L'Associazione Medici per l' Ambiente - ISDE Italia esprime la più viva preoccupazione in relazione alla pratica, divenuta ormai consuetudine, di concedere deroghe a sostanze vietate in agricoltura.
Proprio in questi giorni, ad esempio, la Regione Veneto sta valutando se concedere deroghe per 26 sostanze; inoltre risulta che ben 598 i pesticidi siano stati autorizzati in deroga nel nostro Paese fino al 31 Maggio 2015*. Questo accade contemporaneamente alla diffusione dell'ultimo rapporto ISPRA sulla presenza di pesticidi nelle acque italiane che evidenzia una "ampia diffusione della contaminazione" ed il rilevamento di ben "175 sostanze diverse, un numero più elevato degli anni precedenti". Nel suddetto rapporto viene trattato, come in passato, il tema delle miscele di sostanze e vi si afferma che "la valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze, e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele che possono essere presenti nell’ambiente. C’è la consapevolezza, sia a livello scientifico, sia nei consessi regolatori, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia attualmente sottostimato. Maggiori attenzioni e approfondimenti in relazione agli effetti della poliesposizione chimica sono auspicate in particolare a livello di Unione Europea [Consiglio UE 17820/09]. Per questo si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi."
ISDE Italia ribadisce che è ormai assodato che l’esposizione a pesticidi comporta non solo gravi ed irreversibili alterazioni a carico dell’ambiente e della biodiversità, ma può correlarsi anche a gravi conseguenze sulla salute umana. Questi effetti, già evidenziati nelle categorie di persone esposte professionalmente, riguardano oggi tutta la popolazione umana, stante l’utilizzo sempre più massiccio e diffuso di questi agenti in ogni parte del pianeta. Le conseguenze di tali esposizioni possono rivelarsi particolarmente gravi - anche a basse dosi -, in particolare se si verificano durante la vita embrio-fetale e nella prima infanzia, aumentando il rischio di danni cerebrali e di malattie che possono manifestarsi anche nelle fasi più tardive della vita. Vi è ormai evidenza di forte correlazione fra esposizione a pesticidi e patologie quali cancro, malattie respiratorie, malattie neurodegenerative come Parkinson, Alzheimer e sclerosi laterale amiotrofica (SLA), autismo, deficit di attenzione ed iperattività, diabete, disordini riproduttivi, malformazioni fetali, disfunzioni tiroidee. La possibilità che alcune di queste malattie agiscano modificando alcune funzioni fondamentali delle cellule, comprese le cellule della linea germinale, non può che accrescere le preoccupazioni per la salute pubblica. E’ più che mai importante ormai ricercare e promuovere pratiche agronomiche in grado di soddisfare i bisogni alimentari di tutti.
La Direttiva 2009/128/CE, di cui il PAN costituisce recepimento e applicazione, prevede che “gli utilizzatori professionali di pesticidi adottino le pratiche o i prodotti che presentano il minor rischio per la salute umana e l’ambiente tra tutti quelli disponibili per lo stesso scopo”: ciò conferma la necessità di promuovere tecniche agronomiche radicalmente alternative alle attuali. Le Autorità competenti non possono essere complici della legittimazione di pratiche e prodotti chimici di sintesi già vietati per ragioni di safety. Il Principio di precauzione, sancito dall’Unione Europea, deve guidare anche a livello nazionale e locale ogni decisione in materia di attività e sostanze pericolose.
Si ricorda, infine, che anche sul piano delle rese economiche, l’agricoltura basata sulla chimica di sintesi è stata messa in discussione. Una recente metanalisi** dell'Università di Berkeley, che ha esaminato 115 ricerche scientifiche per confrontare agricoltura biologica e convenzionale, ha concluso che non vi sono prove sufficienti per affermare che l'agricoltura convenzionale sia più efficiente e dia rese maggiori rispetto a quella biologica, affermando che: "È importante ricordare che il nostro attuale sistema agricolo produce molto più cibo di quanto sia necessario per sfamare il pianeta. Per sradicare la fame nel mondo è necessario aumentare l’accesso al cibo, non solo la produzione. Inoltre, aumentare la percentuale di agricoltura che utilizza metodi biologici e sostenibili non è una scelta, è una necessità. Non possiamo semplicemente continuare a produrre cibo senza prenderci cura del nostro suolo, dell’acqua e della biodiversità".
Chiediamo perciò che vengano riveduti e ristretti i principi con cui si concedono le deroghe e che vengano velocemente rispettate le norme.
Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia
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Bibliografia
*www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=1841
**http://rspb.royalsocietypublishing.org/