENOLOGICO – ASSESSORE VENETO: “UN SOSTEGNO CONCRETO ALLE CAPACITÀ INNOVATIVE DELLE AZIENDE CHE INVESTONO”

(AVN) Venezia, 21 luglio 2017

La Giunta regionale del Veneto ha deciso di aumentare di un milione di euro l’importo messo  a bando nell’’anno 2017 per gli investimenti per la trasformazione dell’uva in vino previsti a favore delle imprese agricole  e agroalimentari nell’ambito del Programma nazionale di sostegno al settore vitivinicolo. Il fondo disponibile per il programma di sostegno al settore sale quindi quest’anno  a 7.099.949 euro.

“L’aumento di 1.033.824 euro è stato possibile – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura -  a seguito di economie di spesa verificatisi in altre Regioni. Il Ministero per le politiche agricole ha così potuto recuperare e riassegnare al Veneto una ulteriore dotazione finanziaria  che consentirà di ampliare il numero delle imprese che beneficeranno dell’aiuto pubblico”.

Il bando aperto quest’anno per i contributi alle imprese agricole e agroalimentari del settore vitivinicolo aveva raccolto richieste di finanziamento per 8.797.351mila euro, che solo in parte erano state accolte. La dotazione iniziale di fondi a disposizione del programma di sostegno ammontava  6.066.124, insufficienti per esaurire tutte le richieste istruite da Avepa. 

“Ora con l’integrazione del fondo – conclude il referente per le politiche agricole della Regione veneto – aumenta il plafond a disposizione della Direzione Agroalimentare per sostenere la competitività delle aziende venete. Ancora una volta il Veneto si dimostra regione virtuosa, perché riesce ad ottenere e riassegnare in tempi rapidi i fondi non utilizzati da altre regioni e a sostenere la propensione innovativa delle proprie aziende. Infatti, solo chi investe in nuove tecnologie, ammodernamento, qualità di produzione e marketing, potrà reggere la sfida sui mercati nazionali ed esteri, sempre più esigenti e affollati di nuovi competitors”.



Comunicato nr. 1030-2017 (AGRICOLTURA)


Lunedì 7 Agosto al Maso di Montecchio


Ancora glifosate!


Una meravigliosa fiaccolata a Conegliano

Conoscete la storia dei pesticidi? Da brivido!!!

Vi siete mai chiesti come siamo arrivati alla scoperta e al massiccio utilizzo dei pesticidi chimici di sintesi? Negli ultimi tempi, seguendo alcune vicende legate a multinazionali del settore agricolo e farmaceutico, ho letto alcuni articoli riguardanti i pesticidi, o più bonariamente chiamati "fitofarmaci", portando alla mia conoscenza storie del passato e dati recenti su questo settore nel quale anche io opero: ne sono rimasto a dir poco "colpito". Per questo motivo ho deciso di riportare alcune parti degli articoli da me letti.


Storia dei pesticidi.
I pesticidi sono i soli prodotti chimici concepiti dall’uomo e intenzionalmente liberati nell’ambiente per uccidere o danneggiare altri organismi viventi. Tutta la grande famiglia dei pesticidi, è identificabile dal suffisso “cida” (erbicida, fungicida, ecc.), che deriva dal latino "cœdere", che significa “uccidere” o “abbattere”. Quindi pesticidi, secondo l’etimologia sono dei sterminatori di “pesti” (dal latino "pestis" che indica un flagello o una malattia contagiosa). Ecco perché nel mondo industriale, si evita accuratamente di parlare di pesticidi, preferendo la dicitura prodotti fitosanitari, o l’ancor più edulcorato, prodotti fitofarmaceutici, il che non è solo un gioco di prestigio semantico che rassicura tutti, ma mira proprio ad ingannare prima i coltivatori e poi noi consumatori. L’impiego di pesticidi risale all’antichità, ma fino al Ventesimo secolo gli sterminatori di pesti, erano derivati di composti minerali o vegetali, di origine naturale (rame, zolfo, tabacco o foglie di neem), mentre oggi usiamo derivati cancerogeni del petrolio. I pesticidi conobbero un primo balzo in avanti grazie alla chimica inorganica del XIX secolo, ma bisognerà attendere la Grande Guerra perché siano gettate le basi della loro produzione di massa grazie allo sviluppo della chimica organica e della ricerca sui gas bellici.
Pesticidi, chemioterapia e guerra chimica hanno un unico padre: Fritz Haber.
L’origine storica dei pesticidi e dei chemioterapici, è intimamente legata alla guerra chimica, la cui paternità è attribuibile al chimico tedesco Fritz Haber, i cui lavori sul processo di fissazione dell’azoto atmosferico, serviranno per la produzione dei famosissimi concimi chimici azotati, ma anche degli esplosivi. Allo scoppio della 1° guerra mondiale, Haber è alla direzione del prestigioso Kaiser Wilhelm Institute a Berlino, e il suo laboratorio viene sollecitato a partecipare allo sforzo bellico. La sua missione sarà quella di sviluppare gas irritanti per stanare dalle trincee i soldati nemici, e questo alla faccia della Dichiarazione dell’Aia del 1899 che vieta l’uso di armi chimiche. Tra tutti i gas studiati uno solo emerge per caratteristiche utili allo scopo: il cloro. Si tratta di un gas gialloverde (da cui il nome greco "chloros" che significa appunto verde chiaro), estremamente tossico, caratterizzato da un odore soffocante che penetra violentemente le vie respiratorie. Il 22 aprile 1915 l’esercito tedesco scarica 146 tonnellate di gas di cloro (detto dicloro o diossido di cloro) a Ypres in Belgio: le truppe francesi, britanniche e canadesi, prese alla sprovvista caddero come mosche, cercando di proteggersi le vie aeree con banali fazzoletti.
Per gli Alleati, che nel frattempo si erano dotati di maschere antigas, il cloro non fu più un problema, per cui Haber mise a punto il fosgene, costituto da una miscela di dicloro e monossido di carbonio. Meno irritante per naso e gola del cloro stesso, ma rappresenta la più letale arma chimica preparata a Berlino, poiché attacca violentemente i polmoni riempiendoli di acido cloridrico. Questa arma chimica, il fosgene, continua ad essere largamente utilizzato come composto dei pesticidi, ed è uno dei componenti del "sevin", l’insetticida all’origine della catastrofe ambientale e umanitaria di Bhopal nel dicembre 1984. Verso al fine della Guerra, quando le vittime dei gas si contano a decine di migliaia, viene lanciato l’ultimo ritrovato, il gas mostarda, detto anche "iprite", che prende il nome dalla località in cui è stato sperimentato, come il gas cloro: le trincee di Ypres in Belgio. Gli effetti del gas mostarda sono terribili: provoca vastissime vesciche sulla pelle, brucia la cornea causando cecità permanente e attacca il midollo osseo inducendo la leucemia. Proprio la distruzione del midollo, darà lo spunto di partenza alla grande ricerca medica per sviluppare il prodotto principe dell’oncologia: la chemioterapia.
I lavori di Fritz Haber, dopo l’armistizio, gli costarono l’iscrizione nella lista dei criminali di guerra e per questo si rifugiò in Svizzera fino a quando nel 1920 ricevette addirittura il Premio Nobel per la chimica. L’ironia della sorte è che Fritz Haber era ebreo, ed è stato pure l’inventore del Zyclon-B, il gas usato nei campi di concentramento. Muore il 29 gennaio 1934 e non saprà mai che una parte della sua famiglia morirà asfissiata dal gas che lui stesso ha inventato. Mentre sviluppava queste terribili armi, si dedicava anche a confrontare la tossicità dei gas formulando una legge che permettesse di valutarne l’efficacia, ossia la loro potenza letale. Questa legge, usata ancor oggi, ha preso il suo nome: “legge di Haber”, ed esprime la relazione tra la concentrazione di un gas e il tempo di esposizione necessario a provocare la morte di un essere vivente. La “legge Haber”, ha anche ispirato direttamente la creazione di uno degli strumenti più crudeli, dal punto di vista morale, e più assurdi da quello scientifico, per la valutazione e la gestione dei rischi chimici: la “Dose Letale-50” o semplicemente DL-50. Questo paradossale indicatore di tossicità, misura la dose di sostanza chimica necessaria per sterminare la metà degli animali usati nei laboratori.

Organoclorati e il DDT.
I lavori del chimico tedesco spianarono la strada alla produzione industriale degli insetticidi di sintesi, il più celebre dei quali è il DDT (diclorodifeniltricloroetano) che fa parte della famiglia degli organoclorati. Questi sono composti chimici in cui uno o più atomi di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di cloro, formando una struttura stabile.
Sintetizzato nel 1874 dal chimico austriaco Othmar Zeidler, il DDT è rimasto a dormire in un cassetto fino al 1939 quando il chimico svizzero Paul Muller individua le sue proprietà insetticide. A tempo di record, nove anni dopo, per questa grande scoperta ricevette il Premio Nobel per la medicina. All’indomani della Seconda guerra mondiale il DDT è celebre in tutto il globo come l’insetticida miracoloso. Questo sarà la manna per l’industria chimica: solo nel 1963 la produzione tocca le 82.000 tonnellate. Negli anni '50, le dosi di impiego del DDT e di altri insetticidi  aumentarono fino a tre volte per via della comparsa di insetti resistenti al loro impiego. Essi sono stati usati, senza alcun criterio, contro gli insetti del  grano o di altre colture, ma anche contro formiche, mosche, zanzare, maggiolini ecc...  Nel 1962 venne pubblicato negli Stati Uniti il libro della biologa Rachel Carson "Primavera silenziosa", un'analisi  panoramica del danno che i pesticidi chimici stavano causando all'ambiente, alla fauna e agli esseri umani. Il libro denunciava il DDT come causa del cancro e nocivo nella riproduzione degli uccelli dei quali assottigliava lo spessore del guscio delle uova. La Carson riferisce che nel Michigan, alcuni giorni dopo una nevicata di polvere insetticida su 11.000 ettari di terreno, furono trovati uccelli morti in seguito all'ingestione di vermi e insetti intossicati dal DDT. Anche animali come conigli, scoiattoli, gatti, sparirono e quelli sopravissuti restarono sterili. Il libro causò clamore nell'opinione pubblica e diede inizio al movimento ambientalista. Tra gli anni '70 e gli anni '80 il DDT venne messo al bando nella maggior parte delle nazioni sviluppate, ma non nei Paesi del Terzo Mondo dove ancora oggi il DDT viene utilizzato in agricoltura per cui tutti i prodotti alimentari  provenienti da quelle regioni, arrivano a noi contaminati. Prima del suo divieto, avvenuto nel 1972, gli USA saranno irrorati con 675.000 tonnellate di DDT.
Nonostante sia classificato dall’OMS come “moderatamente pericoloso” i suoi effetti a lungo termine sono disastrosi: perturbatore endocrino, tumori, malformazioni congenite, disturbi della riproduzione, ecc.


Organofosforati.
 Una seconda categoria di insetticidi fa la sua comparsa dopo la Seconda Guerra Mondiale: gli organofosforati, il cui sviluppo è legato sempre alla ricerca militare di nuovi gas bellici. Queste molecole sono concepite per attaccare il sistema nervoso degli insetti e presentano una tossicità molto più elevata degli organoclorati. In questa pericolosissima famiglia troviamo: parathion, malathion, diclorvos, clorpirifos, sevin e il sarin (gas sviluppato nei laboratori della nazista IG Farben, oggi considerato dalle Nazioni Unite “arma di distruzione di massa”).
Diserbanti.
Agli inizi degli anni Quaranta, i ricercatori isolano l’ormone che controlla la crescita delle piante, riproducendone sinteticamente la molecola. Constatano che iniettando l’ormone in piccole dosi, si stimola la crescita delle piante, mentre in dosi massicce, provoca la morte della pianta. Così creano due diserbanti che danno il via ad una vera e propria “rivoluzione agraria”. Si tratta dell’acido 2,4-diclorofenossiacetico (2,4-D) e il 2,4,5-triclorofenossiacetico (2,4,5-D), due molecole che fanno parte dei clorofenoli.
Per comprenderne la pericolosità, è bene sapere che una miscela dei due, origina il tristemente noto “Agente Arancio”, il defoliante usato dall’esercito americano nella Guerra in Vietnam. Milioni di persone in Vietnam, negli Usa e in altri Paesi continuano a soffrire per gli effetti dell’Agente Arancio. I figli dei veterani di guerra americani e almeno centocinquantamila (fino ad oggi)  bambini vietnamiti sono nati con malformazioni prodotte dai pesticidi. In 10 anni, dal 1961 al 1971, le truppe USA, per distruggere ogni copertura vegetale e stanare così gli imprendibili guerriglieri vietcong sul terreno nudo, hanno irrorato più di 80 milioni di litri di Agente Arancio prodotto da una nota multinazionale. Oggi la stessa multinazionale produce semi OGM, modificati geneticamente proprio per resistere all’uso massiccio e continuo dell’erbicida di propria produzione, che viene venduto insieme ai semi OGM di soia, mais e colza. Studi recenti effettuati sulla popolazione del Sudamerica, una delle aree al mondo in cui si usa maggiormente la soia OGM in questione, hanno evidenziato un alto tasso di malformazioni genetiche e cancro. In particolare uno studio fatto in Venezuela segnala casi di bambini venezuelani nati in aree pesantemente irrorate con deformità molto simili a quelle dei bambini nati deformi a causa dell’Agente Arancio. La multinazionale, dal suo blog, ha così risposto agli scienziati autori di questi studi: “Le autorità regolatrici ed esperti indipendenti di tutto il mondo concordano sul fatto che il glifosate non causi effetti negativi al sistema riproduttivo negli animali adulti esposti alla sostanza, né difetti alla nascita nella loro progenie, anche a dosi di molto superiori a quelle consentite”. Queste “rassicuranti” affermazioni diffuse oggi sulla sicurezza del glifosate suonano familiari ai veterani del Vietnam: sono infatti tristemente simili a quelle che sono state date al pubblico dalla stessa multinazionale e dal  governo statunitense sull’ Agente Arancio. Tuttavia per "loro" il glifosate non è abbastanza letale, in quanto non è più “efficace” come una volta per  uccidere le supererbacce che hanno ormai acquisito i geni dal polline dei semi OGM e stanno diventando glifosate resistenti. Più di venti specie di infestanti naturali, dette “superweeds” hanno reso incontrollabili quasi sei milioni di ettari di coltivazioni in Brasile, Argentina e USA e hanno indotto le aziende chimiche a produrre diserbanti sempre più tossici. Per questo motivo, hanno prodotto nuove versioni di glifosate che vengono pubblicizzate come soluzione idonea per  le “supererbacce”, e contengono una miscela di prodotti fino al 70% uguale all'Agente Arancio.


Danni alla salute. 
Pesticidi ed erbicidi si accumulano nelle ghiandole endocrine che, essendo ricche di grassi, sono il bersaglio preferito delle sostanze chimiche; esse si accumulano e restano in questi organi per anni, provocando squilibri ormonali che si ripercuotono su tutto l'organismo. Per esempio lo squilibrio del pancreas (una delle ghiandole endocrine) può provocare disturbi diabetici mentre lo squilibrio delle  ghiandole surrenali, che regolano con i loro ormoni la vitalità dell'organismo, procurano sintomi come: stanchezza, scarsa adattabilità a situazioni stressanti, tensione. Anche le ghiandole riproduttrici, testicoli e ovaie, ricche di lipidi,  favoriscono la concentrazione dei pesticidi. Ciò comporta una notevole riduzione della fertilità, sia negli uomini che nelle donne. Da una ricerca dell'Istituto di Fisioterapia della Riproduzione dell'Università di Pisa è emerso che estrogeni  e pesticidi sono la causa di una drastica riduzione degli spermatozoi nei giovani adulti di oggi. L'accumulo di pesticidi nelle ovaie può causare cisti ovariche e alterazioni del ciclo mestruale nelle donne. Anche il fegato, i reni e il sistema nervoso sono sede di accumulo dei pesticidi che, col tempo, causano danni irreparabili. La Larc (International agency for research on cancer - agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) di Lione, dopo uno studio sui pesticidi e gli erbicidi ha concluso che molti di essi sono cancerogeni. Possono anche causare variazioni nell'embrione o nel feto e nei caratteri ereditari dell'individuo. I composti organofosforici e la formaldeide possono causare malattie allergiche, in particolare quelle della prima infanzia (riniti, congiuntiviti, dermatiti e asma bronchiale sono i sintomi più comuni di allergie) che sono in notevole aumento in questi ultimi anni proprio a causa della massiccia presenza di pesticidi nei cibi. Il problema della violenza nei ragazzi in età scolare sembra collegato, oltre che a fattori familiari o di stile di vita,  anche all'azione dei pesticidi sulle ghiandole endocrine, in particolare la tiroide.
"Dose Massima Consentita" e "Soglia di Tossicità".
Esiste una normativa che fissa la "dose massima consentita" dei residui di pesticidi negli alimenti, stabilita in base al principio che, per ogni sostanza tossica, è possibile stabilire una quantità che non danneggia l'organismo. Questo principio è scientificamente molto discutibile, perché non tiene conto degli effetti a lungo termine dei pesticidi, né del  fenomeno dell'accumulo delle sostanze tossiche negli organi, che produce effetti non sempre prevedibili.  Non dimentichiamo che i bambini sono più a rischio: infatti la quantità di cibo che assumono in relazione al loro peso è  maggiore rispetto al rapporto cibo-peso dell'adulto. Inoltre il sistema immunitario dei piccoli è ancora immaturo e la  capacità di reagire agli agenti tossici e di eliminarli è ridotta. Secondo dati raccolti dal Consiglio di Difesa delle Risorse  Naturali (NRDC), ogni anno da 5 a 6 mila individui negli USA si ammalano di cancro per aver assunto pesticidi  attraverso la frutta e la verdura consumate nei primi anni di vita. Quando si fissa per legge la quantità massima di un veleno consentita in un alimento per poterlo consumare senza pericolo, si trascura un principio scientifico importante: quello che riguarda la definizione della "soglia di tossicità". Gli  studi fatti dai ricercatori Druckey e Schmahl, citati da Claude Aubert in "Agriculture biologique" (Parigi - 1977) hanno  portato alla seguente conclusione, che cozza contro l'opinione comune degli scienziati: se con una certa quantità giornaliera di sostanza tossica si provoca il cancro in una cavia nel giro di 250 giorni, quando si riduce di 30 volte la quantità giornaliera, il cancro appare dopo un periodo più lungo (900 giorni). Il dato stupefacente è che la quantità totale di prodotto tossico somministrato nel primo caso è di 850 mg, mentre nel secondo caso è di 90 mg. Quasi un decimo! Questo significa che se si diminuisce la quantità di veleno giornaliero, ci si ammala più tardi, ma con una  quantità complessiva molto inferiore. Allora che significato può avere stabilire un particolare valore minimo di veleno, cioè una soglia di tossicità? Non ha alcun senso, perché ad una dose giornaliera più bassa corrisponde una dose complessiva letale più bassa.  Per essere più chiari facciamo un esempio semplificato. Se per morire occorre un bicchiere di un dato veleno preso in una volta sola, qualora se ne beva un solo cucchiaino al giorno, non si morirà dopo aver assunto l'equivalente di un bicchiere, bensì dopo aver assunto un quarto di bicchiere. Applicando questo principio ai residui di pesticidi che restano negli alimenti, è evidente che anche le piccole dosi ammesse come innocue dalla legge hanno un effetto dannoso, in tempi lunghi, ma con quantità molto piccole. Ecco perché non basta avere pochi pesticidi negli alimenti, non bisogna averli affatto. (Fonte: Pericolosità dei pesticidi www.mednat.org)  Inoltre è stato provato che le sostanze chimiche reagiscono in sinergia quando vengono mischiate fra loro. Alcuni  ricercatori del Center for Biomedical Research hanno scoperto che due sostanze chimiche debolmente estrogene, se accoppiate, diventano 1.600 volte più potenti. Anche pesticidi quali il Malathion e altri organofosfati, se somministrati simultaneamente, si rivelano 50 volte più tossici. È tuttavia prassi diffusa da parte dei produttori  applicare diverse sostanze chimiche sullo stesso prodotto: un escamotage per aggirare i limiti consentiti per ogni singola sostanza. Lo confermano i dati forniti dai laboratori pubblici provinciali e regionali relativi alle analisi condotte nel corso del 2006 (pubblicati da Legambiente nel dossier "Pesticidi nel piatto 2007"): sono stati trovati 5 o più pesticidi  in campioni di mele, pere, pesche, fragole, uva, olio d'oliva, analizzati in varie regioni italiane. Scegliendo frutta e verdura sulle bancarelle del mercato o sui banchi del supermercato, ci portiamo a casa insieme alle mele, alle arance,  ai peperoni, alle carote, ai carciofi, all'insalata ... un bel carico di erbicidi, antiparassitari, funghicidi e concimi chimici. 


Addittivi chimici.
Anche gli additivi chimici, che spesso vengono aggiunti agli alimenti (coloranti, aromatizzanti, emulsionanti,  stabilizzanti, addensanti, antimicrobici, eccetera), possono costituire una minaccia per la salute umana, poiché sono anch'essi tossici e quindi dannosi per la salute. E' difficile individuare e quantificare i danni che ci possono derivare dal consumo di cibi contenenti additivi, dato anche il loro numero e la loro grande diffusione. Per fare un solo esempio: l'anidride solforosa si trova in numerosissime preparazioni alimentari: verdure sott'olio e sott'aceto, vino, aceto, bibite analcoliche, birra, confetture, farina, frutta e funghi secchi, succhi di frutta, fiocchi di patate, e tanti altri ancora! Oltretutto essa spesso viene usata solo per rendere i cibi più belli! (per mascherare magari  la cattiva qualità delle materie prime). Uno studio condotto presso l'università di Southampton (Gran Bretagna) su  richiesta dell'Agenzia britannica di controllo sui cibi (FSA), pubblicato sulla rivista The Lancet, ha dimostrato che additivi, conservanti e coloranti, contenuti in bibite e merendine, gelati, caramelle, chewing-gum possono provocare iperattività e deficit dell'attenzione nei bambini. Per non esporsi al rischio di ingerire sostanze tossiche, un numero sempre maggiore di persone consuma prodotti alimentari derivanti da coltivazioni biologiche che escludono l'uso di diserbanti, pesticidi, concimi chimici e OGM (Organismi Modificati Geneticamente). La scelta di alimentarsi con cibi biologici permette infatti di evitare i danni che  le sostanze chimiche producono nel nostro organismo fornendo al nostro corpo tutte le sostanze nutritive necessarie per mantenere la salute.

Una mela al giorno ... può essere molto dannosa, se non è prodotta con metodi naturali e biologici!!
(fonti: FATTOQUOTIDIANO.IT - DISINFORMAZIONE.IT - “Il veleno nel piatto” di Marie Monique Robin, ed. Feltrinelli)

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tratto da:
http://www.mpgiardini.it/notizie/52-storia-pesticidi.html

Il problema dei piretroidi in area urbana

Appare chiara la volontà da parte della maggior parte delle Amministrazioni comunali di non risolvere dovutamente l’annoso problema della diffusione di sostanze tossiche e nocive negli ambiti condominiali e relative pertinenze, per la lotta agli organismi molesti che, ricordiamo, spesso rappresentano una minaccia ben inferiore alle sostanze utilizzate. Inoltre esistono rimedi alternativi e a basso impatto e, soprattutto, esiste la possibilità di un efficace prevenzione sia personale che di igiene cittadina.
Si segnala che le ditte private come da loro stesse ammesso, utilizzano prevalentemente piretroidi di sintesi, sostanze tossiche e nocive sostitutibili da sostanze a minor impatto quali piretrine naturali, olio di neem, repellenti di origine vegetale e da trappole di vario tipo. Ricordiamo che la diffusione d’informazioni su queste sostanze presso la cittadinanza sta portando allo sviluppo di un vero e proprio movimento di opposizione alle irrorazioni generalizzate.
A questo proposito non appare evidente la volontà da parte degli Uffici Tecnici Comunali di agire adeguatamente a livello preventivo, mentre è completamente lasciata al rapporto privato tra amministratori di consorzi e condomini e ditte private la questione delle lotte adulticide, teoricamente da effettuarsi solo, a detta delle stesse delibere, in caso di conclamata infestazione.
Si ricorda che nella lotta agli organismi considerati nocivi, le recenti direttive dell’Unione Europea e la stessa normativa italiana tendono a favorire, metodi di lotta “integrata” per ridurne, per quanto possibile, l’impatto ambientale sia in agricoltura che nelle aree urbane.
Nell’art. 3-quater n. 152 del Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, “Norme in materia ambientale”, si legge, infatti, che l´attività della pubblica amministrazione, nell´ambito della scelta tra interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, deve dare considerazione prioritaria alla tutela ambientale.
Le Associazioni richiedono che il bando riguardi, a scopo precauzionale, tutte i prodotti che secondo il Decr. interministeriale del 22 gennaio 2014 non possono essere utilizzati nelle zone frequentate dalla polazione e secondo il Decr. 15 febbraio 2017 non possono essere utilizzate lungo la rete stradale e ferroviaria per la loro riconosciuta pericolosità. Nelle due normative citate tali sostanze attive sono identificate da determinate Frasi R (di rischio) e H (di pericolo) ai sensi della vigente normativa comunitaria.
Va, inoltre, tenuta presente, nella valutazione in esame, la discontinuità temporale tra normativa biocidi e la più recente normativa relativa ai pesticidi in ambito agricolo (decreto n. 150 del 14 agosto 2012[1], Decr. interministeriale del 22 gennaio 2014, Decr. 15 febbraio 2017[2]).

Nota sul principio di precauzione
In riferimento alle Normative comunali che favoriscono l’utilizzo di piretroidi vi è da segnalare un conflitto tra Direttive Comunitarie (“biocidi” e “pesticidi”) e un utilizzo quanto mai dubbio del Principio di Precauzione. Alcune sostanze, fortemente discusse in ambito scientifico e a livello di opinione pubblica, hanno, infatti, una duplice natura e possono essere utilizzati sia in agricoltura, che nelle profilassi contro gli animali molesti in ambito civile e privato. In campo agricolo esse sono state sottoposte a forti restrizioni che ne prevedono l’uso a distanza dagli esseri umani e dalle linee di comunicazione[3] (.
Per quanto riguarda i “Biocidi” sono normati dalla Direttiva 98/8/CE, recepita in Italia con il DL.vo 174/2000 e dal Regolamento (UE) 528/2012. I principi attivi che rispondono ai seguenti criteri di esclusione non possono essere approvati:

·     sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione di categoria 1A o 1B in conformità del regolamento CLP;
·     interferenti endocrini;
·     sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT);
·     sostanze molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB).

I rappresentanti delle Associazioni hanno, durante i vari tavoli tecnici, richiesto l’inserimento nelle ordinanze di frasi esplicita che proibissero in ambito urbano le sostanze con tali caratteristiche, ma tali proposte non sono state accettate.
Il regolamento si fonda sul principio di precauzione al fine di assicurare che la produzione e la messa a disposizione sul mercato di principi attivi e biocidi non comportino effetti nocivi per la salute umana o animale o effetti inaccettabili sull’ambiente. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alla tutela dei gruppi vulnerabili della popolazione, quali le donne incinte e i bambini.
A questo fine sarebbe opportuno che nelle ordinanze comunali sia specificato che nella lotta adulticida non vengano utilizzate sostanze con tali classificazioni. Se il principio di precauzione fosse adottato integralmente la maggior parte dei piretroidi non potrebbe essere immesso in commercio, ma ai criteri di esclusione sono previste deroghe nel caso in cui il principio attivo possa risultare necessario ai fini della salute pubblica o dell'interesse pubblico, qualora non siano disponibili alternative. In questo caso, un principio attivo è approvato per un periodo non superiore a cinque anni (anche per i principi attivi le cui relazioni di valutazione sono state presentate prima del 1° settembre 2013, in base alle disposizioni transitorie).

Sostanza attiva
Effetti sulla salute
Acrinathrin (scadenza: 31/12/2021).
Possibile cancerogeno (U.S. Environmental Protection Agency, 2016). Affinità al bioaccumulo (ARPAT, 2017). Alta tossicità cronica per i mammiferi (
Allethrin, Bioallethrin, Esbiothrin (Non approvato per uso agricolo, approvato come biocida).

Sospetto cancerogeno. Sospetto bioaccumulativo. Sospetto persistente nell’ambiente (ECHA, all.3). È stato dimostrato che il sistema nervoso in via di sviluppo è particolarmente vulnerabile (Anon, 1991; Leng et al., 1999).
Alpha-Cypermethrin (scad. 31/07/2018).

Possibile cancerogeno (U.S. Environmental Protection Agency, 2016). Il metabolita 3-phenoxybenzoic acid è stato associato a danni nel DNA degli spermatozoi (Meeker et al., 2008). Può persistere nel suolo più di 100 giorni (PPDB).
Beta-Cyfluthrin (scad. 31/10/2017).
Effetto genotossico sulle cellule epiteliali della mucosa nasale (Tisch et al., 2005). Può perdurare nel suolo più di 100 giorni (PPDB; EPA, 2013).
Beta-Cypermethrin
Può provocare gravi danni oculari (PPDB). Il metabolita 3-phenoxybenzoic acid (3PBA) è stato associato a danni nel DNA degli spermatozoi (Meeker et al., 2008) e ha un effetto antiestrogenico (Du et al., 2010).
Bifenthrin (in Italia scaduto dal 30/05/2011).

Interferente endocrino (Okkerman & van der Putte, 2002). Sospetto mutageno (ECHA All. 3). Ha effetti negativi sullo sviluppo e sul sistema neurologico (EPA, 2000). Sostanza persistente e tossica da candidare alla sostituzione (Reg. di Esec.UE 2015/408).

Bioresmethrin (non approvato nella UE).
Sospetto bioaccumulativo. Sospetto cancerogeno. Sospetto mutageno. (ECHA, all.3).
Cyfluthrin (non approvato in UE per uso agricolo, ma approvato come biocida).
Potenziale interferente endocrino (Du et al., 2010; Kojima et al. 2004). Moderato antagonista del recettore degli androgeni, AR. Debole antagonista del recettore degli estrogeni, ER (AA.VV., 2013). Può perdurare nel suolo più di 100 giorni (PPDB). Il metabolita DCCA ha un azione  antiestrogenica 1000 volte più potente (Du et al., 2010).
Cyhalothrin (scaduto, nessun uso consentito in UE).

Attività estrogenica (Du et al., 2010). Può persistere 2-3 mesi nel suolo e fino a 20 giorni sulle matrici vegetali (PPDB).
Deltamethrin (per uso agricolo è scaduto il 31/10/2016, ma prorogato al 31/10/2017).
Attività estrogenica nei mammiferi (Mnif et al., 2011). Può persistere da un mese a un anno nel suolo (PPDB).
d-Allethrin (approvato come biocida; in agricoltura sta sotto processo presso ECHA[4]).

Sospetto interferente endocrino. Può perdurare anche 100 giorni nel suolo (PPDB).
Deltamethrin (per uso agricolo è scaduto il 31/10/2016, ma prorogato al 31/10/2017; approvato come biocida).

Attività estrogenica nei mammiferi (Mnif et al., 2011). Può persistere da un mese a un anno nel suolo (PPDB). Il metabolita 3-phenoxybenzoic acid (3PBA) è stato associato a danni nel DNA degli spermatozoi (Meeker et al., 2008) e ha un effetto antiestrogenico (Du et al., 2010).
Gamma-cyhalothrin (in EU per uso agricolo scade il 31/03/2025, ma nessun uso consentito in Italia).
Il metabolita 3-phenoxybenzoic acid (3PBA) è stato associato a danni nel DNA degli spermatozoi. (Meeker et al., 2008) e ha un effetto antiestrogenico (Du et al., 2010).
Lambda-Cyhalothrin (in agricoltura scade il 31/03/2023. Da iscrivere nell'elenco di sostanze candidate alla sostituzione. Soddisfa i criteri per essere considerata sostanza bioaccumulabile e tossica ai sensi del Reg. Esec. UE 2015/408. Approvato come biocida).
Attività estrogenica in culture cellulari (Zhao et al., 2008) può causare disfunzioni sessuali nei ratti maschi; può sopprimere l’attività secretoria della tiroide nei giovani ratti adulti (Fluoride Action Network). Il metabolita 3-phenoxybenzoic acid (PBA) ha un’azione antiestrogenica (Du et al., 2010).
Permethrin (non approvato in UE per uso agricolo, approvato come biocida).
Probabile cancerogeno per gli esseri umani (U.S. Environmental Protection Agency, 2016). Il metabolita DCCA ha un azione antiestrogenica 1000 volte più potente del composto parentale (Du et al., 2010). Può perdurare più di 40 giorni nel suolo e più di un mese nelle matrici vegetali e nei sedimenti acquatici (PPDB).
Phenothrin, 1R-trans phenothrin, D-Phenothrin, Sumithrin (approvato come biocidi per interni).
Interferenza sulla sintesi del progesterone e della Prostaglandina PGE2 nelle cellule ovariche di ratto (Liu et al., 2011). Può perdurare più di una settimana sulle matrici vegetali (PPDB).
Resmethrin (Non approvato in UE).
Sospetto bioaccumulativo. Sospetto cancerogeno. Sospetto mutageno. Sospetto persistente nell’ambiente (ECHA, all.3).
Tefluthrin (L’autorizzazione per uso agricolo scade il 31/12/2021)
Possibile tossico per la tiroide. Può persistere più di un mese nel suolo (PPDB).
Tetramethrin (Non approvato in UE per uso agricolo, approvato come biocida).
Possibile cancerogeno (U.S. Environmental Protection Agency, 2016). Interferente endocrino: effetti antagonisti dell'estrogeno solo nelle femmine (PPDB).
Zeta-Cypermethrin (Per uso agricolo scade 30/11/2019).

Possibile cancerogeno (U.S. Environmental Protection Agency, 2016; Reg. CE 1272/2008). Il metabolita 3-phenoxybenzoic acid (PBA) ha un azione antiestrogenica (Du et al., 2010).

PAN e piretroidi
Il PAN (Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari)[5], impone delle misure specifiche da adottare nelle aree frequentate dalla popolazione e da gruppi vulnerabili, tra cui parchi e giardini pubblici, campi sportivi, aree ricreative, cortili ed aree verdi delle scuole o con esse confinanti. Viene espressamente vietato in queste aree l’utilizzo di una serie di pesticidi, tra i quali i piretroidi, già ampiamente noti come pericolosi per la salute e l’ambiente.
Se si usassero i criteri proposti dal Piano Nazionale Piano d’Azione Nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (in particolare il punti A5.6 e A.5.6.2) nessun piretroide potrebbe essere utilizzato nelle aree urbane
:
A.5.6 - Misure per la riduzione dell'uso o dei rischi derivanti dall'impiego dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili.
Ai fini della tutela della salute e della sicurezza pubblica è necessario ridurre l'uso dei prodotti fitosanitari o dei rischi connessi al loro utilizzo nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili, ricorrendo a mezzi alternativi (meccanici, fisici, biologici), riducendo le dosi di impiego e utilizzando tecniche e attrezzature, che permettano di ridurne al minimo la dispersione nell'ambiente (...)

5.6.2 - Utilizzo dei prodotti fitosanitari ad azione fungicida, insetticida o acaricida.
Le autorità locali competenti, relativamente all'utilizzo dei prodotti fitosanitari ad azione fungicida, insetticida e acaricida devono tener conto che:
sono da privilegiare misure di controllo biologico, trattamenti con prodotti a basso rischio come definiti nel regolamento (CE) 1107/09, con prodotti contenenti sostanze attive ammesse in agricoltura biologica, di cui all'allegato del regolamento CE 889/08.
In ogni caso è comunque escluso l'utilizzo di prodotti fitosanitari classificati tossici e molto tossici o che riportano in etichetta le seguenti frasi di rischio: da R20 a R28, R36, R37, R38, R40, R41, R42, R43, R48, R60, R61, R62, R63, R64 e R68, ai sensi del decreto legislativo n. 65/2003 successive modificazioni ed integrazioni o le indicazioni di pericolo corrispondenti di cui al regolamento (CE) n. 1272/2008. Tali prodotti non devono, comunque, contenere sostanze classificate mutagene, cancerogene, tossiche per la riproduzione e lo sviluppo embriofetale, sensibilizzanti, ai sensi del regolamento (CE) n. 1272/2008.

Tabella 2: Piretroidi e frasi di rischio da escludere nelle aree frequentate dalla popolazione ai sensi del PAN
Sostanze attive
Frase di pericolo
Acrinathrin, Beta-cypermethrin, Cyhalothrin , Cypermethrin, Permethrin, Allethrin, Boallethrin, Esbiothrin
R20 Nocivo per inalazione
Acrinathrin, Cyhalothrin, Gamma Cyalothrin, Lambda-Cyhalothrin
R21 Nocivo a contatto con la pelle
Bifenthrin, Cyhalothrin, Cypermethrin, tau-Fluvalinate, Tetrametrina, Resmethrin
R22 Nocivo in caso di ingestione
Bifenthrin, Cyfluthrin, Deltamethrin, Fenvalerate, Esfenvalerate, Prallethrin
R23 Tossico per inalazione
Tefluthrin
R24 Tossico a contatto con la pelle
Zeta-Cypermethrin, Beta-Cypermethrin, Gamma Cyalothrin
R 25 Tossico in caso d'ingestione
Beta-Cyfluthrin, Gamma Cyalothrin, Lambda-Cyhalothrin, Tefluthrin
R26 Molto tossico per inalazione
Cyfluthrin
R28 Molto tossico in caso d'ingestione
Alpha-Cypermethrin (aka alphamethrin), Beta-Cypermethrin, Cypermethrin, cipermetrina, zeta-Cypermethrin
R37 Irritante per le vie respiratorie
Cyfluthrin
R38 Irritante per la pelle.
Acrinathrin, Bifenthrin
R40 Possibilità di effetti cancerogeni - Prove insufficienti
Beta-cypermethrin; Gamma Cyalothrin,
R41 Rischio di lesioni oculari gravi.
Fenvalerate, Esfenvalerate, Permethrin
R43 Può causare sensibilizzazione a contatto con la pelle
Alpha-Cypermethrin (aka Alphamethrin), Bifenthrin, Cypermethrin, Gamma Cyalothrin, Zeta-Cypermethrin
R48 Rischio di effetti gravi per la salute in caso di esposizione prolungata

Decreto 15 febbraio 2017 e piretroidi
Inoltre in base a quanto previsto dal Decreto 15 febbraio 2017. Adozione dei criteri ambientali minimi da inserire obbligatoriamente nei capitolati tecnici delle gare d’appalto per l’esecuzione dei trattamenti fitosanitari sulle o lungo le linee ferroviarie e sulle o lungo le strade al fine di minimizzare l'uso dei prodotti fitosanitari con profilo di maggiore pericolosità per la salute umana e per l'ambiente

l'offerente deve, comunque, escludere l'utilizzo dei prodotti che soddisfano una o più delle seguenti condizioni: riportare in etichetta le frasi di precauzione SPe1, SPe2, SPe3, da sole o in combinazione; essere classificati tossici (T) molto tossici (T+) o recare in etichetta una o più delle seguenti frasi di rischio R40, R42, R43, R62, R63, R64 e R68, ai sensi del decreto legislativo n. 65/2003; essere classificati nelle classi e categorie di pericolo Acute Tox. 1, Acute Tox. 2, Acute Tox. 3, Carc. 2, Muta. 2, Repr. 2, Lact., STOT SE 1, STOT SE 2, STOT RE 1, Resp. Sens. 1, Skin Sens. 1 e/o recare in etichetta una o piu' delle seguenti indicazioni di pericolo H300, H301, H310, H311, H317, H330, H331, H334, H341, H351, H361, H362, H370, H371, H372, ai sensi del  regolamento (CE)  n. 1272/2008.

Riconoscendo, in base al principio di precauzione, analoga pericolosità all’uso di tali sostanze come biocidi, nelle zone urbane, lungo le vie di comunicazione e quindi tanto meno nelle aree di pertinenze condominiale, non potrebbero essere utilizzati, anche perché esistono mezzi alternativi, i seguenti piretroidi:

Sostanze attive
Frase di rischio
Beta-Cyfluthrin, Bifenthrin, Cyfluthrin, Tefluthrin
H300 Letale se ingerito
Allethrin, Alpha-Cypermethrin, Bioallethrin, Cypermethrin, Deltamethrin, Esbiothrin, Lambda-Cyhalothrin
H301 Tossico se ingerito
Tefluthrin
Il 96.15% dei prodotti riportano la frase di pericolo H310 Letale per contatto con la pelle (PubChem).
Beta-Cyfluthrin, Lambda-Cyhalothrin
H330 Letale se inalato
Bifenthrin, Cyfluthrin, Deltamethrin, Prallethrin
H331 Tossico se inalato
Tetramethrin
H371 Può provocare danni agli organi.
Bifenthrin
H372 Provoca danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta.

Effetti sulla salute dei piretroidi
La maggior parte dei piretroidi ha un pessimo profilo ecotossicologico. Sono stati riconosciuti come probabili interferenti endocrini l’Esbiotrina, la Beta cipermetrina, la Bioalletrina, la Resmetrina e la Permetrina. Mentre Alletrina, Bioalletrina, Beta-Cipermetrina, Cipermetrina e Delta-Transalletrina e Tetrametrina, Zeta Cipermetrina sono considerate possibili carcinogenetici[6]. Bioresmetrina, Tetrametrina e Resmetrina risultano sospetti mutageni e bioaccumulativi[7]  e non sono autorizzati nell’Unione Europea nemmeno per uso agricolo. 3-phenoxybenzoic acid (3PBA), metabolita di Cipermetrina, Deltametrina e Lambda-Cyhalothrin, è stato associato a danni nel DNA degli spermatozoi[8].
Vari studi hanno evidenziato come i Piretroidi abbiano gravi effetti sulla salute umana, come ad esempio neurotossicità sui soggetti giovani, in età dello sviluppo, morte dei neuroni e problemi con i prodotti di metabolizzazione da parte dell'organismo[9].
L'inalazione di repellenti a base di piretroidi, durante i primi anni di vita del bambino, può portare ad effetti negativi causando notevoli alterazioni che interessano il sistema nervoso centrale ed in particolare la barriera emato-encefalica. Danni sono stati identificati in particolare e livello micromolecolare e suggeriscono effetti cronici sul cervello[10].
Da vari studi è emerso che l’esposizione residenziale rappresentava un fattore di rischio per insorgenza di Parkinson in soggetti con predisposizioni genetiche[11].
Effetti sugli animali domestici
La Permetrina, ritirata dal commercio come pesticida in agricoltura, presente nei capitolati di alcuni comuni relativi alle disinfestazioni, e utilizzata come antiparassitario per uso esterno (collari, polveri, spray) per cani, causa al 96.9% dei gatti esposti, anche solo per contatto occasionale, gravi sintomi di avvelenamento. Simile effetti sui felini ha anche la cipermetrina anch’essa frequentemente utilizzata dalle ditte che si occupano di disinfestazioni urbane e spesso proposta dagli stessi comuni.
Impatti ambientali
Oltre al rischio per la salute umana e animale queste sostanze sono responsabili della perdita di biodiversità e dello sterminio degli impollinatori, sono quindi dannose in senso assoluto, rappresentando una grave minaccia per la qualità ecologica del territorio. I piretroidi contribuiscono a distruggere e impoverire gravemente gli ecosistemi residui, alterandone le catene trofiche[12] e sono tra i responsabili dell’inquinamento chimico delle acque[13].