Il Sole oscura le critiche a Elena Cattaneo

Pubblichiamo il testo di una lettera (mai pubblicata dal giornale confindustriale) di puntualizzazioni in replica a un’intervista della senatrice.
Di seguito riproponiamo il testo della lettera inviata al Sole 24 Ore.
Seguiamo da tempo le critiche che la professoressa, e senatrice a vita, Elena Cattaneo muove all’agricoltura biologica. La professoressa Cattaneo è una illustre scienziata che lavora nel campo delle malattie genetiche. Nonostante dichiari di aver studiato tanto le problematiche dell’agricoltura, abbiamo ragione di credere che non abbia potuto sufficientemente approfondire le molte questioni che caratterizzano il complesso settore agroalimentare. Con questo nostro intervento desideriamo rispondere ad alcune affermazioni fatte dalla professoressa nella sua intervista.  
1 La questione dell’agricoltura biodinamica. Premettiamo che entrambi gli scriventi non credono alle teorie esoteriche proposte da Rudolf Steiner, il fondatore dell’agricoltura biodinamica, negli anni Venti. Tuttavia vogliamo chiarire che il ddl equipara agricoltura biologica e biodinamica semplicemente perché si attengono ai medesimi disciplinari di produzione, come da direttiva europea. Il parlamento dunque, non promuovere alcuna stregoneria di Stato in agricoltura, ma prende atto che la pratica biodinamica rispetta i disciplinari di legge. Possiamo criticare alcuni aspetti esoterici del biodinamico, ma per il resto le pratiche adottate sono quelle dell’agroecologia. Pratiche che si usano anche nel biologico, e alcune anche nel convenzionale. Ci stupisce che la professoressa non colga questo fatto. 
2 Il biologico e il biodinamico hanno storie diverse. L’attacco indistinto dove si mescola esoterico e agroecologia, quasi a voler sovrapporre biologico e biodinamico, ci porta a credere che la professoressa abbia le idee un po’ confuse. Il movimento biologico ha le sue radici nei lavori di Sir Albert Howard (1873–1947), un agronomo britannico, associato honoris causa all’Imperial College di Londra, una delle più prestigiose università britanniche, e insignito del titolo di Sir dalla regina per i suoi servigi alla corona. Howard era critico verso le idee esoteriche di Steiner.  
3 Il bio “segue procedure vecchie di almeno mezzo secolo”.  Ci sfugge il problema. La rotazione delle culture, l’uso di mix colturali, alcune tecniche di conservazione del suolo, le strategie di concimazione ecc., sono praticate da millenni in tutto il mondo. La lotta biologica si può far risalire alla seconda metà dell’800, con i lavori dell’entomologo statunitense Charles Valentine Riley, capo del servizio entomologico federale del Dipartimento dell’Agricoltura americano, il quale dimostrò i benefici di questa pratica nella lotta agli insetti invasivi e nocivi.  
Queste pratiche sono tutt’altro che datate o antiquate. Sono da sempre alla base dell’agricoltura. La rotazione è praticata da tutti gli agricoltori. Pratiche come la minima lavorazione del terreno e l’uso di colture di copertura per ridurre l’erosione del suolo, sono ampiamente adottate nell’agricoltura convenzionale. La lotta biologica si usa anche nel convenzionale (agricoltura integrata). L’agroecologia e l’agricoltura biologica fanno pieno uso di tutte le più recenti conoscenze scientifiche. Non solo, concorrono a promuovere la conoscenza scientifica stessa, come si evince dalle migliaia di articoli scientifici prodotti su questi temi e pubblicati anche nelle più importanti riviste internazionali. L’approccio agroecologico, tuttavia, è un approccio preventivo, a livello di agroecosistema, che mira a mantenere il “campo coltivato” in salute per evitare che insorgano problemi.   
L’Italia è uno dei paesi che più ha fatto ricerca nel campo. Negli anni Ottanta, il gruppo del compianto professor Giorgio Celli, all’Università di Bologna, nel quale uno di noi ha lavorato (Maini), è stato il primo a studiare le api come bioindicatori per il monitoraggio della salute degli agroecosistemi e a dare impulso alla ricerca sul controllo biologico, che ha quindi portato, nel 1991, a Cesena, alla nascita di una delle prime fabbriche di insetti utili. Una realtà che oggi lavora a livello internazionale. Purtroppo la lotta biologica non viene ancora adottata in maniera sistematica e gli investimenti nel settore sono minimi. Recentemente è stato dimostrato che il mais produce bene anche senza l’uso dei neonicotinoidi, con benefici per le api e l’entomofauna. In Italia, la ricerca ha dato ottimi risultati, che hanno portato alla riduzione degli insetti dannosi senza impiego di insetticidi e con enormi risparmi economici e di salute dell’ambiente. 
Alcune nuove pratiche legate all’uso dell’ingegneria genetica, come le colture resistenti agli erbicidi, hanno portato ad un forte aumento dell’uso degli erbicidi, quali il glifosato e coadiuvanti, che ora sono presenti ovunque (acqua, alimenti, bevande, cotone), e causa di azioni legali per danni alla salute degli operatori (con il crollo delle azioni della Bayer legate al processo in corso, DeWayne contro la Monsanto, a San Francisco, California, e ai migliaia di querelanti in attesa del loro processo). Erbicidi che oltre ad accumularsi nell’ambiente, vengono assorbiti anche dalle colture stesse nelle parti eduli. Non sempre, quindi, le vecchie pratiche sono datate, e le nuove migliori.      
4 Prati, pascoli e foraggere, sostanzialmente improduttivi e indistinguibili dal non bio. Come si fa a sostenere che un prato-pascolo, o una coltura a foraggere non è produttivo? Che siano indistinguibili non corrisponde al vero. Nel convenzionale, prati, pascoli e foraggere sono spesso trattati con prodotti di sintesi, come erbicidi e altri pesticidi. Nel bio questo non si può fare.  
5 Rese del bio cinquanta-settanta per cento inferiori al convenzionale. Dichiarare che nel bio si ottengano rese “fino al cinquanta per cento” in meno rispetto a quella convenzionale (in altri articoli si legge addirittura “fino al settanta per cento”), non è corretto. Potremmo dire che lo yogurt biologico venduto a marchio di una nota cooperativa italiana costa la metà rispetto a quello convenzionale di marche fortemente pubblicizzate alla tv. Forse la nostra informazione può essere rappresentativa dei prezzi dei prodotti bio? Ovviamente, no, come non lo è quel “fino al cinquanta per cento” per la produttività (che è comunque solo uno dei molti criteri che dovremmo considerare). Alcuni lavori in proposito riportano differenze di produttività intorno al venti-trenta per cento, per alcune colture anche meno. In certi casi, come in annate siccitose, il biologico si è dimostrato anche più produttivo del convenzionale (grazie alla capacità dei suoli, più ricchi di sostanza organica, di ritenere l’acqua). 
Certamente l’adozione su grande scala delle pratiche biologiche va attentamente analizzata, e opportunità e limiti valutati. Ma questo va visto in relazione al funzionamento del sistema agroalimentare nel suo complesso. Per esempio, sembra paradossale criticare il bio e poi non proferire parola sul fatto che l’Unione Europea finanzi (col denaro dei contribuenti) la coltivazione di colture agricole che poi, grazie ad ulteriori sostanziosi sussidi, manda letteralmente in fumo nell’inefficiente produzione di biocarburanti (senza contare i danni provocati dall’importazione di biomassa da mandare a combustione). 
È curioso il fatto che gli agricoltori statunitensi, nonostante l’alta produzione, l’adozione delle più moderne tecnologie e delle colture GM, non siano riusciti a migliorare le loro condizioni economiche, ma, anzi, stiano vivendo una della più grandi crisi di sempre.   
6 Sistema dei controlli. Su questo ci trova completamente d’accordo. Anzi, riteniamo che si dovrebbero punire più severamente le frodi alimentari in generale. Chi agisce in barba alle leggi non solo danneggia il consumatore, ma lede anche l’immagine delle imprese serie, e pratica una concorrenza sleale, deleteria per l’economia del settore. Il controllo delle produzioni biologiche potrebbe essere passato ad una sezione speciale dei NAS, senza aggravio per i produttori.    
7 Sulla necessità di un dibattito. Anche su questo la professoressa ci trova d’accordo. Come abbiamo accennato all’inizio, il sistema agroalimentare è estremamente complesso, per cui è importante discuterne esplorando le molteplici implicazioni delle politiche agricole. Su questo punto, però, facciamo notare come negli ultimi anni i media abbiano dato ampio spazio ad una specifica narrativa, quella rappresentata dalla professoressa Cattaneo e al suo supporto agli OGM, e che ben poco si sia dibattuto. Dei possibili limiti delle produzioni biologiche ne abbiamo scritto anche noi. Il punto è che bisogna parlarne in maniera seria e corretta, non ricorrendo ad accuse confuse e a volte infondate. Bisogna ragionare in termini di sistema agroalimentare, se vogliamo che le nostre azioni abbiano dei reali e duraturi benefici


TRATTO DA:
 https://ytali.com/2019/04/09/il-sole-oscura-le-critiche-a-elena-cattaneo/