Sabato 20 maggio, ore 20,30. Segue buffet
"MI ABBATTO E SONO FELICE"
il monologo ecosostenibile
di e con Daniele Ronco
È un monologo autoironi o, dissacrante che vuole far riflettere su come si possa essere felici abbattendo l'impatto che ognuno di noi ha nei confronti della Terra. Spettacolo ad impatto energetico zero in quanto l'energia necessaria allo spettacolo sará prodotta dall'attore.
una produzione Mulino ad
Arte, 2015
di / Daniele
Ronco (ispirandosi a La decrescita felice
di Maurizio Pallante)
con /
Daniele Ronco
regia / Marco
Cavicchioli
elementi di scena /
Piero Ronco, Federico Merula, Lorenzo Rota
realizzato con il sostegno di / Teatro Tangram,
Fondazione Live Piemonte dal Vivo, Città di Orbassano, Comune di Cumiana
genere / teatro di narrazione
durata / 60
minuti
premi e riconoscimenti / MaldiPalco 2015, CassinoOFF 2016, Premio residenza Fienile Fluò (Bologna).
link al trailer /
https://www.youtube.com/watch?v=L3TqH9m0yVU
L’urgenza dello spettacolo…perché
“eco-sostenibile”?
L’idea
di mettere in scena “Mi abbatto e sono felice” nasce dalla riflessione che mi
ha accompagnato nei mesi successivi alla morte di mio nonno, una persona che mi
ha insegnato tanto e che stimo infinitamente per la condotta di vita
esemplare perseguita durante i 91 anni trascorsi su questo pianeta.
“Mi abbatto e sono felice” è un monologo a impatto ambientale “0”,
autoironico, dissacrante, che vuole lanciare una provocazione importante: vuole
far riflettere su come si possa essere felici abbattendo l’impatto che ognuno
di noi ha nei confronti del pianeta sul quale abitiamo. “Mi abbatto e sono
felice” non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta grazie allo sforzo
fisico prodotto da me in scena. Non sono presenti altri elementi scenici, i
costumi sono essenziali e recuperati dal guardaroba di nonno Michele. Le
musiche sono live.
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Presentazione
Sempre più spesso si sente
parlare di disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento,
surriscaldamento globale, etc.. Ma come,
nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?! Sembra che la felicità
dell’uomo occidentale sia direttamente proporzionale a quanto produce e quanto
consuma: producendo si ottiene denaro e più denaro si possiede, più si consuma
e ci si sente felici. Siamo certi di questa affermazione? Molti di noi
avrebbero la risposta pronta, ma a parole siamo bravi tutti. Sono i fatti
quelli che contano. Pensiamo per un attimo alla tensione che scorre all’ora di
punta nei centri delle città, quando basta un clacson per far scoppiare una
rissa. Pensiamo all’invidia nei confronti di chi, sul posto di lavoro, ottiene
un passaggio di livello, ai continui piagnistei delle persone davanti a uno
spritz, ai milioni di finanziamenti suicidi per assicurarsi un’ automobile da
40.000 euro, alle farmacie prese d’ assalto da una popolazione malata e
acciaccata. Vi sembrano segni di un popolo felice? La risposta pare piuttosto
scontata. Eppure i capi dei governi invitano a consumare di più, a produrre di
più, con un’ inevitabile incremento della frustrazione umana. Le lotte di
potere sono all’ordine del giorno e a qualsiasi livello. Dall’altra parte gli
stessi capi dei governi parlano dei problemi di inquinamento, rifiuti tossici,
surriscaldamento globale,… Anche qui si riscontra un paradosso non
indifferente. Si spinge a produrre e a consumare di più e poi ci si lamenta di
come il pianeta stia andando a rotoli?
Siamo la specie più invasiva
della Terra, accecata da un materialismo dilagante. L’ipocrisia è all’ordine
del giorno.
In tutto questo, l’unica
ancora di salvezza è l’Amore. L’unica variabile impazzita, l’unica variabile a
sfuggire alle leggi della fisica e della chimica. L’amore per se stessi, per le
altre creature e per il pianeta che ci ospita potrà salvarci da un declino
altrimenti inarrestabile.
L’amore non costa, non crea PIL,
non inquina, è scomodo perché fa ammalare di meno, perché sfugge alle
statistiche, perché non è tassabile, almeno per ora.
“Mi abbatto e sono felice”
non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta grazie allo sforzo prodotto
dall’attore in scena, che pedalando per un’ora intera su una bicicletta
recuperata in discarica, fa girare una dinamo collegata ad un faro, che si
illumina a seconda dell’intensità della pedalata. Non sono presenti altri
elementi scenici, i costumi sono essenziali e recuperati al mercatino
dell’usato. Le musiche sono live. E’ lo stesso attore ad accompagnare il
pubblico in alcune esperienze sensoriali, suonando uno strumento a percussione
in legno, realizzato a mano da un artigiano africano.
Lo spettacolo si presta a
stimolanti sinergie con enti che si occupano delle questioni legate alla
salvaguardia dell’ ambiente, all’eco-sostenibilità, alla decrescita felice.
L’intenzione è quella di sensibilizzare trasversalmente la cittadinanza,
attraendo anche un pubblico solitamente non avvezzo al teatro.