Pesticidi nelle acque, Ispra: calano le vendite ma rinvenute 175 sostanze tossiche

Nel periodo 2011-2012 c'è stata una sensibile diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari, in particolare quelli più tossici. 
Si tratta di un dato che evidenzia un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, cosa peraltro favorita dalla politica agricola comunitaria e nazionale e dall'adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto. E' quanto emerge dall'edizione 2014 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque, realizzato dall'Ispra sulla base dei dati forniti da Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, con l'obiettivo di individuare eventuali effetti negativi non previsti nella fase di autorizzazione di queste sostanze. 
Ma, nonostante la diminuzione delle vendite, nel 2012 sono state trovate ben  175 sostanze nelle acque superficiali e sotterranee italiane. Primi tra tutti erbicidi, ma anche fungicidi e insetticidi. Le zone con la maggiore presenza di pesticidi sono quelle della pianura padano-veneta, dato che dipende, tra l'altro, dall'intenso uso agricolo e dalle caratteristiche idrologiche di quel territorio.
La situazione è, altrove, ancora abbastanza disomogenea: dal Molise e dalla Calabria non è pervenuto nessun dato e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come il numero delle sostanze cercate. D'altra parte, dove il monitoraggio è migliorato, sono state evidenziate aree di contaminazione significativa anche nel centro-sud. 
Nelle acque superficiali, il 17,2% dei punti di monitoraggio (253) presenta concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono il glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor, il triciclazolo, l'oxadiazon, la terbutilazina e il suo principale metabolica. Nelle acque sotterranee, il 6,3% dei punti di monitoraggio (152) supera i limiti: le sostanze, in questo caso, sono bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, atrazina e atrazina-desetil, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6-diclorobenzammide, metolaclor. Le ragioni della presenza diffusa di sostanze tossiche nelle acque - nonostante il calo delle vendite - sono diverse. In primo luogo il fatto che in vaste aree del centro-sud, solo con ritardo, emerge una contaminazione prima non rilevata da un monitoraggio non adeguato. Non bisogna poi dimenticare che, spesso, le sostanze usate in agricoltura, sono anche impiegate come biocidi (pesticidi per uso non agricolo) in altri campi di attività, e in questo caso non abbiamo statistiche dei consumi. La causa più preoccupante, però, è la persistenza di certe sostanze, che insieme alle dinamiche idrologiche molto lente (specialmente nelle acque sotterranee) rende i fenomeni di contaminazione ambientale difficilmente reversibili. 

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