Il socio Antonio Tesini, presidente della Cooperativa Cà Magre di Isola della Scala (Vr), ci ha gentilmente fornito la lettera che ha inviato ad alcuni Sindaci dei comuni che da alcuni giorni hanno sospeso i Mercati locali a causa del Decreto di sicurezza per combattere la diffusione del CODIV-19.
Questa decisione di sospensione dei mercati sta causando gravissimi danni alle aziende agricole biologiche (e non solo) che vivono esclusivamente o prevalentemente di vendita diretta.
Invitiamo tutti gli associati che fanno vendita diretta ad utilizzare la lettera, contestualizzandola in base alle proprie esigenze aziendali e locali.
Naturalmente dovrete assicurare che eviterete gli assembramenti, il rispetto delle distanze di sicurezza, la richiesta dell'uso della mascherina e dei guanti da parte dei clienti (e vostra, naturalmente) e tutte le altre misure che riterrete opportune per mantenere distanziate le persone.
Fatevi sentire, chiedete aiuto e solidarietà da parte delle autorità locali, sforzatevi di continuare a fornire un servizio ai consumatori.
Più aziende agricole si mobilitano sui propri territori più riusciamo a fare massa critica.
A coloro che che si attiveranno nei propri territori chiediamo di tenerci informati, anche noi abbiamo bisogno di capire come si evolve la situazione in tutto il territorio veneto.
Grazie e buon lavoro a tutti
Aveprobi
APPELLO PER LA SOPRAVVIVENZA DELLE AZIENDE AGRICOLE DI PRODUZIONE BIOLOGICA
In questo periodo infausto, molti Sindaci di Comuni appartenenti alla Provincia di _______________, hanno adottato provvedimenti particolarmente restrittivi in materia di contrasto al coronavirus, arrivando al divieto di vendita dei prodotti alimentari all’interno dei mercati e delle zone dedicate ai produttori agricoli.
Pur comprendendo le motivazioni di tali scelte, derivanti evidentemente dal lavoro straordinario richiesto alle Amministrazioni locali e al personale che deve garantire i controlli, in qualità di legale rappresentante/titolare di ___________________________ con metodi biologici e lavoro agricolo, che opera prevalentemente con la vendita diretta, rilevo con preoccupazione che la mancata possibilità di poter svolgere tale attività, sebbene garantita dai recenti Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, sta provocando conseguenze pesanti in termini economici.
Faccio presente che l’azienda che rappresento, durante lo svolgimento degli ultimi mercati a cui ha partecipato, ha adottato tutte le precauzioni utili ad evitare gli assembramenti e che i clienti, pazientemente, hanno aspettato in fila il proprio turno.
Nonostante ciò non è più possibile, a causa del divieto di vendita anche in zone marginali, poter offrire ai clienti dell’azienda le primizie appena raccolte, particolarmente attese dopo la stagione invernale, che potrebbero portare un po’ di consolazione e nutrimento essenziale alla funzionalità dell’organismo, durante l’isolamento forzato che tutti dobbiamo sopportare.
Sembra che i nostri clienti debbano accontentarsi di cibo prevalentemente a lunga scadenza proveniente esclusivamente da supermercati, ma immagino che riducendo il numero di punti vendita, il pericolo di assembramento aumenti, concentrando gli acquirenti nei pochi esercizi rimasti in attività e forse il rischio di contagio non è minore in ambienti chiusi, piuttosto che all’aperto.
Oltre al dispiacere enorme che provo nel vedere prodotti agricoli che deperiscono in quanto, già confezionati, non possono essere venduti perché arrivano progressivamente, talvolta in maniera ufficiosa e all’ultimo minuto, comunicati di sospensione dei mercati, voglio esprimere la mia preoccupazione per non poter garantire ai miei collaboratori, magari assunti da poco, la continuità nel rapporto di lavoro e per dover sostenere interamente i costi dell’attività con incassi notevolmente ridotti o quasi inesistenti. In questa situazione, mentre la Grande Distribuzione aumenta il fatturato del 50% le aziende agricole che effettuano la vendita diretta rischiano il fallimento.
Considerando i tentativi di trovare soluzioni da parte di rappresentanti delle Amministrazioni Pubbliche per ridurre i danni economici derivanti dalla situazione di emergenza, esprimo apprezzamento per le intenzioni, ma faccio presente che, ad esempio, l’eventuale utilizzo dei voucher per i lavoratori addetti alle raccolte servirebbe a poco se i prodotti non si possono vendere e che gli operai stagionali già presenti, soprattutto se provenienti da altri paesi europei, con la limitazione dei viaggi non possono tornare nei luoghi di provenienza e durante la permanenza in Italia devono pagare le spese di affitto anche se la possibilità di lavoro viene ridotta.
Comprendendo che nei momenti di emergenza non è possibile tenere conto, nelle scelte strategiche, di tutte le esigenze, invito a una riflessione sulle considerazioni espresse e mi auguro che la vendita diretta dei prodotti agricoli su aree pubbliche sia nuovamente possibile in quanto tale attività, per noi agricoltori che operiamo nel biologico da molti anni e abbiamo finalizzato la nostra produzione alla vendita diretta, non rappresenta una situazione folcloristica, ma una vera necessità di sopravvivenza economica.
Se e quando questa situazione problematica avrà fine, non saranno le “immissioni di liquidità” a determinare la ripresa, ma la capacità, la volontà, la resistenza e l’autonomia imprenditoriale di contadini, artigiani, piccole e medie aziende che operano a livello locale; ma solo se nel frattempo non saranno annientate definitivamente.
Da ultimo, non posso non far notare che l’unico soggetto in circolazione che non teme alcun virus è la mostruosa burocrazia che ci opprime da molto prima del pericolo contagio e ogni anno aumenta con le sue scadenze, obblighi, percorsi tortuosi, parametri da rispettare obbligatoriamente nonostante tutto e tutti e non ha mai fine.
Ringrazio molto per l’attenzione e spero nell’interessamento di coloro che hanno il compito di assumere decisioni per la cittadinanza, per poter trovare insieme delle soluzioni.
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