Gli autori hanno utilizzato in particolare cellule staminali di soggetti affetti da Parkinson che presentavano la mutazione a carico del gene per la sinucleina, che com’è noto è fortemente associato a un aumentato rischio di malattia di Parkinson, oltre a normali cellule staminali embrionali, in cui la stessa mutazione è stata prodotta artificialmente con tecniche di editing genetico. Dai due tipi di cellule staminali, hanno ottenuto neuroni dopaminergici, che vengono colpiti in modo specifico dal morbo di Parkinson, e li hanno esposti ai due prodotti chimici. Si è così documentato nei neuroni esposti ai pesticidi un processo di nitrazione dell’alfa-tubulina che impediva il trasporto mitocondriale anterogrado lungo l’assone, impoverendo le cellule di energia.
La predisposizione genetica alla malattia e l’esposizione a un basso livello ai pesticidi giocano quindi un ruolo sinergico.
“Il risultato è che nei soggetti esposti a queste sostanze chimiche il rischio di sviluppare la malattia è aumentato del 250% rispetto al resto della popolazione”, ha spiegato Ryan.