Dalle battaglie per la gestione pubblica dell’acqua a quelle contro l’uso degli OGM in agricoltura, fino al sostegno per la tutela delle specie marine. Luca Bassanese, cantautore e scrittore, unisce da sempre, nel suo lavoro, arte e impegno in modo indissolubile. Il suo ultimo progetto è il brano ”NO O.G.M. La terra è nostra!“, con relativo video, realizzati insieme a Jacopo Fo e al Coro delle Mondine di Bentivoglio, prodotto da Stefano Florio per Buenaonda Etichetta discografica. ”Pazzi sono gli uomini/che giocano a modificare/millenni di vita/sul pianeta/biotecnologia industriale…Togliete le mani dalla terra/la terra non è vostra/giù le mani dalla terra/giù le vostre mani!”, recita la canzone. Vincitore nel 2004 del Premio Recanati Musicultura, l’anno scorso Bassanese è stato insignito di un Attestato di Merito per l’Impegno Civile (Premio Nazionale “Marcello Torre”). La sua, dice, è una canzone di proposta più che di protesta e spiega: “Credo che il concetto di impegno nell’arte sia soltanto la necessità umana di osservare e cercare costantemente una verità, una via, un luogo ideale nel quale sarebbe bello vivere ed esistere”.
D) Luca, hai appena lanciato insieme a Jacopo Fo e il Coro delle Mondine un “grido” contro gli OGM. Com’è nato?
R) E’ nato dall’esigenza di alimentare il dibattito anche fuori dagli ambienti accademici, dal momento che questo tema riguarda tutta la popolazione. Assieme al compositore, musicista Stefano Florio abbiamo scritto il brano “NO O.G.M. la terra è nostra!” e proposto di condividerlo a Jacopo Fo, da sempre attivista per la difesa della terra e al Coro delle Mondine di Bentivoglio, perché storiche sostenitrici di battaglie per i diritti civili e del lavoro, entrambi hanno accettato con entusiasmo ed impegno portando un vento di energia e bellezza!
D) “Togliete le mani dalla terra, la terra non è vostra” cantate nella canzone. Da cantautore da sempre impegnato a favore di molte cause ambientali, quali rischi vedi dietro gli organismi geneticamente modificati?
R) Oltre al dibattito aperto nella comunità scientifica che evidenzia degli aspetti inquietanti, il problema si pone ancor prima dietro all’industrializzazione degli O.G.M., dietro quell’economia dell’insostenibilità purtroppo specchio di una società mercificata, sul monopolio delle sementi, la mancanza di studi, prove e test di almeno vent’anni e l’impossibilità di coltivare O.G.M. senza contaminare l’ambiente naturale e agricolo. Oltretutto oramai è sfatato anche il mito che gli O.G.M. risolverebbero la fame nel mondo dal momento che i costi per la produzione e l’acquisto delle sementi sarebbero insostenibili per i paesi poveri. Capisco che per chi studia e ci lavora può essere un business ma è arrivato il momento di parlare di sostenibilità ambientale, sociale, politica ed economica senza mediazioni.
D) Secondo te sul tema c’è abbastanza informazione che permetta ai cittadini di farsi un’opinione?
R) Su questo tema penso che ci sarà molto da fare in tutti i campi perché riguarda la salute, il futuro, la terra, la nostra stessa esistenza ed il suo senso più profondo. L’informazione dev’essere trasversale ed ognuno in base al proprio ruolo può e deve contribuire al dibattito, nel nostro caso anche attraverso una canzone. Nonostante l’importanza del tema al momento l’informazione è relegata all’attivismo ambientalista da una parte che cerca di fare il più possibile e all’industrializzazione delle sementi dall’altra. Credo che si debba allargare a tutti i media per sensibilizzare al meglio la popolazione.
D) Oltre agli OGM, tu sei impegnato a favore dell’acqua pubblica, la salvaguardia delle specie marine in via di estinzione, contro lo scempio del paesaggio. Dove vedi oggi le più gravi emergenze ambientali?
R) Siamo parte stessa dell’ambiente che ci circonda e se non capiamo profondamente che ciò che ci viene chiesto è semplicemente di essere i custodi della terra e non i padroni del mondo, l’emergenza più grande restiamo sempre noi, esseri umani, donne e uomini in stretta relazione con la madre terra.
D) L’anno scorso hai ricevuto un attestato di merito per l’impegno civile nell’ambito del premio Marcello Torre. E’ difficile far convivere insieme arte e impegno civile?
R) Quando scrivi una canzone lo fai prima di tutto per necessità, è l’istinto che ti porta a raccontare il mondo che ti circonda e se provi a guardare con occhi aperti il mondo ritrovi solitudine, indifferenza ma fortunatamente anche tanto stupore e meraviglia. Credo che il concetto di impegno nell’arte sia soltanto la necessità umana di osservare e cercare costantemente una verità, una via, un luogo ideale nel quale sarebbe bello vivere ed esistere.
D) Che reazione vedi nelle persone? C’è interesse verso una musica di denuncia e sensibilizzazione?
R) Se posso definirla, la mia è prima di tutto una canzone di proposta più che di protesta. Cerco di porre delle questioni importanti nei testi, di portare ad un dibattito, ad un ragionamento. La cosa più importante per me è quando le mie canzoni vengono utilizzate nelle scuole e per questo ringrazio i presidi, le maestre, gli insegnanti che mi scrivono e così quando posso vado di persona negli istituti ad incontrare i bambini e ragazzi, ad ascoltare le loro voci.
D) Perché secondo te oggi in Italia si assiste a un silenzio abbastanza generalizzato di artisti e intellettuali, con pochissimi artisti che prendono posizione?
R) Perché viviamo in un mercato della musica di ottima fattura O.G.M…
Veronica Ulivieri