La sentenza del Tar non piace a Melinda

Odorizzi: in direzione opposta all'Alto Adige. E Menapace: no comment

CLES. «Conosco solo le notizie di stampa, prima di parlare aspetto di leggere integralmente la sentenza, ma una cosa sembra certa, la conferma dei 50 metri contro la deriva da atomizzatori: qui si va in direzione opposta a ciò che succede nel vicino Alto Adige, dove pure di agricoltura, turismo ed ambiente credo ne mastichino abbastanza». Così Michele Odorizzi (Melinda) reagisce alla sentenza del Tar sul caso Malosco. Il presidente di Melinda continua: «Da Salorno in su la Provincia è orientata ad adottare un regolamento per tutti i Comuni che fissa questo limite a 5 metri da strade e dagli edifici, questo perché con le nuove macchine oggi sul mercato la deriva è zero».
Non comment invece dal presidente della Comunità di valle, Sergio Menapace, raggiunto ieri in mattinata, e reazione prudente dell'assessore all'agricoltura e turismo, Ivan Battan: «Non sono abituato a commentare le sentenze sulla base di notizie di stampa, ma non credo che la Comunità abbia comunque qualcosa da rimproverarsi per il regolamento tipo sull'uso degli anticrittogamici nella nostra valle. La salute della nostra gente e del nostro ambiente è la nostra prima preoccupazione di amministratori e i 10 metri di fascia di rispetto per gli atomizzatori di nuova generazione derivano da un confronto con l'Istituto di san Michele e con l'Azienda sanitaria dopo prove e test che non credo possano essere smentite da questa pronuncia». Chi non ha perso tempo nel commentare la sentenza del Tar sul regolamento antiparassitari di Malosco è il portavoce in assemblea di valle del gruppo Sae (Salute Ambiente Economia) Virginio Rossi che sull'argomento ha diramato già ieri in mattinata un documento. Eccolo: «Gli attuali regolamenti per l'utilizzo dei fitosanitari in prossimità delle abitazioni costituiscono un potenziale rischio per la salute dei cittadini, soprattutto le distanze di rispetto devono essere aumentate e rivisti i metodi di erogazione dei fitosanitari in modo da eliminarne la deriva dei pesticidi. Adesso i sindaci, quali responsabili della salute pubblica, devono adottare misure preventive in conformità a quanto stabilito dal principio di precauzione. Principio che è sempre stato concretamente disatteso sia dai Comuni, dalla Provincia e peggio ancora dal recente regolamento della Comunità di Valle che prevede addirittura l'uso degli atomizzatori a 10 metri dalle abitazioni. Noi abbiamo contestato fin da subito questo regolamento sia per l'iter procedurale adottato, viziato da difformità amministrative ed escludendo come portatore d'interesse come voce dei cittadini il Comitato per il Diritto alla Salute in Val di Non, ma soprattutto per la mancanza di basi tecnico-scientifiche-tossicologiche che avvalorano le misure decise. La sentenza del Tar rileva testualmente "che l'esposizione a pesticidi, anche a dosi bassissime, rappresenta un rischio per la salute umana, in special modo durante le prime fasi della vita, comportando una documentata associazione a specifiche patologie cancerogene, in particolare linfomi, mielomi e leucemie." Per questi motivi noi, con una nostra specifica interrogazione avevamo già consigliato di ritirare il regolamento di valle, prima ancora che molti Comuni lo avessero adottato. Adesso non è più un consiglio, ma una necessità per la Comunità di Valle». Rossi conclude con un invito ai sindaci perché si attiviano per tutelare la salute pubblica nella direzione indicata dai giudici amministrativi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
18 gennaio 2012