La situazione in Italia
Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riferito all’Italia, l’impatto dei cambiamenti climatici nel nostro Paese è più grave che altrove e sta aggravando le conseguenze derivanti da croniche deficienze infrastrutturali, da inquinamento industriale e dalle caratteristiche idro-geologiche e di vulnerabilità sismica, proprie di questa area geografica.
Le temperature in aumento, l’erosione costiera, le inondazioni e la siccità possono portare alla scarsità dell’acqua (ricordiamo infatti che, nel 2017, 6 su 20 regioni hanno invitato il governo a dichiarare lo stato di emergenza a causa di stress idrico). Lo stress idrico potrebbe anche portare a una riduzione della produzione di agricoltura, a maggiore rischio di incendi boschivi, ad aumento della desertificazione e potrebbe minacciare il progresso economico.
Inoltre, i cambiamenti climatici incidono sulla qualità dell’aria, in particolare in contesti urbani, e possono portare a cambiamenti nella distribuzione di flora e fauna che degradano la biodiversità. Esiste anche un rischio concreto che riemergano malattie prima endemiche o che si manifestino malattie esotiche trasmissibili come, ad esempio, Dengue, Chikungunya, Zika, Febbre di Congo-Crimea e Febbre del Nilo.
Le temperature in aumento, l’erosione costiera, le inondazioni e la siccità possono portare alla scarsità dell’acqua (ricordiamo infatti che, nel 2017, 6 su 20 regioni hanno invitato il governo a dichiarare lo stato di emergenza a causa di stress idrico). Lo stress idrico potrebbe anche portare a una riduzione della produzione di agricoltura, a maggiore rischio di incendi boschivi, ad aumento della desertificazione e potrebbe minacciare il progresso economico.
Inoltre, i cambiamenti climatici incidono sulla qualità dell’aria, in particolare in contesti urbani, e possono portare a cambiamenti nella distribuzione di flora e fauna che degradano la biodiversità. Esiste anche un rischio concreto che riemergano malattie prima endemiche o che si manifestino malattie esotiche trasmissibili come, ad esempio, Dengue, Chikungunya, Zika, Febbre di Congo-Crimea e Febbre del Nilo.
I provvedimenti più urgenti
Gli scenari previsti dal Rapporto IPCC dipendono da modelli economici e sociali proiettati su scala mondiale. Quelli con forte crescita economica non permettono significative riduzioni di gas serra, mentre un’evoluzione verso un nuovo modello economico e sociale orientato verso un’economia di informazione e servizi, con una riduzione del consumo dei materiali e l’introduzione di tecnologie per le risorse efficienti e pulite, può permettere un contenimento della crescita di gas serra e della temperatura globale.
Per contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C, le emissioni di CO2 derivanti da attività umane dovranno azzerarsi entro il 2050, con una riduzione di almeno il 45% rispetto ai valori del 2010 già entro il 2030.
Per contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C, le emissioni di CO2 derivanti da attività umane dovranno azzerarsi entro il 2050, con una riduzione di almeno il 45% rispetto ai valori del 2010 già entro il 2030.
Cosa possono fare i governi
Le previsioni consentono di affermare che, anche nelle ipotesi più favorevoli, ci saranno rilevanti impatti ambientali, sanitari ed economici. Per questo è necessario che i governi assumano decisioni radicali e coraggiose. Occorre dunque:
- accelerare la conversione già in atto verso le fonti energetiche rinnovabili e bloccando ovunque le estrazioni e l’uso dei combustibili fossili;
- ridurre i rifiuti e gli imballaggi;
- favorire la riconversione degli stabilimenti produttivi più inquinanti e ridurre tutti i limiti alle emissioni;
- bloccare qualsiasi consumo di nuovo suolo e incrementare il verde urbano;
- favorire e sostenere la riconversione dell’agricoltura basata sull’uso di prodotti chimici verso un’agricoltura agro-ecologica che aiuti a mantenere le qualità dei terreni;
- mettere in sicurezza le falde idriche, i corpi d’acqua superficiali e la rete acquedottistica nazionale attraverso la sua ricostruzione;
- investire in un Piano nazionale di grandi opere per migliorare il trasporto pubblico locale, la pedonalità e la ciclabilità di tutte le città e le linee ferroviarie, limitando il più possibile il traffico aereo;
- potenziare i piani di allarme, prevenzione e monitoraggio.
Cosa possiamo fare noi
Sono numerosi gli accorgimenti che possiamo adottare per migliorare la qualità ambientale. Non compriamo oggetti monouso (come cannucce, bastoncini per le orecchie, piatti e stoviglie di plastiche, alimenti già confezionati) e cerchiamo negozi che vendano i prodotti sfusi; riduciamo drasticamente l’uso di detersivi: l’aceto, il limone, il sapone fatto in caso sono validi sostituti; acquistiamo prodotti a basso contenuto di solventi e non utilizziamo profumi, candele profumate e altri deodoranti per la casa; acquistiamo prodotti biologici a filiera corta; riduciamo drasticamente o eliminiamo il consumo di carne o almeno non mangiamo animali d’allevamento; usiamo l’acqua e l’energia in maniera consapevole: è enorme il risparmio (anche economico) che si ottiene isolando la propria abitazione oppure spegnendo la luce quando si esce dalle stanze o tenendo il riscaldamento non troppo alto; riduciamo in generale i consumi inutili, riduciamo i rifiuti (molti oggetti che non ci servono più possono essere regalati/scambiati o venduti); camminiamo di più e spostiamoci preferibilmente in bicicletta, utilizzando l’auto solo se necessario.
Si tratta di misure utilissime anche alla salute, una vera prevenzione primaria delle malattie e un contributo al rallentamento del cambiamento climatico.
Si tratta di misure utilissime anche alla salute, una vera prevenzione primaria delle malattie e un contributo al rallentamento del cambiamento climatico.