RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
“Le Porte della Città” al
Nassar di Parona a pochi metri dall’Adige: un
disastro annunciato.
Si tratta di un residuo
delle vecchie aree edificabili del
precedente P.R.G. del 1975 che prevedeva una città di oltre 400.000 abitanti. Si
vuole realizzare su un’ area d’intervento di 72.399 mq una colata di cemento composta di 11
fabbricati alti 11 metri con una superficie coperta di 6.780 mq per la
residenza e di 2 fabbricati di 11
metri con una cubatura di 24.930 mc per
una superficie coperta di 3.110 mq. di direzionale e commerciale. Tutto ciò potrebbe causare un grave danno
paesaggistico ed un pericoloso dissesto
idrogeologico. Nel 1993, la zona oggetto
della lottizzazione fu completamente allagata. Almeno due volte all’anno il
nostro paese è oggetto di alluvioni, frane e disastri naturali, e ogni anno,
purtroppo, siamo costretti a contare le vittime. Nonostante tutto questo, nessuna
amministrazione del passato, tranne una prima
stesura del Progetto Preliminare di Piano del 1993 approvato solo dalla
Giunta, ha potuto o ha voluto cancellare
quella vecchia ed errata scelta di edificare in una zona ambientalmente
pregiata, a pochi metri dall’Adige,
confinante con la campagna, dove esiste ancora uno dei rari casi di rapporto
senza soluzione di continuità tra il terreno coltivato e le rive del fiume. In questo ultimo decennio gli eventi climatici hanno determinato un
violento impatto sul territorio, ma questo impatto sarebbe stato molto più
leggero se nel nostro paese non ci fosse stata una forte e molto spesso
incontrollata urbanizzazione. Una colata di cemento che non ha risposto e non risponde
alle necessità della popolazione, ma a quelle della speculazione. I luoghi
devastati sono spesso in territori gestiti male, con costruzioni in aree
golenali, dove sono stati costruiti argini inutili che hanno stretto i fiumi in
pochi metri e reso più veloci e pericolose le loro acque; dove spesso
l’agricoltura industrializzata e intensiva, con gli sbancamenti ed i
terrazzamenti delle colline hanno ridotto la consistenza fisica del terreno e
la capacità di assorbimento delle precipitazioni; e dove i boschi e le foreste
sono stati tagliati o bruciati. La risposta al conseguente squilibrio
idrogeologico è stata quella di cercare di condizionare il regime delle acque intervenendo
soprattutto con opere di ingegneria idraulica, mentre sarebbero servite e servirebbero
operazioni di carattere forestale e naturalistico, che tenessero conto delle
esigenze della natura. Di fronte alle nostre obiezione
riguardo alla lottizzazione di Parona, le risposte degli amministratori locali
sono sempre le stesse: che l’ingegneria idraulica risolve tutto e che esistono
i diritti acquisiti. Ma i fatti stanno dimostrando che le opere dell’uomo
spesso hanno peggiorato le situazioni e che i diritti dei singoli dovrebbero
essere meno importanti di quelli della collettività. La difesa
del suolo non si fa con l’emergenza, ma legiferando e pianificando l’uso del
territorio non sulla base di logiche di mercato, ma per ritrovare l’equilibrio territoriale e idrogeologico. Sarebbe
necessario bloccare la cementificazione e il raddrizzamento dei corsi d’acqua; rinaturalizzare,
dove possibile, i fiumi ed i torrenti e realizzare le opportune aree di
esondazione, perché i fiumi possano sfogarsi senza creare danni. Invece, nei piani urbanistici del Comune di
Verona, c’è ancora una grossa lottizzazione a pochi metri dall’Adige.
Giorgio
Massignan (pres. prov. Italia Nostra)
Verona 06.11.2014