La resa degli OGM /1

NEW YORK Il segnale più chiaro l' ho ricevuto dal mio supermercato. Whole Foods, a Columbus Circle, nel seminterrato sotto il grattacielo di Cnn TimeWarner. Da mesi ha lanciato una campagna contro gli organismi geneticamente modificati (Ogm). All' insegna della trasparenza, e per restituire al consumatore la piena sovranità nelle sue scelte. Dunque, non è una messa al bando vera e propria, ma una campagna-verità: le etichette indicano in bella evidenza quando in un alimento sono presenti degli ingredienti che contengono Ogm. Sembra un piccolo passo, inveceè una rivoluzione. Per capirlo bisogna unire questo segnale ad altre due novità. Una, è la decisione del colosso Usa Monsanto- la regina globale degli Ogm- di rinunciarea chiedere altre autorizzazioni in Europa per allargare i raccolti autorizzati a usare sementi manipolate geneticamente (unica eccezione quella relativa al mais Mon810: per l' appunto proprio quello la cui coltivazione viene vietata in questi giorni, con apposito decreto, in Italia). L' altra novità è l' iniziativa di diversi Stati Usa di imporre per legge l' etichettatura obbligatoria. Fino a non molto tempo fa, per l' Agrobusiness americano iniziative come quella di Whole Foods, o di Stati come il Maine, Connecticute Vermont, erano l' equivalente di una dichiarazione di guerra. La Monsanto, i suoi lobbisti, i parlamentari Usa che servono i suoi interessi, sarebbero stati pronti a boicottare perfino il grande negoziato Usa-Ue sulle liberalizzazioni (Transatlantic Investment and Trade Partnership), se gli europei si fossero intestarditia inserirvi delle clausole di informazione obbligatoria sugli Ogm nelle etichette dei prodotti di consumo. Ora è in casa propria, sul mercato degli Stati Uniti, che la Monsanto perde colpi sull' etichettatura obbligatoria. 

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