BRUXELLES. Gli scienziati dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) hanno messo a punto delle nuove linee guida che, per la prima volta e grazie ad una metodologia armonizzata, permettono di valutare i rischi dall'esposizione ai pesticidi. Lo annuncia l'Autorità europea sottolineando «che si tratta di un enorme passo in avanti, grazie ad un software di facile utilizzo per l'utente, che consente di effettuare le valutazioni dell'esposizione con un semplice clic del mouse. Una volta inseriti i dati fondamentali, il calcolatore indica se il livello di esposizione ai pesticidi per un gruppo particolare della popolazione e in circostanze specifiche, sia al di sopra o al di sotto di una soglia di riferimento per un'esposizione accettabile».
L'Efsa individua quattro gruppi della popolazione più a rischio: gli agricoltori, che svolgono attività legate all'applicazione di pesticidi; i lavoratori che utilizzano o che maneggiano colture trattate con sostanze chimiche; i residenti che vivono, lavorano o vanno a scuola nelle vicinanze di una zona in cui vengono utilizzati pesticidi; e gli astanti, che possono trovarsi in una zona trattata con pesticidi privi di misure di protezione.
Il documento valuta l'esposizione ai pesticidi per via non alimentare, soprattutto per inalazione o assorbimento cutaneo, ma anche per potenziale ingestione mediante trasmissione mano-bocca.
Pubblicato da EFSA
Metodologia armonizzata! Enorme passo in avanti!
Così vengono salutate le nuove linee guida che l’EFSA mette in campo (scusate il gioco di parole) Nell’attesa di conoscere nei dettagli il metodo ed i risultati alcune osservazioni balzano prepotenti alla mente. Sembra di capire che un software farà da solo il calcolo differenziato per varie categorie di esposizione. Vediamo quali sono e quali sono dimenticate. Si parla naturalmente di operatori agricoli e degli operai che lavorano nelle fabbriche dei pesticidi ma, ed è la prima volta che succede, viene riconosciuta popolazione a rischio i residenti, che vivono, lavorano o vanno a scuola nelle vicinanze di una zona in cui vengono utilizzati pesticidi e anche gli astanti, cioè chi casualmente passa in quella zona.
Viene implicitamente riconosciuto questo come fattore di rischio, qualsiasi sia poi il risultato del famoso software. Finalmente ! Per andare poi nei dettagli bisognerebbe definire quali sono lle distanze che garantiscono la sicurezza, in quali condizioni di vento, e anche definire i risarcimenti eventuali per chi è danneggiato. Ma è un primo passo, e importante ! Un enorme passo in avanti ! Vengono purtroppo dimenticate le categorie meno protette, quelle più a rischio, che sono, guarda caso, anche quelle più preziose, se si possono fare classificazioni di questo tipo nel genere umano. Sappiamo da alcuni studi che un pasto pronto normale contiene il 73% della dose “accettabile” giornaliera (ADI) di pesticidi ma quello stesso pasto somministrato in proporzione ad un bambino di 20 kg contiene il 220 % della ADI. Dimentichiamo cioè di proteggere i bambini, i neonati, i bambini non ancora nati, cioè il futuro, le nuove generazioni, la speranza. Accade quello che accade nel mercato del lavoro: è protetta, purtroppo molto poco e sempre meno , una fascia generazionale adulta e quella giovanile è lasciata allo sbando, completamente dimenticata. Ci dimentichiamo del futuro.
L'Efsa individua quattro gruppi della popolazione più a rischio: gli agricoltori, che svolgono attività legate all'applicazione di pesticidi; i lavoratori che utilizzano o che maneggiano colture trattate con sostanze chimiche; i residenti che vivono, lavorano o vanno a scuola nelle vicinanze di una zona in cui vengono utilizzati pesticidi; e gli astanti, che possono trovarsi in una zona trattata con pesticidi privi di misure di protezione.
Il documento valuta l'esposizione ai pesticidi per via non alimentare, soprattutto per inalazione o assorbimento cutaneo, ma anche per potenziale ingestione mediante trasmissione mano-bocca.
Pubblicato da EFSA
Metodologia armonizzata! Enorme passo in avanti!
Così vengono salutate le nuove linee guida che l’EFSA mette in campo (scusate il gioco di parole) Nell’attesa di conoscere nei dettagli il metodo ed i risultati alcune osservazioni balzano prepotenti alla mente. Sembra di capire che un software farà da solo il calcolo differenziato per varie categorie di esposizione. Vediamo quali sono e quali sono dimenticate. Si parla naturalmente di operatori agricoli e degli operai che lavorano nelle fabbriche dei pesticidi ma, ed è la prima volta che succede, viene riconosciuta popolazione a rischio i residenti, che vivono, lavorano o vanno a scuola nelle vicinanze di una zona in cui vengono utilizzati pesticidi e anche gli astanti, cioè chi casualmente passa in quella zona.
Viene implicitamente riconosciuto questo come fattore di rischio, qualsiasi sia poi il risultato del famoso software. Finalmente ! Per andare poi nei dettagli bisognerebbe definire quali sono lle distanze che garantiscono la sicurezza, in quali condizioni di vento, e anche definire i risarcimenti eventuali per chi è danneggiato. Ma è un primo passo, e importante ! Un enorme passo in avanti ! Vengono purtroppo dimenticate le categorie meno protette, quelle più a rischio, che sono, guarda caso, anche quelle più preziose, se si possono fare classificazioni di questo tipo nel genere umano. Sappiamo da alcuni studi che un pasto pronto normale contiene il 73% della dose “accettabile” giornaliera (ADI) di pesticidi ma quello stesso pasto somministrato in proporzione ad un bambino di 20 kg contiene il 220 % della ADI. Dimentichiamo cioè di proteggere i bambini, i neonati, i bambini non ancora nati, cioè il futuro, le nuove generazioni, la speranza. Accade quello che accade nel mercato del lavoro: è protetta, purtroppo molto poco e sempre meno , una fascia generazionale adulta e quella giovanile è lasciata allo sbando, completamente dimenticata. Ci dimentichiamo del futuro.
Viene da chiedersi inoltre a cosa sono serviti i criteri di valutazione validi fino ad oggi e quante giuste proteste sono state sommariamente smentite e zittite dai vecchi criteri, per fortuna ci sono state, ora quei criteri non valgono più. Come sempre nella storia il progresso lo fa chi protesta, chi si espone (ma non ai pesticidi). Vien da sorridere leggendo che con un click del mouse si fanno passi in avanti, per farli davvero sono necessari cambiamenti radicali nel modo di intendere e di praticare l’agricoltura. Il vero passo in avanti non può che essere che un’agricoltura che arrivi presto all’abbandono dei pesticidi, con tutti gli strumenti culturali, tecnici,legislativi, commerciali, sociali adatti. Un enorme passo in avanti sarà quando si applicherà il principio di precauzione, gli studi saranno trasparenti e non si perderà più tempo, denaro e salute con la “valutazione del danno”. Sarà quando l’agricoltura prenderà veramente il suo ruolo di “guardiano ambientale”, sarà un fattore di miglioramento epigenetico e si faranno le “Valutazioni di salute”.