I medici per
l’ambiente del Veneto sul Glifosate la pensano così
Gentile Assessore alla Salute,
dobbiamo confessarle che la delibera della Giunta Reginale ispirata dalla
sua mozione in risposta all’interrogazione
presentata dai consiglieri Zanoni, Moretti,
Ruzzante, Azzalin, Fracasso, Guarda e
Pigozzo avente per oggetto” Erbicidi
cancerogeni ( Glifosate) usati in ambiente urbano: cosa sta facendo la Regione
Veneto per salvaguardare la popolazione, le falde acquifere e l’ ambiente dal
potenziale pericolo di contaminazione?” ci lascia stupiti ed increduli.
Per la comunità
scientifica internazionale le affermazioni della IARC ( Agenzia Internazionale di Ricerca sul
Cancro) di Lione non sono assolutamente ritenute delle semplici opinioni, come
lei sostiene nel dettare la risposta
della Giunta Regionale. Per i medici esse
sono un faro nella nebbia; non esiste
una istituzione scientifica più autorevole e priva da conflitti di interesse
come la IARC. Per questo riteniamo
avventata la posizione la Lei assunta.
Tutto il mondo scientifico ha sempre rispettato quello che
la IARC afferma. le posizioni della IARC
non sono opinioni, ma scelte basate sulle migliori evidenze scientifiche frutto
di revisioni sistematiche della letteratura. Il mondo scientifico produce
migliaia di lavori ogni anno sul glifosate
e la loro divulgazione nell’opinione pubblica è oramai sufficiente a far
comprendere che se l’erba si secca dopo esserne stata irrorata, gli altri organismi che ci vivono e si nutrono
non stanno di certo in buona salute.
Se ciò non bastasse, vorremo richiamare la sua attenzione sulla quantità di glifosate venduto, e presumibilmente usato,
nel 2012, secondo i dati forniti dalle ULSS del Veneto. Alleghiamo anche il consumo
ULSS per ULSS, così che sia Lei, sia i
Colleghi di Giunta e tutti coloro che vogliono vivere
o solo passeggiare in campagna sappiano
orientarsi per evitare il contatto con sostanze tossiche invisibili (o quasi)che si
possono reperire .
Il totale è di 460.627 kg
di principio attivo venduti , o se preferisce 461 tonnellate all’anno (erano 321 t nel
2012), di principio attivo irrorato
probabilmente 30-40 anni. Ma questa è solo la quantità del principio attivo
glifosate contenuta nel prodotto venduto
che in genere ne contiene 1/3 del
totale. Quindi si sparge una quantità tripla di prodotti fitosanitari erbicidi
contenenti glifosate, con coadiuvanti
ancora più nocivi del glifosate stesso. Ma non è finita. Il prodotto è poi
anche diluito in media 300 volte con
acqua. Quindi nel Veneto, il totale di irrorazioni pericolose annuali di
prodotti fitosanitari erbicidi al glifosate è: 461 x 3 x 300 = 414.900 tonnellate di liquido
probabilmente cancerogeno nebulizzato.
E questa quantità, solo per l’erbicida glifosate. Ed in
commercio ci sono centinaia di pesticidi!!
Quasi 83 litri per
ogni abitante del nostro Veneto che si disperde solo in piccola parte, e
che, per il resto, finisce per
distribuirsi nelle nostre acque e, infine,
nel nostro mare.
Si tratta di una sostanza, il Glifosate, che è riconosciuta cancerogena in classe 2A e
che agisce nell’essere umano come interferente
endocrino, specificità queste che significano tossicità a dosaggi infinitesimali,
molecolari, non a litri o decilitri. Il
Glifosate è una sostanza che ha un tempo di dimezzamento variabile tra gli 8 mesi e i due anni, e che ,
per questo, si accumula nelle matrici ambientali in dosi progressivamente
crescenti. E’ stata riscontrata nelle urine di circa la metà dei cittadini
europei, nel latte di mucca e nel latte di donna, in tre quarti dei prodotti da forno; molto di più nella carne degli animali degli allevamenti
intensivi nutriti con mangimi per lo più di provenienza da coltivazioni OGM
dove l’uso del glifosate avviene in forti quantità. Si possono definire dosi “giuste”, accettabili, nei limiti di legge, per una sostanza cosi gravemente nociva per
l’ecosistema ?
Gentile Assessore non
ci si può nascondere dietro la dose
minima tollerata per legge e lasciare
che tutto rimanga immutato. E’ necessario affermare il principio di precauzione a cui la stessa azione
dei Decisori Politici, quali siete Lei e la sua Giunta, sono chiamati quotidianamente ad ispirarsi.
La prevenzione primaria è la più valida e meno costosa (ci
pensi !) strategia di cura. Ma non può rimanere sola. Siamo fermamente convinti
che essa deve essere supportata da un altro fondamentale principio quello in base al quale: chi inquina deve pagare.
Ben si comprende allora come i costi aggiunti di questa agricoltura che fa uso crescente di pesticidi, tra cui non ultimo il
glifosate, siano enormi e che tali costi
ricadono principalmente sulle popolazioni attuali e future.
La tossicità del glifosate è da tenere in considerazione nel
caso di molte (troppe) patologie riscontrabili
nel nostro lavoro quotidiano; in alcuni
casi una
diretta conseguenza. Potremo
informarla in dettaglio, se lo desidera, e siamo disposti a relazionarla sugli studi
che lo hanno dimostrato. Il Glifosate è
salito all’onor delle cronache dopo la sentenza IARC, ma la sua azione come
cancerogeno è solo una delle azioni nocive dirette sulla salute degli
esseri viventi.
Attenersi alle linee
dell’ EFSA (Autorità Europea per la Difesa Alimentare) non basta per sentirsi sicuri. Molti piccoli comuni del Veneto hanno già proibito l’uso del
glifosate (e degli altri pesticidi) dai luoghi pubblici, come del resto la
stessa legge 150/2012 articolo 6 invita
a fare. Ricordiamo che le Regioni Alto Adige e Valle d’Aosta hanno decretato la
sospensione dell’ uso dei pesticidi nei suoli pubblici cosi come hanno fatto la
Danimarca da molti anni, l’Olanda da quest’anno e la Francia prossimamente. Ciò è avvenuto indipendentemente dalle linee
guida diramate in proposito dall’EFSA.
Ciò è pure in suo potere . Nel scegliere questa strada avrà il sostegno di tutti noi e di molte
comunità. Nella Val Padana la
percentuale di sostanza organica presente nel suolo è pericolosamente vicina a 1. Sotto di
tale valore c’è il serio rischio della desertificazione. Perché decidere in
tale senso? Per quali prospettive?
E’ noto poi (fatto grave) che le ARPAV non ricerchino il
glifosate ed i suoi metaboliti nelle acque, sia superficiali sia profonde. Tale
problema esiste, non va ignorato e si
dovrebbe procedere con un’ analisi a
campione su tutto il territorio veneto da condurre con attenzione, perizia e trasparenza. Da qui
, come Istituzione, dovrebbe partire una informazione attenta, puntuale e corretta rivolta a tutti i cittadini sui pericoli che possono essere arrecati alla salute. Nessuno conosce, il suo Assessorato invece lo dovrebbe
sapere, quali e quanto siano le
concentrazioni di questo e degli altri pesticidi di ampio consumo nelle nostre acque. Noi medici non possiamo
che essere preoccupati per questa mancanza di dati e di misurazioni.
Per evitare di creare equivoci dobbiamo chiarire che quelli
da noi allegati alla presente, sono dati riferiti all’uso agricolo del glifosate mentre l’interpellanza di cui il
primo firmatario è il consigliere Zanoni, riguarderebbe la richiesta di sospendere il Glifosate dagli usi pubblici non agricoli la cui
quantità è ancora più difficile da determinarsi. Esso infatti viene utilizzato per il diserbo
dei bordi stradali, delle massicciate
delle ferrovie, dei giardini pubblici, di molti
orti e giardini privati.
Recentemente Il
sindacato dei lavoratori delle ferrovie ha chiesto di impedirne l’uso, a causa delle temibili
conseguenze sulla salute dei lavoratori dovute
all’esposizione professionale. Nell’ambiente veneto la concentrazione del Glifosate utilizzato in agricoltura e per
usi non agricoli si può ritenere, a ragione, elevata. Come medici siamo molto preoccupati in quanto tutto arriva, attraverso l’acqua, nella catena alimentare, bioccumulandosi e
minando in questo modo seriamente la
salute degli organismi viventi.
Va da sé che accanto al glifosate vi sono altri e numerosi
pesticidi facilmente reperibili in commercio sui quali riteniamo si debba
esercitare da parte del suo Assessorato ( in collaborazione con l’ARPAV) , un’efficace
ed efficiente politica di controllo all’acquisto,
consumo e utilizzo avente quale obiettivo quello di ridurre al minimo il rischio di danno per
la salute, indipendentemente dai limiti stabiliti per legge.
Nel condividere l’iniziativa che ha portato all’interrogazione
sull’uso del glifoate da parte di alcuni Consiglieri Regionali in precedenza
citati, non possiamo che ribadire la nostra profonda contrarietà unita a
disappunto su quanto la Giunta ha deliberato su Sua proposta invitandola a riflettere
seriamente sull’accaduto e sulle sue conseguenze.
Con rispetto e in attesa di un suo riscontro,
ISDE VENETO