Patologie come tumori, leucemie e sclerosi connesse all’uso di pesticidi, impiegati troppo e male. Lo dicono gli studi. Un rischio concreto che spesso sfugge ai sistemi di analisi, rischiando di ritardare gli allarmi.
Erbicidi, fungicidi, antiparassitari creati dall’uomo per uccidere ogni tipo di minaccia cosiddetta biotica, cioè vivente, portata da insetti, funghi e piante infestanti alle nostre preziose coltivazioni. Un fine condivisibile, se non fosse che solo una percentuale minima dei pesticidi diffusi finisce proprio sulle colture destinatarie del trattamento. Le tonnellate di prodotti chimici in eccesso restano perciò nell’ambiente e, tramite aria, acqua e terreni, entrano in contatto con le persone per esposizione o grazie alla catena alimentare.
CON LA CHIMICA NON SI SCHERZA
Uno scenario che preoccupa i Medici per l’ambiente dell’Isde (International Society of Doctors for Environment), in primis per le modalità spregiudicate con le quali i pesticidi vengono diffusi, spesso a distanza ridotta da abitazioni e siti sensibili, come scuole e asili; talvolta con leggerezza, ad esempio per diserbare rapidamente il ciglio delle strade. Ma non solo. Molte tra queste sostanze possono, infatti, danneggiare la salute umana anche in dosaggi minimi assunti progressivamente dall’organismo, magari nutrendosi di cibo che le contiene in quantità comprese entro i termini di legge. E gli effetti non sono trascurabili.
«Numerosi studi – ricorda Celestino Panizza, medico epidemiologo dell’Isde – documentano gli effetti dell’esposizione dei bambini ai pesticidi, ma soprattutto delle madri e dei padri nel periodo gestazionale e preconcezionale, come causa dell’aumento di rischio di insorgenza di leucemie infantili.
L’Efsa (European Food Safety Authority, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ndr) nel 2013, ma anche i risultati del programma di ricerca americano Agricultural Health Study condotto per anni su 50mila agricoltori e i loro familiari, afferma che l’insorgenza e l’aumento delle leucemie infantili è associato all’esposizione dei genitori a pesticidi. Un altro studio mette in relazione la presenza dei metaboliti (cioè il composto che deriva dalle trasformazioni che avvengono in organismo dalla molecola originaria) degli insetticidi piretroidi nelle urine della madre con l’aumento di rischio d’insorgenza di leucemia nei nuovi nati».
«La relazione tra esposizione ai pesticidi e aumento delle leucemie infantili è insomma abbastanza consolidata – conclude Panizza – come anche quella tra l’esposizione ai pesticidi (soprattutto organofosfati) e il morbo di Parkinson, che in Francia è considerato malattia professionale degli agricoltori. Diversi studi documentano infine una relazione tra sclerosi laterale amiotrofica (Sla) ed esposizione ai pesticidi. Così anche per linfomi non Hodgkin e tumori alla prostata». Molte evidenze, insomma, senza contare che assai sarebbe ancora da indagare l’eventuale pericolosità di miscele di più pesticidi.
DIFFICILI DA RILEVARE, DURI A MORIRE
Non si parla di raffreddori, dunque. E per imporre grandi cautele sull’impiego dei pesticidi basterebbe sapere che ben 14 di essi sono tra i composti regolamentati dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (i cosiddetti POPs): si tratta di «composti tossici che si degradano poco – precisa Panizza – che ritroveremo a lungo (vedi atrazina e DDT/DDE, ndr) e che si bio-vanificano, cioè aumentano la loro concentrazione lungo la catena alimentare».
E poi composti talvolta poco o affatto rilevati.
Erbicidi, fungicidi, antiparassitari creati dall’uomo per uccidere ogni tipo di minaccia cosiddetta biotica, cioè vivente, portata da insetti, funghi e piante infestanti alle nostre preziose coltivazioni. Un fine condivisibile, se non fosse che solo una percentuale minima dei pesticidi diffusi finisce proprio sulle colture destinatarie del trattamento. Le tonnellate di prodotti chimici in eccesso restano perciò nell’ambiente e, tramite aria, acqua e terreni, entrano in contatto con le persone per esposizione o grazie alla catena alimentare.
CON LA CHIMICA NON SI SCHERZA
Uno scenario che preoccupa i Medici per l’ambiente dell’Isde (International Society of Doctors for Environment), in primis per le modalità spregiudicate con le quali i pesticidi vengono diffusi, spesso a distanza ridotta da abitazioni e siti sensibili, come scuole e asili; talvolta con leggerezza, ad esempio per diserbare rapidamente il ciglio delle strade. Ma non solo. Molte tra queste sostanze possono, infatti, danneggiare la salute umana anche in dosaggi minimi assunti progressivamente dall’organismo, magari nutrendosi di cibo che le contiene in quantità comprese entro i termini di legge. E gli effetti non sono trascurabili.
«Numerosi studi – ricorda Celestino Panizza, medico epidemiologo dell’Isde – documentano gli effetti dell’esposizione dei bambini ai pesticidi, ma soprattutto delle madri e dei padri nel periodo gestazionale e preconcezionale, come causa dell’aumento di rischio di insorgenza di leucemie infantili.
L’Efsa (European Food Safety Authority, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ndr) nel 2013, ma anche i risultati del programma di ricerca americano Agricultural Health Study condotto per anni su 50mila agricoltori e i loro familiari, afferma che l’insorgenza e l’aumento delle leucemie infantili è associato all’esposizione dei genitori a pesticidi. Un altro studio mette in relazione la presenza dei metaboliti (cioè il composto che deriva dalle trasformazioni che avvengono in organismo dalla molecola originaria) degli insetticidi piretroidi nelle urine della madre con l’aumento di rischio d’insorgenza di leucemia nei nuovi nati».
«La relazione tra esposizione ai pesticidi e aumento delle leucemie infantili è insomma abbastanza consolidata – conclude Panizza – come anche quella tra l’esposizione ai pesticidi (soprattutto organofosfati) e il morbo di Parkinson, che in Francia è considerato malattia professionale degli agricoltori. Diversi studi documentano infine una relazione tra sclerosi laterale amiotrofica (Sla) ed esposizione ai pesticidi. Così anche per linfomi non Hodgkin e tumori alla prostata». Molte evidenze, insomma, senza contare che assai sarebbe ancora da indagare l’eventuale pericolosità di miscele di più pesticidi.
DIFFICILI DA RILEVARE, DURI A MORIRE
Non si parla di raffreddori, dunque. E per imporre grandi cautele sull’impiego dei pesticidi basterebbe sapere che ben 14 di essi sono tra i composti regolamentati dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (i cosiddetti POPs): si tratta di «composti tossici che si degradano poco – precisa Panizza – che ritroveremo a lungo (vedi atrazina e DDT/DDE, ndr) e che si bio-vanificano, cioè aumentano la loro concentrazione lungo la catena alimentare».
E poi composti talvolta poco o affatto rilevati.
Da un lato per colpa degli strumenti d’analisi (nel rapporto 2014 di Ispra si denunciano carenze nell’aggiornamento dei “programmi di monitoraggio”, l’inadeguatezza delle “prestazioni dei laboratori” e la scarsità di informazioni sui biocidi), dall’altro perché magari neppure ricercati: ad esempio il glyphosate, l’erbicida più usato e base del famoso Roundup di Monsanto, pur molto diffuso nelle acque, come anche il suo metabolita AMPA, è oggetto di ricerca soltanto in Regione Lombardia, tanto che la stessa Ispra suggerisce di estendere le indagini in proposito anche in altre regioni.
TRATTO DA:
http://www.informasalus.it/it/articoli/pesticidi-insetti.php