Massimo Angelini, il filosofo della terra che ha reso libero lo scambio dei semi

Filosofo della terra e della parola, Massimo Angelini ha incentrato gran parte delle sue attività sul mondo agricolo e sulla riscoperta della cultura contadina. Un'attenzione ed una passione che hanno portato a risultati straordinari, come una storica legge sullo scambio dei semi e la nascita di una Rete che oggi riunisce ben 40 associazioni impegnate per la custodia della biodiversità. Un essere umano, quando non si arrende, può davvero cambiare il mondo. Pacificamente.

Massimo Angelini… Massimo Angelini è una persona talmente speciale che non basta una storia per raccontarla e infatti abbiamo deciso di dedicargliene due. Massimo Angelini è un uomo che ha talmente tante cose da dire che l’ho dovuto intervistare tre volte prima di scrivere questo articolo. Massimo Angelini è un attore del cambiamento talmente poliedrico che è praticamente impossibile definirlo. Ma ci proverò lo stesso.

Partiamo dalla fine, ovvero dal nostro ultimo incontro: novembre 2018, Cagliari – Scirarindi. Io e il collega e amico Paolo Cignini lo intervistiamo nella hall del B&B in cui siamo ospitati. Massimo parla a bassa voce, come di sua consuetudine, eppure tu ti sforzi di non perdere nemmeno una parola quando lo ascolti perché ti rendi presto conto che nessuna sua parola è utilizzata a caso. E infatti Massimo si descrive come un “filosofo della terra e della parola”. E continua: “È difficile definirsi… siamo abituati a darci un’etichetta quando invece siamo diamanti e abbiamo moltissime sfaccettature ed è molto bello farle rilucere tutte quante anche se queste non comunicano tra di loro se non attraverso di noi”.

E ha ragione. Tra una sfaccettatura e l’altra, Massimo – studioso di storia e filosofia – in questi anni ha (in ordine sparso e non cronologico) creato una casa editrice dedicata al mondo agricolo (Pentàgora), guidato la Rete Semi Rurali, curato il Bugiardino (il famoso almanacco rurale), cofondato il Mandillo dei semi e il Consorzio della Quarantina, ispirato la legge che oggi permette lo scambio di semi, nonché – ovviamente – scritto libri e tenuto decine di conferenze.

Capite che tutto in un articolo o in un video non può stare, per cui oggi ci concentreremo sulle sue attività più legate al mondo agricolo e nella prossima puntata (che uscirà tra qualche settimana) approfondiremo la sua attività “culturale”, anche se mi rendo conto che è una decisione arbitraria e parziale. Sfaccettature. “Mi occupo da oltre trentacinque anni di studi legati al mondo rurale e alla cultura contadina – ci spiega Massimo – e da lì sono germinati tanti interessi: la mia attenzione verso le sementi, verso le biodifferenze (1), verso un’editoria attenta a questi mondi”.
edizioni pentagora






“Le patate sono una sorta di esperanto. Ognuno coltiva qualcosa di specifico, ma tutti coltivano le patate. Queste diventano un linguaggio comune a tutti. Ho quindi invitato una ventina di contadini della zona di Genova a non coltivare le patate ‘commerciali’ bensì qualche varietà locale. E così è nato il progetto del Consorzio. Una struttura associativa intorno a una varietà (e poi nel tempo di più) di patate, con lo scopo di creare un mercato protetto e dare la possibilità ai contadini di ottenere da queste varietà più reddito. Coltivando varietà specifiche, infatti, il mercato e il prezzo avremmo potuto stabilirli noi, uscendo da logiche subalterne insostenibili per un’agricoltura di montagna. Contestualmente si fermava l’abbandono di queste zone e i conseguenti danni che poi subisce anche chi abita in pianura!”.


Nel frattempo, e contestualmente, nasce la Rete Semi Rurali che si dà il compito di creare una sorta di coordinamento di secondo livello tra molte associazioni contadine. Massimo per un periodo è coordinatore nazionale. Oggi la rete è una struttura importante, che riunisce 40 associazioni, con uno staff di 10 persone che ci lavora a tempo pieno. La Rete – come spiega il sito – “sostiene, facilita, promuove il contatto, il dialogo, lo scambio e la condivisione di informazioni e iniziative tra quanti affermano i valori della biodiversità e dell’agricoltura contadina e si oppongono a ciò che genera erosione e perdita della diversità e all’agricoltura mineraria basata sulla monocoltura intensiva e/o sulle colture geneticamente modificate”.
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Il mandillo dei semi

In seguito all’uscita della direttiva 98/95, che di fatto vietava lo scambio o dono dei semi, era nata una giornata di libero scambio di semi autoprodotti, del tutto fuorilegge. Ovviamente tra gli ideatori troviamo Massimo.  “Lo abbiamo fatto nel 2000 come azione di resistenza, di obiezione di coscienza. Lo abbiamo chiamato Mandillo (che in genovese vuol dire fazzoletto, con cui si conservano frutto e funghi, è un po’ l’antenato del sacchetto di plastica). Abbiamo invitato anche i media comunicando loro che ci autodenunciavamo facendo qualcosa di vietato ma allo stesso tempo espressione di un diritto originario, legato alla sussistenza, che non poteva quindi essere limitato o disciplinato. La sussistenza viene prima di ogni norma”. L’evento fu subito un successo. Il Mandillo dei semi si è ripetuto anno dopo anno. In particolare dopo l’approvazione della legge del 2007 c’è stata ‘l’esplosione’ degli scambi che tutt’ora continua.