Basta PFAS



Ultimi aggiornamenti sulla vicenda PFAS (ne abbiamo parlato qui). L’area interessata dall’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche è di circa 180 km2 dell’ampio territorio che si estende tra le province di VicenzaVerona e Padova, con una popolazione esposta stimata di 300 mila abitantitrenta i comuni del territorio interessati alla contaminazione dell’acqua potabile.
La contaminazione di PFAS di oltre 2000ng/l è stata scoperta nel bacino dell’Agno-Fratta Gorzonefiume che è utilizzato anche per uso irriguo, con la conseguente contaminazione sugli alimenti consumati in tutta Italia. Sono risultati inquinati anche alcuni pozzi privati, di cui è stato vietato l’utilizzo. La fonte principale d’inquinamento, secondo l’ARPA Veneto-Vicenza, è lo scarico industriale della Miteni Spa, un’industria chimica situata nel comune di Trissino (Vi).
Nell’area del Colognese, a Lonigo, sono recentemente cominciati i prelievi di quasi 85mila persone tra i 14 e 65 anni che vivono nella zona rossa. I ragazzi di 14 anni hanno una percentuale di PFAS nel sangue che è 32 volte ai coetanei non esposti alla contaminazione. Le analisi sui lavoratori dell’azienda Miteni hanno mostrato una presenza fino a 91.900 nanogrammi per grammo di sangue: i più esposti sono gli operai del settore chimico. Anche Greenpeace ha iniziato a raccogliere le analisi della acque nelle scuole che hanno concesso l’autorizzazione ai prelievi.
A Venezia lo scorso 22-23 febbraio a Venezia si è anche tenuto il simposio scientifico “Progettare lo studio epidemiologico sulla popolazione del Veneto esposta a Pfas” (qui il video). Tra gli interventi più significativi quello del dottor Tony Flechter che ha parlato dell‘inquinamento di PFAS causato dall’azienda DuPont in Ohio negli ultimo 50 anni. Il caso statunitense è stato più contenuto rispetto a quello della nostra regione: la popolazione colpita è stata stimata di 60-70mila persone5000 persone interessate dovrebbero ottenere, grazie al patteggiamento, risarcimenti nell’ordine di 900 milioni di dollari. La stessa Dupont, secondo il principio di “chi inquina paga”, sta bonificando il territorio interessato per un costo di 600-700 milioni di dollari.
È un precedente importante per più di un motivo: se da un lato dà l’idea della gravità, e dei costi elevatissimi  di bonifica, del caso veneto, dall’altro dimostra che la questione dell’inquinamento da PFAS non è solo italiana ma ha carattere transnazionale.
Legambiente sta portando avanti la petizione #bastapfas per chiedere al Presidente della Giunta regionale di cambiare le fonti di approvvigionamento dell’acqua, perché la falda utilizzata, che è la più grande d’Europa, è ormai del tutto inquinata. Nella petizione si chiede anche di mettere dei limiti restrittivi alla presenza dellesostanze inquinanti nell’acqua, sul modello della Germania e degli Usa, che hanno, rispettivamente, 100ng/l e 70ng/l.


Luca Cirese – redazione ecopolis