Il radicchio viene pagato 10 centesimi al chilogrammo e gli agricoltori padovani lo lasciano nei campi

Comincia male l’annata per le varietà coltivate sul territorio, che sono il radicchio di Verona, il Chioggia e il precoce di Treviso. I prezzi pagati agli agricoltori sono in caduta libera mentre, paradossalmente, al supermercato il prodotto viene venduto a peso d’oro. Su Facebook ha raccolto tantissime condivisioni il post di un’azienda che accosta la foto del radicchio pagato pochi centesimi a quello venduto sui banchi a 2,99 euro. “Forse quello della Coop è più buono”, il commento ironico. “È una delle annate più nere che si siano mai viste – sottolinea Giovanni Dovigo, referente di Confagricoltura Padova per la zona di Montagnana -. Oltre al calo di consumi dovuto alla crisi conseguente alla pandemia e alla difficoltà di reperire manodopera, tra vaccini e green pass, adesso gli agricoltori padovani si trovano a ricevere l’elemosina per un prodotto che è sempre stato il fiore all’occhiello non solo per la zona di Montagnana, che può vantare anche un’igp con il radicchio di Verona, ma per tutta la zona del Piovese a cavallo con il Veneziano. Il problema è che c’è tanto prodotto che proviene sia da altre zone italiane, come l’Emilia Romagna, sia dall’estero, vedi Polonia, che porta i commercianti ad abbassare i prezzi. Ma arrivare a 10 centesimi al chilo è davvero troppo”.

Adriano Favazza, presidente del settore ortofrutta di Confagricoltura Padova, ha 30 ettari coltivati a radicchio a Montagnana e finora ne ha raccolti sei. Il resto potrebbe restare nei campi. “Per il radicchio di Chioggia pochi giorni fa mi hanno dato 8 centesimi al chilo. Non si può lavorare così – dice -. Il precoce di Treviso è pagato 20-22, il Verona 40 centesimi. Non ci stiamo dentro con i costi di produzione. Ho cinque operai fissi da pagare, più quelli aggiunti nei momenti di raccolta. Fino ad oggi mi sono salvato con un contratto, firmato con un grossista, a prezzo garantito. Ma se devo vendere a un supermercato non ho convenienza. Perdo meno se lascio il prodotto nei campi”.

Claudio Ferro, presidente di una cooperativa che conta oltre un centinaio di produttori ortofrutticoli delle province di Padova e Venezia, riferisce che tanti produttori stanno già lasciando il radicchio nei campi. “L’altro ieri al mercato di Chioggia non c’era prodotto. Nessuno lo ha portato. È un danno gravissimo a tutta l’economia, perché se si ferma la produzione si ferma il mercato, si fermano i facchini, si ferma tutto l’indotto che gira attorno. Bisognerebbe sedersi attorno a un tavolo e decidere dove vogliamo andare. Siamo in una situazione in cui il prodotto sta arrivando da tutte le parti e il consumatore non va a vedere se è padovano, di Chioggia o arriva dalla Polonia. Non si può stoccare, perché è deperibile. E venderlo adesso vuol dire prendere miserie. Abbiamo produttori che vendono al mercato di Padova il prodotto già lavato e confezionato. Questo significa che tra cellophane, polistirolo e lavorazione il costo di produzione è 1 euro. Se va bene, prendono 70 centesimi. Per il Chioggia semigrezzo, invece, i costi di produzione dal trapianto alla raccolta sono di 45-50 centesimi. Come si fa a starci dentro se pagano 10-15 centesimi? Il Trevigiano è pagato meglio, anche 35 centesimi, ma il costo di produzione sale a 70-80. Peccato, perché a inizio settembre la stagione era partita bene, con prezzi buoni. Ma allora non c’era prodotto. Adesso siamo invasi”.

tratto da: https://www.freshcutnews.it/2021/11/08/radicchio-veneto-pagato-10-centesimi-al-chilo-lasciato-nei-campi/