Langhe-Roero e Monferrato entrano nel patrimonio dell’umanità Unesco

Sono 29 Comuni in sei aree delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo per un’estensione complessiva di oltre a 100 chilometri quadri

di Luigi Letteriello (dal Corriere della Sera)

Numero tondo: 50. Con Langhe-Roero e Monferrato sono saliti a 50 i siti italiani che fanno parte della World Heritage List dell’Unesco, il patrimonio artistico e ambientale dell’umanità. È un altro prestigioso riconoscimento per l’Italia che ha il maggior numero di siti al mondo nell’elenco (più altricinque della lista del Patrimonio culturale immateriale).
«Un riconoscimento fondamentale»
«È un riconoscimento fondamentale per affermare il valore culturale della nostra agricoltura», ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sulla decisione assunta dal Comitato del Patrimonio mondiale Unesco a Doha. «È la prima volta, infatti, che l’Unesco riconosce un paesaggio vitivinicolo italiano quale bene unico al mondo, patrimonio dell’umanità per la sua eccezionalità rurale e culturale. È un risultato prezioso che rafforza il posizionamento a livello di mondiale di alcune delle produzioni vitivinicole più pregiate e apprezzate del nostro Paese», ha aggiunto il ministro. «Al tempo stesso l’Unesco ha riconosciuto l’essenzialità dell’agricoltura e degli agricoltori quali sentinelle nella conservazione del paesaggio». 
«Paesaggio culturale» 
«I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato», ha detto il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, «sono un esempio eccezionale di un paesaggio culturale inteso come prodotto della secolare interazione tra uomo e natura, plasmato dalla continuità di una tradizione antica di produzione vinicola di eccellenza mondiale». 
Langhe-Roero e Monferrato
Il sito riconosciuto dall’Unesco è di tipo seriale, ovvero costituito da sei aree articolate all’interno dei confini delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo e di 29 Comuni per un’estensione complessiva pari a 10.789 ettari. Nel loro insieme le zone selezionate rappresentano la qualità eccezionale del paesaggio vitivinicolo piemontese e della sua profonda e viva cultura del vino. La delegazione piemontese ha dovuto attendere per vedere assegnato il riconoscimento dell’iscrizione nella World Heritage List Unesco dopo la parziale bocciatura ricevuta dall’agenzia dell’Onu due anni fa. La candidatura, più volte sforbiciata, da lungo tempo in lista d’attesa, è stata finalmente accettata dalla 38ma sessione annuale del Comitato mondiale Unesco, che ha emesso una valutazione questa volta definitiva, senza riserve, tanto attesa.
Entusiasmo
C’è molto entusiasmo in quest’antica terra, abitata a lungo da popolazioni celtiche che consideravano i boschi come luoghi sacri alla grande madre, le colline come espressioni della sua forza e della sua potenza, i raccolti come una ricompensa, secondo il patto stipulato tra i figli e la madre stessa. Un patto che non poteva mai essere infranto e che non fu mai dimenticato anche attraverso secoli e secoli di civiltà diverse. Il riconoscimento Unesco chiude e contemporaneamente, apre un’epoca. Questi luoghi rappresentano il risultato dell’azione combinata dell’uomo e della natura. Un territorio che comunque rimane sotto osservazione, sia per la riduzione dell’uso di anticrittogamici, sia per l’eliminazione dell’amianto che in moltissimi casi costituisce ancora un allarme. Un territorio al quale il riconoscimento Unesco darà sicuramente un valore aggiunto. 
Un lungo percorso 
È stato un lavoro veramente estenuante affrontare questo percorso avviato nel 2003», ricorda Roberto Cerrato, responsabile sviluppo del piano di gestione dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato. «La proposta iniziale riguardava infatti il Monferrato degli infernot, una singolare tipologia di manufatto architettonico. Gli infernot, scavati in una formazione geologica presente solo nel Basso Monferrato, la cosiddetta Pietra da cantoni, erano utilizzati per la conservazione delle bottiglie e rappresentano vere e proprie opere d’arte legate al saper fare. Via via si aggiunsero le altre località della provincia di Cuneo», prosegue Cerrato. Il percorso di candidatura ha inizio ufficialmente nel 2006, con l’iscrizione del sito nella lista propositiva italiana. Dopo la bocciatura del 2011, la candidatura - di molto sfoltita - viene ripresentata a gennaio 2013. Oltre alla drastica riduzione dell’area interessata, è stata incrementata la rete di monumenti e castelli e realizzato un nuovo sito internet ed infine sono state trasformate le cosiddette corezone in sei componenti: dalla Langa del Barolo al Castello Grinzane Cavour, dalle colline del Barbaresco a Nizza Monferrato, da Canelli al Monferrato degli Infernot. È stata inoltre definita un’ampia area tampone di circa 76 mila ettari (dettabuffer zone), che racchiude le sei componenti e coinvolge oltre cento territori comunali, per garantire una maggiore protezione del sito iscritto e dare continuità al paesaggio delle singole aree. Piemonte La Regione Piemonte guiderà l’organizzazione del forum di tutti i paesaggi vitivinicoli riconosciuti patrimonio Unesco, da inaugurare in occasione di Expo 2015 all’interno del Padiglione del Vino. Il Piemonte, che già ha ottenuto il riconoscimento Unesco per le residenze sabaude e i Sacri Monti, è diventato infatti il punto di riferimento di tutti i territori vitivinicoli riconosciuti patrimonio dell’Umanità con queste caratteristiche: l’isola Pico nelle Azzorre e l’Alto Douro (Portogallo), Tokaj (Ungheria), Saint Èmilion (Francia), Wachau (Austria), Lavaux (Svizzera) e Dubrovnik (Croazia). L’ingresso dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato fa salire a otto queste esclusive realtà che si potranno confrontare e parlare di strategie future al forum annuale organizzato proprio in Piemonte.