Piace ai consumatori, è boom per il vino biologico

Le produzioni di qualità di vino biologico hanno registrato negli ultimi anni un vero e proprio boom, con incrementi a due cifre delle superfici biologiche e in conversione sia nel 2015 (+16%) sia nel 2016 (+24%). Il vigneto biologico ha superato a livello nazionale i 103.500 ettari, quasi tutta vite da vino (101.300 ettari, il rimanente è uva da tavola). Il trend positivo ha portato l’Italia al secondo posto in Europa per presenza di superficie vitata certificata, dopo la Spagna ma prima della Francia. E’ quanto emerge da un approfondimento del Bioreport 2017-18 appena pubblicato. A favorire il costante aumento delle superfici del vigneto biologico contribuiscono sia la sensibilità ecologica dei produttori che le prospettive positive del mercato: “Si è ormai radicata tra i consumatori di vino la convinzione che il prodotto sostenibile sia anche qualitativamente superiore”.

Come si è arrivati a questi risultati?

Dalle informazioni fornite dal Sinab (il Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica), la coltivazione della vite secondo le tecniche bio interessa tutte le regioni italiane. In particolare è diffusa in Sicilia (dove sfiora i 39.000 ettari, pari al 38% del totale), in Puglia (quasi 16.000 ettari), in Toscana (circa 12.800 ettari), nelle Marche (oltre 4.800 ettari) e nel Veneto (circa 4.500 ettari). Di pari passo con le superfici sono aumentate pure le produzioni, raggiungendo nel 2015 − nelle circa 1.300 cantine che trasformano secondo le tecniche definite dal regolamento Ue − i 4,5 milioni di ettolitri di vino biologico. Si è assistito, di conseguenza, a un forte incremento dei consumi e delle esportazioni. Nel 2015, il 4% dei consumatori italiani si fa guidare nella scelta del vino dalla presenza del marchio biologico (nel 2014 era l’1%).

Quali sono i margini associati alla produzione di uva da vino Dop e Igp nelle aziende biologiche?

Il vigneto biologico ha una resa più bassa rispetto al campione definito “convenzionale” e genera ricavi inferiori nella misura del 10-11%. E anche se le spese sostenute per la fertilizzazione e per la difesa fitosanitaria sono più contenute per il vigneto biologico, tuttavia altre tipologie di spesa, tra cui spiccano i costi energetici, le spese di assicurazione e quelle sostenute per l’approvvigionamento di altri mezzi tecnici diversi da concimi e agrofarmaci, fanno sì che, nel complesso, i costi variabili della coltivazione bio risultino del tutto confrontabili con quelli sostenuti per la coltivazione non bio. Ne deriva un risultato economico (il margine lordo per ettaro) della produzione di uva biologica DOP e IGP sempre inferiore (-13%) a quello del corrispondente campione “convenzionale”.
Allora perché la vitivinicoltura biologica registra incrementi significativi?
Perché, dice il Bioreport, il prezzo di vendita del vino biologico è ovunque più elevato: circa un terzo al Nord e al Centro, +15% nell’Italia meridionale e insulare. “Si tratta di un premium price sufficiente a compensare le minori rese del vigneto biologico”, insieme al fatto che il vino biologico sta vivendo un momento particolarmente positivo sui mercati grazie alla forte richiesta da parte dei consumatori. Insomma prezzo e domanda sono validi motivi per la scelta di orientare in senso bio la vitivinicoltura italiana.
Le vendite di vini biologici hanno rappresentato lo 0,4% del valore totale del vino commercializzato nel 2015, lo 0.5% nel 2016 e quasil’1% nel 2017. Inoltre, il prezzo di vendita rilevato nella Grande distribuzione organizzata (GDO) per i vini rossi e bianchi ottenuti con metodi biologici risulta, mediamente, circa doppio rispetto a quello dei vini ottenuti con tecniche convenzionali.
Come risulta da un’indagine condotta dall’Osservatorio Nomisma, il vino biologico nel 2016 ha fatto registrare vendite per oltre 275 milioni di euro (83 milioni per la richiesta interna e 192 milioni per l’export, entrambi in forte crescita rispetto al 2015: +22% e +40%, rispettivamente).
Negli anni a venire, evidenzia il Bioreport, gli operatori del settore prevedono un ulteriore incremento della domanda non soltanto sul mercato nazionale ma, soprattutto, sui mercati esteri, europei ed extraeuropei, dove il vino biologico italiano gode di un’ottima reputazione e pare possedere un potenziale ancora non del tutto valorizzato.