Vendita fitosanitari nel Veneto e nella Provincia di Treviso

L’ARPAV ha pubblicato il “Rapporto FAS 2017” (Vendita di prodotti fitosanitari nella Regione Veneto – Rapporto anno 2017)


I dati ARPAV sono rilevati dalle dichiarazioni annuali di vendita presentate dai Rivenditori del Veneto a differenza dei dati rilevati dall’ISTAT che rileva i quantitativi di prodotti fitosanitari distribuiti in Italia, per provincia, dalle imprese con il proprio marchio o con marchi esteri.


Come si può notare dal grafico sottostante, le quantità – espresse in tonnellate – dimostrano una costante crescita negli ultimi 5 anni. Da 16.822 tonnellate del 2013 a 20.426 tonnellate nel 2017 nel Veneto (+21%) e nella Provincia di Treviso da 3.245 tonnellate nel 2013 a ben 4.898 tonnellate nel 2017 (+51%).

Se confrontiamo i dati rilevati dall’ISTAT con quelli rilevati dall’ARPAV indicati nel Rapporto 2017 notiamo un marcata differenza.
(vedi grafico sottostante)
Per l’ARPAV le quantità rilevate sono pressochè costanti negli ultimi 5 anni. Da 15.834 tonnellate nel 2013 a 16.410 nel 2017 e sono in totale disaccordo con quelle rilevate dall’ISTAT. In particolare la differenza è sostanziale nel 2017. Per l’ARPAV 16.410 tonnellate vendute da rivenditori contro 20.426 tonnellate vendute dai produttori ai rivenditori stessi.
La differenza è di 4.000 tonnellate pari al 21 % a cui, credo, si impone la necessità di una spiegazione chiara.

 Se analizziamo i dati relativi alla Provincia di Treviso, notiamo ancora significative differenze fra l’ISTAT e l’ARPAV.
(vedi grafico sottostante)
In particolare nel 2015, 4.744 tonnellate per l’ISTAT contro le 3.692 dell’ARPAV (differenza di oltre 1.000 tonnellate pari al 28%) e nel 2017, 4.898 tonnellate per l’ISTAT contro 3.910 per l’ARPAV (circa 1.000 tonnellate pari al 25%).

Se quanto sopra è corretto, c’è da interrogarsi sulle differenze perché non sono proprio così banali. E pertanto sorgono seri dubbi su quale sia la validità e affidabilità di questi dati provenienti da fonti ufficiali.
Se ritorniamo a quanto riportato dall’ARPAV nel Rapporto FAS 2017, notiamo che la Tabella 5 riporta per ciascuna Provincia le quantità di fitosanitari distinti per classi di pericolo secondo quanto indicato nelle etichette dei prodotti previste dal Regolamento Europeo 1272 del 2008.
Nella Provincia di Treviso, nel 2017, le 3.910 tonnellate dichiarate dai Rivenditori sono suddivise in:
  • 11,6 tonnellate classificate GHS06 TOSSICITA’ ACUTA
  • 1.655 tonnellate classificate GHS07 – ATTENZIONE – SENSIBILIZZAZIONE, IRRITAZIONE, TOSSICITA’
  • 971 tonnellate classificate GHS08 PERICOLO PER LA SALUTE
  • 2.199 tonnellate classificate GHS09 PERICOLOSO PER L’AMBIENTE ACQUATICO
Circa un quarto dei prodotti fitosanitari dichiarati ( il 26.5%) riporta la classe di pericolo GHS08 che “annovera, tra gli effetti, quelli mutageni e cancerogeni” come ricoldato nel rapporto FAS stesso.
Se esaminiamo la Tabella 8 del Rapporto 2017 vediamo che il 66 % (due terzi) delle vendite di fitosanitari nel Veneto riguarda solo 7 sostanze attive:
  • zolfo (fungicida) = 2.849 tonnellate
  • 1.3 dicolorpropene (sterilizzante del terreno) = 687 tonnellate
  • glyphosate (erbicida) = 374 tonnellate
  • mancozeb (fungicida) = 328 tonnellate
  • folpet (fungicida) = 318 tonnellate
  • olio di paraffina (insetticida) = 259 tonnellate
  • rame-ossicloruro di rame (fungicida) = 234 tonnellate
Le tre famigerate sostanze attive, glyphosate, mancozeb e folpet, che si vorrebbe mettere al bando rimangono, nonostate tutto, nella classifica delle più vendute.
A questo proposito, una cosiderazione va fatta sull’effettiva efficacia del “Protocollo viticolo” emesso dal Consorzio di tutela del prosecco DOCG. Nella sostanza si tratta di un semplice elenco di sostanze attive consigliate. Non vi è alcun obbligo in merito né alcun controllo. E’ chiaro che tutto viene lasciato alla totale discrezione degli utilizzatori.
Non è così che si possono rassicurare né i consumatori né la popolazione che risiede in prossimità dei vigneti.
Eppure esempi virtuosi ci sono, basterebbe imitarli.
Ad esempio, in trentino, le cantine Mezzacorona e La-Vis hanno intrapreso la strada maestra delle certificazioni di qualità:
“ Filiera certificata di qualità sostenibile, dalla campagna al vino
Tutti i soci Mezzacorona hanno ottenuto nel 2016 la certificazione ministeriale SQNPI
 - Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata – che attesta che tutte le attività in vigneto rispettano il Protocollo.

Questo è un esempio unico in Italia di coordinamento per la produzione di Qualità Integrata Sostenibile di migliaia di agricoltori.

Alle verifiche svolte da CSQA
, organismo di controllo accreditato alla certificazione dei vigneti sulla base dei piani di controllo territoriali, si è aggiunta la certificazione della tracciabilità delle uve e successivamente del vino operata da Valoritalia. Tutto questo ha reso possibile, a partire dalla vendemmia 2017, l’ottenimento del marchio di qualità SQNPI sui vini DOC di Mezzacorona.

Il vino certificato è frutto di numerosi passaggi e controlli lungo tutto il ciclo di produzione, dalla campagna fino alla fase di imbottigliamento. Tra le molteplici verifiche, i responsabili Qualità della cantina devono accertare e garantire la perfetta tracciabilità di ogni singolo lotto e di ogni singola bottiglia a garanzia che il vino provenga rigorosamente da uve certificate”


“ Certificazione SQNPI
I vini della Cantina di La-Vis e Valle di Cembra rappresentano una tradizione vitivinicola che lega la natura alla tecnica, in un contesto di montagna unico nel suo genere. Una filosofia di produzione a cui oggi si aggiunge anche la garanzia del marchio SQNPI che contribuisce alla salvaguardia della biodiversità e alla bellezza di una terra che da secoli custodisce paesaggi vitati.

Un impegno condiviso con il Consorzio di tutela vini del Trentino, il Ministero per le politiche agricole e forestali, l’Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione E. Mach, impegnati tutti insieme per la riduzione dell’impiego dei fitosanitari di sintesi nella coltivazione delle uve e per la salvaguardia dell’equilibrio tra agricoltura, tutela dell’ambiente e sicurezza della salute del consumatore e del socio viticoltore.”