STAMPA DI PARTE: EVITATARE INUTILI ALLARMISMI !!!

Come la comunicazione manipola i risultati delle ricerche, come non fare la comunicazione.
Quello sugli allarmismi è il titolo più ricorrente usato quando la stampa affronta i temi ambientali. E molto spesso è supportata dalla “scienza”, da qualche illustre pennivendolo, da cervelli che non hanno più voglia di pensare. Mentre il regista vero, il profitto di pochi, è dietro le quinte.
Innumerevoli sono gli esempi, nella storia recente il più eclatante forse è stato quello dell’amianto, c’è voluto un secolo di tempo, migliaia di morti, decine di migliaia di coinvolti, un’economia distrutta, speranze di generazioni al vento. Il novecento è pieno di questi esempi, dal piombo tetraetile nella benzina, al fumo di sigaretta, agli estrogeni agli animali da allevamento fino al surriscaldamento del pianeta, ogni tema trova qualche scienziato e qualche pubblicista che nega le evidenze, che confonde e sposta in avanti la soluzione dei problemi. Con i pesticidi sta succedendo la stessa cosa.

Recentemente tre esempi sono eclatanti e rispondono sempre allo stesso dettame, alla stessa esigenza:
che nessuno si allarmi, che non si cambi direzione.
Quando nella scorsa estate uscì lo studio sul mancozeb nella zona del prosecco, che diceva che metà della popolazione aveva nel sangue e nelle urine la suddetta sostanza i giornali locali titolarono: “Nessun allarme, metà della popolazione non presenta tracce di sostanze chimiche, gli ambientalisti come al solito esagerano !” E via a magnificare l’operato di sindaci, consorzi di tutela, strutture di epidemiologia e prevenzione delle ASL e tutto l’apparato che sostiene una visione e una pratica dell’agricoltura non sostenibile. Che più o meno velocemente porta ad un bisogno sempre maggiore della chimica e delle energie non rinnovabili e ad un avvelenamento cronico e progressivo degli addetti, dei consumatori, dell’ambiente.
Un altro forse più subdolo esempio è un articolo pubblicato su un settimanale nazionale
progressista “Troppi allarmi fanno male”.
In questo articolo si attaccano due medici di ISDE e li si accusa di diffondere false notizie e panico. C’è un uso eccessivo in Trentino ed in Italia di pesticidi, ma, testuali parole, “ niente panico ma attenzione ad una contaminazione diffusa non proprio innocua per la salute…..è un danno che le nostre pessime performance ambientali vengano strumentalizzate ricamandoci sopra foschi scenari…..meglio non gridare al lupo ma stiamo attenti a non alimentare isterismi con politiche sbagliate.” Come si vede il pericolo sono gli allarmi e gli allarmi sono isterismi.
“No ad inutili allarmismi! “ è invece il titolo più recente di “Ambiente e Territorio” , organo della Coldiretti, come si vede la fantasia è un dono raro. Di fronte al fatto che il 55% di acque superficiali è contaminato da uno o più pesticidi si afferma che “la notizia è stata ripresa con toni allarmistici che non rispondono a quanto poi emerge da una lettura attenta dello studio.” Questo perché le sostanze trovate sono già state revocate dall’Europa alcune dagli anni 80, alcune dal 2003. “In conclusione, le concentrazioni delle sostanze attive sopra menzionate nelle acque sono spesso basse ed i livelli di contaminazione sono ancora minori nelle acque sotterranee rispetto a quelle superficiali (in grassetto nel testo). Insomma le acque sono sì contaminate, ma poco, e le acque profonde ancora meno. E’ un ragionamento spaventoso, non tiene conto che se un principio che non si usa più agli anni 80 è ancora presente significa che quelli che si usano adesso saranno presenti fra 30 o 50 o 100 anni. Significa che si ignorano gli studi sul tempo di percolamento, che è invece materia studiata e conosciuta. In questo articolo si conclude che la soluzione sarà la lotta integrata a partire dal 2014, o la lotta biologica. Purtroppo la lotta integrata non prevede l’abbandono della chimica ma un utilizzo più razionale (evidentemente finora non lo era) mentre l’ agricoltura biologica è messa lì come un fiore all’occhiello, si dice e non si fa, si dice che “è il futuro” mentre deve assolutamente essere il presente se si vuole che ci sia un futuro.

Per concludere quando vediamo un titolo che invita a non ascoltare gli allarmi significa che bisogna davvero allarmarsi. Significa che molta stampa non ha lo scopo di informare ma esattamente di disinformare, e pazienza se è stampa di parte ma la stampa locale e nazionale perde completamente la credibilità quando crea le confusioni di cui sopra, non serve alla ricerca dei dati oggettivi, serve a costruire mentalità acritiche, che mettono sullo stesso piatto chi inquina e chi denuncia gli inquinamenti, che crea false posizioni di equidistanza, un colpo al cerchio ed uno alla botte, quando non solo è necessario prendere posizione ma non prenderla significa fare il gioco del più forte, far continuare gli attuali dinamismi e moltiplicare i danni all’ambiente. C’è un grande bisogno di stampa corretta, d’inchiesta, di informazione completa.
La comunicazione è un elemento troppo importante nelle dinamiche ambientali. Purtroppo spesso non parte dalla affermazione del principio di precauzione, finge di dimenticare che esso deve essere il principale parametro di ogni informazione, e così dimentica la difesa della salute, della biodiversità e dei beni comuni.

Giovanni Beghini
Associazione Terra Viva