Il Soave bio? Meglio sostenibile

L'Arena Clic
lunedì 19 dicembre 2011 – AGRICOLTURA – Pagina 19
DENOMINAZIONI. Dopo la proposta dell´assessore provinciale Frigotto di tradurre la doc «classico» con «biologico»

Lorenzoni: «Qualità del vino con tecniche e prodotti a basso impatto ambientale» 
Sostenibile, più che biologico. Che nel Soave ci siano fior di aziende orientate al bio è certo ma che bio debba esserlo, per definizione, il Soave Classico, non è detto. «Si fa presto a dire bio», la butta lì Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di tutela del Soave, «anche se solo oggi, caso mai, ad essere bio sono le uve e la tecnica colturale». Non c´è polemica nel Consorzio che è un po´ la voce della denominazione: «Ottima occasione, la proposta dell´assessore provinciale all´Agricoltura Luigi Frigotto,
per ragionare sulla sostenibilità». Se Frigotto ha lanciato l´idea di tradurre il termine Classico (nel Soave come nel Valpolicella) con biologico, nel Soave si ragiona sul sostenibile. «Classico», puntualizza Lorenzoni, «è un attributo che si riferisce alla zona vitata più antica. Assegnarci un valore in più è da sempre impegno delle singole aziende: se un Doc vale 6, un Classico vale 8».!
Un ragionamento su vasta scala, col Classico che fa rima con bio sarebbe anche difficilmente praticabile. «Pensiamo solo che quasi la metà delle 2586 aziende della Denominazione sono presenti in zona Classica e non», precisa infatti Lorenzoni. Insomma, chi potrebbe impedire a chi è fuori dal Classico di fare bio? Si sarebbe punto e a capo. Lui, poi, è uno di quelli che proprio non la vede la dicotomia convenzionale-biologico.
Lo aiuta in questo Attilio Scienza, professore di viticoltura all´università di Milano: «Una viticoltura pauperistica non potrà in futuro rappresentare un´alternativa all´attuale viticoltura che dovrà invece ristrutturare la sua filiera coniugando sostenibilità ambientale ed economica con la qualità del vino, applicando la viticoltura di precisione».
Le sperimentazioni parlano chiaro: «Con l´applicazione di tecniche di valutazione dello stato del vigneto di tipo prossimale, e quindi poco costose, è pos! sibile ridurre l´impiego di antiparassitari e di fertili! zzanti fino al 50% ottenendo, nel contempo, attraverso un riequilibrio vegeto-produttivo della vite, un miglioramento della qualità dei vini». Ecco perché meglio optare per la sostenibilità, scelta che quest´anno è valsa al Consorzio il premio Ecofriendly del Touring club «per tutela e salvaguardia dei valori propri della cultura enologica, eco-sostenibilità e territorio in cui la viticoltura è radicata». Il precedente? La certificazione ambientale Iso 14001. «Monitoraggio dei contaminanti, controllo dei residui dei trattamenti sulle uve, consumo idrico, gestione dei fitofarmaci, informazione ai produttori nel Soave sono storia», conclude Lorenzoni.