Biologico, continua la crescita delle superfici

Nel 2013 censiti dal Sinab 66.578 ettari, 11.000 in più rispetto al 2012. Il peso del bio sul totale a uva da vino nazionale è del 10%, record storico. Stimata una produzione 2013 di 4,9 milioni di quintali. Sicilia grande protagonista.

Continua a crescere il vigneto biologico in Italia. Nel 2013, secondo le rilevazioni del consueto rapporto Sinab in collaborazione con Ismea, sono stati censiti quasi 68 mila ettari di superficie, il 18,5% in più sull’anno prima. Di questi, 66.578 sono destinati a uva da vino (+11.000 ettari sul 2012), il resto a uva da tavola.
La superficie viticola convertita al biologico mostra quindi una dinamica positiva, in netta controtendenza con le superfici totali viticole che nel 2013 si sono attestate, secondo i dati dell’inventario, a 646 mila ettari contro i 655 mila dell’anno prima. Peraltro la flessione delle superfici è un fenomeno che parte da lontano: basti pensare che in 15 anni sono stati persi 140 mila ettari. Alla luce di questo assume ancor più valore la crescita delle superfici bio del settore, che arrivano ad un incidenza sul totale del 10%, record storico.
La distribuzione della superficie ad uva bio (da vino e da tavola, ndr) è decisamente sbilanciata verso la Sicilia, che con 25 mila ettari rappresenta il 38% del totale nazionale, seguita dalla Puglia, con oltre 9 mila ettari ed una quota pari al 14%, e dalla Toscana, che sfiora tale soglia e pesa per il 13%.
Anche analizzando l’incidenza della superficie bio sul totale della superficie ad uva da vino regionale, la Sicilia guida la graduatoria con il 24%, seguita dalle Marche con il 22% e dalla Calabria con il 20%.
In tema di produzioni si arriva nel 2013 a sfiorare il valore potenziale di 5 milioni di quintali di uva da vino, che pesano per oltre il 7% sul totale potenziale nazionale, stimato in circa 3,5 milioni di ettolitri.
Sulla trasformazione poi delle uve da vino bio in vino biologico, i dati ad oggi disponibili – sottolinea Ismea – sono carenti e non esaustivi, a causa della normazione recente dell’etichettatura del vino biologico, avvenuta nel 2012 con il Regolamento della Commissione Europea n.203. Prima di tale data, infatti, chi produceva vino biologico poteva solo apporre in etichetta la dicitura “vino ottenuto da uve biologiche”, che in termini di comunicazione poteva non risultare chiara e ben riconoscibile dal consumatore. Ciò premesso, ad oggi l’apprezzamento per il vino biologico italiano sembra in crescita sia sul mercato nazionale sia su quello estero, come confermato dagli operatori del settore. Fonte: Ismea su dati Sinab