La presenza del pesticida “Glifosate” nelle falde acquifere veronesi

L'agricoltura veneta sta attraversando un periodo difficile. La filosofia del massimo profitto, ottenuto sfruttando le risorse naturali fino a farle esaurire, ha portato alla formazione di un mercato alimentare all'interno del quale la qualità dei prodotti, e quindi la salute dei cittadini, non viene tutelata. Allo stato attuale delle cose, ogni alimento che acquistiamo e consumiamo è potenzialmente cancerogeno. La presenza di pesticidi e altri prodotti chimici nelle falde acquifere (anche a Verona) è stata dimostrata da innumerevoli studi scientifici e non c'è dubbio sul fatto che l'inquinamento causato da questi prodotti rappresenti un grave pericolo per la salute. (Per maggiorni informazioni sui pericoli dei pesticidi). Ma nonostante questo manca la volontà politica di contrastare seriamente la diffusione di questi prodotti tossici. La difficoltà delle pubbliche amministrazioni nell'applicare la legge che limita l'utilizzo dei pesticidi (il fatto quindi che la politica non agisca sulla base dei risultati delle ricerche scientifiche) è evidentemente il risultato di un compromesso politico tra li diritti dei cittadini e le richieste delle multinazionali del settore agroalimentare, che ancora conservano un enorme potere contrattuale. Dopo il referendum del 2011 il dibattito sull'acqua come bene comune si è affievolito, ma il tema è ancora assolutamente di attualità e strettamente legato a quello della salvaguardia della salute. Nel nostro paese il dominio pubblico dell'acqua è ancora a rischio e le multinazionali del settore continuano a esercitare pressioni sulle istituzioni -sia centrali che locali- al fine di ottenere nuovi spazi di profitto. Analizziamo la situazione nello specifico sul nostro territorio con Tiziano Quaini di AVEPROBI (Associazione Veneta Produttori Biologici). 


A Verona chi fa i controlli sull'acqua? E che cosa cercano? 
I controlli li fanno ARPAV e Acque Veronesi, e i comuni dovrebbero fare da controllori. Il problema è che il diserbante più impiegato al mondo -e anche qui da noi-, il glifosate, non viene assolutamente cercato. Non viene cercato da nessuno. l'ISPRA (Istituto Superiore della Protezione dell'Ambiente, Ministero dell'Ambiente) ha fatto un indagine molto importante, molto precisa e puntuale, che ha individuato che il glifosate è presente in tutte le acque superficiali e di falda, e che si comincia a trovare anche nel latte materno. Vuol dire che è entrato nella catena alimentare, come il DDT quarant'anni fa. Questo diserbante non viene cercato probabilmente perché hanno paura che si trovi, e di dover poi correrei ai ripari. L'ISPRA ha presentato anche un altro bel documento su questo diserbante. La Monsanto, al momento della registrazione -avvenuta più di dieci anni fa- aveva detto che era un diserbante che si degradava in acqua, che non rimanevano residui, che non era tossico per l'ambiente e per la salute umana... Il lavoro dell'ISPRA, che è durato diversi anni, ha ribaltato completamente quanto detto dalla Monsanto al momento della registrazione. Il documento dice esattamente il contrario: che questo diserbante è residuale, che non si degrada, che si trova nelle acque, che fa male all'ambiente e che si accumula nel grasso delle persone.
Le pubbliche amministrazioni non riescono a contenere la diffusione di un prodotto cosi pericoloso?
Il problema è che nonostante il lavoro del Ministero, il glifosate oggi si trova dappertutto. Io recentemente sono andato in un grande magazzino, nel reparto giardinaggio, e c'era questo diserbante, già diluito, in una pompetta pronta all'uso. Chiunque poteva acquistarlo e darlo nel proprio giardino, magari dove dopo vanno a giocare i bambini. Non c'è un nesso tra la ricerca, la consapevolezza, e le scelte politiche, questo è il problema. Io ho sollecitato le amministrazioni in un convengo pubblico e spero che, ora che sono consapevoli del problema, obblighino Acque Veronesi a cercare anche questo diserbante nelle loro analisi.
Qual'è la percentuale di terreni inquinati sul nostro territorio?
L'Italia consuma il 35% dei pesticidi impiegati a livello europeo. Le due regioni che ne usano di più sono il Veneto e l'Emilia Romagna. L'ULSS 22 di Verona è una di quelle in cui se ne usa di più. Direi che questi dati dovrebbero preoccupare notevolmente sia gli operatori, che i comuni , che l'ARPAV, che i cittadini stessi.
Luca Cecchi