Burocrazia suicida: chi usa meno pesticidi viene multato!

Non ci si crede, ma è quello che succede. Se un agricoltore nel fare un trattamento antiparassitario utilizza dosi inferiori a un certo standard previsto dall’etichetta compie un illecito, e va incontro a pesanti sanzioni pecuniarie da parte delle autorità sanitarie.
Spiego meglio. Tra gli obblighi del P.A.N., Piano Nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi, c’è la compilazione del Quaderno di Campagna, in cui l’agricoltore deve registrare i trattamenti effettuati per difendere la coltura dai parassiti. Nel quaderno si indica la superficie trattata, la coltura, l’avversità contro la quale si tratta, il prodotto impiegato e i dosaggi. Le etichette dei fitofarmaci, tra le altre cose, riportano le dosi di prodotto da impiegare per ettolitro di acqua e/o per unità di superficie. Una dosa minima e una massima.
Tali indicazioni, almeno per quanto riguarda le dosi minime, sul piano tecnico sono da intendersi come puramente indicative, come sanno tutti i tecnici e gli agricoltori, in quanto nella realtà vanno modulate in relazione a diversi fattori: prima di tutto lo sviluppo stagionale della chioma, perché stante che su una foglia deve andare una certa quantità di prodotto per essere efficace, è palesemente diverso trattare tre foglie oppure tremila. O no? Poi dipende dalla tecnica di distribuzione, più o meno efficiente: le irroratrici a tunnel, che rappresentano la più avanzata tecnologia di distribuzione in quanto recuperano il prodotto che non si deposita sulla chioma bersaglio, annullando la deriva nell’ambiente, abbattono, in questo modo, la quantità di prodotto distribuito per ettaro, soprattutto all’inizio della stagione, quando la chioma, essendo poco sviluppata, intercetta poco, e quindi gran parte della miscela viene recuperata, fino ad oltre il 70%. Quindi, per fare un esempio concreto, se l’etichetta di un certo prodotto parla di un chilogrammo per ettaro come dose minima, questa è da intendersi per un trattamento a chioma piena e con una macchina irroratrice di tipo tradizionale, non innovativa. Bene, se io registro sul quaderno di campagna una dose più bassa, e per i motivi che ho detto può essere più bassa anche del 70%, mantenendo l’efficacia del trattamento, l’ispettore sanitario mi multa. Si parla di sanzioni da 30.000 euro già irrogate nell’anno in corso per questo motivo.
Non credo che sia necessario aggiungere altro per spiegare la totale assurdità di una situazione in cui un comportamento virtuoso per la salute dell’operatore e dell’ambiente viene sanzionato come illegale da parte della stessa autorità sanitaria. La riduzione dei dosaggi, tra l’altro, abbinata al miglioramento dell’efficienza di distribuzione, è uno degli strumenti chiave per ridurre sia il rischio di residui sul prodotto finale sia il rispetto di alcune regole sull’accumulo nell’ambiente, in particolare i 6 kg per ettaro all’anno di rame per la viticoltura biologica e ora anche per la produzione integrata.
L’unico vero rischio che può comportare un sottodosaggio è la selezione di ceppi resistenti di parassiti, in particolare quando si utilizzano principi attivi sistemici e citotropici ad azione mono-sito (analogamente a quanto può accadere con gli antibiotici), prodotti con la chimica di sintesi, ma anche in questo caso il concetto di sottodosaggio va rapportato alla situazione reale e non a quella teorica. Nessun problema invece per i tradizionali prodotti di contatto come il rame o lo zolfo: il peggio che può succedere è una riduzione dell’efficacia, ma anche questa deve essere valutata in relazione alla pressione del parassita e alle condizioni meteorologiche che lo favoriscono, o meno. Inutile sparare ai passeri con il cannone.
Quindi, fino a che il Ministero della Sanità non avrà emanato un decreto (o forse basta una circolare) che esclude la possibilità di sanzionare il sottodosaggio, per non incorrere nelle sanzioni gli agricoltori hanno due possibilità: la prima, spruzzare nuvole di pesticidi in largo eccesso anche quando non necessario; la seconda, falsificare il quaderno di campagna e scrivere che, avendo 10 ettari, ne ho trattati soltanto tre.
La stupidità della burocrazia non ammette una terza possibilità.

Maurizio Gily è direttore di Millevigne e docente presso il Master di in Cultura italiana del Vino


tratto da:
http://www.slowfood.it/slowine/burocrazia-sudicia-usa-meno-pesticidi-viene-multato/