EFSA sul glyphosate. La commissione europea ha incaricato una commissione tedesca
di valutare le pubblicazioni inerenti il glifosate. Questa le ha passate
all’EFSA che ha oggi pubblicato la notizia: è tutto come prima, non vi sono
pericoli si cancerogenesi nè di interferenza endocrina. Dice che né il
glifosate né le piante contenenti glifosate sono pericolose, la Commissione
Europea si incaricherà di dare un secondo mandato per approfondire
ulteriormente gli studi. Intanto altri dieci anni di glifosate sono assicurati.
Viene ritenuto corretto anche l’uso pre-harvest, 15 giorni prima del raccolto,
sui cereali, anche se il tempo di persistenza è 38+/- 300 giorni. Dei 4000
studi annuali sulla sua tossicità sono stati evidentemente valutati validi solo
quelli che ne attestano l’innocuità, tutti gli, la stragrande maggioranza, sono
valutati come opinioni.
Se qualche volta (nella maggior parte dei paesi europei) si
trova un livello superiore a 0,1ng/l non fa niente, continuiamo così e vedremo
a quali valori si potrà arrivare. Non viene neanche valutato di ridurre la
quantità consentita per ettaro (che comunque nessuno avrebbe controllato), che anzi
dai 4 litri/ettaro adesso viene tollerata fino a 4,6 litri/ettaro.
In compenso però vengono definite dettagliatamente le dosi
di avvelenamento cronico ed acuto consentite. La dose acuta di riferimento (DAR) per il glifosato
viene messa a 0,5 mg per kg di peso corporeo. Oltre a introdurre questa DAR,
vengono proposte ulteriori soglie di sicurezza tossicologica come guida per i
valutatori del rischio: il livello ammissibile di
esposizione dell'operatore (LAEO) è stato fissato a 0,1 mg/kg di peso corporeo
al giorno e la dose quotidiana yammissibile (DGA) per i consumatori è stata fissata a 0,5 mg/kg di peso
corporeo, in linea con la dose acuta di riferimento. Jose Tarazona,
responsabile dell'unità Pesticidi dell'EFSA, spiega quindi: "Con
l'introduzione di una dose acuta di riferimento renderemo più severe in futuro le procedure di valutazione dei potenziali
rischi da glifosato".
Somiglia molto alle disposizioni che i sovrani davano ai torturatori: fate
soffrire i vostri “clienti”, fateli confessare, ma non fateli morire. L’unica
cosa che si è ottenuto è questa: in futuro ci saranno valutazioni più severe.
Gli studi proposti finora sono stati uno scherzo, delle semplici opinioni,
sembra non ci siano stati, la IARC non è ritenuta attendibile. Chissà perché un
operatore può introdurre 7 mg al di e un consumatore ben 35 mg al giorno. E se
l’operatore è anche un consumatore, come inevitabilmente succede ? Le parole
del “responsabile” dell’unità pesticidi dell’EFSA ci rassicurano, ora sapremo
che esistono delle dosi limite e questa notizia non può che allietare madri,
embrioni e bambini, non si sa che succederà se si superano le dosi cosa
succederà, una multa, un viaggio di disintossicazione su Marte, l’introduzione
di una raccolta punti-tossicità, un rimborso spese sanitarie future, non si
capisce. Ma non viene messo in programma una valutazione ambientale, la
misurazione della sostanza nelle acque superficiali e profonde, o nel suolo,
solo negli umani, chissà come scelti o selezionati.
EFSA con questa presa di posizione sembra essersi definitivamente schierata a fianco della
Monsanto contro a salute degli umani e dei terreni agricoli ed ha dimenticato di
prendere in considerazione il più elementare principio di precauzione. Come faremo a fidarci di essa? Se questo è
l’agire dell’agenzia per la sicurezza del cibo chi ci potrà davvero difendere?
Sicurezza vorrebbe dire non misurare le sostanze tossiche ma semplicemente
evitarle, non sono bastati 40 anni per rendersi conto? Con questo fatto la
frattura fra il mondo scientifico e l’EFSA diventa definitivamente incolmabile,
la sua credibilità raggiunge lo zero, il mondo scientifico non mette
minimamente in discussione l’attendibilità della IARC, essa è un faro, un punto
di riferimento indiscutibile nel suo campo e così si coltiva una frattura fino
a ieri non così evidente.
TRATTO DA: